BAVIERA (A. T., 56-57)
L'attuale repubblica di Baviera è in ordine di grandezza e di popolazione, il secondo stato della Germania. Com'è il caso della repubblica d'Assia, anche la repubblica di Baviera è uno di quegli stati che in geografia politica si dicono polimerici: essa infatti è divisa in due parti di differente grandezza e di diversa importanza storico-politica: l'occidentale, cioè il Palatinato Bavarese sulla sinistra del Reno, e l'orientale, cioè la parte principale dello stato, sull'alto Danubio e sul Meno, fra le Alpi, la Selva di Boemia, la Selva di Turingia, la Rhön e lo Spessart. Il Palatinato con 5503,96 kmq. e 931.755 ab., completamente separato dalla parte principale dello stato, essendovi interposti il Wu̇rttemberg, il Baden e l'Assia, giace fra 48°58′ e 49°49 di latitudine, 7°4′ e 8°30′ di long. orientale, confina con la Lorena (francese), il territorio della Saar e la provincia del Reno appartenente alla Prussia. La parte principale dello stato è compresa fra 9°1′ e 13°50′ di long. orientale da Greenwich e tra 47°16′ e 50°34 di lat. boreale e con un contorno di confini grossolanamente rettangolare e un'area di 70.492,51 kmq. con 6.447.839 abitanti; ha una larghezza massima da ponente a levante fra Aschaffenburg e Passau di 410 km., mentre la diagonale tra Lindau sul lago di Costanza e Hof a oriente della Selva di Franconia è lunga 543 km.
Tenuto conto dell'annessione, avvenuta nel 1920, di quello che fu il ducato di Coburgo (562,3 kmq. e 76.818 ab.), e per converso del fatto che il territorio della Saar fu costituito togliendo al Palatinato 416 kmq. con 98.973 abitanti, la Baviera, su una superficie di 75.996,47 kmq. secondo il censimento del 1925, ne conta 7.379.594. Essi parlano dialetti alto-tedeschi, nei quali si devono distinguere il bavarese, in senso proprio, dallo svevo e dal franco (franco orientale). I Bavaresi abitano le Alpi, il Ripiano Subalpino a oriente del Lech (l'Alta e la Bassa Baviera), l'Alto Palatinato e un piccolo lembo dell'Alta Franconia nel Fichtelgebirge, gli Svevi dal Ripiano Subalpino a occidente del Lech arrivano verso N. a occupare quasi tutto il circolo bavarese di Svevia. Nel Palatinato Renano meridionale, sino alla latitudine di Spira, si parlano dialetti franco-orientali, nel resto dialetti franco-renani, del ramo medio-tedesco. I 2/3 degli abitanti sono cattolici, quasi il 1/3 protestanti, 60.000 israeliti. Cattolici quasi del tutto sono la Baviera meridionale, l'Alto Palatinato e la Bassa Franconia; in gran parte protestante è la Media Franconia; l'Alta Franconia e il Palatinato Renano sono divisi fra le due confessioni. Secondo l'ultimo censimento, la popolazione è così ripartita fra i varî circoli di governo:
La Baviera è lontana dal comprendere una sola regione naturale. Il Palatinato Renano, sotto il riguardo geologico-morfologico, fa parte delle montagne medie della Germania, del sistema Varisco, e in esso si possono distinguere varie piccole regioni naturali; la parte principale dello stato che comprensivamente si suol chiamare Baviera, si stende su regioni naturali che in parte sono differenti, in parte sono la continuazione verso oriente delle montagne anzidette e tuttavia diverse per più rispetti dallo stesso Palatinato Renano. I confini stessi che separano lo stato bavarese dagli altri stati tedeschi non corrispondono a quelli di regioni fisiche né di regioni etnografiche. Di queste ultime la Baviera comprende parte della Svevia, quasi tutta la Franconia orientale, mentre è separata politicamente dall'Austria con la quale ha identità etnica. Nella parte di NO. cioè nella Bassa Franconia, vi è poi l'incluso di Ostheim che appartiene alla Turingia (56,8 kmq. e 3600 ab.). Tuttavia la Baviera non è fra gli stati tedeschi uno di quelli che nell'estensione attuale e nella storia della formazione territoriale non mostrino strette relazioni con le condizioni geografiche: è lo stato formatosi nella regione antistante alle Alpi attraversata dal Danubio e che da questa si estese al bacino del Meno Superiore; alla prima è strettamente legato, mentre a levante il gran vallo della Selva dl Boemia e del Fichtelgebirge diede valido appoggio a tale formazione politica. Non uscendo però dai confini politici, è possibile seguire il principio della regione naturale che di ogni corografia moderna è la pietra angolare; è possibile cioè per ciascuna delle regioni naturali in tutto o in parte comprese nei confini politici della Baviera, considerare partitamente le condizioni che vi trova la vita dell'uomo.
Consideriamo dapprima la parte orientale, cioè quella che per il riguardo geografico-politico e storico, costituisce la parte essenziale dello stato e si chiama complessivamente Baviera, benché questo nome si debba propriamente alla regione tra il Lech, il Danubio e le Alpi, mentre vi sono comprese anche la Svevia orientale e le tre Franconie. Dal Danubio stesso, che l'attraversa da ponenite a levante, la Baviera è pertanto divisa in una parte meridionale e in una settentrionale. La riva NE. del lago di Costanza e, in parte, l'Iller ad occidente, la Salzach, l'Inn e la Selva di Boemia a levante, limitano la Baviera meridionale, per modo che essa si può considerare come una dipendenza delle Alpi; infatti oltre al ripiano che declina al Danubio dal piede settentrionale delle Alpi, sono in parte comprese nel territorio bavarese le catene tra il lago di Costanza e la Salzach. A N., oltre la valle del Danubio che si potrebbe considerare come una terza unità naturale dopo le Alpi e il Ripiano Subalpino, v'è la Baviera settentrionale, dove si distinguono abbastanza chiaramente le seguenti regioni naturali: le Terrazze della Franconia, la Selva di Boemia della quale è parte quella dell'Alto Palatinato, cui si connette il territorio della Naab, la Selva di Franconia, il Vogtland bavarese, la Rhön e lo Spessart. Di tutte sarà fatta partitamente parola in questo articolo.
La Baviera alpina. - Tutte le Alpi della Repubblica tedesca appartengono alla Baviera, fatta eccezione dell'Adelegg con la cima Schwarze Grat (1119 m.) che è nel territorio del Württemberg. Le Alpi Calcaree Settentrionali devono anzitutto le loro forme al sollevamento recente che conferì al rilievo linee energiche e forti pendenze, donde la forza d'erosione e di trasporto dei fiumi. Memorabili i laghi vallivi (Königsee, a 601 m. s. m., 5,17 kmq., 188 m. di profondità). Le valli principali (Iller, Lech, Loisach, Isar, Inn [in Baviera] Achen, Salzach) sono trasversali. Delle Alpi Calcaree Settentrionali spettano alla Baviera le Alpi di Algovia e le Alpi Salisburghesi, nelle quali si distinsero minori suddivisioni. Ma esse, lungi dall'appartenere per intero alla Baviera, ne formano il confine meridionale. Per le Alpi di Algovia v. algovia. Dei varî gruppi che si distinguono nelle Alpi Bavaresi, il Wettersteingebirge fra Loisach e Isar, calcareo, inciso da profonde forre, attinge le massime altezze di tutto il territorio germanico (Zugspitze, 2964 m., con osservatorio metereologico). Delle Alpi Salisburghesi solo quella parte che forma il Berchtesgaden fra la Saalach, la Salzach e il confine politico ed è distinta sotto il riguardo tettonico dalla prevalenza delle fratture sulle pieghe, appartiene alla Baviera. Sono monti ove l'esistenza di una roccia poco resistente (dolomia principale) e di una dura (calcari del Dachstein) ha dato origine a valli aperte e larghe o a valli strette e profonde o a valli dove si combinano queste due condizioni. L'altezza maggiore sul territorio bavarese è il Watzmann (cima più alta 2714 m.). Tale essendo l'altezza, il clima di questa regione è l'alpino e di questo non è il caso di esporre qui le caratteristiche.
