ARGENTINA (IV, p. 184; App. I, p. 145; II, 1, p. 242)
Divisione amministrativa. - Sono state apportate delle modifiche nella divisione amministrativa dell'A. e attualmente essa è suddivisa come risulta dalla tabella. Nel 1950 fu abolita la provincia di Los Andes, suddividendone il territorio fra le provincie di Jujuy, Salta e Catamarca; nel 1951 venne costituita la provincia di Comodoro Rivadavia con parte della superficie del territorio del Chubut; tale provincia venne di nuovo soppressa nel 1958 ed il suo territorio attribuito alle provincie di Santa Cruz e del Chubut; nel 1951 inoltre i territorî del Chaco e della Pampa furono elevati a provincie con i rispettivi nomi di Presidente Perón ed Eva Perón, nomi che conservarono fino al 1956, anno in cui ripresero il nome precedente. Infine con una disposizione del 15 giugno 1955 i territorî di Formosa, Neuquén, Río Negro e Chubut furono elevati a province; dalla Terra del Fuoco dipenderanno tutte le terre antartiche che sono rivendicate dall'Argentina (v. antartide, in questa App.). Oltre alla variazione del nome delle province del Chaco e della Pampa, si ricorda che dal 1952 al 1956 la città di La Plata fu chiamata col nome di Eva Perón.
Popolazione. - Il censimento del 1947 diede per tutto il paese 16.104.929 ab., saliti, secondo una valutazione, a circa 20.600.000 nel 1959 (7,2 per km2). Questo forte aumento (per i dati in particolare secondo la valutazione del 1958 v. la tabella a pag. seg.) è dovuto, oltre che all'incremento naturale, all'immigrazione, che si aggira sui 60.000 individui l'anno (dall'Italia 7540 immigrati nel 1959 contro 3606 rimpatriati).
Condizioni economiche. - L'economia dell'Argentina trova tuttora il suo fondamento principale sull'agricoltura e l'allevamento del bestiame.
La superficie coltivata è occupata dalla tradizionale coltura dei cereali per circa la metà; e troviamo ancora al primo posto il frumento, che nel 1957-58 era coltivato su 5.307.600 ha e diede una produzione di 53.000.000 di q; ma si nota una contrazione in questa coltura rispetto agli anni precedenti (5.947.100 ha. e 71.000.000 di q. nel 1956-57; oltre 6 milioni di ha. negli anni ancora precedenti); quasi la metà del prodotto viene esportato, per cui l'A. è al quarto posto dell'esportazione mondiale. In notevole aumento è, invece, la coltivazione del riso, che attualmente occupa un'area di 62.300 ha (contro i 49.300 ha del 1946 ed i 55.400 ha del 1956) con una produzione, che ha raggiunto, nel 1957-58 1.926.000 quintali.
La coltura della vite occupa una superficie di 223.000 ha e nel triennio 1955-57 ha dato una produzione media annua di 12.790.000 q di uva, per la maggior parte da vino. Va sempre più diffondendosi, nelle stesse regioni in cui si coltiva la vite, la frutticoltura, i cui prodotti, sia essiccati sia freschi, vengono ormai esportati, oltre che nel vicino Brasile, negli S.U.A. ed anche nei paesi europei.
L'A. è oggi al terzo posto, dopo gli S.U.A. e l'URSS, nella produzione mondiale del lino, che si coltiva su 1.444.200 ha, con una produzione di 6.050.000 q di seme (1957), il quale viene esportato in ragione di oltre il 70% del totale prodotto. Il girasole è coltivato su 1.671.000 ha, con una produzione di 8.100.000 di q. Tra le altre piante industriali sono da ricordare ancora il cotone (626.000 ha, 2.055.000 q di semi e 1.050.000 q di fibra, nel 1956-57) ed ancora il tabacco e la canna da zucchero. Il mate, infine, si coltiva su 65.000 ha.
Grandissima importanza conserva tuttora l'allevamento: il patrimonio zootecnico argentino nel 1955-56 era costituito da 45.396.000 capi bovini (in questo campo, però, si sta verificando una flessione, essendosi ridotti, secondo una stima del 1958, a 41.000.000, pur rimanendo la principale voce dell'esportazione argentina e conservando ancora il primo posto nel mondo), da 43.867.000 ovini, anche essi in diminuzione rispetto agli anni precedenti, e da 5.400.000 equini. In aumento sono invece i suini: 3.858.000 nel 1955-56 e 4.011.000 secondo la stima del 1958.
