Argentina
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(IV, p. 184; App. I, p. 145; II, i, p. 242; III, i, p. 126; IV, i, p. 153; V, i, p. 216)
Geografia umana ed economica di Elio Manzi
La popolazione dell'A. si incrementa a tassi inferiori alla media dei paesi dell'America Latina; gli abitanti sono poco più di 36,1 milioni (1998) e presentano una distribuzione irregolare, cosicché ad aree ad altissima concentrazione insediativa fanno da contrappunto regioni quasi deserte. La regione di maggiore addensamento è centrata sulla capitale, che con la sua area metropolitana, la cosiddetta Grande Buenos Aires, ospita quasi un terzo della popolazione totale. Dall'altro lato vi sono i territori a bassa o bassissima densità demografica come la Pampa occidentale, buona parte del Chaco, le regioni andine e la Patagonia. Quasi il 90% degli Argentini vive nelle città e negli ultimi tempi si è verificato un cambiamento nelle migrazioni interne, che stanno gradualmente intaccando il gigantismo della capitale, ma non quello della sua enorme area gravitazionale.
Sempre minore infatti appare la capacità d'attrazione dell'area storica di Buenos Aires, e anzi è in atto un processo di deconcentrazione demografica, poiché molti lasciano la capitale per insediarsi nelle zone periferiche dell'area metropolitana. Le autorità pubbliche tendono a incentivare tale fenomeno attraverso forme di delocalizzazione delle attività produttive e attraverso il potenziamento del sistema delle comunicazioni. Tuttavia, la dominanza di Buenos Aires ha pesantemente influito sull'armatura urbana, in quanto ha limitato la formazione di altre metropoli, sicché solo altre due città superano il milione di ab. (Córdoba, nella fascia preandina, polo commerciale e industriale, e Rosario, importante porto e sede di industrie di trasformazione). Città di rilievo sono anche Mendoza, La Plata e San Miguel de Tucumán.
Condizioni economiche
L'A. è un paese piuttosto evoluto, nonostante permangano, al suo interno, forti squilibri di natura sociale e territoriale e nonostante il quadro degli indicatori economici presenti una situazione piuttosto eterogenea; l'A. è, fra i paesi sudamericani, quello che, negli ultimi anni, ha allacciato più intensi e stretti rapporti con l'Unione Europea.
Sul finire degli anni Ottanta la situazione economica ha attraversato un grave momento di precarietà, con uno scenario caratterizzato da un elevato tasso di inflazione, contrazione del PIL, pesante indebitamento con l'estero; di conseguenza, si sono verificati fughe di capitali all'estero, crollo degli investimenti stranieri e una forte riduzione del reddito pro capite. L'avvento del presidente C.S. Menem ha segnato l'avvio di una fase di ristrutturazione economica, mediante l'attuazione di una politica riformista, nel tentativo di dare al paese stabilità politica e sviluppo economico. In pochi anni sono stati smantellati le industrie e i servizi di Stato; sono state avviate massicce privatizzazioni delle aziende statali (telefonica, del gas, ferroviaria, aerea e petrolifera); è stata perseguita una via liberista, con aperture al mercato e abbattimento delle barriere doganali per spingere l'imprenditoria industriale a modernizzarsi e razionalizzarsi nel confronto con l'estero; inoltre è stato reintrodotto il peso, moneta rivalutata, parificata al dollaro statunitense, ed è stata avviata una rigida politica per combattere l'inflazione. I risultati non sono mancati e il PIL pro capite fra il 1991 e il 1997 è quasi triplicato.
Tuttavia il piano di risanamento economico non è stato scevro di inconvenienti, e ha richiesto costi sociali elevati. La trasformazione ha colpito soprattutto la classe media: seppure il tasso di inflazione risulti ormai sotto controllo, e la produttività del lavoro notevolmente incrementata, i salari reali non hanno avuto la stessa crescita, restando sostanzialmente stabili. Di fatto vi è stato un incremento del tasso di disoccupazione, come anche si sono acuite le disparità sociali. L'inasprimento è assai evidente nel contesto urbano, dove sempre più grande appare la distanza fra i poveri, che vivono nelle villas miserias, e le classi agiate, che abitano in lussuosi quartieri residenziali. Allo stesso modo, la politica economica, sociale e del lavoro dei primi anni Novanta ha penalizzato le regioni più deboli e periferiche, favorendo quelle più forti e centrali, salvo limitate aree urbane e di sviluppo industriale: cosicché ancora più ampio appare il divario fra la regione andina, il Chaco e la Pampa occidentale, rispetto alla Pampa húmeda, sede di un'agricoltura razionale, tecnologicamente evoluta, e la Patagonia, frontiera del petrolio dove sono nati alcuni nuovi impianti di raffinazione.
