Rodin, Auguste
Un Michelangelo moderno
Il francese Auguste Rodin è il vero erede di Michelangelo: in un’epoca in cui domina la scultura perfetta e rifinita, realizza un’arte realistica e descrive la bellezza attraverso blocchi di marmo non interamente scolpiti. La rivoluzione che ha provocato nella scultura è pari a quella dell’impressionismo in pittura
Nato a Parigi nel 1840, nello stesso anno di Claude Monet, anche Auguste Rodin come il pittore impressionista predilige uno stile realistico. Le sue fonti d’ispirazione si trovano in Italia, come rivelano i bronzi omaggio alle antiche statue greco-romane. Ma è soprattutto Michelangelo che affascina Rodin con le torsioni, la gestualità delle mani e l’espressione del volto degli schiavi morenti della tomba di Giulio II e delle figure della Cappella Sistina.
Come Michelangelo, anche Rodin ama il ‘non finito’ delle sculture: non termina le opere, ma le lascia scolpite solo in parte come se le figure fossero imprigionate nella pietra. Rodin è convinto che solo opere non finite mantengano inalterata la freschezza dell’impressione. Purtroppo, però, questo incompiuto non viene sempre capito dal pubblico, che non risparmia feroci critiche all’artista.
La realizzazione della Porta dell’inferno per il Museo delle arti decorative di Parigi ossessiona per trent’anni Rodin, che morirà avendo prodotto diverse sculture ma senza portare a termine l’opera.
Ispirandosi alla Porta del paradiso del Battistero di Firenze, realizzata da Lorenzo Ghiberti, e alla composizione dinamica del Giudizio universale di Michelangelo, ma soprattutto affascinato da Dante, che definisce «scultore» per la potenza con cui descrive le immagini attraverso la parola, Rodin progetta una composizione con oltre duecento figure, ognuna dominata da uno stato d’animo che si traduce in gestualità inquieta, forme esasperate e contrasti tra pieni e vuoti.
Alcuni dei bozzetti realizzati per la Porta hanno una tale intensità espressiva che sono diventati opere autonome, come il Pensatore e il Bacio. La stessa tensione drammatica si ritrova anche nel gruppo bronzeo dei Borghesi di Calais, dove lo stato d’animo è rivelato dalla mobilità dei muscoli e dalla gestualità espressiva delle figure.
Oltre a Dante, l’opera di Rodin è legata anche ad altri scrittori: Victor Hugo (per il cui monumento studia diversi progetti ed esegue schizzi dal vero), Charles Baudelaire (per I fiori del male Rodin realizza 26 disegni a inchiostro) e Honoré de Balzac.
Il monumento per Balzac è un esempio della transizione tra lo stile romantico e una sensibilità moderna. Anticipando le ricerche dei futuristi sul movimento, e suscitando molte polemiche, Rodin presenta l’uomo come un blocco unico e informe in cui solo il volto fiero appare definito e riconoscibile. Non riproduce l’aspetto fisico dello scrittore ma la sua presenza morale e per questo, semplificando le forme fino a nascondere il corpo, realizza una scultura alta quasi 3 metri e la inserisce nello spazio invitando lo spettatore a girarle attorno osservandola in tutte le sue parti.
Il poeta Rainer Maria Rilke, amico e per un anno segretario dello scultore, rivela l’ossessione di Rodin per le mani: mani isolate, che non appartengono a nessun corpo, eppure sempre in movimento e piene di vita. Quando scolpisce in marmo la Mano di Dio Rodin mette le forme levigate e perfette di Adamo ed Eva in contrasto con il resto del marmo rugoso che rappresenta la materia primordiale: le mani energiche di Dio mostrano il momento sacro della creazione.
Anche nella Cattedrale Rodin scolpisce due grandi mani che si sfiorano, giunte in preghiera con una forma che ricorda proprio le arcate delle cattedrali. Tutta la vitalità umana si concentra nelle mani, anche quando sono ripiegate come nel Pensatore, dove rivelano il tormento interiore dell’uomo, o come nella Grande mano contratta con figura implorante, dove la precisione nel rendere i tendini e le articolazioni della mano ha colpito persino medici chirurghi.
Rodin muore a Meudon nel 1917.