La vite rimane esclusa dalle Alpi Bavaresi, poiché esse si elevano sull'altipiano sottostante da altezze superiori al limite altimetrico di questa pianta a quella latitudine. La zona inferiore sino a 1300 m., che è sgombra di nevi per circa sei mesi (maggio-ottobre), è coperta di boschi di conifere e di faggi, dai quali traggono vita le segherie di legname; i suoi pascoli, ornati di ellebori e aconiti, sono frequentati da molte mandre. L'abitare sparso in dimore isolate o raccolte in casali, è la forma dominante, in modo che anche i maggiori centri di mercato risultano di tanti piccoli aggruppamenti abbastanza discosti; mancano le città, perché le valli non offrono condizioni allo sviluppo urbano.
Oltre i 1300 metri e sino ai 1700, le nevi si sciolgono in giugno e cadono nuovamente in settembre, sicché per quattro mesi, talvolta per cinque o per sei, il suolo ne è sgombro. È questa la regione dell'abete rosso, dove l'economia prevalente è quella pastorale, fondata sull'alpeggio del bestiame da maggio o giugno a settembre. Sopra i 1700 e fino ai 1900 m. dominano gli alti arbusti e il pascolo è possibile tuttavia nel corto periodo estivo. Finalmente fra 1900 e 2500 m., dove le nevi si sciolgono incompletamente e nei luoghi riparati, esistono piccoli ghiacciai, crescono soltanto arbusti nani e il pascolo è possibile alle pecore e alle capre. Oltre i 2500 m. i terreni pianeggianti sono permanentemente coperti di nevi e di ghiacci; solo sui dirupi e sulle creste ove la neve non si ferma, crescono muschi e fanerogame variopinte e perciò è questa una zona da cui non si trae profitto economico, se non indiretto, nelle acque di disgelo che da essa scendono in basso.
Il Ripiano Subalpino Bavarese. - Oltre alle catene periferiche delle Alpi centrali, appartiene alla Baviera meridionale e ne è parte essenziale quel tratto del paese antistante alle Alpi che sta ad oriente dell'Iller e si estende sino alla Salzach e all'Inn. La parte di esso situata ad occidente dell'Iller appartiene al Württemberg; è chiamata Ripiano Bavarese, ma sarebbe un errore figurarsi questa regione come piana, poiché se la media altezza è di 500-600 metri, in realtà essa ha una superficie alquanto varia che è in relazione con l'origine geologica; essa è fondamentalmente costituita da sedimenti terziarî, rialzati e in parte ripiegati, attraverso i quali, verso la fine del miocene, incominciarono ad essere incise le valli. Accumulamenti glaciali fluvioglaciali e fluviali vi si succedettero nelle varie glaciazioni e nelle epoche interglaciali, per modo che si deve all'opera dei ghiacciai alpini il paesaggio morenico della parte meridionale dell'altipiano.
Come le sedi rurali dipendono strettamente, anche per riguardo alla struttura, dalle forme economiche e dalla storia della proprietà, così quelle urbane dipendono dall'industria e dal traffico. La grande via del Danubio che mise ognora la Baviera in comunicazione con Vienna (e dove si notano Ulma Nuova, Ingolstadt, Ratisbona [Regensburg], Straubing, Passavia) e i passi alpini che collegano il Ripiano Bavarese con l'Italia settentrionale, determinarono lo sviluppo e la persistenza dei centri più importanti, alcuni dei quali furono già sedi romane (Kempten = Campodunum. Augsburg = Augusta Vindelicorum, Regensburg [Ratisbona] = Castra Regina) i quali, grazie ai rapporti con l'Italia, si mantennero in grande splendore sinché non decadde il commercio del Mediterraneo. Sola eccezione Monaco (nel 1925, 631.000 ab.): sorta sul Ripiano Bavarese nel 1158 per iniziativa di Enrico il Leone, dove la via da Salisburgo ad Augusta, che serviva al commercio del sale, passava l'Isar incrociandosi con quella che veniva dal passo di Scharnitz, Monaco, come residenza dei duchi di Baviera divenne nodo stradale per le comunicazioni con i passi alpini (passi di Scharnitz e del Brennero) ed ebbe nel sec. XIX assai aumentata la sua importanza con la costruzione delle ferrovie che misero in seconda linea la valle del Danubio e le città di Landshut (25.000 ab.), Augusta (con 165.000) e Nördlingen (con 8589). La segala e anche il frumento, e sulla sinistra del Lech la spelta, sono i cereali coltivati sul ripiano, dove si producono abbondantemente anche luppolo e orzo da birra; al presente fra 600 e 700 metri i cereali sono sostituiti dalla produzione foraggera, come più rimunerativa anche per il fatto che le piogge abbondanti la favoriscono.
Le Terrazze della Franconia. - Al Ripiano Subalpino seguono verso N., oltre il Danubio, le Terrazze Franconi delle quali le parti più alte e che nondimeno non sempre fanno da spartiacque, sono costituite dal Giura di Franconia e di Svevia, con parola locale detto Alb. Di esso, fatta eccezione per un brevissimo lembo NE. del Giura Svevo (Rauhe Alb) che appartiene al Württemberg, solo il Giura Francone è compreso nel territorio bavarese. Gli strati pendono dal margine rialzato della pianura renana (v. baden) verso E. e SE., ma le formazioni più recenti (Giura bianco e bruno) si conservarono nella parte orientale, ove il Giura bianco, come roccia più resistente, raggiunge le maggiori altezze (superiori ai 1000 m.) e costituisce appunto il gradino più alto, formato dai rilievi del Giura Svevo-francone. Sui loro versanti occidentali essi scendono a una vasta regione di colline degradante verso i fiumi in ripiani successivi, costituiti da rocce la cui età è tanto più antica quanto più ci si avvicina al Reno; l'affiorare di ogni nuova roccia per lo più corrisponde alla presenza di una scarpata. Queste colline formano il paese collinoso svevo-francone, e all'insieme i geografi tedeschi dànno il nome di Paese a gradini Svevo-francone o, come potremo dire più semplicemente, Terrazze (ripiani) Svevo-franconi. La parte orientale o francone consta di due scaglioni, l'uno superiore nell'alta e media Franconia e percorso dalla Regnitz, l'altro inferiore, nella bassa Franconia, percorso dal Meno; tra l'uno e l'altro è interposto il ripiano Frankenhohe-Steigerwald-Hassberg che separa nettamente l'uno dall'altro; lo spartiacque del Neckar separa a SO. il secondo dalla Bassa Svevia; l'Odenwald e lo Spessart a ponente, l'Hohe Rhön a settentrione, il Giura Francone a levante del primo, li cingono quelle altre direzioni, per modo che è giustificata l'espressione di "bacini" (Becken) con cui sono designati dai geografi tedeschi.
