siero La parte di un liquido organico che rimane fluida dopo la coagulazione.
S. di latte La parte del latte che residua dopo la caseificazione. La sua composizione differisce da quella del latte per la mancanza del caseinogeno e per la povertà in grassi. Pur rappresentando un importante sottoprodotto della fabbricazione dei formaggi, la sua utilizzazione non è agevole a causa della facile deperibilità e dell’elevato contenuto in acqua, che ne rende il trasporto molto costoso.
Può essere usato per la produzione del burro; mescolato con farina è impiegato per l’alimentazione dei suini; sottoposto a particolari trattamenti se ne ottiene un concentrato ricco in lattosio che trova vari impieghi.
Il s. del sangue è la parte non corpuscolata del sangue che si separa da questo dopo la coagulazione. È un liquido di colore variabile da giallo pallido al giallo oro che si può considerare come plasma sanguigno privato del fibrinogeno (che, trasformatosi in fibrina, passa a far parte del coagulo). Rappresenta il materiale di elezione per tutte le determinazioni chimiche e fisiche che non si eseguono sul sangue totale e quello esclusivamente impiegato nelle ricerche sierologiche. S. antilinfocitario è quello contenente anticorpi attivi contro i linfociti. S. immuni (o immunsieri) sono quelli contenenti anticorpi di nuova formazione, cioè ottenuti inoculando animali, per lo più cavalli, con dosi crescenti di tossine (s. antitossici) o di batteri, e destinati alla prevenzione o alla cura di malattie infettive oppure a scopi sperimentali. Sieroalbumine e sieroglobuline sono, rispettivamente, le albumine e le globuline del s. sanguigno.
Sierologia Ramo dell’immunologia avente per oggetto lo studio dei fenomeni immunitari che si svolgono a livello del s. del sangue.
Sieromucoide Mucoproteina presente in piccola quantità nel plasma ematico; è simile all’ovomucoide e non coagula al calore.
Sieroproteina Nome generico indicante le proteine del s. del sangue. Il complesso delle sieroproteine si distingue da quello delle proteine plasmatiche per la mancanza del fibrinogeno.
Il s. naturale contiene una frazione, il complemento, formata da numerose componenti e indispensabile allo svolgimento di particolari reazioni antigene-anticorpi. Poiché l’esecuzione di alcune ricerche sierologiche è condizionata o dall’assenza o, come quelle basate sulla tecnica della fissazione del complemento (reazione di Wasserman), dalla presenza di una determinata e uniforme attività complementare (attività variabile da s. a s. e in uno stesso individuo secondo le condizioni), in tali casi è necessario procedere innanzitutto a distruggere il complemento del s. in esame, cioè a inattivarlo; cosa che si ottiene riscaldando per 30 minuti primi il s. in bagnomaria alla temperatura di 56 °C. Nelle prove in cui l’attività complementare è necessaria, si aggiunge al s. inattivo una determinata quantità di s. opportunamente titolato. Potere anticomplementare del s. è la particolare proprietà che in alcune condizioni (per es., in corso di epatopatie gravi) può acquisire il s. di sangue durante il processo di inattivazione, per effetto del riscaldamento, a seguito del quale il s. stesso diviene capace di inibire il complemento successivamente addizionato al sistema antigene-s. in esame per consentire lo svolgimento della reazione dell’antigene con gli eventuali anticorpi specifici.
La sieroterapia è la somministrazione per via parenterale di s. contenente anticorpi specifici al fine di indurre uno stato di immunità passiva che permette di curare determinate malattie infettive oppure di neutralizzare sostanze tossiche di varia origine. Si è andata rapidamente diffondendo, specie dopo che è stata chiarita la natura dei disturbi che in taluni casi seguono l’introduzione parenterale di s. eterologhi. I s. più usati a scopo terapeutico sono quello antidifterico, antitetanico, antibotulinico e quello contro il veleno delle vipere (detto anche s. antivipera o, più genericamente, s. antiofidico).
