ARIMANNI
. I Longobardi chiamavano arimanni i guerrieri accantonati in stabili guarnigioni, in certi punti particolarmente importanti, e direttamente dipendenti dal re. Le glosse Vaticana e Cavense interpretano arimanno come exercitalis qui sequitur scutum regis. La derivazione del nome è prettamente germanica: arimann, cioè "uomo dellesercito". Questi guerrieri avevano terre, concesse loro preditariamente per il loro sostentamento, che non potevano alienare, e delle quali una parte era coltivata e una parte incolta, pascoli e boschi. Un tale assetto fu, probabilmente, introdotto dai Longobardi nella loro difesa militare, a imitazione degll'ordinamenti dati da Romani e da Bizantini alle loro truppe confinarie, alle quali eran pure date terre da coltivare e prati e boschi da godere, in luogo di salario. Questi gruppi serrati d'arimanni si mantennero a lungo in diversi punti della penisola: li vediamo intervenire nei giudizî, come liberi per eccellenza, ai quali è attribuita la funzione di proporre la sentenza; erano capeggiati da un funzionario regio speciale, cioè lo sculdascio, che teneva un suo giudizio particolare, detto il placito di sculdascia. Si crede che in molti luoghi questi uomini liberi abbiano potuto costituire il nucleo del comune nascente.
Nei documenti dei secoli X-XII, dove son menzionati gli arimanni, si parla altresì di arimannie, e molto si è discusso del signicato di tale vocabolo. Ora si ritiene che esso in quei secoli si riferisse in particolare alle terre incolte che gli arimanni godevano e sulle quali lo stato aveva affermato i suoi diritti; per tal motivo si parla di un tributo che gli arimanni devono pagare ai conti per il godimento di tali terre: il che non sarebbe agevole comprendere, ove con arimannia si designasse la quota di terra da coltivare, data all'arimanno a compenso del suo servizio di difesa. L'esistenza di questo tributo, e insieme le prestazioni alle quali gli arimanni erano obbligati, sia per il servizio militare, sia per l'assistenza ai giudizî, fanno sì che la condizione d'arimanno sia poco desiderata nei secoli XI e XII, tanto che troviamo un diploma dell'imperatore Enrico IV, del 1064, il quale concede agli abitanti di Vigevano di esser liberi dal vincolo arimanniale.
In alcuni paesi, come ad es. nel Friuli, le arimannie durarono sino al sec. XVIII, ma eran ridotte soltanto a restrizioni all'alienazione delle terre (che dovevano essere, prima che a estranei, offerte agli appartenenti al gruppo degli arimanni o "ermani"), e a certi tributi.
Bibl.: P. S. Leicht, Studî sulla proprietà fondiaria nel Medioevo, I, Padova 1903, p. 40 segg.; II, 1907, p. 89 seg.; A. Cecchini, I fondi romano-bizantini considerati in relaz. con l'arimannia, in Arch. Giur., LXXVIII (1907); F. Schneider, The Entstehung von Burg und Landgemeinde in Italien, Lipsia 1924.