Regione montuosa all’estremità meridionale della Calabria (circa 1650 km2). Culmina nel Montalto (1955 m). La parte più elevata è costituita da una catena a raggiera, da cui partono numerosi contrafforti che scendono assai ripidi sul mare, sicché la fascia costiera è molto ristretta. I corsi d’acqua sono brevi e a carattere torrentizio (le tipiche fiumare), e hanno inciso forre profonde e selvagge, esercitando potentemente la loro azione erosiva. Caratteristica morfologica dell’A. è la presenza di terrazzi (detti piani o campi), scaglionati a quattro livelli sovrapposti (i due livelli più alti giacciono a 700 e a 1100-1300 m), corrispondenti a fasi successive di sollevamento della regione e dovuti all’abrasione marina. Frequenti i terremoti (disastrosi quelli del 1783, 1857, 1883, 1905, 1908). Sul Montalto il clima è nettamente alpino, ma si attenua gradatamente verso la periferia e il litorale.
Nella zona litoranea, predominano agrumeti, orti e frutteti, talvolta irrigui; nella collina, vigneti e oliveti; oltre i 650 m si trova il castagno e nei piani più elevati prati e pascoli, cui si associa la cerealicoltura estensiva. Nei boschi superstiti, prevalgono la quercia e il leccio sotto i 1000 m; oltre i 1000 m il pino laricio, l’abete dei Nebrodi e il faggio. Le abitazioni stabili si trovano al di sotto dei 900 m. La parte più elevata della regione è frequentata per turismo (Gambarie a 1300 m), in particolare per gli sport invernali.
Parco nazionale dell’A. Parco nazionale della Calabria, istituito nel 1994, con un’estensione di 760 km2. I boschi, che si estendono per circa 400 km2, comprendono numerose essenze pregiate e ricoprono il parco fino alle quote più alte. Analogo valore naturalistico riveste la fauna, presente con numerose specie, di cui alcune rare.
Sull’A., nella località i Forestali, nei pressi di Santo Stefano, il 29 agosto 1862 G. Garibaldi, proveniente dalla Sicilia con la sua milizia di 3000 volontari, si scontrò con le truppe regolari inviate dal presidente del consiglio U. Rattazzi per fermare il suo tentativo di raggiungere Roma. La spedizione di Garibaldi mirava a contrastare il progetto di accomodamento dei rapporti tra Torino e Roma esposto da Napoleone III in una lettera dell’aprile 1862 al suo ministro degli Esteri Thouvenel, secondo cui allo Stato pontificio doveva essere restituita una parte delle province già annesse al Regno d’Italia. Nel combattimento Garibaldi fu ferito, rinunciò all’impresa e si fece arrestare.