La pesca è ancora scarsamente praticata; le unità atte alla pesca di alto mare ammontano a circa 30 per complessive 6000 t di stazza; per la pesca costiera si hanno 400 unità minori; nel 1956 sono state sbarcate 66.316 t di pesce. La caccia alla balena dà una media di 650 catture l'anno, con una produzione di 5220 t di olio.
Ancora scarse le risorse del sottosuolo; la produzione del carbone, per quanto in aumento, è ancora scarsa mentre quella del petrolio ha raggiunto valori che pongono l'A. al terzo posto tra i paesi dell'America Meridionale.
Lo sfruttamento delle risorse petrolifere argentine benché sia stato intralciato e ritardato dalle vicissitudini politiche, ha avuto, nel decennio 1949-59 un costante incremento. Alla fine del 1959 erano in piena produzione quattro giacimenti, ognuno formato da diversi campi: Comodoro Rivadavia (col nuovo campo del Flanco Sur ed i campi di Santa Cruz e Tierra del Fuego), Mendoza, Salta, Plaza Huincul (con i recenti campi del Río Negro e del Neuquén). Il 10 novembre 1958 fu sanzionata la legge di nazionalizzazione del petrolio, il cui sfruttamento è affidato all'organismo statale YPF (Yacimientos Petrolíferos Fiscales) sia direttamente, sia mediante contratti con altre organizzazioni del ramo. In base a tali contratti (che diedero luogo ad asperrime polemiche tra partiti politici) collaborano attualmente all'estrazione del petrolio dieci società straniere, tra cui l'italiana SAIPEM (Società azionaria italiana perforazioni e montaggi) del gruppo ENI.
Un nuovo grande oleodotto è venuto ad aggiungersi al sistema di trasporto del petrolio e derivati: esso unisce il Campo Durán in provincia di Salta con la raffineria di San Lorenzo in provincia di Santa Fe; è lungo 1483 km con condotta del diametro di 323 mm. Lungo il percorso sono nove stazioni di pompaggio di 2000 CV ognuna e la capacità di trasporto è di 9200 m3 al giorno sotto una pressione massima di 70 kg/cm2. Sarà sussidiato da otto parchi di deposito per 272.000 m3 complessivi.
Il petrolio greggio viene elaborato in varie raffinerie, di cui le principali, di proprietà dello YPF, sono site in La Plata, Dock Sud (Gran Buenos Aires), San Lorenzo, Luján de Cuyo, Chachapoya (Salta), Plaza Huincul (Neuquén) e Campo Durán. La loro capacità di lavorazione totale, di circa 7 milioni di m3 all'anno, è, dal febbraio 1960, totalmente soddisfatta dal petrolio nazionale, la cui produzione, nel decennio appare dalla seguente tabella:
Il gas naturale continua ad essere una delle maggiori risorse del sottosuolo argentino e la sua utilizzazione è stata sviluppata considerevolmente. L'importante giacimento nelle sabbie glauconitiche di Comodoro Rivadavia è stato congiunto a Buenos Aires con un gasdotto di 1700 km inaugurato nel 1951, con innesto di altra conduttura proveniente dai campi di Plaza Huincul. Il tubo di acciaio ha diametri tra 25 e 30 cm, e quando tutte le sette stazioni intermedie di ricompressione saranno montate potrà convogliare 1 milione di m3 al giorno di gas. Un altro grande gasdotto è stato inaugurato nel febbraio 1960 e congiunge i giacimenti salteni di Campo Durán con Buenos Aires. Ha una tubazione di 600 mm e potrà convogliare una portata massima di 7 milioni di m3 al giorno. Già la massima parte degli utenti della Capital Federal e del Gran Buenos Aires, e tutti quelli delle città minori lungo i gasdotti, sono alimentati con gas naturale, e la rilevantissima quantità di supero verrà utilizzata nelle industrie metallurgiche e chimiche. Anche nell'estremo sud della repubblica, a Puerto Deseado, si sono accertati giacimenti di gas che saranno utilizzati come energia termica per produrre elettricità destinata all'industria elettrometallurgica (alluminio, ferroleghe).
