BAHREIN
BAḤREIN. – Demografia e geografia economica. Storia. Architettura
Demografia e geografia economica di Matteo Marconi. – Stato insulare situato nel Golfo Arabico, tra l’Arabia Saudita e il Qaṭar. L’attrazione esercitata dalle industrie ha comporta to una massiccia e crescente immigrazione straniera, giunta a rappresentare oltre la metà di una popolazione di 1.344.111 abitanti nel 2014 (secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs), che nell’ultimo decennio è quasi raddoppiata. Il B. procede nel diversificare la propria economia, sebbene la maggior parte delle esportazioni sia ancora legata al petrolio (77% nel 2013), oltre alle discrete riserve di gas e alle più tradizionali attività di pesca, in particolare di perle. Hanno ricevuto ulteriore impulso lo sviluppo dei settori chimico, petrolchimico, metallurgico e cantieristico, che garantiscono una crescente produzione industriale (4,7% nel 2013). Si segnala la raffineria di Sitra, una delle maggiori del Vicino Oriente. Rilevante lo sviluppo come piazza finanziaria islamica e polo turistico.
Storia di Giuseppe Dentice. – Come gli altri Stati della Penisola arabica, il B. visse per decenni una condizione di sostanziale stabilità, sebbene nel piccolo regno governato dagli al-Khalīfa esistessero fragilità legate principalmente alla composizione etnico-religiosa della sua popolazione. Circa il 65% di questa era di fede sciita e aveva sempre vissuto in una condizione di discriminazione nella sfera politica e lavorativa, pubblica e privata. Ciò aveva storicamente posto una serie di problemi alla sicurezza interna, ma non tali da pregiudicare la stabilità nazionale, che fu tuttavia profondamente segnata dall’insorgere delle primavere arabe nella regione medio-orientale.
Al di là delle rivendicazioni di maggiore uguaglianza sociale e di democrazia, le cause più profonde delle rivolte popolari erano infatti riconducibili al fattore settario. Nonostante le pressioni dei gruppi riformisti e delle opposizioni, e nonostante le stesse rassicurazioni del monarca Ḥamad ibn ῾Īsā bin Salmān al-Khalīfa – al potere dal 2002 – nel voler promuovere un’agenda maggiormente riformista, le rivolte nell’isola continuarono. Parallelamente, la repressione e il ripristino dell’ordine voluti dalla casa regnante proseguirono grazie anche all’aiuto delle truppe del Peninsula shield force – l’esercito congiunto del Consiglio di cooperazione del Golfo – che furono in grado di contenere le istanze rivoluzionarie cristallizzando lo status quo degli eventi. Le contrastanti istanze politiche – da un lato le pressioni conciliatrici della comunità internazionale, dall’altro le spinte restauratrici delle monarchie vicine alleate – impedirono agli al-Khalīfa di promuovere un reale processo di riconciliazione nazionale.
Sul piano internazionale, oltre alle solide relazioni – anche per via di vincoli familiari e culturali – con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, il B. migliorò i rapporti bilaterali con il vicino Qaṭar, dopo aver risolto alcune dispute territoriali, mentre continuò a considerare l’Irān una minaccia alla sicurezza nazionale. La Repubblica islamica era infatti ritenuta una forza destabilizzante e responsabile di aver influenzato le azioni rivoluzionarie della maggioranza sciita. Anche al fine di contenere la presenza iraniana nell’area, al-Manāma rafforzò negli anni i suoi rapporti con Washington, tanto da ospitare nelle sue acque territoriali il quartier generale della Quinta flotta della Marina statunitense.
A differenza di altri contesti similari nella regione medio-orientale, gli Stati Uniti assunsero tuttavia un atteggiamento molto più cauto nei confronti della popolazione bahreinita non proponendo mai in maniera ufficiale un appoggio ai rivoltosi come invece accaduto in Tunisia, Egitto e Libia.
Architettura di Livio Sacchi. – Dal punto di vista geografico, il regno coincide con una piccola isola del Golfo collegata a Dhahran e Dammam, in Arabia Saudita, da un lungo ponte, la King Fahd causeway, molto trafficato soprattutto nei fine settimana. Aperta, tollerante e liberale, la capitale al-Manāma, come le altre maggiori città del Golfo, è in grande espansione e in cerca di una sua riconoscibile immagine architettonica contemporanea. Fra i protagonisti del suo skyline è il Bahrain world trade center (2004-08), costituito da una coppia di torri appuntite e fortemente rastremate verso l’alto progettate da WS Atkins & Partners, nella cui struttura sono integrate alcune grandi turbine eoliche. Notevole, anche, il National theatre (2012) progettato dal gruppo francese Architecture-Studio, affacciato con la sua aerea pensilina sulle acque del mare.