ARCO (A. T., 20-21)
Cittadina di 2126 ab. nella provincia di Trento, posta a 91 m. s. m. sulla destra del Sarca, nel fertile piano alluvionale, tutto a gelsi, viti e olivi, che si stende a N. del Benaco, da cui la città dista circa 5 km. Con le frazioni di S. Caterina (304 ab.), Mogno (115 ab.), Braile (254 ab.), S. Pietro (196 ab.), Prabi Sega (108 ab.), Laghel (139 ab.), Moletta Giare (107 ab.), S. Giorgio (180 ab.), Chiarano (46 ab.), e Braila (83 ab.) il comune conta 3949 abitanti. Secondo il censimento austriaco del 31 dicembre 1910 il centro contava 2439 abitanti. Vi sarebbe stata quindi una diminuzione di circa 300 persone. Furono allora contate 289 case. La città sorge ai piedi della roccia incoronata dalle imponenti rovine di Castel d'Arco, ed è riparata dai venti freddi del nord. Per il clima mitissimo è detta la Nizza trentina ed è stazione internazionale di cura, frequentatissima d'inverno ed anche d'autunno e primavera. La stagione comincia con l'ottobre e termina a giugno. Vi è un Casino municipale, eretto nel 1885, una decina di grandi alberghi e 2 sanatorî, di cui ha cura l'azienda autonoma per l'amministrazione della stazione di cura. La media annua della temperatura è di 12°5′, quella di dicembre 3°1′, gennaio 1°9′, febbraio 3°7′; la media annua delle precipitazioni è di 901 mm. La città è divisa in due parti: la vecchia, con la cattedrale, raccolta ai piedi della roccia dominata dal ruinato castello circondato di cipressi; la nuova, più sparsa, tutta ville, alberghi, pensioni, fra giardini di palme e d'oleandri, di agavi e di lauri. Al castello (alt. 284 m.) si può salire in una mezz'ora da Arco per una via tortuosa, selciata; dall'alto si gode un celebrato panorama sulla valle del Sarca e sul Garda. È forse d'origine romana. Nel sec. XII fu data dal vescovo Altmanno in feudo a una famiglia bavarese che iniziò la dinastia dei conti d'Arco. Fu occupata nel 1348 da Mastino della Scala e poi dai visconti. Nel 1413 la riebbero in feudo i conti d'Arco, nel 1579 passò all'Austria, poi di nuovo nel 1614 ai d'Arco, finché nel 1844 passò definitivamente all'Austria. Nel 1703 fu presa dal Vendôme, che ne distrusse il castello, non più ricostruito. I gravi danni subiti dalla città durante la guerra mondiale sono già quasi completamente riparati.
Dai ruderi del Castello, dove era un'antichissima stazione preistorica, scendono le mura ad abbracciare la parte più antica dell'abitato. Il palazzo del conti d'Arco e quello Marcabruni sono allietati, all'esterno come all'interno, da vivaci figurazioni a fresco, talune delle quali firmate da Dionisio Bonmartini, del primo Cinquecento. Nella collegiata, maestosa costruzione della prima meta del '600 dell'architetto cesareo Gian Maria Filippi di Dasindo, fu sepolto Francesco II di Borbone ex re di Napoli. Nei giardini il monumento a Giovanni Segantini, nativo di Arco, di L. Bistolfi. I dintorni della città abbondano di chiese affrescate, dal sec. XIII al XVI, da artisti paesani con interessanti risonanze giottesche prima, più strettamente veronesi poi: S. Apollinare a Prabi, l'eremo di S. Paolo, la vecchia curaziale e S. Abbondio di Dro, S. Martino, S. Giacomo in Monte, la primiceriale di Càneve, S. Marcello e S. Antonio di Chiarano, la curaziale di Padaro, ecc. Anche nelle ancone del '400 e nelle pale del '500 trionfa la scuola veronese. Nel convento delle Grazie vi è un altare marmoreo del padre Andrea Pozzo.