Moneta d’argento coniata nel 15° sec. nelle zecche dell’Italia meridionale, del valore di 12 denari o di un soldo, imitazione del grosso bolognino; il nome fu dato poi alla moneta di pari valore coniata nella zecca di Roma e nelle altre zecche dello Stato della Chiesa. Cresciuto il valore dell’argento, il b. diminuì progressivamente di peso e di diametro (verso la metà del sec. 16° era detto baiocchetto); fu poi ingrandito, diminuendone la bontà, finché Sisto V autorizzò l’emissione di un b. detto per dispregio baiocchella, del valore di 4 quattrini o di 1/10 di giulio, ma con 1/5 d’intrinseco meno del giulio; emesso in grande abbondanza, fu imitato dalla zecca di Urbino, contraffatto in quelle di Gazzoldo e di Castiglione delle Stiviere, e abolito nel 1592. Nel 1602 fu emesso il mezzo b. di rame, nel 1725 il b. di rame con il ragguaglio di 100 a 1 scudo romano, e le emissioni si susseguirono fino al 1866 quando fu sostituito dal soldo. Del b. si ebbero anche i multipli da 2,5 ( sampietrino), 4,5 ( madonnina) in rame, e da 8, 12, 16, 25 e 40 di mistura. Nel Regno di Napoli si chiamarono b. alcune monete di rame coniate nel 18° secolo.