Il Giura di Franconia (Fränkische Alb) si può far cominciare ad oriente del Ries, la regione bassa, che corrisponde probabilmente a un antico cratere di esplosione, attraversata dal fiume Wörnitz: è un tavolato formato da strati calcari, dolomie, arenarie e marne pressoché orizzontali, accompagnato sui due lati E. e O. da profondi bacini, in modo che su di essi si eleva come una muraglia. I suoi punti più alti però non superano i 700 metri, e le valli ne dividono il rilievo molto più che nel Giura Svevo, che è anche più alto. Nelle durissime dolomie di Franconia, del Giura bianco, le acque hanno inciso profondi intagli lasciando sporgere ardite guglie; non vi mancano le grotte e il paesaggio è sommamente pittoresco, specialmente nella vallata del Wiesent, la cosiddetta Svizzera Francone. Essa giace nel centro del circolo politico amministrativo dell'Alta Franconia, che formando l'angolo NE. dello stato bavarese, comprende non solo la parte settentrionale del Giura, ma anche la Selva di Franconia, quasi tutto il Fichtelgebirge e il territorio che fu il ducato di Coburgo. Sotto il riguardo economico, il Giura Francone è una regione mediocre: causa l'assorbimento operato dalle cavità carsiche, le parti alte sono aride, i villaggi esistenti raccolgono l'acqua di pioggia nelle cisterne, e il troppo sottile strato di humus non può dare ricchi prodotti. Per contrario i corsi d'acqua superficiali, alimentati dalle acque sotterranee che vengono alla luce nelle parti basse, dànno vita alle coltivazioni; onde nelle valli si trovano oltre a villaggi anche città. In complesso però il Giura di Franconia è poco popolato.
Condizioni naturali più favorevoli presenta la parte meridionale del Giura Francone, dove è attraversata dall'Altmühl, la cui valle, in parte percorsa dalla ferrovia Norimberga-Monaco, conta alcune piccole città come Treuchtlingen (4400 ab.), Eichstadt (8000 ab.). All'Altmühl, afluente del Danubio, arriva il canale Lodovico, che serve alla navigazione interna fra il Danubio, il Meno e il Reno.
E veniamo agli scaglioni inferiori, la cui superficie costituisce il fondo dei due bacini dove passano la Regnitz e il Meno. Il primo, con la superficie dolcemente ondulata e piana è in complesso poco fertile, per modo che le coltivazioni possono farsi con profitto e solo nei luoghi dove affiora il terreno liassico. Il luppolo è una delle coltivazioni caratteristiche della Franconia. Con le pinete dai fusti rettilinei, si alterano gli umuleti (Hopfengarten) che si riconoscono subito dalle pertiche verticali, lunghe e fitte, destinate a sostenere le cordicelle e i fili di ferro sui quali si attorcigliano le piante. È questa talvolta quasi l'unica coltivazione che nell'Alta e nella Media Franconia fanno gli agricoltori. Necessariamente, per le esigenze della coltivazione che richiede minuzioso lavoro manuale, la piccola proprietà predomina e la casa rurale francone, con le sue costruzioni accessorie disposte intorno alla corte centrale e con il tetto aguzzo, presenta in questo gli adattamenti particolari per riporvi i frutti del luppolo a seccare. Le operazioni successive, necessarie a rendere commerciabile il prodotto, classificato per qualità (disseccamento al fuoco, solforatura e imballamento) si fanno nei grandi magazzini di Norimberga. Essa è il centro del commercio del luppolo della Franconia e della Baviera propriamente detta, che sono le principali regioni umulicole.
Il ripiano della Bassa Franconia, percorso con grandi incurvature dal Meno in una profonda valle, cui mettono la Saal di Franconia e la Tauber, è formato da strati triassici. La sua superficie dolcemente ondulata è in più luoghi ricoperta da un mantello di löss, il quale, come avviene nella Svevia, le conferisce una notevole fertilità agraria. Per modo che col favore di un clima distinto dalla relativa scarsezza delle piogge (al disotto dei 600 mm. annui) è adatto alla coltura dei cereali, degli alberi da frutto e della vite. Da questo beneficio sono invece escluse quelle parti della Bassa Franconia che rientrano in altre regioni naturali (Rhön, Spessart) e dove d'importante non si produce che bestiame d'ingrasso e legname. In complesso la Bassa Franconia, che forma la parte NO. dello stato bavarese, non è molto popolata: la densità supera di poco la media lungo il Meno e in altre parti economicamente più progredite. Würzburg (con quasi 90.000 ab.) è l'unica città un po' grande della Bassa Franconia; le altre sono città molto meno popolate. Schweinfurt infatti, con poco più di 36.000 ab., e nota per la sua industria dei colori è l'unica città importante del ripiano della Bassa Franconia, dopo Würzburg.
Le montagne Varische circuenti la Baviera. - La Baviera da E., per il N., a NO., è cinta da monti di tipo particolare, residui dell'antico Sistema Varisco, grande montagna a pieghe dell'epoca carbonifera, estesa dall'Altipiano centrale della Francia al Massiccio di Boemia. Necessariamente con la storia geologica comune e la situazione geografica, pongono anche alla vita dell'uomo condizioni paragonabili e influirono sulla storia dello stato bavarese, che poté estendersi fino a questa energica cornice, valida a proteggere una formazione politica e a limitarne lo sviluppo.
I monti di confine della Baviera orientale, cioè la Selva Boema con la Selva Bavarese e la Selva dell'Alto Palatinato, costituiti da scisti cristallini e graniti, chiudono parzialmente verso NE. il bacino del Danubio superiore: dall'infossatura di Eger (Cheb) sino al Danubio presso Linz, si elevano queste montagne selvose che fanno da spartiacque fra Danubio ed Elba con una serie di rilievi paralleli dolci e larghi, incisi da valli poco profonde. La valle superiore del Regen divide la Selva di Boemia in due massicci, dei quali quello verso il Danubio riceve il nome particolare di Selva di Baviera (Dreitannenriegel, 1092 m.). La larga infossatura occupata dalla Pfahl, singolarissima muraglia quarzitica che si eleva dalle basse colline circostanti fra Klafferstrass e Cham per 140 km. e che oggidì s'interpreta non come il residuo di una montagna profondamente logorata, ma come una diaclasi riempita di silice cristallina, forma l'area di transizione tra la Selva Bavarese o Selva Anteriore (Vordere Wald) e la Boema, la quale per la posizione prende il nome di Selva Posteriore (Hintere Wald). La Selva Bavarese, che il Danubio lambisce da Ratisbona a Passavia, ha il carattere di paese collinoso di erosione ed ha l'aspetto di un ripiano ondulato da dossi tondeggianti e da innumerevoli vallette, alto in media 700 m., sul quale si elevano alcune maggiori prominenze cupuliformi, come il Predigtstuhl (1026 m.) e il Dreitannenriegel, che corrispondono alle parti più resistenti dell'antichissimo rilievo di rocce in prevalenza cristalline, così ridotto dalla lunghissima opera del disfacimento meteorico e dell'erosione.
Il bosco, fitto e veramente imponente, occupa quasi la metà della superficie del suolo: le dimore umane vi sono disseminate in grandissimo numero; esse evitano, in generale, le valli e preferiscono le parti alte e sono corti rurali isolate o case riunite in casali, villaggi e anche in centri di mercato. I loro nomi da per tutto alludono a selve o a estirpamenti delle stesse. Segala, avena, patate, barbabietole sono i prodotti dell'agricoltura: la coltura dei cereali arriva a 1100 metri, più sopra solo aree prative interrompono il mantello boschivo. Ma la popolazione trae un mezzo non piccolo di sussistenza dalle industrie: industria del vetro che dipende dall'abbondanza del quarzo e del combustibile, industria delle ceramiche, industrie del legno e della carta che traggono profitto delle ricchezze forestali.
Per mezzo dei corsi della Regen e del Cham la Selva Bavarese è separata dalla Selva dell'Alto Palatinato.
