autorità
Prestigio, potere, autorevolezza, comando
Autorità è un termine e un concetto centrale nella storia delle dottrine politiche e delle scienze sociali. Ampiamente utilizzato anche nel linguaggio comune, si applica a una grande varietà di campi sovrapponendosi spesso ai concetti di potere, dominio, influenza e leadership.
Il termine autorità deriva dal latino auctoritas e già presso i Romani possedeva molteplici significati e sfumature di senso. Esso stava infatti a indicare: l'autorità come potere di comando che un soggetto esercita su un altro soggetto; come credito o prestigio, di cui un soggetto gode presso un altro soggetto; come autorevolezza o come influenza che un soggetto esercita presso un altro soggetto; come volontà, volere o decisione, per esempio del Senato o del popolo romano; come potere, di promulgare le leggi.
Nel linguaggio più propriamente politico dell'epoca repubblicana, auctoritas veniva spesso riferito al potere del Senato. Divenne quindi in seguito, col passaggio all'epoca imperiale, un tipico attributo del princeps, che con il trascorrere dei secoli prese a indicare, più che l'autorevolezza e la legittimità del suo potere, la sua illimitatezza e irresistibilità in quanto sommo potere.
In epoca medievale la rivendicazione di una superiore auctoritas-potestas, come espressione di una diretta derivazione dalla suprema autorità di Dio, fu il terreno di uno scontro secolare tra la Chiesa e l'Impero.
In età moderna e poi contemporanea il concetto di autorità perse il suo riferimento alla sfera divina e religiosa. Esso divenne per un verso una proprietà specifica e tendenzialmente esclusiva della sovranità, dell'autorità assoluta e irresistibile dello Stato; per un altro fu interpretato in senso negativo, in opposizione cioè al libero uso della ragione e più in generale alla libertà dell'individuo; per un altro verso, ancora, esso venne sempre più strettamente associato al concetto di potere e alle molteplici definizioni che di esso furono elaborate in primo luogo dalle scienze sociali.
In questa relazione con la nozione di potere, il concetto di autorità ha assunto due diverse accezioni, non prive peraltro di significative sovrapposizioni. Esso può riferirsi, innanzitutto, all'esercizio di un potere già costituito e in qualche misura 'istituzionalizzato', che quindi pretende obbedienza per i propri comandi. Si parla in questo senso dell'autorità esercitata dal padre sui propri figli, dal maestro sui propri alunni, da un ufficiale dell'esercito sui soldati a lui sottoposti, dal dirigente di un'amministrazione pubblica o privata sui propri dipendenti, dallo Stato sui propri cittadini.
In questo primo significato autorità indica il concreto potere di comando che determinate figure e istituzioni esercitano nei confronti di altri soggetti che sono tenuti ‒ per legge, tradizione, consuetudine o altro ‒ all'obbedienza. Autorità può al tempo stesso indicare ‒ ed è questo il secondo significato ‒ il fondamento del potere, della sua legittimità e quindi della sua effettiva sussistenza. In questa prospettiva esso indica non tanto il potere di comando quanto piuttosto il prestigio e l'autorevolezza di determinate figure e istituzioni che, in virtù di tale prestigio e autorevolezza, suscitano una vera e propria disposizione a obbedire. Anche in tal caso si può parlare dell'autorità di una madre, di un maestro, di un profeta, di un ufficiale, facendo riferimento, tuttavia, non tanto al loro effettivo potere di comando, quanto piuttosto a quelle qualità morali, religiose, eroiche, che ne legittimano di volta in volta il potere e che determinano quindi l'obbedienza. Questo concetto di autorità è utilizzato assai frequentemente nelle scienze sociali contemporanee: a esso può ricondursi la celebre teoria del "potere legittimo" elaborata dal sociologo tedesco Max Weber.