veleno Qualsiasi sostanza che per le sue proprietà è capace di provocare un danno biologico, lesioni strutturali, diffuse o circoscritte, reversibili o permanenti, a insorgenza rapida o lenta. Il concetto di velenosità è sempre da rapportare alla dose e spesso anche alla modalità di somministrazione e ad altre condizioni (età, peso ecc.) che rendono l’organismo più vulnerabile. Ai v. appartengono sostanze di varia origine e di diversa composizione chimica e meccanismo d’azione. I v. di origine batterica sono detti più propriamente tossine. Lo studio dei v. costituisce la tossicologia.
Numerosi popoli non occidentali sono abilissimi nel manipolare sostanze tossiche, che adoperano per avvelenare le frecce e le acque dei fiumi o degli stagni (allo scopo di catturare i pesci), e anche quale mezzo magico per scoprire i colpevoli. Più diffusi sono i v. vegetali (varie specie di Strophanthus, Strychnos, Antiaris toxicaria, Tephrosia toxicaria, Yucca angustifolia ecc.). Tra i v. più potenti sono da ricordare il curaro, ottenuto dagli indigeni dell’Amazzonia e di altre regioni dell’America Meridionale con diverse specie di Strychnos e altre piante, e l’upas o ipoh, che le popolazioni dell’arcipelago indiano ricavano dal succo di Antiaris toxicaria.
Le piante velenose sono quelle che possono causare avvelenamenti all’uomo e agli animali. La natura chimica dei principi velenosi è molto varia, infatti si tratta di alcaloidi, glucosidi, resine ecc. In piccola dose molti di questi principi chimici sono usati in medicina (➔ officinali, piante).
In un reattore nucleare, i v. sono le sostanze generalmente costituite da prodotti della fissione, capaci di assorbire in forte misura neutroni termici, senza essere peraltro fissionabili. Tali sono, per es., lo 135Xe e il 149Sm. I v., assorbendo neutroni senza contropartita, provocano inevitabilmente una diminuzione della reattività del reattore, con conseguente affievolimento ed eventuale possibile interruzione della reazione a catena alla quale è affidato il funzionamento del reattore.
Gli animali velenosi sono quelli capaci di elaborare sostanze tossiche. Queste possono trovarsi in diverse parti dell’organismo: sangue, muscolatura, fegato, o essere prodotte da ghiandole specializzate per questa funzione (ghiandole del v.). Vi sono animali velenosi nei quali i v. restano nel corpo senza essere versati all’esterno, altri che li versano all’esterno, e in tal caso il v. acquista una netta funzione nei rapporti fra l’animale velenoso e l’ambiente biologico nel quale esso vive (nemici, preda). Alcuni animali sono velenosi soltanto in certi periodi, altri per tutta la vita. Come ogni altra funzione biologica, l’elaborazione del v. si presenta con intensità differente nei diversi momenti dell’anno. Si possono distinguere tre tipi di organismi velenosi secondo le strutture con cui è connesso il v.: gli animali urticanti, gli animali con ghiandole velenose e gli animali con sangue velenoso.
Fra gli animali urticanti, sono importanti gli Cnidari, che possiedono particolari elementi cellulari, gli cnidoblasti, che racchiudono una capsula urticante. Dagli Cnidari sono state estratte parecchie sostanze a carattere più o meno tossico (ipnotossina, attinotossina, attinocongestina, talassina ecc.). Queste sostanze, generalmente tossiche per ingestione e per iniezione sottocutanea, possono dare luogo a fenomeni di immunità e di anafilassi.
Gli animali che possiedono ghiandole velenose possono essere provvisti anche di apparati vulneranti, atti a inoculare il veleno. Fra i Vertebrati si trovano specie velenose in varie classi. Molti sono i pesci velenosi: il v. può venire inoculato con il morso (murene) oppure da particolari aculei. Nelle tracine (Trachinus) l’osso opercolare si prolunga in direzione caudodorsale in un aculeo velenoso a sezione triangolare, alla cui base vi sono ghiandole velenose; anche nei solchi dei primi 13 raggi della pinna dorsale sono situate ghiandole velenifere. Altro pesce velenoso comune nei nostri mari è lo scorfano (Scorpaena), del quale sono velenosi parecchi raggi delle pinne dorsali, anali, addominali. La puntura dei pesci velenosi è in genere molto dolorosa. Il v. in alcuni casi può determinare prima accelerazione, poi rallentamento dei movimenti respiratori ed esplicare un’azione paralizzante sul cuore. Gli Anfibi hanno ghiandole pluricellulari cutanee velenose, che in alcune specie sono molto sviluppate. Non vi sono apparati vulneranti connessi con tali ghiandole, la cui formazione si limita a versare sulla pelle la secrezione velenosa. Nei Rettili l’organo del v. è rappresentato dai denti, con le ghiandole salivari. Fra i Sauri sono velenosi il genere Heloderma e pochi altri, mentre lo sono numerosi Ofidi. Fra i serpenti velenosi europei le vipere sono le più diffuse. In generale le specie più velenose si trovano nei climi equatoriali, e questo si riscontra non solo per i serpenti, ma per tutti gli altri gruppi di animali: la fauna dei climi freddi invece è più povera di specie velenose. Fra i Mammiferi è velenoso l’ornitorinco, il cui maschio possiede uno sperone corneo cavo, connesso con una ghiandola del v. situata nella regione femorale. Fra gli invertebrati molti animali sono provvisti di organi atti a inoculare il v.: in particolare fra gli Artropodi si trovano parecchie specie (scorpioni, molti Imenotteri, molti Aracnidi) munite di pungiglioni o di pezzi boccali connessi con ghiandole velenifere. In tutti gli Insetti ematofagi la saliva iniettata prima che il sangue venga succhiato ha proprietà anticoagulante e, come tale, è leggermente tossica e determina pruriti. I Cefalopodi, e in particolare i polpi, posseggono ghiandole salivari velenose e il loro v., iniettato nei granchi, li paralizza rapidamente. Anche diversi Gasteropodi del genere Conus sono dotati di v. potenti.
Alcuni Insetti hanno sangue velenoso e lo spruzzano per mezzo di speciali apparati, come per es. il Coleottero Timarcha che possiede speciali aperture nella parete del corpo (pori celomatici), attraverso le quali l’emolinfa può essere schizzata contro i nemici. Esistono anche animali nei quali si osservano proprietà tossiche diffuse. Tra questi, diversi pesci che posseggono sangue velenoso. In molti casi l’azione tossica si ha soltanto se siero o sangue vengono iniettati, non se vengono ingeriti. Proprietà simili posseggono quasi tutti gli animali endoparassiti, i quali determinano nell’ospite fenomeni di intossicazione dovuti a sostanze prodotte dal parassita e messe in circolo nell’ospite.