bizantina, arte
Le immagini di un grande impero fra Oriente e Occidente
L'arte bizantina ebbe la sua origine e il suo centro nell'antica città di Bisanzio (oggi Istanbul in Turchia) rifondata dall'imperatore romano Costantino con il nome di Costantinopoli. Essa si sviluppò durante un lunghissimo arco di tempo ‒ più di un millennio! ‒, che iniziò con la fondazione della città e terminò con la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi. Fu un'arte principalmente religiosa e produsse grandi capolavori, in pittura, in architettura e in scultura, in tutte le diverse regioni del grande impero: dalla Grecia alla Serbia, dalla Turchia alla Siria, dalla Mesopotamia all'Anatolia, dall'Egitto all'Italia.
La civiltà bizantina, e perciò l'arte bizantina, nacque nel 330, quando l'imperatore Costantino, difensore della nuova religione cristiana, trasferì la capitale dell'impero da Roma a Bisanzio. Deluso che il Senato di Roma rimanesse ancora legato agli dei pagani, l'imperatore scelse di costruire la nuova capitale dell'Impero Romano in Oriente, sulle rive del Bosforo, in una posizione strategica da un punto di vista politico, nel luogo di incontro tra il Mar Nero e il Mar Mediterraneo, quindi tra l'Asia e l'Europa. Qui infatti facevano capo le principali vie di comunicazione e di commercio del mondo antico, dalle lunghe carovane che portavano in Europa i prodotti dell'Oriente alle navi provenienti dai vari porti. L'11 maggio del 330 la 'Nuova Roma' d'Oriente fu solennemente inaugurata con una lunga processione guidata da Costantino, che con una lancia in mano indicava il solco dove sarebbero sorte le mura difensive; numerosi edifici pubblici e privati, chiese, terme, mercati, strade e piazze furono costruiti dall'imperatore per abbellire la città, tanto che il tratto del canale del Bosforo su cui essa affacciava venne chiamato Corno d'oro: corno perché la sua forma faceva pensare al corno di un bue, d'oro per la ricchezza e la bellezza della città di Costantinopoli.
L'arte bizantina acquistò però caratteri più precisi e definiti solo con il regno di Giustiniano (527-565), quando vennero costruiti alcuni dei monumenti più importanti, che abbellirono non solo le città orientali, prima fra tutte Costantinopoli, ma anche quelle italiane, come Ravenna. Un evento molto importante condizionò in seguito lo sviluppo dell'arte bizantina: l'imperatore Leone III dichiarò nel 726 la lotta alle immagini, con termine tecnico iconoclastia. Il termine deriva dalle parole greche eikòn, "immagine", e klàzein, "rompere", quindi letteralmente "distruzione delle immagini". La legge emanata dall'imperatore bizantino prevedeva, infatti, che le immagini raffiguranti Gesù, la Madonna, i santi e gli angeli venissero distrutte; questo perché le pitture non erano degne di rappresentare materialmente la divinità e perché si temeva che il popolo venerasse più le immagini che l'entità sacra. Dopo un'interruzione tra il 787 e l'813, la lotta alle immagini riprese fino all'842, per poi terminare definitivamente nell'843.
Una seconda età dell'oro si ebbe tra il 10° e il 12° secolo con le dinastie dei Macedoni e dei Comneni, sotto cui l'arte bizantina raggiunse la sua maturità, lasciando mirabili opere anche in Italia, a Venezia e in Sicilia. La breve interruzione nella produzione artistica, causata nel 1204 dalla conquista latina da parte dei cavalieri della quarta crociata, sfociò tra la seconda metà del 13° secolo e il 14° in una grande rinascita delle arti sotto la dinastia dei Paleologi.
L'arte godette nell'Impero bizantino di una posizione di grande importanza, poiché gli imperatori, che si consideravano i veri eredi di quelli della Roma antica, fecero largo uso dell'architettura, della pittura e della scultura per manifestare a tutto il mondo il loro potere e il loro prestigio. In realtà i sovrani di Bisanzio avevano ragione a considerarsi i legittimi continuatori degli imperatori romani; dopo la suddivisione voluta da Teodosio nel 395 tra Impero Romano d'Oriente e Impero Romano d'Occidente e la successiva caduta di quest'ultimo in mano ai Barbari nel 476, i Bizantini erano gli unici 'Romani' e a loro era affidata l'eredità della gloriosa Roma imperiale. Questo spiega perché durante il corso della sua storia l'arte bizantina diede sempre grande importanza all'arte della Roma antica e in generale all'arte classica. Allo sviluppo e alla formazione delle espressioni artistiche bizantine concorsero anche l'arte dei regni ellenistici (ellenismo) della Grecia e soprattutto quella orientale. Tutti questi elementi vennero uniti e utilizzati per creare un'arte 'nuova', sontuosa, solenne e cristiana, in quanto cristiano era l'Impero d'Oriente: l'arte bizantina ebbe carattere totalmente religioso, perché forse mai come in questo momento la religione fu importante nella vita e nel pensiero degli uomini. Le opere prodotte dagli artisti bizantini furono perciò principalmente ricche e bellissime chiese, splendidi mosaici raffiguranti i personaggi della religione cristiana e manoscritti dipinti che raccontavano e illustravano la Bibbia e il Vangelo.