La ricerca e lo sfruttamento dei giacimenti argentini di carbon fossile è stata di competenza della Divisione combustibili solidi dell'organismo Yacimientos Petrolíferos Fiscales (YPF) fino al 6 agosto 1958, quando fu creata una nuova impresa statale col nome di "Yacimientos Carboníferos Fiscales" (sigla YCF) che da allora intraprese una sistematica campagna di prospezione e assunse la gestione dei giacimenti in sfruttamento. Sono stati identificati affioramenti di carbon fossile a Meseta Deseada e Lago Viedma (Santa Cruz), Lepá (Chubut), Río Grande e San Carlos (Mendoza), Río Jáchal (San Juan), Tambillo (La Rioja), Chascuil (Catamarca), San Javier (Misiones), ma il bacino carbonifero più ricco e l'unico attualmente in sfruttamento intenso, è quello di Río Turbio, situato all'estremità sud occidentale della provincia di Santa Cruz, alto bacino del Río Gallegos. Tra il 1949 e il 1954 vennero estratte solo 358.000 t di carbone, ma dopo la creazione dello YCF i lavori sono stati intensificati e dal 1955 al 1959 si ricavarono oltre 1 milione di t, con previsione di 500.000 t nel 1960. Le riserve accertate a Río Turbio sono 410 milioni di tonnellate.
In epoca relativamente recente sì è iniziato in A. lo sfruttamento delle riserve idriche; fra l'altro è allo studio un impianto di centrale elettrica azionata dall'acqua del mare, nella penisola di Valdés (costa atlantica eirca 1000 km a SO di Buenos Aires). Inoltre nel 1958 è entrata in servizio la centrale termica di San Nicolás (prov. di Buenos Aires) per far fronte soprattutto ai fabbisogni della capitale. La produzione di energia elettrica ha superato nel 1950 i 5 miliardì di kWh.
È in atto l'industrializzazione del paese: oltre alle tradizionali industrie della lavorazione e refrigerazione della carne, dei latticinî ed alimentari, si sta dando impulso alle industrie chimico-farmaceutiche, a quella del cemento, della fabbricazione della birra, ecc. All'industria siderurgica si sta provvedendo con un piano che prevede lo sfruttamento dei giacimenti di ferro di Sierras Grandes. L'industria tessile è sempre basata sulla lavorazione della lana, anche se in regresso, con 220.000 fusi, 5000 telai e circa 60 pettinatrici in attività nel 1956, e sulla lavorazione del cotone (675.000 fusi e 172.286 telai, ormai, nella quasi totalità, automatici, sempre nello stesso anno). Negli ultimi anni è stata installata un'officina per la cellulosa (prod. media di 50 t al giorno) a Puerto Piray (Misiones).
Comunicazioni. - La Marina mercantile nel 1959 contava 364 navi con 1.039.000 t di stazza. La rete ferroviaria si estende per circa 47.000 km; nel 1948 è stata inaugurata la linea transandina Salta-Antofagasta, lunga 901 km. Un'altra ferrovia transandina, che collega Bahía Blanca a Concepción, passando per Zapala, funziona dal 1957. Un'altra linea unirà San Carlos de Bariloche (prov. del Río Negro) con la grande linea della rete cilena che corre da nord a sud assicurando così la congiunzione con il porto di Viedma, sull'Atlantico. Dal 1957 è in attività la linea Yacuiba-Santa Cruz (Bolivia) lunga 500 km. È inoltre allo studio la costruzione di ben altre 19 linee supplementari. Le strade si estendono per 500.000 km di cui 66.000 km a grande carreggiata, aperti al traffico dal 1956; quattro grandi strade costituiscono il settore argentino della Pan American Highway. Le linee aeree argentine hanno trasportato nel 1958 956.000 passeggeri.
Commercio estero. - Il commercio con l'estero è tuttora passivo; nel periodo 1952-1956 il valore medio delle importazioni è stato di 9720,5 milioni di pesos, mentre quello delle esportazioni di 9338,4 milioni. Le esportazioni sono volte soprattutto verso la Gran Bretagna (12,2%) la Francia (7,6%), gli S.U.A. (12,3%), l'Italia (7,3%): l'A. a sua volta importa ferro, macchinarî varî, combustibili, lubrificanti, manufatti tessili, ecc., dagli S.U.A. (20%), dalla Repubblica Federale di Germania (9,5%), dal Brasile (7,5%).
