balene, delfini, orche
Mammiferi adattati alla vita marina
Balene, delfini e orche abitano quasi tutti i mari e sono perfettamente adattati alla vita acquatica. Assomigliano esteriormente ai pesci, ma sono mammiferi a tutti gli effetti, 'trasformatisi' nel corso di milioni di anni
per vivere al meglio nell'ambiente acquatico. Sono animali molto intelligenti e hanno una vita sociale spesso complessa.
Balene, delfini e orche, insieme a focene, beluga e narvali, fanno parte del gruppo di Mammiferi marini chiamati Cetacei. Questo gruppo di animali strettamente imparentati tra loro comprende 85 specie delle più diverse dimensioni, dalla focena che pesa circa 100 kg ed è lunga 2 m, alla balenottera azzurra che è il più grande animale vivente, pesante anche 100.000 kg e lungo fino a 33 m.
I Cetacei si dividono in due sottogruppi. Del primo, quello degli Odontoceti, fanno parte tutte quelle specie ‒ delfini, orche e capodogli ‒ che possiedono denti, con cui possono mangiare anche grandi prede. Al secondo sottogruppo, quello dei Misticeti, appartengono invece balene e balenottere che al posto dei denti hanno fanoni, frange di pelle indurita (tessuto corneo) che pendono dalla mascella superiore. I fanoni vengono usati per filtrare l'acqua e trattenere le minuscole prede costituite da animaletti planctonici.
Nonostante possano vivere solo in acqua e le loro forme siano tanto simili a quelle dei pesci, balene, delfini e orche sono mammiferi tanto quanto lo sono un orso o un leone. La differenza tra balene e orsi è che le prime, nel corso di milioni di anni, si sono adattate talmente bene alla vita acquatica che adesso non sono più in grado di vivere sulla terraferma. Hanno il corpo affusolato, gli arti anteriori trasformati in pinne e la coda in una grossa pala allargata, estremamente utile per nuotare. Il loro adattamento all'acqua è così perfetto che solo nel 1758 il biologo svedese Carlo Linneo fu capace di riconoscere le loro differenze dai pesci.
Infatti questi mammiferi marini, a differenza dei pesci, partoriscono un piccolo che viene allattato dalla madre. Respirano attraverso i polmoni (e non attraverso le branchie) e quando vanno sott'acqua trattengono l'aria che viene poi espulsa, una volta tornati in superficie, attraverso un grande sfiatatoio che si apre alla sommità del capo. Inoltre, hanno la pinna della coda posta orizzontalmente (e non verticalmente come i pesci) e nuotano aiutandosi con movimenti della coda dall'alto verso il basso. Iniziano a riprodursi compiuti gli 8÷10 anni, partoriscono un piccolo solo ogni 2÷5 anni e possono vivere fino a un'età di 50÷80 anni.
Durante le loro immersioni, lo strato di grasso (spesso anche 50 cm) che hanno sotto la pelle li protegge dal freddo dei fondali.
Balene, delfini e orche abitano quasi tutti i mari del mondo e tendono a concentrarsi laddove le risorse di cibo sono maggiori. Le loro prede sono tra le più varie, dal plancton per balenottere e grandi balene, a pesci di diverse dimensioni o anche piccoli mammiferi per capodogli, delfini e orche.
Le orche (Orcinus orca) viaggiano in gruppi familiari, formati o da madri e figli che rimangono insieme per diverse generazioni, oppure da diversi maschi imparentati tra loro. Essere in gruppo aiuta molto nella cattura delle prede e gli individui più anziani possono insegnare le strategie di predazione ai più giovani, in modo che le 'tradizioni' vengano tramandate di genitore in figlio, proprio come succede tra noi esseri umani. In questo gioco di squadra, le orche sono capaci di catturare pesci di svariate dimensioni e, lungo le spiagge dell'America Meridionale, si sono specializzate anche nella cattura di foche e otarie.
Ma come fanno le orche a riconoscersi e a comunicare tra loro? Questi mammiferi marini, così come le balene e i delfini, hanno la capacità di emettere una grande quantità di versi, fischi e vocalizzazioni che vengono usati in diverse circostanze: durante il nuoto, l'accoppiamento o la predazione. Nelle orche, i gruppi familiari sono talmente uniti che ognuno ha un particolare repertorio di suoni, parla una specie di dialetto tutto suo.