Dovendo rappresentare figure sacre come Gesù, la Madonna, gli Apostoli, gli angeli e i santi, l'arte bizantina decise di raffigurarli con un disegno piatto, con una forte tendenza all'astrazione dell'immagine, come se insomma non fossero persone reali: questo allo scopo di mantenere la spiritualità dei personaggi sacri e di ricordare ai fedeli che Gesù, la Vergine e i santi erano figure celesti, eterne, che vivevano in Cielo e non nella realtà quotidiana. Per sottolineare poi l'importanza e la regalità dei personaggi riprodotti, gli artisti scelsero sempre di far indossare loro abiti sontuosi, caratterizzati da colori sgargianti, e di porre le figure in una posizione solennemente rigida e frontale.
La chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. Simbolo dell'architettura bizantina ed edificio unico nella storia dell'arte è la chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli; sophìa in greco significa "sapienza" e la basilica è appunto dedicata alla Sapienza Divina. La chiesa venne costruita in forme grandiose dall'imperatore Giustiniano che, secondo la tradizione, subito dopo aver lodato e ringraziato Dio, pare si sia vantato di aver superato in grandezza il biblico re Salomone che aveva fatto ricostruire il Tempio di Gerusalemme. Santa Sofia è formata da tre navate con gallerie al piano superiore che, al centro, si raccolgono a formare un quadrato sormontato da una cupola, che si eleva a ben 55 m dal suolo e che scarica il proprio peso su una serie di cupole più piccole, poste tutto intorno. La cupola sembra talmente luminosa e leggera che un antico storico disse meravigliato che essa pareva "sospesa in un cielo d'oro". La chiesa fu eretta in soli cinque anni (532-537) da Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto, che si avvalsero anche dell'attiva collaborazione dello stesso Giustiniano, espertissimo in fatto di costruzioni. Singolare anche il fatto che Antemio e Isidoro non fossero propriamente architetti, ma soprattutto studiosi di matematica, statica e cinetica: la loro costruzione fu infatti una vera sfida alle leggi della fisica! Anche la decorazione interna di Santa Sofia era ricca e accurata, con le pareti coperte da lastre di marmo e le volte da mosaici d'oro. Quando, nel 1453, i Turchi conquistarono Costantinopoli, la chiesa di Santa Sofia fu trasformata per sempre in una moschea.
Le chiese bizantine a Ravenna. La struttura fortemente accentrata di Santa Sofia, quasi a pianta centrale, ebbe molto successo nell'architettura bizantina: fu utilizzata infatti nella chiesa dei Santi Sergio e Bacco a Costantinopoli (527-536) e nella splendida basilica di San Vitale a Ravenna, entrambe fatte erigere da Giustiniano. La città romagnola, infatti, dopo essere stata capitale dell'Impero Romano d'Occidente e residenza dei re Ostrogoti, era stata riconquistata dai Bizantini e nel 584 era divenuta capitale dei domini orientali in Italia. La basilica di San Vitale (525-547), uno dei migliori esempi di architettura bizantina, è un grande edificio a pianta ottagonale con una magnifica cupola realizzata con file di tubi di terracotta, che le donano una leggerezza straordinaria, e con le pareti tutte ricoperte di splendidi mosaici.
Sempre nello stesso periodo venne costruita a Ravenna la basilica di Sant'Apollinare in Classe. La chiesa si ispira nella pianta longitudinale alle basiliche della Roma antica, ma presenta alcuni elementi tipici bizantini: la struttura muraria fatta da sottili mattoni con larghi strati di malta, i due piccoli ambienti a lato dell'abside riservati a usi liturgici e lo splendido mosaico absidale. Le due chiese ravennati spiegano bene come l'architettura bizantina nasca dalla fusione di elementi prevalentemente orientali, come la cupola, ed elementi occidentali, in particolare dell'arte classica.