Finanze. - Lo sviluppo dell'economia argentina durante l'ultimo decennio è stato accompagnato da una forte espansione dei prezzi e dei salarî, che sono saliti circa 8 e 6 volte rispettivamente, contro un aumento di solo il 6% registrato dalla produzione industriale. I fattori di maggior momento del processo inflazionistico sono da ricercarsi nelle spese eccessive dello stato e nel costante crescendo della domanda interna di consumo, la quale ha in gran parte assorbito l'aumento del prodotto nazionale. Le condizioni di notevole invecchiamento dell'apparato produttivo e, tra i fattori esterni, il contrastante andamento delle correnti commerciali con l'estero e il peggioramento delle ragioni di scambio in questi ultimi anni, hanno contribuito, inoltre, a condizionare le capacità reali dell'economia argentina.
Sulla stessa linea dei prezzi e in misura inferiore a quella dei salarî l'offerta monetaria è salita alla fine del 1959 ad un livello pari a 5,4 volte quello esistente alla fine del 1950, mentre si è grandemente intensificato l'uso dei mezzi monetarî rispetto al reddito nazionale corrente. Con la riforma bancaria avvenuta nel dicembre 1957 le banche commerciali sono state autorizzate a gestire in proprio i depositi da esse raccolti, anziché versarli interamente alla banca centrale in forza delle disposizioni in precedenza vigenti. Ai sensi della nuova legislazione, tuttavia, le banche sono tenute a mantenere presso la banca centrale proprie riserve in una percentuale variabile dei loro depositi.
La complessa struttura di cambî multipli fu mutata nell'agosto 1950 in un sistema di due cambî fissi, pari a 5,0 e 7,5 pesos per dollaro U.S.A., e di un cambio libero. Successivamente, varie modificazioni furono introdotte per favorire le esportazioni e limitare le importazioni. E ciò fino alla riforma dei cambî avvenuta nell'ottobre 1955, in coincidenza con una nuova svalutazione del peso. La parità ufficiale con il dollaro fu allora elevata a 18 pesos.
Nel 1956, di fronte ad un notevole accumulo di debiti argentini nei conti bilaterali di clearing, varî paesi europei fra i maggiori paesi creditori (ivi compresa l'Italia) si mostrarono riluttanti ad estendere ulteriormente le loro linee di credito e si costituirono nel cosiddetto Club di Parigi al fine di regolare il rimborso dei debiti da parte argentina. Secondo gli accordi del Club firmati il 25 novembre, le varie monete dei paesi creditori furono rese liberamente trasferibili fra loro nei confronti dei crediti verso l'Argentina, mentre furono fissati i tempi e le rate annuali per l'ammortamento graduale del debito esistente.
Un nuovo sistema di cambio fluttuante è stato introdotto nel gennaio del 1959 in seguito all'unificazione del mercato delle valute. Su questo affluiscono ora tutte le partite in entrata e in uscita che vengono regolate all'unico cambio libero espresso dal mercato. La discriminazione delle transazioni è stata peraltro mantenuta, nel senso che i ricavi all'esportazione sono gravati da una tassa che varia, a seconda dei prodotti, dal 10% (per il grano) al 20% (per le carni macellate, gli animali e la lana). All'importazione l'esborso è invece maggiorato, ad eccezione di alcuni prodotti essenziali (quali petrolio, gomma, ecc.), del 20, 40, 100 e 200 per cento.
