Pittore, scultore e disegnatore (Roma 1781 - ivi 1835). Figlio di un modellatore di statuette, cominciò esercitandosi nell'arte paterna (gruppi di terracotta, più tardi, sono conservati nel Museo di Roma). Frequentò per breve tempo l'accademia di Bologna e poi, a Roma, l'accademia di San Luca. Personalità vivace e irrequieta, eseguì figure nelle opere del vedutista svizzero F. Kaisermann (1765-1833), acquerelli con Scene e costumi di Roma e del Lazio (1807, Firenze, Gabinetto delle stampe e dei disegni), ma presto si dedicò quasi esclusivamente al disegno e all'incisione, traducendo il linguaggio neoclassico in modi spigliati, arricchiti da puntuali notazioni dal vero. Accanto a serie dedicate a vedute (di Roma, del Lazio e di Napoli), a scene, costumi e tipi popolari legati al mondo contemporaneo (famose quelle per il Meo Patacca di G. Berneri, 1823) e a episodî di storia greca e romana, P. illustrò l'Eneide (1811), la Divina Commedia (1826), la Gerusalemme Liberata (1827), l'Orlando Furioso (1829) e, rimasto incompiuto per la morte, l'Asino d'oro di Apuleio. Del figlio Achille (Roma 1809 - Napoli 1841), anch'egli pittore, sono conservati nel Museo di Roma a Palazzo Braschi circa duecento acquerelli, datati tra il 1832 e il 1835, tra i quali una numerosa serie di vedute di chiese romane, vivacizzate da scenette di vita quotidiana; per alcune di queste chiese, ormai scomparse, gli acquerelli di P. rappresentano l'unica documentazione visiva rimastaci.