La struttura delle chiese bizantine. In generale, l'architettura bizantina fece uso soprattutto della tipologia a pianta centrale e le chiese avevano principalmente forma di croce greca ‒ ossia una croce con i quattro bracci tutti uguali ‒ inscritta in un quadrato. Il richiamo al tema della croce aveva naturalmente un significato simbolico e religioso. Le chiese terminavano poi solitamente con tre absidi: quella centrale ospitava l'altare mentre le due laterali erano camere per usi liturgici, protesi e diaconico. All'incrocio dei bracci della croce trovava posto una cupola semisferica, circondata da altre cupole più piccole. Grandioso esempio di questa tipologia architettonica è la basilica di San Marco a Venezia, simbolo dei rapporti culturali e commerciali con Costantinopoli, con ben cinque cupole!
I monasteri. A partire dalla seconda metà del 9° secolo divenne molto importante nell'architettura bizantina il monastero, come quello del Monte Athos in Grecia, dove alle donne è proibito entrare, e quello di Santa Caterina sul Monte Sinai in Egitto. I monasteri erano concepiti come piccole città, circondate da una cinta muraria con una sola porta che immetteva in un cortile; su questo cortile affacciavano la chiesa, l'edificio più importante, il refettorio, dove i monaci mangiavano, le cucine, le celle per dormire e i bagni (ai monaci ne erano prescritti tre all'anno!).
La tecnica artistica preferita fu quella del mosaico, perché ritenuta la più adatta a esprimere la sacralità e la spiritualità dei personaggi; così nessuna chiesa bizantina poteva considerarsi finita finché non veniva portata a termine la decorazione a mosaico. Tra i mosaici più importanti e antichi dell'arte bizantina ci sono quelli delle chiese di Ravenna, realizzati nel 6° secolo d.C. sotto l'imperatore Giustiniano.
Sant'Apollinare Nuovo e Sant'Apollinare in Classe. Nella chiesa di Sant'Apollinare Nuovo, lungo le pareti della navata, fu raffigurato lo sfavillante Corteo delle Vergini: le sante dei mosaici non sono rappresentate come creature terrene, ma come esseri del Paradiso, senza volume e senza peso. L'impostazione frontale e l'immobilità delle figure, insieme alla preziosità delle vesti, danno loro un'impressione di regalità. Gli abiti, i visi, i gesti sono tutti uguali: le Vergini di Sant'Apollinare sembrano insomma una lenta canzone che ripete sempre lo stesso ritmo! L'artista bizantino non vuole, infatti, rappresentare la realtà, lo spazio, ma una dimensione ultraterrena, con personaggi sacri, spirituali; per ottenere questo effetto il pittore si rivolge alla linea, che diventa la protagonista della costruzione della figura. Una linea marcata disegna nettamente la figura, rendendola piatta, bidimensionale e astratta: insomma, fuori dalla realtà.
Nel mosaico dell'abside di Sant'Apollinare in Classe, il vescovo di Ravenna, Apollinare, con le braccia aperte verso il cielo, è raffigurato proprio in uno spazio stilizzato, privo di tridimensionalità, non concreto, fatto soltanto di colori sfavillanti.
La disposizione gerarchica delle figure. Dopo la brusca interruzione dovuta all'iconoclastia, lo sviluppo della pittura riprese nel 9° secolo in maniera grandiosa. In particolare all'interno della chiesa le pitture raffiguranti i personaggi religiosi cominciarono a essere disposte sulle pareti secondo un ordine ferreo e ben preciso: la cupola, la 'zona' per eccellenza, era riservata al Cristo Pantocratore, ossia "dominatore di tutto l'Universo"; nell'abside, quindi vicino all'altare, veniva raffigurata la Madonna con accanto gli Arcangeli a mo' di guardiani; gli altri spazi erano utilizzati per raccontare la storia della vita di Gesù, mentre sulla facciata interna veniva raffigurato il temibile giorno del Giudizio Universale. Questa gerarchia fu rigorosamente rispettata nelle chiese più importanti dipinte tra l'11° e il 12° secolo sotto la ricca dinastia imperiale dei Comneni: il monastero della Nèa Monì a Chio, quello di Santa Sofia a Kiev e la chiesa di Daphni presso Atene. In questo periodo la pittura bizantina esercitò grande influenza anche in Italia, come dimostrano i mosaici di Venezia e Torcello in Veneto e quelli di Palermo e Cefalù in Sicilia.
