ATTO Navio
ATTO Navio - Nel Comizio romano era un puteal, cioè uno di quei recinti che di solito proteggevano un luogo colpito dal fulmine, con accanto un fico sacro, albero pure in relazione con il fulmine, e poco discosta una statua di bronzo di un personaggio col capo velato. Si diceva che la statua rappresentava Attus Navius, celeberrimo augure romano, vissuto, secondo i più, al tempo di Tarquinio Prisco. Quando questo re decise di modificare numero e nomi delle centurie dei cavalieri, A. gli si oppose per motivi religiosi, e, volendo il re mettere alla prova la sua scienza augurale, sfidò l'augure a dire se era possibile fare una certa cosa che egli pensava. A., augurio acto, rispose che sì; e il re disse che aveva pensato di tagliare una cote con un rasoio. E A. tagliò con il rasoio la cote. Cote, cioè la pietra che rappresenta il fulmine, e rasoio, cioè il ferro pure simbolo del fulmine, furono sepolti nel Comizio, protetti dal puteal. Tarquinio ritirò il suo progetto e onorò l'augure, ma quando questi sparì senza lasciar traccia, i figli di Anco Marzio dicevano, per indignare il popolo, che l'augure era stato fatto toglier di mezzo dal re. A. era il prototipo degli auguri romani, e il racconto surriferito è un mito etiologico di origine sacerdotale, per spiegare un gruppo di vetusti monumenti. Lo Schwegler vi vedeva adombrata la lotta fra l'antica comunità teocratica romana e la nuova monarchia dei Tarquinî.
Fonti: Livio, I, 36; Dionisio, III, 71 seg.; [Aurelio Vittore], De viris ill., 6.
Bibl.: A. Schwegler, Römische Geschichte, I, 2ª ed., Tubinga 1869, p. 701; E. Pais, Storia critica di Roma, I, Roma 1913, p. 480.