Anche i delfini sono specie gregarie. Il tursiope troncato (Tursiops truncatus) è il delfino più comune nelle acque del Mediterraneo. La composizione dei gruppi in questa specie è meno stabile di quella delle orche e piccoli gruppi possono riunirsi a formare branchi di notevoli dimensioni.
Il ciclo di vita delle grandi balene, come la balenottera azzurra (Balenoptera musculus), la balenottera comune (Balenoptera physalus) e la megattera (Megaptera novaeangliae), è legato a lunghe migrazioni stagionali. Queste balene si accoppiano nei caldi mari tropicali durante i mesi invernali, e migrano poi verso le acque polari ricche di cibo, dove restano per 3÷4 mesi alimentandosi di plancton, minuscoli crostacei che rappresentano il loro nutrimento primario. Dopo questo periodo alimentare, migrano nuovamente verso le zone calde e le femmine partoriscono un piccolo, circa 10÷12 mesi dopo che si sono accoppiate.
Dopo solo pochi mesi dalla nascita, il piccolo accompagna la madre nella migrazione primaverile, nuotando per più di 3.000 km verso i mari polari. In questo periodo si nutre del ricchissimo latte materno, che lo fa ingrassare di 90 kg al giorno e che gli fa prendere ben 17 t di peso in 6÷7 mesi. Questo primo viaggio dal luogo di nascita alle zone di alimentazione rimarrà per sempre nella memoria del nuovo nato che, se femmina, continuerà a tornare per tutta la sua vita negli stessi mari della madre per trovare il cibo. Al contrario, i maschi, nel corso degli anni, pattugliano anche altre zone in cerca di plancton.
Durante l'inverno le megattere arrivano nei mari tropicali alla ricerca di acque calme e protette per partorire il loro piccolo e allevarlo durante i primi mesi di vita. Anche i maschi arrivano in queste aree, ma con un altro scopo: l'accoppiamento. Il problema è che più maschi spesso corteggiano una stessa femmina e allora ognuno di loro cerca di 'impressionare' la futura compagna in modo da essere scelto. Una prima strategia che il maschio può seguire è quella di scortare la femmina per ore, bloccando l'avvicinarsi di altri maschi e accoppiandosi con lei prima di lasciarla nuovamente solitaria. Un tipo di corteggiamento alternativo è quello del canto: vere e proprie canzoni lunghe 10 minuti e ripetute incessantemente per ore e ore, anche per tutto il giorno. Quando finalmente la femmina sceglie il suo compagno e si unisce a lui, il canto termina e lascia il posto a fantastiche acrobazie fuori e dentro l'acqua.
Immortalato da Herman Melville in Moby Dick, il capodoglio (Physerter macrocephalus) è un animale da guinness dei primati. È la più grande tra le balene del suo gruppo (Odontoceti), possiede il cervello più grande di tutti gli animali viventi e si inabissa nei mari per tempi lunghi a profondità elevate come nessun'altra specie è in grado di fare. Per alimentarsi compie immersioni a 500 m per 40 minuti, ma spesso arriva a oltre 1.000 m di profondità e rimane sott'acqua per un'intera ora. Le velocità di discesa e di risalita sono stupefacenti e raggiungono i 140÷170 km orari. Tra un'immersione e l'altra bastano meno di 5 minuti per riprendere fiato e prepararsi a un nuovo viaggio sottomarino.
Più mamme con i loro piccoli si riuniscono in grandi gruppi. Sotto minaccia, i capodogli si dispongono a forma di 'margherita', con le teste rivolte al centro del cerchio e i corpi verso l'esterno, come petali di un fiore. Al centro della formazione vengono racchiusi i piccoli e gli individui feriti. In questo modo, gli animali possono difendersi dai predatori provenienti da ogni lato a colpi di coda e proteggere saldamente i più deboli. Purtroppo questo comportamento di difesa risulta disastroso quando i predatori sono cacciatori di balene. Infatti, dal momento che i capodogli rimangono uniti tra loro e non si allontanano dagli individui feriti, i cacciatori possono prelevare tutti gli animali del gruppo, uno dopo l'altro.