Azione dannosa esercitata sull’organismo da sostanze esogene.
Negli a. si rendono necessari soccorsi d’urgenza per neutralizzare al più presto l’azione del veleno, favorirne la rapida eliminazione, curare opportunamente i sintomi più gravi e minacciosi. La neutralizzazione è difficile perché la parte già assorbita e circolante può essere solo in particolari casi vinta da un antidoto chimico. Se il veleno è stato introdotto per via orale, l’uso degli antidoti o contravveleni si associa alla lavanda gastrica, con soluzioni alcaline e adsorbenti (magnesia), o alla provocazione del vomito (titillazione delle fauci; emetici) per allontanare i residui del veleno ingerito: quando questo è già passato nell’intestino, se ne favorisce l’eliminazione mediante purganti o clisteri. Nel caso d’ingestione di sostanze corrosive sono invece indicati la somministrazione di acqua albuminosa e il ricorso alla morfina e alle fleboclisi di soluzione fisiologica.
Pesca per a. Tecnica largamente diffusa tra le popolazioni tradizionali dell’emisfero boreale. Si pratica avvelenando le acque ferme con sostanze ricavate da piante selvatiche. Storditi dal veleno, i pesci emergono e sono facilmente catturati. La pesca per a. trova spesso giustificazione in una ricca serie di miti che ne narrano l’origine.
A. di un catodo Contaminazione della superficie attiva di un catodo termoelettronico a opera dei gas e vapori residui nel tubo, con conseguente diminuzione dell’emissività.
Nella tecnica nucleare, si definisce a. di un reattore l’accumularsi nel reattore di prodotti di fissione con alta sezione d’urto di cattura neutronica, con conseguente diminuzione della reattività.