AUXERRE
(lat. Autessiodurum, Autissiodorum)
Città della Francia centrosettentrionale, capoluogo del dip. dell'Yonne, A. sorge su una collina lungo la riva sinistra del medio corso del fiume Yonne. L'antico municipium Autissiodorum appartenne alla civitas Senonum prima di essere assegnato, al tempo della riorganizzazione dioclezianea dell'impero, intorno al 300, alla prov. Lugdunensis Prima. La Notitia Galliarum pone A. al terzo posto della Lugdunensis Quarta, dopo Sens e Chartres, secondo la suddivisione della Gallia alla fine del 4° secolo. L'invasione germanica del 275 impose la costruzione di un castrum, che costituì il nucleo della città medievale. Probabilmente già agli inizi del sec. 6° la città fu conquistata dai Franchi; nel 561, al tempo della spartizione del regno fra i figli di Clotario, A. venne unita al regno di Borgogna, assegnato a Gontrano. La città, situata sull'antica strada romana che univa il bacino di Parigi alla Borgogna, fu spesso tappa dei sovrani franchi, soprattutto durante gli spostamenti militari; Pipino il Breve, per es., vi soggiornò sette volte tra il 754 e il 767.Solo nell'887 i Normanni attaccarono la città, saccheggiando l'abbazia di Saint-Germain, a quell'epoca non ancora fortificata. Sino ad allora A. era stata considerata un rifugio sicuro; per questo vi erano state radunate numerose reliquie provenienti da città e abbazie più esposte, tra cui, per es., quelle di s. Martino di Tours. Dopo averla assediata senza successo una prima volta nel 1003, Roberto II il Pio (970-1031) la incorporò nel 1005 fra i possedimenti della corona capetingia.L'antico castrum, estremamente efficace per la difesa della città, si estendeva per soli ha 6, circondati da una cerchia di mura lunga m. 1100 ca.; l'abbazia di Saint-Germain venne fortificata a sua volta verso il Mille. Tra il 1166 e il 1193 Guglielmo IV e Pierre de Courtenay, conti di Nevers, costruirono una seconda cinta muraria, il cui perimetro di m. 3240 superò di molto quello dell'antico castrum e incluse anche l'abbazia di Saint-Germain. Distrutte dagli inglesi nel 1359 e ricostruite poco dopo, queste fortificazioni furono definitivamente rase al suolo nel 1776.A. possiede almeno due edifici di eccezionale importanza per la storia dell'architettura medievale: l'abbazia di Saint-Germain e la cattedrale di Saint-Etienne.L'abbazia di Saint-Germain originariamente non era che un piccolo oratorio consacrato a s. Maurizio e destinato alla sepoltura di Germano, nato nel 378, vescovo della diocesi di A. dal 418 al 448. Quasi tutti i suoi successori, non meno di venti tra i ventiquattro vescovi che ressero la diocesi tra il sec. 5° e il 9°, furono sepolti presso la tomba del santo, divenuta luogo di fervente venerazione. Clotilde, sposa di Clodoveo re dei Franchi, prima del 545 fece erigere una basilica dedicata a s. Germano, trasformando la chiesa funeraria in un edificio abbaziale; dal sec. 7° esso viene annoverato tra le seniores basilicae del regno franco, esercitando a evidenza la potestà sui monasteri suburbani della città.Come unica testimonianza di quest'epoca resta una lastra sulla quale appare in bassorilievo, inscritta in un cerchio, una croce la cui asta verticale termina con un P (rho; croce monogrammatica). Questa lastra, scoperta nel 1630 e attualmente murata in una nicchia del corridoio di collegamento delle cripte della chiesa di Saint-Germain, è stata oggetto di varie ipotesi. Secondo la più plausibile, si tratterebbe della fronte dell'altare posto nella basilica merovingia sopra la tomba di s. Germano.La chiesa di Saint-Germain è celebre soprattutto per le cripte di epoca carolingia (cryptae inferiores et superiores). Malgrado la loro complessità, esse presentano una disposizione razionale, di grande chiarezza, che venne imitata dai costruttori della vicina abbazia carolingia di