Appunto da quella divisione politico-amministrativa che tuttora si chiama Palatinato Superiore, cioè col nome ch'ebbe al tempo di Ludovico il Bavaro, quando questi lo cedette ai suoi nipoti insieme con il Palatinato Renano, si denomina anche il rilievo selvoso che continua la Selva Boema a settentrione del passo di Furth. La Selva dell'Alto Palatinato è ricca di magnifici boschi dove le acifolie predominano e formano la nota essenziale del paesaggio ed esercitano un influsso preponderante sulla vita dell'uomo. Come perdute nelle selve, fuori delle vie del traffico, sono le cittaduzze di Nabburg, Neustadt sulla Naab Silvana (Waldnaab), Neunburg vorm Wald, ché, se si eccettui la via da Ratisbona a Cheb (Eger) che segue la Naab, le strade principali si tengono ai margini delle montagne. Essendo il suolo sterile, convenne lasciarlo a bosco e trar profitto del legname non soltanto con le molte trasformazioni industriali, ma anche valendosene come combustibile. L'industria del vetro e della porcellana è in relazione anche coi giacimenti di quarzo e di caolino; le cave di granito dànno ottime pietre da costruzione. Nei dintorni di Passavia si cavano la grafite e minerali di ferro
La Selva dell'Alto Palatinato verso occidente termina con alture che vanno a confondersi con quelle triassico-liassiche che corrispondono all'infossatura sopra descritta, in buona parte emunta dalla Naab. Questa, per gettarsi nel Danubio, attraversa il territorio collinoso poco elevato che si può dire continui a N. del Danubio il Ripiano Subalpino e ciò non tanto per riguardo alla morfologia e alla geologia, quanto specialmente per riguardo ai caratteri delle sedi e per il fatto che le loro relazioni sono prevalentemente con i paesi situati a mezzodì e lungo la via del gran fiume. I boschi di pino silvestre sono, si può dire, l'unica ricchezza del paese e la lavorazione del legname ne è una delle più importanti industrie; non è larga la produzione minerale: si cava lignite nei terreni terziarî; lungo la Naab si estraggono minerali di ferro in più luoghi e si preparano nelle magone presso Amberg e presso Burglengenfeld; le argille e le terre da porcellana dànno vita a fabbriche di ceramiche.
Ma se le industrie trovano condizioni favorevoli al loro sviluppo, esse non bastano a formare grossi centri urbani, per l'esistenza dei quali mancano vie naturali che abbiano importanza per il traffico.
Come giurisdizione di governo, l'Alto Palatinato, con il territorio di Ratisbona (Oberpfalz und Regensburg) comprende 9567 chilometri quadrati con una popolazione di 629.000 abitanti, cioè un territorio più esteso delle montagne e delle colline ora descritte. Infatti dal versante orientale del Giura di Franconia, verso E. oltre alle montagne stesse include anche la parte estrema NO. della Selva di Baviera, mentre dal Fichtelgebirge a N. si estende a S. oltre il Danubio, della cui valle una parte con Ratisbona (Regensburg) è compresa nei suoi confini. Regensburg (77.000 abitanti nel comune), per quanto tenuta distinta nella duplice denominazione ufficiale del circolo dell'Alto Palatinato, situata sulla destra del fiume in buona posizione per riguardo al traffico, è il capoluogo dell'Alto Palatinato.
La pianura percorsa dalla Naab-Wondreb separa dalla Selva di Boemia in senso lato il Fichtelgebirge. Questa montagna consta di un grande altipiano scistoso interno ove sorge la città di Wunsiedel (6000 ab.) cinto per tre quarti da giogaie granitiche (Schneeberg 1051 m.) che gli formano un contorno quadrangolare (lato di 35 km.). Le due direzioni che formano il rettangolo corrispondono l'una a quella dei Monti Metalliferi della Boemia, l'altra a quella dei Sudeti: per tal modo, il Fichtelgebirge funziona da spartiacque fra tre dei più grandi fiumi europei. Da esso infatti nascono un ramo del Meno (il Meno Bianco), la Saale, l'Eger e la Naab che defluiscono il primo al Reno, il secondo e il terzo all'Elba, il quarto al Danubio; il Fichtelgebirge è senza dubbio, anche per tal fatto, una delle più antiche montagne della Germania. Le giogaie granitiche, essendo poco unite, rendono agevole il transito; nondimeno la montagna è attraversata da una sola ferrovia importante che a Marktredwitz (7000 ab.) si dirama in tre direzioni, verso Cheb (Eger), Norimberga e Ratisbona. Le altre sono ferrovie locali che servono alle industrie, ramo principale dell'economia della regione.
Seguitando a percorrere da levante a settentrione e ponente la zona di confine dello stato bavarese, dobbiamo poi notare che alla Baviera appartiene, come parte del circolo dell'Alta Franconia, il lembo SO. del Vogtland, penepiano ondulato che sta fra la Selva di Franconia, il Fichtelgebirge e le montagne dell'Elster, e che per la maggior parte è territorio sassone. Hof ne è il centro principale nel territorio bavarese, importante per gli scambî commerciali fra il Settentrione e il Mezzodì della Germania e sede di fiorenti industrie (filature, tessiture, fabbriche di birra).
Chiude il Vogtland a ponente la Selva di Franconia. Per la maggior parte compresa nell'Alta Franconia, è quell'antica montagna di gneiss, che connette il Fichtelgebirge alla Selva di Turingia. Consiste in un rilievo ricchissimo di boschi che presenta in alto (600 m.) una superficie pianeggiante con deboli gibbosità, da cui a lor volta si elevano le maggiori prominenze, arrotondate e non elevate (Döbra 795 m.). Dalla Selva di Turingia si distingue per l'ampiezza, per la natura delle rocce, per le forme a ripiani e anche per il modo d'insediamento rurale; le due montagne formano tuttavia un'unità orografica unica. Le forme del terreno sono assai monotone e questa monotonia è rotta soltanto là dove i picchi di rocce eruttive formano pittoreschi dirupi. Grazie all'estensione degli scisti, è questo il paese delle lavagne, ma in complesso poveri e molto piccoli sono i suoi centri che si chiamano città (Kronach, Teuschnitz, Nordhalben, Ludwigsstadt, Naila). Insieme alla Selva di Franconia si può considerare il territorio di Coburgo, attraversato dall'Itz, su cui si trova la città che diede il nome al piccolo ducato oggi annesso alla Baviera.
Finalmente, al confine NO. della Baviera si trovano le montagne della Rhön e dello Spessart. La Rhön che si può a buon diritto considerare come parte di quella serie di rilievi che si chiamano Selva d'Assia, è una vera montagna, isolata tra i fiumi Werra, Fulda e Sinn, di carattere così speciale da costituire una piccola regione naturale distinta. Sotto il riguardo geologico, è un grande tavolato di arenarie variegate, calcari conchigliari e marne iridate, che continua verso NE. quello dello Spessart. Estesi rivestimenti di basalti e di fonoliti ammantano in più luoghi l'arenaria variegata. Da tale diversità delle rocce combinata con la frequenza delle dislocazioni, risulta una grande varietà di forme del rilievo, che ha le maggiori altezze e lo spartiacque principale dove i basalti formano mantello continuo (Wasserkuppe 950 m.). Verso la periferia settentrionale, tra la Werra e la Fulda, le altezze si fanno minori, i resti vulcanici scarseggiano e si presentano sotto forma di monti conici che sono moltissimi e costituiscono la Rhön Anteriore o Bassa. L'Alta Rhön prima descritta, è poco praticabile, onde risulta piuttosto isolata. I campi formano appena il 28%, della superficie del suolo, le selve occupano un altro 28%; più sviluppate sono le praterie (40% della superficie totale) per l'allevamento del bestiame.
Ad occidente della Rhön è lo Spessart, dalla parte di mezzodì circuito per buon tratto dall'ampio giro del Meno. Esso è celebre per le fitte e profonde selve di faggi, che sono di proprietà demaniale e perciò d'ostacolo all'insediamento umano. Quindi la popolazione è poco numerosa e vive dell'economia pastorale. La parte più alta, che raggiunge nel Geyersberg l'altezza di 615 m., è un tavolato di arenarie variegate, inciso da moltissime piccole forre.