Storia. - Le elezioni parziali del marzo 1948, malgrado i primi sintomi di malumore suscitati dalla politica economica del governo di Perón, confermarono la popolarità del peronismo e permisero l'approvazione della nuova costituzione (16 marzo 1949) che sostituì quella del 1853. Le nuove norme, ispirate ad ideali nazionalistici, rinsaldarono ancor più l'autorità presidenziale (rivendicazione delle isole Falkland, garanzia delle riforme intraprese nel campo dell'autarchia economica specie per quanto riguarda la nazionalizzazione delle imprese straniere, riconoscimento di certi diritti fondamentali ai lavoratori con esclusione del diritto di sciopero, possibilità di rielezione del presidente della Repubblica). Le rivendicazioni su zone del Polo Sud portarono l'A. a concludere col Cile un patto mediante il quale i due paesi proclamarono i loro diritti nell'Antartide (4 marzo 1948); un altro accordo fra Argentina, Cile e Gran Bretagna (18 gennaio 1949) stabilì che i tre paesi non avrebbero inviato navi da guerra nell'Antartide. Nonostante l'appoggio totalitario delle masse che avevano ottenuto innegabili vantaggi sociali mediante una favorevole legislazione del lavoro, il regime non tollerò l'opposizione e giunse ad espropriare il noto quotidiano La Prensa (26 gennaio 1951), che riprese le pubblicazioni otto mesi dopo come organo della CGT. Per lo stesso motivo i rapporti con l'Uruguay - accusato di accogliere i rifugiati politici argentini - L'11 novembre dello stesso anno Perón riotteneva il mandato presidenziale per sei anni ed il suo partito conquistava tutti i seggi al senato e 143 dei 155 alla camera. I rapporti del governo di Perón con gli S.U.A. continuarono sempre improntati a reciproca sfiducia mentre quelli con l'URSS furono sempre cordiali. Il partito comunista, invece, rimase nell'ombra durante il regime peronista: nelle elezioni presidenziali del 1945 aveva ottenuto il 12% dei voti, scesi in quelle del 1951 all'1,5%. Evidentemente in un regime autoritario nel quale i sindacati assumevano tanta importanza, non vi era posto per un altro partito, per cui molti comunisti s'infiltrarono nelle organizzazioni sindacali peroniste. Il 26 luglio 1952 moriva Eva Perón che molto aveva contribuito all'ascesa del marito con intensa attività propagandistica e sociale. I suoi funerali diedero luogo a imponenti manifestazioni di cordoglio che rasentarono il fanatismo. Non sono mai mancate a Perón le simpatie da parte di altri paesi sudamericani - in particolare il Chile, il Paraguay, la Bolivia - felici di vederlo assumere la parte di paladino contro l'"imperialismo yankee", uno dei motivi favoriti di tutta l'America latina nelle sue acerbe critiche alla politica statunitense verso le nazioni a sud del Rio Grande. Tuttavia, nel 1953, la situazione economica cominciò a precipitare nonostante tutti i tentativi effettuati: nuovo piano economico quinquennale (11 febbraio), importanti accordi economici col Chile, col Brasile, con l'URSS (5 agosto), adesione dell'Ecuador all'unione economica argentino-cilena. Nello stesso anno il costo della vita aumentato del 200% e alcuni raccolti deficitarî resero la situazione più precaria mentre la spirale inflazionistica irretiva sempre più l'economia del paese mettendo a nudo le pecche di un regime ultranazionalista e demagogico. L'opposizione - duramente avversata - divenne più forte ed il partito radicale definiva la propria posizione di fronte ai problemi fondamentali del paese in un messaggio al popolo argentino (13 febbraio 1954). Una campagna contro la Chiesa cattolica, sospettata di voler costituire un movimento politico vero e proprio, si scatenò verso la fine del 1954 in seguito ad un discorso di Perón (10 novembre) che accusò apertamente il clero di attività antinazionale. La lotta degenerò rapidamente dal campo politico a quello religioso mediante una serie di provvedimenti miranti a colpire gli orientamenti morali della Chiesa: abolizione del dipartimento per l'insegnamento religioso, approvazione della legge sul divorzio, autorizzazione alla riapertura dei postriboli, sospensione di sovvenzione ad alcune chiese, abolizione di alcune feste religiose. Le reazioni non potevano mancare in una nazione profondamente cattolica e una prima dimostrazione popolare contro le misure del regime si ebbe a Buenos Aires il 7 aprile 1955. Il dissidio s'inasprì e nelle chiese venne letta una pastorale dei vescovi argentini contro i soprusi governativi; dalle camere fu approvata (20 aprile) la convocazione di un'assemblea costituente che avrebbe dovuto emendare la costituzione al fine di permettere la separazione della Chiesa dallo Stato. Il giorno del Corpus Domini si ebbero gravi incidenti fra masse di fedeli e peronisti: furono proibite tutte le cerimonie religiose pubbliche ed effettuati numerosi arresti. Il clero venne accusato di essere alleato dei latifondisti e dell'oligarchia industriale considerati nemici del regime. Le misure anticlericali culminarono con l'espulsione dall'A. del vescovo ausiliario e del diacono decano di Buenos Aires. Il 16 giugno il Vaticano scomunicava Perón ed i funzionarî coinvolti nell'espulsione dei due prelati. Nello stesso giorno l'aviazione navale e unità della marina (tradizionalmente legata ai conservatori) si ribellarono ma vennero contrattaccate e sconfitte dall'esercito che assunse il ruolo di elemento moderatore. Perón rinunziò al potere (18 giugno) e lo riassunse quattro giorni dopo, ma ormai i militari controllavano la situazione. La costituzione di una milizia dei descamisados fece precipitare gli eventi e Perón dovette abbandonare definitivamente il potere (19 settembre) dopo la rivolta delle forze armate durata tre giorni, rifugiandosi prima su una cannoniera paraguaiana e successivamente nel Venezuela e nella Repubblica Dominicana. Con questi paesi l'A. doveva in seguito interrompere i rapporti diplomatici (7 luglio 1957 e 9 aprile 1958 rispettivamente) per l'asilo concesso all'ex presidente.