Saint-Pierre di Flavigny. Al centro si trova la cella, la confessio propriamente detta, costituita da uno spazio pressoché quadrato (m. 8,20 7,20), diviso da quattro colonne in tre navate, coperte da volte a botte. I capitelli, alcuni di spoglio, hanno un nucleo di tipo corinzio, talvolta lasciato ancora allo stato di abbozzo. In una piccola abside di forma trapezoidale, posta a E, è situata la tomba di s. Germano, una cavità rettangolare resa più profonda al tempo dei Normanni per sottrarre agli invasori il sarcofago del santo; un falso sarcofago, posto al disopra, serviva per ingannare eventuali predatori. Recenti indagini hanno dimostrato che questa confessione è più antica dei corridoi di collegamento muniti di cappelle che la circondano. È noto che la costruzione di queste ultime fu intrapresa da Corrado I, conte di Argovia, che fece sovrintendere i lavori dalla moglie Aélis. La cronaca del monaco Erico, Miracula sancti Germani, data ad annum la costruzione: iniziata nell'841 essa fu completata alla fine dell'858; la traslazione del corpo di s. Germano nella nuova confessione avvenne nel giorno dell'Epifania dell'859, alla presenza di Carlo il Calvo.La cella centrale presentava sul lato nord alcuni oculi, tamponati già in epoca carolingia; essi rivelano l'esistenza in origine di una illuminazione diretta del piccolo ambiente tripartito, retrodatabile quindi all'800 ca. (Vassas, 1973). I due corridoi laterali, che girano intorno alla tomba e all'altare erettovi sopra, presentano un pavimento in opus sectile.La confessione è circondata da un sistema di corridoi, dove furono sepolti numerosi vescovi di A.: Alodio, successore di s. Germano, Orso (m. nel 506), Bettone (m. nel 918) e s. Cristiano (m. nell'873), il vescovo che aveva consacrato le cripte carolinge. I corridoi nord e sud convergono in una corta navata tripartita che termina con la cappella assiale. La cappella attuale, consacrata a s. Massimo e risalente al sec. 13°, sostituì una rotonda del sec. 9°, probabilmente dedicata alla Vergine, da dove il conte e il suo seguito assistevano alla messa celebrata in occidentem presso l'altare; al di sotto, la cappella di Saint-Clément compensa la forte pendenza del terreno. Le cripte di A. hanno bellissimi capitelli carolingi, fra cui degno di particolare attenzione è un capitello composito riecheggiante l'ordine ionico, che corona il pilastro ottagonale centrale della cappella di Saint-Laurent, posta lungo il lato meridionale. Dietro l'entrata nord della cripta è dipinta a trompe-l'oeil una colonna con capitello, documento di grande rilevanza per la comprensione dell'estetica del tempo, che amava Vitruvio e prediligeva l'ordine ionico.L'importanza dell'abbaziale di Saint-Germain deriva non soltanto dal carattere innovatore della sua architettura - che ha ispirato creazioni complesse come quella di Saint-Bénigne di Digione, innalzata da Guglielmo di Volpiano poco dopo il Mille - ma anche da un notevole ciclo di pitture carolinge conservate nella prima cappella nord della cripta. Anteriori alla morte del vescovo Eribaldo (857), che volle essere sepolto in questa parte della cripta, gli affreschi, scoperti da Louis nel 1927, raffigurano colonne, capitelli, ornamenti vegetali e, nelle lunette, tre scene della vita di s. Stefano: la preghiera del santo, l'accusa da parte degli ebrei e la lapidazione.Il pittore - il nome del quale, Fredilo, è noto da un'iscrizione su di un abaco - ha saputo proporzionare correttamente i personaggi, pur privilegiando ovviamente il protagonista. Malgrado il carattere drammatico dei soggetti, la composizione delle immagini è elegante, in particolare nella figura del santo che, nella scena dell'accusa, domina la schiera degli aggressori con la tranquillità della sua fede e i grandi occhi aperti sull'eternità e, in quella della lapidazione, cade