E veniamo alla parte occidentale dello stato bavarese, cioè al Palatinato Renano. La sua struttura geologica è molto varia: quasi tutti i periodi geologici - dall'arcaico al quaternario - vi sono rappresentati. Anche qui ci troviamo davanti ad uno dei resti del corrugamento varisco (graniti, gneiss, scisti paleozoici) che furono profondamente trasformati dai movimenti tectonici e dalle trasgressioni d'epoca posteriore.
Nel Palatinato Renano possiamo distinguere almeno cinque piccole regioni naturali. Una di queste è una parte della pianura renana sulla sinistra del fiume, lungo un tratto di quel tronco che va da Basilea a Magonza ed è detto dai Tedeschi Reno superiore (v. baden). La parte compresa nei confini del Palatinato è una striscia di territorio lunga 300 km., larga circa la decima parte, alta in media 90 m. Rispetto alla Baviera, vien detta anche Palatinato Anteriore, chiamandosi per conseguenza Palatinato Posteriore il territorio situato a ponente. Nella pianura renana, causa il clima steppico che vi dominò durante il periodo diluvionale recente, si formò uno strato di loess che conferì al suolo una grande fertilità. In relazione con la fertilità del suolo e con le industrie, sta la forte densità della popolazione (200 per kmq.).
Subito a occidente della pianura renana, si eleva con ripide falde vestite di pini, la Hardt: essa forma verso oriente l'orlo della Selva del Palatinato, cioè dell'altipiano di selve latifolie secolari (piogge da 600 a 700 mm.) che, secondo la denominazione di recente entrata in uso, si chiama Selva del Palatinato Renano. Essa, densa e poco abitabile nel suo complesso, è la prosecuzione ininterrotta dei Vosgi verso settentrione. La formano graniti, gneiss, basalti, dioriti, ma soprattutto arenarie variegate che l'erosione ha modellato in forme pittoresche simulanti torrioni, bastioni, edifici in rovina: ciò specialmente nella parte a mezzodì della Queich, dove la superficie originaria dell'altipiano non si ritrova più, tanto da numerose valli di erosione essa fu rotta e smembrata in monti conici (Rehberg 576 m.) e dirupi e pilastri fantastici. Essa degrada nel Westrich. Nella parte settentrionale (a N. della Queich) il terreno si fa dolcemente ondulato, raggiunge al margine orientale la maggiore altezza (Kalmit 683 m.) e declina lento verso ponente. In questa parte è una curiosità notevole: la Rocca del Dragone (Drachenfels) presso cui, secondo la leggenda locale, l'eroe Sigfrido uccise il dragone. Leggende, rovine di castelli e di conventi, magnifici boschi di faggi e di quercia che lasciano posto sul fondo delle valli a coltivazioni e a villaggi, ne fanno una regione romantica e suggestiva.
All'orlo della Selva del Palatinato verso il Meno, cioè della Hardt, gli sbocchi delle valli secondarie nella pianura sono nodi naturali del traffico, dove si formarono alcune piccole città, come: Bergzabern (2700 abitanti), Landau (14.000), Edenkoben (5100), Neustadt (19.000), Dürkheim (6700), Grünstadt (4600); sul versante orientale della montagna sorgono molti villaggi.
Nella Selva del Palatinato l'estensione dei boschi e la strettezza delle valli sono condizioni repulsive per l'insediamento; meritano menzione le cittaduzze di Annweiler (3800 ab.) sulla Queich, e Lambrecht (3200) nella valle dello Speyerbach.
A occidente della Selva del Palatinato Renano, oltre la linea da Pirmasens a Kaiserslautern, vi è il Westrich, paese costituito da un tavolato che molte valli boscose frastagliano e in cui le sedi umane sono per la maggior parte situate sulle alture. Nel Westrich appariscono le arenarie del piano inferiore del Trias medio, onde esso forma il trapasso alle gradinate lorenesi, dove i calcari conchigliari sono cagione che il territorio abbia poca fertilità, eccezione fatta per la Sickinger-Höhe (Hausberg 475 m.) e per il bacino della Blies, dove si coltiva la vite.
Qui è opportuno far breve parola della bassura occupata da boschi paludosi, torbiere e antiche dune (Landstuhler Gebrüch) che si stende a occidente di Kaiserslautern per una lunghezza di 40 km. fra Landstuhl e Homburg; può considerarsi come una quarta regione naturale del Palatinato Renano ed è un'importante regione di transito; nel Medioevo vi passava la strada del Barbarossa, diretta a Metz, Reims e Parigi; oggi è percorsa dalla ferrovia Kaiserslautern a Saarbrücken. Kaiserslautern è a un importante nodo stradale e, sorta intorno al palazzo di Federico Barbarossa, è divenuta oggi una città industriale (tessuti, lavorazione di metalli) con 56.000 ab. Altri centri pervenuti a mediocre grandezza devono invece il loro sviluppo a cause locali, come Pirmasens, che nonostante la situazione fuori delle vie di più attivo traffico conta 40.000 ab. e deve la sua vita alle grandiose industrie del cuoio.
E veniamo alla quinta regione naturale che nell'ambito del Palatinato Renano si può distinguere. Essa si può denominare dalle montagne del Palatinato settentrionale. Così i geografi tedeschi chiamano la zona poco fortemente elevata (Donnersberg 687 m.) modellata a dolci gibbosità, rotonde e allungate, con valli larghe e poco profonde, che collega l'Hardt ai monti scistosi del Reno e verso ponente si deprime in colline ondulate. I boschi sono meno fitti che nella Selva del Palatinato e si trovano soltanto sulle parti elevate, lasciando i fondi delle valli alle dimore umane. Paesaggio di meravigliosa bellezza, al quale dànno aspetti varî le coltivazioni, che nel lato orientale sono viti e alberi da frutto. I minerali di rame e di ferro che si estraggono da questi monti, si lavorano nelle grandiose officine di Winnweiler.
Dalla regione che descriviamo non si può separare il territorio della Saar (Sarre dei Francesi), densamente popolato per le molte miniere carbonifere e le molte industrie cui si deve lo sviluppo urbano. Non se ne possono separare neppure piccoli ritagli della prussiana provincia del Reno, che, come il territorio di Birkenfeld, appartenente all'Oldenburgo, rientrano nella regione fisica delle montagne del Palatinato settentrionale, di cui la parte maggiore però appartiene alla Baviera (v. tavv. CXIII a CXV).
Esaminate le singole regioni naturali in cui si può ripartire lo stato di Baviera, diamo uno sguardo complessivo alla sua fisionomia economica.