La sieroprofilassi è la somministrazione per via parenterale di s. immuni a scopo profilattico. Conferisce un’immunità passiva immediata ma di breve durata, e viene pertanto praticata quando si teme che una determinata infezione sia in incubazione (per es., quando si teme che una ferita sia infettata dai bacilli del tetano). Sia per la breve durata dell’immunità (gli anticorpi trasmessi passivamente vengono eliminati o distrutti nel giro di qualche settimana) sia per il fatto che l’introduzione di un s. eterologo determina uno stato di sensibilizzazione anafilattica, quando il pericolo dell’infezione non è imminente alla sieroprofilassi si preferisce la vaccinazione, con la quale si determina uno stato di immunità attiva.
La sieroterapia e in particolare la sieroprofilassi devono essere praticate solo quando esiste una precisa indicazione clinica, in quanto l’introduzione parenterale di un s. immune eterologo, se da una parte rappresenta una delle migliori se non l’unica arma contro determinate malattie, dall’altra determina una condizione di sensibilità anafilattica.
La sieroresistenza è il fenomeno di adattamento che possono acquisire alcuni batteri nel corso di una sieroterapia, la quale in tal modo diviene inefficace.
La sierovaccinazione è una pratica profilattica consistente nella somministrazione contemporanea di un vaccino e del s. immune corrispondente, nell’intendimento di ottenere un’immunità passiva immediata e determinare insieme uno stato di immunità attiva.
Esame di laboratorio eseguito sul s. del sangue per diagnosticare particolari stati immunitari indotti da malattie infettive in atto o pregresse. Mira a dimostrare la presenza di anticorpi nel s. o, più raramente, a identificare agenti patogeni sconosciuti cimentandoli con s. nei quali sono presenti anticorpi noti.
La sieroagglutinazione è una varietà di sierodiagnosi consistente nella dimostrazione della presenza nel s. di particolari agglutinine (➔ agglutinazione).
La sieroprecipitazione è una prova sierodiagnostica che sfrutta la capacità di determinati antigeni di precipitare a contatto con il relativo anticorpo.
Il test di sieroprotezione è una reazione impiegata per la diagnosi di dermotifo e per individuare i focolai endemici di febbre gialla: inoculando ad animali da esperimento gli antigeni specifici unitamente al s. del soggetto in esame, se questi è malato di dermotifo o è stato affetto da febbre gialla gli anticorpi presenti nel suo s. neutralizzano l’antigene, così che l’animale inoculato non presenta le reazioni caratteristiche.
La malattia da s. (sieroanafilassi) è una sindrome anafilattica che si può verificare nel corso della sieroterapia: di solito ha decorso benigno e si risolve nel giro di pochi giorni. Si può manifestare a intervallo di tempo variabilissimo dall’inizio del trattamento sierico, dopo 1-2 giorni come dopo 15-17 giorni; tanto dopo una sola iniezione (malattia da s. da prima iniezione), quanto dopo la seconda iniezione (malattia da s. da seconda iniezione). La prima forma, eccezion fatta per soggetti già ipersensibili alla somministrazione di sostanze eterologhe a struttura proteica, ha una sintomatologia modesta, rappresentata da un’eruzione esantematica localizzata al punto di iniezione o più o meno diffusa a tutto il corpo. Nella seconda forma, oltre a fenomeni cutanei, locali e diffusi, analoghi ai precedenti, si può verificare un vero e proprio shock anafilattico (➔ anafilassi). Le due forme hanno patogenesi comune: si tratta sempre di una reazione anafilattica (sieroreazione), tra le proteine del s. che funzionano da antigeni e gli anticorpi specifici che l’organismo successivamente elabora.
La prevenzione della malattia da s. trova una prima attuazione nella stessa confezione dei s. immuni, nei quali vengono demolite o allontanate le frazioni proteiche terapeuticamente inattive. Nel caso singolo è particolarmente importante procedere al preventivo controllo di una preesistente ipersensibilità. Nelle malattie da s. conclamate è di grande efficacia il ricorso a preparati antistaminici, all’adrenalina oppure ai cortisonici.
In patologia sperimentale, negli studi sull’anafilassi, ha avuto importanza la sierotossina, prodotto di trasformazione del s. di sangue ottenuto con vari procedimenti: trattando il s. con un complesso antigene-anticorpo, oppure con svariate sostanze organiche (agar, albume coagulato, masse batteriche) o inorganiche (caolino ecc.). La sierotossina introdotta per via endovenosa, previa centrifugazione, nell’animale (coniglio o cavia) provoca la morte con sintomi di shock.