con le braccia protese in avanti e lo sguardo fisso sulla mano di Dio che fende le nubi; il lancio delle pietre acquista forza dalla 'parallelizzazione' dei gesti. Nella rappresentazione della città di Gerusalemme che appare sullo sfondo è evidente una certa resa prospettica; le torri quadrate, a vari piani, ricordano i pulpiti-torre degli evangelisti-scribi nei manoscritti carolingi. La gamma dei colori utilizzati è ristretta: l'ocra rossa e gialla, il bianco e il grigio costituiscono le tinte di base, mentre i contorni sono sottolineati con ocra rossa; le pieghe bianche delle vesti conferiscono una certa mobilità alle figure, in generale massicce e muscolose.Agli angoli esterni a S-E e a N-E della confessione si trovano piccoli ambienti a volta, destinati a ricevere le sepolture. Queste esedre sono ornate da affreschi rappresentanti due vescovi nimbati in atteggiamento solenne, senza dubbio i titolari carolingi (o precarolingi) della cattedra di A.; anche queste pitture sono databili al periodo compreso fra l'841 e l'857.L'abbaziale carolingia era dotata anche di un Westwerk, iniziato nell'859 e consacrato nell'865. Questo corpo di fabbrica, restaurato dopo un incendio nel 1075, non aveva piani intermedi; il volume mediano era unitario, come in altri casi analoghi della fine del sec. 9° e del 10° (Salvatorkirche a Werden e St. Pantaleon a Colonia). La parte centrale e la torre nord, ancora di età carolingia, crollarono nel 1811; si conserva invece la torre sud, ricostruita nel sec. 12°, la cui cuspide ottagonale in pietra, che raggiunge i m. 49 di altezza, ricorda la torre meridionale della facciata della cattedrale di Chartres.Dopo quasi mezzo millennio, dato che le cripte superiori minacciavano di crollare, l'abate Jean de Joceval (1252-1278) decise di ricostruire l'abbaziale. I lavori, iniziati nel 1277 e interrotti dopo un anno, ripresi infine con l'abate Gaucher de Digoin (1313-1334), portarono alla costruzione del coro e del transetto gotici; la navata, alta m. 23, fu completata alla fine del 14° secolo. Lo stile gotico piuttosto 'esile' si distacca da quello, caratterizzato da maggiore solidità e complessità, della cattedrale di Saint-Etienne. Va comunque sottolineato che le poche campate conservate devono essere valutate nell'insieme di una chiesa il cui sviluppo longitudinale, compreso il corpo occidentale, misurava all'epoca del suo maggior splendore m. 100 ca. di lunghezza.La cattedrale di Saint-Etienne, a parte la cripta 'a sala', dell'inizio del sec. 11°, è interamente di stile gotico. Iniziata verso il 1215 da Guillaume de Seignelay, che fece demolire la chiesa romanica consacrata nel 1057, la cattedrale crebbe in modo irregolare nel corso di una costruzione protrattasi per più di trecento anni. Il coro fu edificato nel Duecento, il braccio sud del transetto e la navata sono del sec. 14°, mentre il braccio nord, cominciato all'inizio del sec. 15°, non fu terminato che alla fine dello stesso secolo, contemporaneamente alle volte. Nella facciata si distinguono nettamente due fasi: i tre portali e la loro decorazione scultorea appartengono ancora alla seconda metà del sec. 13° e agli inizi del successivo, mentre le parti alte non furono terminate che intorno al 1500; di stile flamboyant sono anche i portali dei due bracci del transetto; una lanterna rinascimentale coronò infine nel 1543 la torre nord, mentre quella sud rimase incompiuta. L'interno, equilibrato malgrado un triforio cieco particolarmente alto, colpisce per l'armonia dei volumi. La grande ricchezza di questa cattedrale, oltre che dalla serie di statue e rilievi che animano i portali della facciata occidentale (con Cristo giudice, l'Incoronazione della Vergine e Storie di s. Giovanni Battista), deriva soprattutto dalle magnifiche vetrate, uno dei più bei complessi duecenteschi che si siano