Nonostante l'intenso sviluppo delle sue industrie e del suo commercio, rispetto ad altri stati della Germania, la Baviera è uno di quelli la cui economia si fonda principalmente sulle produzioni vegetali, cioè sulla silvicoltura e sull'agricoltura. I boschi, veramente imponenti, vi hanno una grande importanza; occupano una grande estensione (il 39,51% del territorio) e sono fonte cospicua di ricchezza: acifolie nelle Alpi e nel Ripiano Subalpino, nel Fichtelgebirge e nella Selva di Franconia, latifolie nel Giura, nella Selva Bavarese e nello Spessart. In buona parte dei boschi del Palatinato le essenze sono miste. Le correnti fluviali servono a trasportare il legname estratto dai boschi e che si esporta o s'impiega in molteplici industrie: nelle Alpi, nella Selva Bavarese, nella Selva di Franconia, nello Steigerwald, nello Spessart, nella Rhön, nei Hassbergen e nella Selva del Palatinato Renano questa forma di trasporto è molto in uso. Alla silvicoltura, condotta secondo i principî dell'esperienza scientifica, fa riscontro l'agricoltura. Secondo le più recenti valutazioni, rispetto all'area totale dello stato, quella dei campi coltivati rappresenta il 39,20%, gli orti occupano l'i %, le praterie il 17,06%, i pascoli il 3,4%, i vigneti il 0,33%, mentre rimane agl'incolti il 2,47%, alle strade e alle acque il 3,35%, alle case e ai cortili il 0,65%. Grazie ai sapienti ordinamenti, per i quali la coltura agronomica è largamente diffusa per mezzo di scuole agrarie di ogni grado e di una propaganda analoga a quella delle nostre cattedre ambulanti, l'agricoltura è esercitata con grande diligenza e con vera perfezione di metodi. La frutticoltura è assai in onore, specialmente nelle valli del Meno e del Danubio, sulle rive del lago di Costanza e nel Palatinato Renano, in modo che in tutta la Baviera si contano più di 23 milioni d'alberi da frutto. Invece la vite, se in alcuni luoghi, principalmente nella valle del Meno, è una pianta caratteristica del paesaggio e, come pure nel Palatinato Renano, serve agli stabilimenti enologici per la produzione dei vini spumanti, in altre parti, tra queste la stessa Alta Franconia, è pressoché scomparsa. La coltura del luppolo fornisce materia prima per la produzione della birra che ha fama mondiale. Il ripiano bavarese, la pianura danubiana e renana sono poi le regioni più importanti per la produzione dei cereali. I prati artificiali sono in continuo aumento. In stretta relazione con il crescente consumo di prodotti animali negli ultimi decennî, è l'intenso sviluppo dato all'allevamento del bestiame e principalmente quello dei bovini. Nelle Alpi e nella zona subalpina (Algovia, alcune parti dell'Alta Baviera) su grandi estensioni, i terreni aratorî sono stati sostituiti da prati artificiali, che dànno un reddito maggiore dei primi. È questa la sede dell'industria del latte e del burro. Anche la Bassa Franconia, la Media Franconia settentrionale e l'Alta Franconia occidentale e così alcune parti del Palatinato Renano sono sedi primarie dell'allevamento bovino. È in diminuzione l'allevamento dei cavalli e quello della pecora, per la quale diminuiscono le aree adatte alla pastura, con l'estendersi dei prati artificiali e col trasformarsi dei terreni incolti in coltivati. Aumenta invece la capra, che sostituì la pecora nelle minori unità economiche. Alla produzione animale sono legate le fabbriche di cuoio.
La Baviera non è molto ricca di minerali. Se escludiamo le miniere di litantrace di Sankt Ingbert, Mikelbexbach e Frankenholx, incluse nel territorio della Saar e delle quali la Baviera non può disporre, non le rimangono che quantita relativamente piccole che si possono estrarre nell'Alto Palatinato e nell'Alta Franconia (circa 800.500 tonnellate all'anno) e a queste si aggiungono le ligniti delle quali i giacimenti sono però assai più grandi (quasi 2 milioni di tonnellate all'anno). Minerali di ferro si estraggono specialmente nell'Alto Palatinato e particolarmente nel Giura Francone. L'Alta Baviera e l'Alta Franconia hanno pure miniere ferrifere. Di fama mondiale sono poi i calcari litografici di Solnhofen e sono di vecchia data la produzione della steatite e l'impiego del quarzo nell'industria del vetro, esercitata da circa duecento fabbriche. Quelle di Fürth e di Norimberga producono specchi. Anche la produzione dei lapis, legata in parte ai giacimenti di grafite, è una caratteristica dell'industria bavarese. La presenza di caolino in forti quantità, ha dato origine a numerose fabbriche di porcellane e di maioliche.
Assai progredite sono in Baviera le industrie chimiche che producono acidi, sali minerali e colori. Né meno si distingue l'industria bavarese per la lavorazione fina dei metalli, specialmente preziosi. Pertanto si può affermare che direttamente dal territorio in cui vive e indirettamente dalla posizione relativa di esso la popolazione bavarese ha saputo trarre il massimo profitto.
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Storia.
Dalle origini ai primi Wittelsbach (1180). - Il nome Baviera ha abbracciato, nei secoli, un territorio ora più ora meno esteso, a seconda della fortuna dell'organismo politico sorto dalla stirpe bavara; sia che esso - ma avvenne solo alle origini della storia bavarese - rappresentasse un'autorità sovrana, sia che esso entrasse nel quadro di più vasti agglomerati politici, il Sacro Romano Impero innanzi tutto. Il primo nucleo fu il territorio situato a sud del Danubio, fra il Lech e l'Inn, che faceva parte della provincia romana della Rezia (v.) ed era popolato da Celti. Nel periodo della grande migrazione dei popoli, i Baiuvari, stirpe germanica appartenente al gruppo dei Marcomanni svevi e fino allora abitante nel territorio di Baja (probabilmente l'attuale Boemia), presero possesso del nuovo paese, e gli diedero il loro nome, che per la prima volta (551) viene ricordato da Jordanes nella sua Storia Gotica. Successivamente, essi s'insinuarono a poco a poco dentro le valli subalpine verso il sud e oltre la regione collinosa verso il nord, di là dal Danubio. Formavano allora un robusto organismo politico, retto, secondo il tipo di costituzione comune alle varie stirpi germaniche, da duchi della famiglia degli Agilolfingi (v.). Dopo un periodo di notevole potenza, che si rivela anche nell'influenza esercitata su qualcuno dei re longobardi d'Italia, presto caddero sotto la dipendenza dei Franchi, al tempo dei primi Carolingi. L'unione col potente regno franco portò al ducato di Baviera i benefizî della civiltà cristiana e rafforzò la germanizzazione, contro i pericoli dell'invasione slava. La Baviera fu il centro d'irradiazione della civiltà cristiano-germanica nella regione del Danubio e delle Alpi Orientali. L'espansione fu aiutata dalla forza delle armi; gli Agilolfingi estesero le frontiere del loro ducato verso oriente e conquistarono la Carantania, il territorio slavo delle Alpi Orientali corrispondente alla Stiria, alla Carinzia e alla Carniola odierne. Nella colonizzazione delle terre al confine orientale il ducato di Baviera ebbe un compito nazionale importante, forse il più importante nella sua storia. I nuovi monasteri di S. Candido nella Pusteria e di Kremsmünster nella regione della Traun divennero i posti avanzati dalla civiltà germanica e cristiana.
Quando Tassilone, uno dei più notevoli fra i duchi Agilolfingi, fidando nelle sue forze, tentò di sottrarsi alla supremazia franca, fu deposto da Carlo Magno nel 788 e privato dei suoi possessi. La Baviera da allora non fu più lo stato, per così dire, nazionale dei Bavari, in quanto i duchi ne erano stati gli esponenti e i capi; fu, insieme con altre stirpi germaniche, una parte del regno franco; fu suddivisa in contee, e la difesa delle frontiere orientali, sempre minacciate, fu affidata a margravî. Dopo la divisione del regno franco, il primo re dei Franchi orientali, Ludovico il Tedesco, stabilì la sua residenza nella città principale della Baviera, a Ratisbona. Al tempo della dissoluzione di questo regno, la Baviera rimase in balia di sé stessa e per certo tempo oscillò fra l'indipendenza completa e la non ben riconosciuta soggezione al regno di Germania. Il margravio Luitpoldo dovette difendere la sua terra contro le incursioni degli Ungari e cadde il 5 luglio 907 nella sfortunata battaglia presso l'Enns, in seguito alla quale tutta la Marca orientale e la Carinzia finirono in mano del nemico. L'indebolimento dei legami col regno germanico diede modo ad Arnolfo II (907-937), figlio di Luitpoldo, di ripristinare il ducato dei Bavari, con il sottinteso significato di una maggiore autonomia, e di assicurarne, con le armi e con opere permanenti di fortificazione, la sicura esistenza. Rafforzatasi, nel sec. X, l'autorità dei re di Germania, il ducato semindipendente fu abolito di nuovo dal re (poi imperatore) Ottone I, che fece della Baviera un ducato della Corona da concedere in amministrazione ai suoi vassalli. Temendo che l'antica autorità dei duchi di stirpe bavara potesse risorgere e indebolire l'autorità reale, egli distaccò quasi completamente dalla Baviera il margraviato del Nordgau e diede il ducato di Baviera non a un signore bavaro, ma a suo fratello Enrico I (948-955). Questa più stretta unione col regno tornò utile al paese, soprattutto in vista della difesa delle sue frontiere. Dopo la vittoria decisiva di Ottone I sugli Ungari, riportata il 10 agosto 955 sul Lechfeld, i paesi limitrofi, Marca orientale e Carinzia, furono di nuovo incorporati alla Baviera.