Il settore primario occupa ancora un ruolo importante nell'economia argentina, e le risorse agricole e minerarie sono fondamentali nell'esportazione. Il paese eccelle nella produzione cerealicola (frumento e mais), incentivata, negli ultimi anni, soprattutto per rispondere alla crescente domanda degli allevatori che la utilizzano come foraggio; in forte espansione risultano anche le piante oleaginose, in particolare la soia, di cui l'A. è uno dei maggiori produttori mondiali; grande importanza continua a rivestire il settore zootecnico, con produzioni di carne bovina e lana. Fra le risorse minerarie, spiccano gas naturale, petrolio e uranio, affiancati da minerali metallici (di ferro, piombo, zinco, argento e manganese); in campo energetico grandi sviluppi si sono avuti nella produzione idroelettrica, se si considera che dalle centrali situate sui fiumi Paraná e Uruguay giunge attualmente buona parte dell'energia. L'apparato industriale è piuttosto diversificato, con prevalenza dei settori petrolchimico, siderurgico, metallurgico. Ancora oggi le principali industrie nazionali si concentrano nella regione metropolitana di Buenos Aires. (V. .).
Tra il 1990 e il 1997 sono state intraprese alcune realizzazioni di infrastrutture e di sfruttamento energetico e minerario di particolare rilievo, e il programma economico-territoriale 1995-99 ne prevede un'ulteriore estensione. In particolare il piano di sviluppo nazionale accentua sia il miglioramento e l'ampliamento degli acquedotti urbani e suburbani sia la costruzione di impianti per il convogliamento e il trattamento delle acque reflue in tutte le principali aree metropolitane e nelle regioni periferiche del Chubut (Comodoro Rivadavia), di Santa Cruz e dell'estrema regione di Nord-Est (Misiones). Anche per la rete fognaria sono in atto consistenti lavori. Le periferie urbane della Grande Buenos Aires sono interessate al progetto idrico e fognario, che tenta di far fronte a condizioni talora assai precarie. Per l'energia elettrica si prevede il potenziamento o la costruzione di 6 grandi centrali idriche, di 9 termiche e di una nuova centrale nucleare (Atucha ii), che viene ad aggiungersi alle due già esistenti, e la ristrutturazione degli elettrodotti tra le Ande, l'estuario del Río de la Plata (e Buenos Aires) e il sistema fluviale Paraná-Uruguay. La ricerca petrolifera è promettente, sia nell'ormai tradizionale area sottomarina dell'Atlantico meridionale, sia nel Chaco, nel Chubut e nell'estrema Patagonia australe, oltre che nella regione di Mendoza dove esistono già campi petroliferi produttivi. Circa un terzo della superficie territoriale e una gran parte delle acque marine antistanti alle coste (anche di quelle comprese nella 'Zona economica esclusiva') sono 'offerti' dall'A. alle compagnie petrolifere multinazionali per eventuali accordi di prospezione e sfruttamento. La produzione di gas naturale (34,6 miliardi di m³ nel 1996) è in aumento e per il 2000 si prevede l'ampliamento della rete di gasdotti che nel 1996 era di poco inferiore ai 4000 km. Le aree di estrazione del gas coincidono con quelle di estrazione del petrolio.
Il piano di sviluppo 1995-99 contempla altresì la ristrutturazione della rete stradale centrale, tra Buenos Aires, Córdoba, Mendoza, il margine della Pampa e il Chaco (verso Resistencia e Corrientes). La rete ferroviaria metropolitana, sostanzialmente nella Grande Buenos Aires e per La Plata, Lobos, Mercedes, Zarate e Altamirano (centri estremi della rete attorno alla capitale federale) è in via di potenziamento. Le strutture portuali di La Plata, Buenos Aires, dello scalo fluviale di Concepción sull'Uruguay e, più a sud, di Puerto Madryn e di Puerto Deseado verranno potenziate ulteriormente. Anche gli altri principali aeroporti, oltre a quelli delle grandi città o vicini a Buenos Aires, sono interessati a un piano di potenziamento: per es., Comodoro Rivadavia nel Sud e Resistencia e Orán nel Nord. Infine, il governo stimola con vari incentivi la ricerca e lo sfruttamento minerario, sia nella regione andina settentrionale e centrale, sia in Patagonia: sono stati individuati nuovi giacimenti di oro, argento, rame, litio e molibdeno.