Oltre alla tecnica del mosaico, gli artisti bizantini furono insuperabili nella realizzazione delle icone. Propriamente il termine icona designa semplicemente un'"immagine", ma nell'arte bizantina viene applicato a tutti i dipinti a soggetto religioso eseguiti su tavola. La pittura delle icone veniva infatti realizzata su una tavola di legno ricoperta da un sottile strato di gesso; l'artista, dopo aver eseguito il disegno a incisione, stendeva i colori a tempera ‒ i pigmenti sono sciolti in acqua con l'aggiunta di uovo, gomma o colla ‒ o a cera. Quale era la funzione delle icone? Durante i secoli dell'impero bizantino non tutte le persone sapevano leggere ed era necessario insegnare loro la storia della salvezza di Gesù e dei santi; così i pittori creavano immagini, le icone appunto, per raffigurare gli episodi più significativi della storia religiosa cristiana. Spesso le icone rappresentavano però solo Gesù Cristo e la Madonna e in questo caso il loro scopo era quello di offrire un'immagine da venerare, a cui rivolgersi per la preghiera. Uno dei più importanti pittori di icone tra il 14° e il 15° secolo fu l'artista russo Andrej Rublëv, tanto famoso che il celebre regista russo Andrej Tarkovskij gli ha dedicato un lungo e bellissimo film. Ai nostri giorni le icone sono ancora molto venerate nella religione cristiano-ortodossa.
Nell'arte bizantina non ebbe grande diffusione la scultura monumentale, soprattutto dopo l'iconoclastia, mentre furono molto importanti la decorazione scultorea in architettura e i rilievi in avorio o in materiali preziosi. Negli edifici religiosi, per esempio, i capitelli erano scolpiti con estrema raffinatezza, come dimostrano quelli di San Vitale a Ravenna o dei Santi Sergio e Bacco a Costantinopoli. Essi erano caratterizzati inoltre dalla presenza del pulvino: un tronco di piramide rovesciato, inserito fra l'arco e il capitello, con lo scopo di dare maggiore slancio verticale alla colonna. L'avorio, materiale raro e prezioso, fu abbondantemente utilizzato dagli artisti bizantini soprattutto nel 5° e 6° secolo: essi continuarono così una tradizione da tempo diffusa nella parte occidentale dell'Impero Romano. L'avorio era il materiale preferito per confezionare cofanetti e scatolette di ogni genere, pettini, porte, troni, nonché molti oggetti relativi al culto cristiano. La propensione del mondo bizantino per l'esibizione della ricchezza e per i materiali pregiati è testimoniato anche dalle tante opere realizzate in oro, argento e pietre preziose: la più spettacolare di queste è senza dubbio la Pala d'oro di San Marco a Venezia.
Nella chiesa di San Vitale a Ravenna, ai lati dell'abside, si trovano due bellissimi pannelli a mosaico che rappresentano rispettivamente l'imperatore Giustiniano con i membri della sua corte e l'imperatrice Teodora con le donne del suo seguito. Nel primo mosaico sono rappresentati Giustiniano, con la veste imperiale di porpora, incoronato dall'aureola; il vescovo di Ravenna, Massimiano; alcuni dignitari imperiali e i soldati della guardia. Nel secondo si vede invece sua moglie Teodora con le ancelle, tutte riccamente abbigliate con vesti sontuose e meravigliosi gioielli.
Giustiniano, che regnò dal 527 al 565, fu uno dei più grandi imperatori bizantini. Egli intervenne in vari campi: dalla guerra alla religione, dall'amministrazione alla cultura. A lui si deve la monumentale opera di revisione e sistemazione di tutta la legislazione romana, il Codice giustiniano, che ha costituito la base del diritto per tutto il mondo occidentale. Giustiniano tentò senza successo di riportare l'Impero Romano alla sua antica unità; di questo tentativo rimangono però i frutti architettonici: chiese ed edifici bellissimi. Accanto a Giustiniano compare sempre sua moglie Teodora, graziosa anche se minuta e con gli occhi piccoli e attenti; una donna intelligente dal passato misterioso e turbolento: prima di divenire imperatrice era stata una famosa danzatrice. Teodora fu una donna energica e attiva nella vita politica ed esercitò una forte influenza sulle decisioni importanti del marito. Secondo la tradizione era talmente furba che, quando Giustiniano si trovava in disaccordo con il proprio popolo per una scelta politica, lei fingeva di non essere d'accordo con il marito, in modo che almeno un membro della famiglia imperiale fosse dalla parte della gente!