Poco prima (952) l'imperatore aveva concesso al duca Enrico anche la marca del Friuli, con l'Istria, e la marca di Verona con Trento, unione puramente personale, che non disciolse queste terre dal nesso del regno italico; tuttavia il duca di Baviera divenne così uno dei più potenti signori di Germania, estendendo la sua autorità, in parte, però, solo nominale, dalla foresta di Turingia fino all'Adriatico, dal Lech fino alla Selva Viennese. Ma quando il figlio di Enrico, il duca Enrico II, si ribellò contro l'imperatore Ottone II, la Baviera perdette di nuovo le marche sud-orientali e la Carantania (976). Nel 989 la Carinzia fu aggregata di nuovo alla Baviera, ma nel 1002 fu innalzata a ducato indipendente e così sottratta per sempre alla Baviera.
Dal 1070 fino al 1180, con una breve interruzione, la Baviera fu governata dai duchi della casa Guelfa, una casa antichissima che aveva vasti possessi in Svevia e in Baviera. I Guelfi, principi di inesausta energia, sedotti da mire ambiziose, trascinarono il paese in una serie di lotte interminabili; le quali non impedirono, però, che la vita spirituale raggiungesse in questo periodo un grado notevole; la poesia specialmente trovò un terreno fecondo nelle naturali tendenze del popolo bavarese. Il guelfo Enrico X il Superbo (1126-1138), al quale l'imperatore Lotario concesse non solo la mano della figlia Geltrude, ma anche il ducato di Sassonia ed altre terre minori, teneva pertanto sotto il suo dominio i paesi che si stendevano dal Mare del Nord fino al regno italico. Mai il ducato di Baviera era stato così potente; ma era fatale che esso dovesse venire a conflitto con l'autorità imperiale. Infatti il conflitto scoppiò con il successore di Lotario, l'imperatore Corrado III, ed Enrico il Superbo ne uscì sconfitto; perdette Baviera e Sassonia, e la prima fu concessa ai marchesi d'Austria o della Marca orientale (v. babenberg). Per poco, però, che ad Enrico XII il Leone (1156-1180), figlio di Enrico il Superbo, fu di nuovo conferito il ducato di Baviera dall'imperatore Federico Barbarossa, nella dieta di Ratisbona del 1156; però la Marca orientale, fra l'Enns e la Leitha, con la Marca ad occidente dell'Enns, fu staccata dalla Baviera, innalzata a ducato indipendente, e data ai Babenberg. Enrico il Leone non volle riconoscere questa diminuzione, sensibile e definitiva, del ducato di Baviera; si oppose accanitamente all'imperatore, venne a guerra aperta con lui e, vinto, fu deposto nel giugno del 1180. La Baviera fu data al conte palatino Ottone di Wittelsbach, la Stiria fu distaccata ed elevata a ducato indipendente. Così la Baviera, perdute l'una dopo l'altra le marche periferiche, formò ora un ducato interno, lontano dai confini dell'impero; le fu tolta quindi la possibilità di una missione colonizzatrice verso l'Oriente danubiano.
La Baviera sotto i varî rami della casa di Wittelsbach. - Ottone di Wittelsbach (1180-1183), bavarese d'origine e intimamente legato al paese per i suoi vasti possessi fondiarî in Baviera, governò in pace con l'imperatore e contribuì con ciò al consolidamento del suo dominio e all'affermarsi della sua casa, che doveva restare a capo della Baviera per più di sette secoli, fino al novembre del 1918. Durante il governo dei primi Wittelsbach il ducato di Baviera era ancora ben lungi dal costituire un territorio compatto sotto il dominio della loro casa; anzi, in proprio i Wittelsbach possedevano solo una parte modestissima della Baviera; il resto era diviso fra una miriade di signorie laiche ed ecclesiastiche, alcune immediatamente dipendenti dal regno, sulle quali pertanto i duchi non esercitavano nessun effettivo potere: tali le molte signorie vescovili, di Passavia, di Frisinga, di Eichstätt, di Bamberga, di Salisburgo, le signorie laiche dei conti di Andechs-Merania e frammenti di terre degli Hohenstaufen e di signori minori. Inoltre, il termine stesso di Baviera, mentre si estendeva notevolmente verso oriente, non oltrepassava ad occidente il Lech e a nord passava di poco il Danubio. Un insieme, quindi, disorganico, che dell'unità primitiva, non solo etnica, ma anche politica del ducato di Baviera non conservava quasi più che il nome. Quest'unità politica, che sembrava in via di dissolvimento, come altri ducati sorti dalle primitive stirpi germaniche, riacquistò invece novello vigore per la politica dei Wittelsbach, non sempre consapevole dei fini ultimi né rettilinea, ma tenace nelle sue ambizioni di accrescimenti territoriali, dovunque fossero. Cominciò il figlio e successore del primo Wittelsbach, Ludovico I (1183-1231) ad accrescere le sue terre di Baviera con un territorio relativamente lontano, il Palatinato Renano (1214), che gli portò anche il titolo di conte Palatino, poi sempre rimasto ai Wittelsbach, e ad incorporare alle terre ducali varie contee nel cuore stesso della Baviera; oramai era costituito il nucleo di terre dei Wittelsbach, che lentamente doveva fare del ducato di Baviera uno stato compatto. Non senza però che varî ostacoli si opponessero su questa via: da un lato le città resistevano; un importante centro urbano, Ratisbona, che da lungo tempo era la capitale del ducato, fu sottratta all'autorità dei Wittelsbach e sottoposta direttamente al regno (1286); dall'altro, mentre altre parti di Baviera, specialmente le signorie laiche, si trasformavano e si frantumavano incessantemente per le divisioni ereditarie, i Wittelsbach battevano pure questa via, rendendo spesso illusorî i faticosi acquisti territoriali proprî e degli antenati.
Già nel 1255 Ludovico VI (1253-1294) ed Enrico XIII (1253-1290) si spartirono il ducato come se fosse un possesso privato: Ludovico ebbe, col titolo ducale, l'Alta Baviera (Oberbayern, cioè la parte meridionale) e il Palatinato; Enrico la Bassa Baviera (Niederbayern). La discordia tra i due fratelli ebbe per conseguenza anche la perdita provvisoria della dignità elettorale, che era un mezzo importantissimo e utilissimo per far pesare e, al caso, mercanteggiare, la propria autorità. Il ducato ebbe un periodo di rifiorimento di breve durata, quando il figlio di Ludovico, Ludovico il Bavaro (dal 1294 duca di Baviera) fu eletto nel 1314 re di Germania. L'infausta politica delle divisioni fu seguita anche da lui con esito funesto, avendo egli col trattato di famiglia, stretto a Pavia nel 1329, ceduto il Palatinato del Reno e una gran parte del Nordgau, detta Palatinato superiore (Oberpfalz), ai figli di suo fratello Rodolfo; così il Palatinato rimase per secoli (fino al 1777) separato dalla Baviera, retto da un ramo distinto della casa di Wittelsbach, dotato, dopo il 1356, del diritto elettorale (v. palatinato) prima condiviso col ramo di Baviera. Il duca di Baviera, assurto al trono imperiale, approfittò della sua alta autorità, per perseguire una vasta politica matrimoniale e territoriale nell'interesse della sua casa, che si arricchì così di regioni più o meno lontane (il Brandeburgo, e perfino l'Olanda); anche il Tirolo, contermine al ducato, fu aggregato alla Baviera. Ma dopo la morte dell'imperatore bavaro, che pure aveva saputo, nel 1340, riassorbire anche la Baviera bassa, gli eredi, nonostante il divieto del padre, tornarono alla politica delle divisioni territoriali non solo dei nuovi acquisti periferici, che presto sfumarono e non ebbero nessun peso sulla storia della Baviera, ma anche delle terre avite: così si ebbe, dopo il 1349, la linea dell'Alta Baviera col Tirolo, della Bassa Baviera-Landshut, e della Bassa Baviera-Straubing; dopo il 1392 la prima si suddivise ancora nelle linee di Ingolstadt e di Monaco. Fortuna volle che le linee di Straubing e Ingolstadt si estinguessero presto (1425 e 1447) e le loro terre fossero assorbite dalle linee sopravvissute. Ma intanto queste continue suddivisioni avevano trascinato il paese in una serie di guerre civili, desolandolo e togliendo ai duchi ogni importanza nella vita generale della Germania. Ne approfittarono i feudatarî minori, i signori ecclesiastici e specialmente le città, per rendersi quasi del tutto indipendenti dall'autorità ducale, e per dar forza al loro organismo rappresentativo, la Landschaft, che si arrogò poteri legislativi e di controllo sulle finanze.