Terminava così un periodo che ha visto sgretolarsi l'economia di un paese considerato prima fra quelli più floridi. Perón ha lasciato l'A. nel caos economico. Il justicialismo, ossia la dottrina peronista, ha tuttavia profondamente modificato le condizioni di vita dei lavoratori, trasformando masse disordinate di obreros in una vera classe operaia cosciente della propria forza ed in grado di orientare in modo decisivo la politica nazionale. Ciò è avvenuto anche mediante l'intensa industrializzazione, che ha strappato il contadino dai campi, a detrimento però dell'agricoltura, base tradizionale della ricchezza argentina. La politica del regime mirante a sradicare i capitali stranieri non ha certo facilitato i compiti che Perón si era prefisso, così come non gli ha giovato l'atteggiamento ostile agli S.U.A. solo in ultimo modificato con alcune concessioni alla Standard Oil. Perón ha enunciato anche un'ambiziosa teoria politica: la "terza posizione", che aspirava a creare nel mondo una terza forza da interporre fra il capitalismo ed il comunismo. Fallita anche l'aspirazione a costituire un blocco sudamericano, sotto l'egida argentina, di netto significato antistatunitense.
In seguito alla fuga di Perón, assunse la presidenza provvisoria della Repubblica (21 settembre 1955) il maggiore generale Eduardo Lonardi, uno dei capi della rivolta, ma il 13 novembre un colpo di Stato portava al potere un altro antiperonista, il maggiore generale Pedro Eugenio Aramburu, capo di stato maggiore dell'esercito. Il 1° maggio 1956 venne abolita la costituzione peronista del 1949 e restaurata quella del 1853. Aramburu, presidente provvisorio, governò in mezzo a serie difficoltà politiche e dovette soffocare nel sangue una ribellione militare (9 giugno 1956). Il 23 febbraio 1998 il radicale intransigente Arturo Frondizi venne eletto presidente della Repubblica con forte maggioranza ed il suo partito ottenne pure il governo di tutte le province.