conservati, dopo quelli di Chartres e Bourges. Di estremo interesse risultano le vetrate del deambulatorio, che presentano scene dell'Antico Testamento (Storie di Davide, l'Arca di Noè, ecc.), insieme a leggende di santi e di apostoli (la Leggenda di s. Mammès, la Storia di s. Margherita, la Leggenda di s. Andrea che si libera e che risuscita); particolarmente notevole si rivela un pannello del deambulatorio del lato sud, a forma di mandorla, rappresentante S. Germano sul suo asino.La vasta cripta 'a sala' della cattedrale, costruita tra il 1023 e il 1035, è una vera e propria chiesa sotterranea con deambulatorio e una cappella absidale. Due file di cinque pilastri quadrati, con una semicolonna addossata su ogni faccia, dividono il corpo longitudinale in tre navate coperte da volte a crociera. La navata centrale comunica per mezzo di un passaggio con il deambulatorio e la cappella assiale; a sua volta, il passaggio è diviso in due da una colonna su cui poggia un capitello preromanico che proviene probabilmente dalla seconda cattedrale, carolingia, costruita nel sec. 9° dal vescovo Erifrido.La cappella assiale, costituita da una breve campata voltata a botte e da un'absidiola coperta da un semicatino, presenta un notevole affresco del sec. 11° raffigurante il Cristo su un cavallo bianco, accompagnato da quattro angeli, anch'essi su cavalli bianchi. Gli studi (Louis, 1952, pp. 120-122, fig. 68; Labbé, 1987) hanno dimostrato che si tratta di un Adventus Christi, sul modello antico dell'Adventus imperatoris o Adventus Augusti. La scena rappresenta infatti l'Entrata di Cristo a Gerusalemme, tema che si situa perfettamente nella linea della renovatio imperii carolingia.La città di A. conta altri edifici medievali degni di interesse. L'antico vescovado, attiguo al fianco nord della cattedrale, possiede ancora la magnifica galleria romanica, costruita nel sec. 12° dal vescovo Hugues de Montaigu. Nella chiesa di Saint-Eusèbe, con un campanile della fine dell'epoca romanica, si conserva un tessuto di seta, il c.d. sudario di s. Germano (m. 1,60 1,20) che si ritiene abbia avvolto i resti del santo nell'859, quando furono traslati nelle cripte appena ricostruite; quattro aquile d'oro ad ali spiegate, su fondo violetto, ornano questa preziosa stoffa bizantina.
Bibl.: R. Louis, Antessiodorum christianum: les églises d'Auxerre dès origines au XIe siècle, Paris 1952; J.P. Sainte-Marie, Saint-Germain d'Auxerre, Auxerre 1970; R. Vassas, Notes de chantier: Saint-Germain d'Auxerre, Les Monuments Historiques de la France, n.s., 19, 1973, 2, pp. 25-31; F. Nordström, The Auxerre Reliefs. A Harbinger of the Renaissance in France during the Reign of Philip le Bel (Acta Universitatis Upsaliensis. Figura, n.s., 13), Uppsala 1974; C. Bruhl, Palatium und Civitas, Köln-Wien 1975, pp. 122-129, tav. 15; U. Quednau, Die Westportale der Kathedrale von Auxerre (Forschungen zur Kunstgeschichte und christlichen Archäologie, 10), Wiesbaden 1979; A. Moreau, La cathédral d'Auxerre, Paris s.d.; R. Louis, J. Roumailhac, Le commentaire du plan des cryptes de Dom Cottron (1652), Bulletin de la Société des fouilles archeólogiques et des monuments historiques de l'Yonne 1, 1984, pp. 19-42; R. Louis, H. Moreau, Les cryptes de Saint-Germain d'Auxerre, état de la question, ivi, 3, 1986, pp. 25-32; H. Atsma, La basilique de Saint-Germain d'Auxerre aux Ve et VIe siècles, ivi, pp. 33-40; J.M. Saur, J. Roumailhac, Les cryptes de l'abbaye Saint-Germain d'Auxerre. Leur évolution durant neuf siècles (jusqu'en 1300), ivi, pp. 41-56; A. Labbé, Nouvelle contribution à l'interprétation de la fresque du Christ à cheval de la crypte de la cathédrale Saint-Etienne d'Auxerre, ivi, 4, 1987, pp. 57-68; Saint-Germain d'Auxerre. Intellectuels et artistes dans Europe carolingienne IXe-XIe siècles, cat., Auxerre 1990, p. 292.C. Heitz