ARTABAZO ('Αρτάβαζος, Artabazus)
Nome di varî personaggi persiani del sec. V-IV a. C., appartenenti come pare a una stessa famiglia. Il primo partecipò alla spedizione di Serse contro la Grecia (480) e dopo la battaglia di Salamina scortò il sovrano nel suo ritorno attraverso la Grecia e la Tracia. Poi assediò e prese Olinto nella Calcidica e dopo aver invano assediato Potidea si congiunse con Mardonio e lo sconsigliò dal dare battaglia a Platea. Dopo la battaglia (479) col suo corpo di Truppe che ammontava, secondo la tradizione (ma la cifra è assai esagerata), a 40.000 uomini, ripiegò verso la Tracia e tornò da Bisanzio in Asia. Quivi, assegnatagli da Serse la satrapia della Frigia ellespontica, trattò col duce spartano Pausania. Forse è lo stesso A. che secondo una delle nostre fonti comandava insieme con Megabizo l'esercito persiano il quale domò la ribellione dell'Egitto sopraffacendo gli ausiliarî ateniesi (463) e poi combatté in Cipro contro Cimone. Alla stessa famiglia apparteneva un altro A. che nacque, pare, nel 387 o 386 da Farnabazo, il satrapo della Frigia ellespontica, richiamato poco prima alla corte di Susa, e da Apama, figlia del re Artaserse II Mnemone. Questi fu poi investito dal re della stessa satrapia in sostituzione di Ariobarzane ch'era suo fratello o suo zio, il quale o già si era ribellato o si ribellò allora per non cedere il posto al giovane A. Questi sul principio aiutato da Autofradate e Maussollo combatté con fortuna e conquistò in gran parte la satrapia assegnatagli. Ma Ariobarzane riprese il sopravvento con l'aiuto di Timoteo e di Agesilao e presto Autofradate e Maussollo essendo passati ai ribelli, A. ebbe la peggio e cadde anche prigioniero di Autofradate. Le cose mutarono quando Autofradate e Maussollo fecero di nuovo la pace col re. Allora A. liberato ricuperò la satrapia mentre Ariobarzane cadeva a tradimento in potere di Artaserse (circa 360). Forse le stragi dei proprî parenti con cui Artaserse III Oco iniziò il suo regno indussero A. alla ribellione. Egli fu appoggiato prima dagli Ateniesi che mandarono in suo aiuto Carete (355) poi, costretti gli Ateniesi dalle minacce del re a richiamare Carete, dai Beoti che gli inviarono il migliore dei loro ufficiali, Pammene. Ma, sospettando di Pammene, egli lo fece arrestare e dopo ciò trovandosi impotente di fronte al re fuggì in Macedonia, presso il re Filippo II. Poté più tardi tornare nell'impero persiano per la mediazione di Mentore di Rodi di cui aveva sposato una sorella. Lo ritroviamo più tardi presso Dario III Codomano cui rimase fedele anche dopo la rotta di Gaugamela o Arbela (331). Accompagnò il re nella fuga, e cercò invano d'impedire che fosse tradito e ucciso da Besso (336). Dopo di che passò con le truppe che gli rimanevano ad Alessandro. Alessandro trattò onorevolmente lui e i suoi figli e fece A. satrapo della Battriana. In tale qualità egli partecipò alla conquista della Sogdiana. Poi chiese di essere esonerato dall'ufficio di satrapo, ma partecipò anche ulteriormente alle imprese militari di Alessandro almeno fino al 327. A questa data non sopravvisse di molto. Lasciò numerosi figli e figlie tra cui più nota Barsine che ebbe da Alessandro un figlio di nome Eracle, il quale più tardi fu assassinato insieme con la madre da Poliperconte (309).
Bibl.: K. J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., III, ii, Berlino 1923, p. 147 segg., 255 segg., 269; H. Berve, Das Alexanderreich auf prosop. Grundlage, II, Monaco 1926, p. 82 segg.