Un certo rilievo riveste il turismo, considerato lo straordinario patrimonio ambientale e paesistico di cui l'A. dispone. Il numero di visitatori è in crescita (4,3 milioni di turisti nel 1996), grazie allo sviluppo delle attrezzature e delle comunicazioni, che consentono di soggiornare anche in aree un tempo isolate ma eccezionalmente interessanti per i paesaggi e per le possibilità sportive e di escursionismo 'd'avventura', come la Patagonia, la Terra del Fuoco, alcune zone andine, la regione fluviale subtropicale del Chaco, l'alto Paraná, la 'Mesopotamia argentina' (tra Paraná e Uruguay). Nel 1994 le aree nazionali protette erano 115, estese su 9.395.400 ha (il 3,4% dell'intera superficie territoriale); i World Heritage Sites erano due, le Riserve della Biosfera cinque, su 2.409.900 ha, e fra le aree umide protette secondo la Convenzione di Ramsar ve ne era una di 5240 ha.
Per quanto riguarda il commercio, a partire dal 1995, anno in cui è avvenuta l'istituzione del MERCOSUR (Mercado Común del Sur), fondato insieme a Brasile, Paraguay e Uruguay, la bilancia commerciale dell'A. ha conosciuto un sensibile miglioramento, che tuttavia è venuto meno già negli anni immediatamente seguenti. Così, nel 1997 il deficit della bilancia commerciale è stato pari a 5,3 miliardi di dollari, in gran parte determinato dalle importazioni di impianti, richiesti dalla forte crescita della produzione industriale (+9%) e in particolare del comparto meccanico. La gran parte delle esportazioni argentine è rappresentata dal petrolio e derivati, seguiti dai prodotti dell'agricoltura (grano e farina di grano, granoturco e seme di lino) e dell'allevamento (carni, lane e pelli). Nel 1997 i principali paesi fornitori sono stati il Brasile (22,4% del totale delle importazioni) e gli Stati Uniti (20%), mentre i principali clienti per le esportazioni sono stati i paesi dell'America Latina (48,1%), il Brasile (27,8%) e i paesi dell'Unione Europea (19,2%).
Il sistema bancario, governato dalla banca centrale (Banco Central), è stato ristrutturato dopo la crisi finanziaria messicana del 1995. La principale borsa valori è quella di Buenos Aires, la capitalizzazione complessiva, pari allo 0,2% del totale mondiale, pone il paese al ventinovesimo posto nella graduatoria mondiale. Tuttavia negli anni più recenti il mercato borsistico argentino ha risentito degli effetti della crisi asiatica, sensibili in particolare fino al 1997, accentuati dalle difficoltà del Brasile, importante partner commerciale, e legati soprattutto al ribasso sui mercati internazionali del prezzo delle materie prime.
L'A. include ufficialmente nel proprio territorio, per dichiarazione unilaterale, due appendici australi, cioè le Islas del Atlántico Sur e l'Antártida Argentina (quest'ultima estesa su 964.250 km²), per un totale, inclusa l'A. propria, di 3.761.274 km². In realtà, le aree subantartiche e antartiche sono di fatto britanniche: così le isole Falkland-Malvine, le subantartiche Georgia Australe, Orcadi Australi e Sandwich Australi (coinvolte anch'esse nella guerra del 1982 tra A. e Regno Unito, persa dalla prima). Il settore dell'Antartide rivendicato coincide in parte con quello britannico. L'A. mantiene alcune basi scientifiche in Antartide per evidenti scopi di presenza geopolitica internazionale.
bibliografia
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Storia di Luisa Azzolini
Dopo la presidenza di R. Alfonsín, che aveva gestito il ritorno alla democrazia in A. senza tuttavia riuscire a far fronte alla crisi economica del paese, né ad adottare un atteggiamento di ferma intransigenza nei confronti del potere militare, le elezioni del 1989 avevano assegnato la vittoria al peronista C.S. Menem, leader del Partido Justicialista (PJ). Menem impostò una politica economica severamente anti-inflazionistica, conseguendo in brevissimo termine il risultato di rendere l'A. un paese affidabile per gli investimenti stranieri. Al contempo, però, la disoccupazione crescente e la grande sperequazione delle ricchezze finivano per incrinare, in ampi settori della società civile, la fiducia nella ricetta liberista del nuovo peronismo.