Frondizi dovette affrontare una situazione piuttosto complessa e fu accusato di non mantenere le promesse elargite durante la campagna elettorale. Egli infatti vinse le elezioni con l'aiuto di oltre 2 milioni di voti dei partiti estremisti di destra e di sinistra che miravano soprattutto a battere il concorrente più temibile, Balbín, leader di un'altra tendenza radicale più di centro, considerato partigiano di Aramburu irriducibile nemico dei peronisti e dei comunisti. Se all'inizio del suo mandato Frondizi s'ispirò al principio dell'"integrazione nazionale" chiamando a far parte del governo alcuni peronisti e paracomunisti, in seguito, sotto la pressione delle forze armate, ha modificato i suoi programmi specie nel campo economico. Il nuovo Presidente ha coraggiosamente affrontato il problema del petrolio - spauracchio di quasi tutti i governi sudamericani - dando nuovo impulso alla produzione nazionale e accettando l'aiuto di capitali stranieri soprattutto statunitensi. Nel 1959 la produzione petrolifera è aumentata del 30% e si prevede che nel 1960 le importazioni scenderanno da circa 300 milioni di dollari (l'equivalente cioè del deficit annuale della bilancia dei pagamenti) a circa 150 milioni. Frondizi per combattere l'inflazione e per rivalutare la moneta è ricorso ai classici sistemi liberali e ha instaurato un rigido regime di austerità i cui risultati sono già tangibili. Il suo governo è però fra i più impopolari degli ultimi cinquant'anni e si trova a fronteggiare la diffidenza dei partiti "borghesi", delle forze armate, dei peronisti e dei comunisti per tacere della Chiesa, trattandosi di un "radicale intransigente". Ciò spiega i molti scioperi ed i continui rimaneggiamenti ministeriali avvenuti in A. nel corso degli ultimi anni. La visita di Frondizi negli S.U.A. (19 gennaio 1959), avversata dai suoi oppositori, costituì un successo ed il discorso da lui pronunciato dinanzi al Congresso di Washington destò viva impressione negli interlocutori ed ebbe notevole ripercussione in tutta l'America latina. Benché l'A. abbia inviato nel gennaio 1958 una missione economica nell'URSS e nei paesi dell'Europa orientale, la vigilanza all'interno contro il comunismo è severa: infatti quattro diplomatici sovietici e uno romeno, accusati di avere fomentati disordini, vennero espulsi (7-8 aprile) nonostante le proteste dell'ambasciatore Kostylev. Il 27 aprile le attività comuniste furono dichiarate illegali. D'altra parte gli sforzi di Frondizi per risollevare l'economia del suo paese sono seguiti negli S.U.A., nell'Europa occidentale e nella stessa America latina con la maggiore comprensione poiché il buon esito della sua politica rappresenterebbe anche la vittoria degli ideali democratici. Nel mese di febbraio 1960 il presidente Eisenhower si recò in A. dove firmò con Frondizi la "dichiarazione di Bariloche" che oltre a riaffermare i principî della solidarietà continentale basata sul miglioramento delle condizioni economiche, costituisce la riprova del ritorno alla normalità dei rapporti fra l'A. e gli Stati Uniti. Nelle elezioni legislative del 27 marzo il partito di Frondizi ha perduto 27 seggi mentre peronisti e comunisti hanno votato scheda bianca (2.064.838 voti). L'A. fa parte dal 18 febbraio, assieme ad altre sei repubbliche latinoamericane, della Zona di libero scambio (trattato di Montevideo) che raggruppa 140 milioni di abitanti. Allo scopo di rafforzare i tradizionali vincoli che legano l'A. all'Europa; Frondizi ha compiuto (giugno-luglio 1960) un viaggio nei principali paesi europei. Vedi tav. f. t.
Bibl.: G. I. Blanksten, Perón's Argentina, Chicago 1953; Filosofia Peronista, Buenos Aires 1954; A. Frondizi, La lucha antimperialista: etapa fundamental del proceso democrático en América Latina, Buenos Aires 1955; S. Frondizi, La realidad argentina, Buenos Aires 1955; G. Pendle, Argentina, Londra 1955; B. Rabinovitz, Sucedió en la Argentina 1943-56, Buenos Aires 1956; L. J. Romero, Las ideas politicas en Argentina, México-Buenos Aires 1956; id., Argentina: imágenes y prospectivas, Buenos Aires 1956; A.P. Whitaker, Argentina upheaval, New York 1956; id., The U.S. and Argentina, Cambridge, Mass., 1957; J. Johnson, Political change in Latin America, Stanford, California, 1958. Per l'aspetto più strettamente geografico ed economico v.: P. Monbeig, l'agriculture en Argentine, in Annales de Géographie, 1951, pp. 317-318; F.A. Daus, Geografía de República Argentina, Buenos Aires 1953; W. Czajka, Argentinien, in Geogr. Taschenbuch, 1954-55, pp. 377-395; W. Czajka, Das moderne Argentinien, in Deutscher Geographentag Hamburg, 1955; P. Monbeig, Problèmes économiques de l'Argentine, in Geographia, 1955, pp. 37-42; M. Rosales, Las nuevas provincias argentinas, in Revista geográphica americana, Buenos Aires 1955, pp. 2-5; W. Czajka, Argentinien, in Die Staaten und Länder der Erde, Hannover 1959; P. Monbeig, Situation économique de l'élevage en Argentine, in Annales de Géographie, 1959, pp. 379-80.