Nonostante avesse promesso in campagna elettorale una rivoluzione produttiva basata sull'aumento dei salari e il rilancio delle attività industriali, Menem promosse infatti, a partire dal 1990, una serie di misure economiche di ispirazione liberista e distanti dal tradizionale interventismo peronista. Alfiere della politica economica del governo fu il ministro dell'economia, D. Cavallo, nominato nel gennaio 1991, che proseguì l'opera di privatizzazione delle imprese pubbliche e di riforma fiscale già avviata dal ministro A.E. González, e combatté l'iperinflazione garantendo la convertibilità del peso e imponendo un cambio fisso con il dollaro statunitense.
Rispetto ai militari, Menem mostrò da subito un atteggiamento conciliatorio, che gli valse le critiche dei suoi stessi sostenitori. Con due successivi provvedimenti di amnistia (il secondo, del dicembre 1990, preceduto dall'ennesima sollevazione militare), vennero scarcerati numerosi alti ufficiali, fra cui i generali J. Videla e R. Viola e l'ammiraglio E. Massera, già condannati all'ergastolo in seguito a processi che avevano dimostrato in modo incontrovertibile le atrocità commesse durante la dittatura. La drastica riduzione del tasso di inflazione e del debito estero permisero la rinnovata concessione di prestiti internazionali (bloccati nel 1989 dal FMI, Fondo Monetario Internazionale) e favorirono l'afflusso massiccio di capitali stranieri in un paese ormai completamente aperto all'economia di mercato. Parallelamente, e con il sostegno degli Stati Uniti, l'A. guadagnava un proprio ruolo nel 'nuovo ordine mondiale' emerso con la fine del bipolarismo, attraverso la partecipazione a iniziative patrocinate dall'ONU (invio di una squadra navale nel Golfo Persico, partecipazione alle missioni per il mantenimento della pace nei Balcani). Inoltre furono riallacciate le relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna interrotte dal 1982 (benché la questione della sovranità sulle isole Falkland-Malvine non trovasse ancora una soluzione definitiva), che aprirono la strada ad accordi commerciali con l'UE.
Gli indubbi successi in campo finanziario rafforzarono la posizione del PJ nelle elezioni amministrative e in quelle per il rinnovo parziale della Camera dei deputati del settembre 1991 e dell'ottobre 1993, incoraggiando Menem a sostenere un disegno di riforma costituzionale per rimuovere le disposizioni che vietavano la rielezione del presidente. Un accordo parlamentare raggiunto con l'UCR (Unión Cívica Radical) tramite la mediazione di Alfonsín rese possibile l'elezione di un'Assemblea costituente nel novembre 1994, che assegnò la maggioranza relativa al PJ con il 37,8% dei suffragi, mentre l'UCR ricevette solo il 19,9%. Significativa fu l'affermazione come terzo partito, con il 12,5% dei voti, del Frente Grande, una coalizione di centro-sinistra che in campagna elettorale aveva denunciato il livello crescente di corruzione all'interno delle istituzioni e si era dichiarata contraria alla revisione della Costituzione. Le forze congiunte di PJ e UCR approdarono nell'agosto 1994 al nuovo testo fondamentale, che prevede la possibilità di rielezione del presidente (il cui mandato è stato ridotto da sei a quattro anni), porta da 48 a 72 il numero di senatori (con un mandato limitato a sei anni) e istituisce un governo autonomo per la capitale con un sindaco eletto direttamente.
Nel maggio 1995 Menem fu quindi rieletto presidente con il 49,9% dei voti, contro il 29% di J.O. Bordón, candidato di una coalizione di centro-sinistra, il Frente del País Solidario (FREPASO), e appena il 17% ottenuto da H. Massaccesi, dell'UCR. Le concomitanti elezioni legislative e provinciali assegnarono la vittoria al PJ, ma segnarono anche la netta ascesa del FREPASO ai danni dell'UCR, segno, questo, che il particolare bipolarismo argentino, tendenzialmente incline a un crescente consociativismo nella gestione del potere, si stava sgretolando con l'emergere di una nuova forza d'opposizione.
D'altro canto, la stabilizzazione monetaria ottenuta dal governo peronista, per una serie di ragioni non appariva più sufficiente a garantire il consenso dell'elettorato. In primo luogo, l'A. aveva risentito, come tutti i paesi dell'America Latina, della gravissima crisi valutaria che aveva colpito il Messico nel dicembre 1994 e alla quale il governo argentino aveva reagito accelerando le privatizzazioni, rafforzando le banche private, tagliando ulteriormente la spesa pubblica. Ma tali misure, se non avevano impedito una riduzione nell'afflusso di capitali stranieri, avevano viceversa aggravato i costi sociali delle riforme: nell'estate del 1995 il tasso di disoccupazione aveva superato il 15%, il 46% della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà, mentre il 10% godeva del 40% del reddito nazionale. In secondo luogo, al rapido processo di deregolamentazione dell'economia imposto dall'alto non aveva fatto seguito un nuovo orientamento della spesa pubblica verso l'istruzione di base, la sanità e le comunità rurali fortemente impoverite dal nuovo corso economico. Al tempo stesso, la sopravvalutazione della moneta non premiava neppure l'esportazione di prodotti industriali e alimentava il deficit commerciale. Infine, la pubblicazione di testimonianze sempre più numerose sui crimini commessi nel periodo della dittatura militare aumentava nell'opinione pubblica il distacco verso un presidente che, nel nome della riconciliazione nazionale, aveva concesso all'inizio del suo primo mandato l'amnistia ai maggiori responsabili di tali crimini e della dittatura stessa.
L'approvazione, nel febbraio 1996, di una legge di riforma della pubblica amministrazione che autorizzava il governo a privatizzare nuove imprese di Stato, ridurre ulteriormente la spesa pubblica e aumentare la pressione fiscale contribuì a minare ulteriormente la popolarità del governo, la cui solidità era già pregiudicata dal coinvolgimento di alcuni ministri in scandali finanziari. Nel giugno 1996 alle elezioni municipali di Buenos Aires vinse il candidato radicale seguito da quello delle sinistre; nel corso dell'estate la CGT (Confederación General de Trabajo) peronista partecipò a due scioperi contro le nuove misure economiche; nell'ottobre Menem fu costretto a un ampio rimpasto dei vertici militari, contrari a ulteriori tagli al bilancio della Difesa. Ma la crisi del governo si manifestò con chiarezza alle elezioni legislative parziali dell'ottobre 1997, che segnarono la netta vittoria dell'Alleanza di centro-sinistra composta dal FREPASO e dall'UCR e significarono per il PJ la perdita della maggioranza assoluta nella camera bassa. L'Alleanza guidata da G.F. Meijide, che già nell'ottobre 1995 nel distretto federale di Buenos Aires era riuscita a imporsi sul candidato peronista nelle elezioni per un seggio al Senato, ottenne infatti il 48,7% dei voti contro il 35,7% del PJ. La questione della mancata punizione dei responsabili della dittatura militare tornò di attualità in seguito alle iniziative della magistratura spagnola, che nel marzo e nell'ottobre 1997 spiccò dei mandati di cattura internazionali nei confronti rispettivamente di L. Galtieri e di E. Massera per il loro coinvolgimento nella sparizione di centinaia di cittadini iberici in A. nel periodo 1976-83. Nel marzo 1998 il Parlamento revocò a larga maggioranza le leggi di amnistia del 1986 e del 1987 (revoca puramente simbolica, perché priva di effetti retroattivi e quindi di conseguenze pratiche per i militari che avevano beneficiato di tali provvedimenti). Inoltre, rispettivamente nel giugno 1998, nel novembre 1998, e nel gennaio 1999, il generale Videla, l'ammiraglio Massera e il generale Bignone furono arrestati con l'accusa di sottrazione di minori (nel periodo della dittatura militare almeno 500 bambini, figli di desaparecidos, nacquero in prigionia per poi essere ceduti o dati in adozione a famiglie di militari), reato non coperto dai provvedimenti di amnistia e per il quale la legge argentina non prevede prescrizione. Nelle elezioni presidenziali dell'ottobre 1999 si affermò con il 48,5% dei voti il candidato dell'Alleanza di centro-sinistra, il radicale Fernando de la Rúa.
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