Dopo le discordie e la debolezza di molti decennî, tempi più tranquilli vennero alla Baviera sotto Ludovico il Ricco di Landshut (1450-1479) e Alberto III di Monaco (1468-1508). Nel 1472 Ludovico fondò la prima università bavarese ad Ingolstadt; Alberto, dopo una rovinosissima guerra di successione, riuscì a conquistare la Bassa Baviera dove si era estinta la linea di Landshut, e a ristabilire così l'unità statale della Baviera. Non poté tuttavia impedire che in questa occasione diversi territorî attorno a Neuburg, Burglengenfeld, Sulzbach e Hilfpoltstein si distaccassero dal Palatinato superiore per formare la cosiddetta Jungpfalz (principato di Pfalz-Neuburg) conferito ai Wittelsbach del Palatinato Renano.
Con Alberto IV la Baviera ha ormai superato il pericolo delle continue suddivisioni ereditarie, grazie alla legge dell'8 luglio 1506, che introduceva il diritto di primogenitura nella successione ereditaria totale e da allora la Baviera rimarrà sempre unita sotto la casa ducale, la quale più energicamente mirerà a subordinare alla sua autorità i frammenti di signorie, laiche ed ecclesiastiche, incluse nel ducato. Questo ducato indiviso aveva ancora proporzioni ben ridotte in confronto a quelle dell'odierna Baviera; si estendeva poco a nord del Danubio fino alla Boemia, a oriente oltrepassava l'Inn, arrivava alla Salzach, alle Alpi tirolesi, a occidente al Lech. Tutta l'odierna Baviera settentrionale ne era esclusa; andava essa divisa fra moltissime signorie, di cui le più estese erano quelle dei vescovi di Magonza, di Würzburg, di Bamberga, di Eichstätt, di Ratisbona, i principati di Ansbach, di Bayreuth, quello già ricordato di Pfalz-Neuburg e il ducato dell'Alto Palatinato e le città immediate di Norimberga e di Rothenburg.
Anche più frazionata, fra l'abbazia di Kempten, la marca del Burgau, le terre dei Fugger, del vescovo e della città di Augusta, era la parte dell'odierna Baviera a occidente del Lech. I due figli di Alberto IV, Guglielmo IV (1508-1550) e Ludovico X (1508-1545) non divisero il ducato, ma fecero l'ultimo esperimento di governo in comune: Guglielmo a Monaco, Lodovico a Landshut. Ambedue i duchi si mostrarono apertamente contrarî alla nuova dottrina luterana e fissarono le linee di tutta la successiva azione della Baviera nella lotta religiosa, facendone il più forte baluardo cattolico della Germania. Passi decisivi in questa direzione fece il duca Guglielmo, da una parte col proibire qualunque innovazione religiosa, dall'altra parte chiamando i gesuiti all'università di Ingolstadt. I rapporti con la casa d'Asburgo, potente per la dignità imperiale, ma più ancora per le sue terre ereditarie, contermini alla Baviera, erano amichevoli, quando si trattava di accomunare gli sforzi contro le tendenze religiose protestanti; si facevano invece tesi quando erano in gara grandi o piccoli interessi territoriali.
Tuttavia anche nella Baviera la Riforma fece notevolì progressi, specialmente nella parte settentrionale, nel Pfalz-Neuburg, dove il principe Ottone Enrico (1556-1559) abbracciò apertamente il luteranesimo; meno assai nel ducato, dove il duca Alberto V (1550-1579), assicuratisi dal papa maggiori diritti sui vescovadi e sui monasteri, procedette contro i protestanti con bandi, processi, persecuzioni, accettando in tutto i decreti del Concilio tridentino. Sotto di lui il ducato cominciò anche a trovare in una città relativamente giovane, Monaco, un centro, che per importanza culturale, oltre che commerciale e politica, era chiamato ad oscurare le altre città della Baviera non ducale; Monaco, residenza del duca, chiamò alla corte artisti, fu dotata d'insigni monumenti e di ricche collezioni artistiche; la città godette del medesimo favore anche sotto il successore Guglielmo V (1579-1597), anche più zelante del padre contro i luterani.
Il ducato di B., già avviato ad essere uno dei più forti stati di Germania, irrobustì il suo organismo per virtù del duca Massimiliano I (1597-1651), il più notevole principe dei suoi tempi, la più spiccata personalità della casa di Wittelsbach, eminente come uomo di stato e come generale, caldo fautore delle scienze e appassionato ammiratore di Alberto Dürer. Infaticabile nel sostenere il partito cattolico in Germania, trascinò la Baviera in un succedersi continuo di guerre, le quali, se da un lato indebolirono le risorse economiche del paese, corso più volte dagli eserciti nemici, da quello svedese di re Gustavo Adolfo (1632) e dai Francesi, ne irrobustirono dall'altro il senso dell'unità politica, dell'attaccamento alla dinastia. Senza dire poi che le guerre portarono al duca un notevolissimo accrescimento di territorio e di autorità: infatti, essendo a capo della lega cattolica, vinse nella battaglia della Montagna Bianca, presso Praga (1620), la lega protestante capeggiata da un altro Wittelsbach, Federico V del Palatinato; Massimiliano n'ebbe in compenso l'Alto Palatinato e la dignità di principe elettore (25 febbraio 1623), riconosciuta poi anche nella pace di Vestfalia (1648), tanto a lui quanto al Wittelsbach del Palatinato Renano. Alla morte di Massimiliano il ducato di Baviera, per quanto funestato dalle conseguenze di tante guerre, aveva in Germania una posizione di primo ordine, accanto agli stati degli Asburgo rivali, della Sassonia e del Brandeburgo. Non si può dire però che i suoi successori abbiano contribuito a consolidare questa posizione.
Sotto il figlio di Massimiliano, Ferdinando Maria (1651-1679) e della sua consorte, Adelaide di Savoia, educata alla maniera francese, la corte bavarese, frequentata da poeti, musicisti, attori, pittori e architetti italiani, rappresentò un centro intellettuale notevole nella decadenza di quel tempo; ma in politica il nuovo principe elettore si appoggiò alla Francia, che, con la sua crescente potenza faceva pesare la sua autorità anche nella Germania. Il principe elettore Massimiliano II Emanuele (1679-1726), animato di spiriti bellicosi, ne fece mostra contro i Turchi, sotto le mura di Vienna (1683) e di Belgrado, presa d'assalto nel 1688; ma la sua politica, incoerente e troppo ambiziosa, non giovò affatto alla Baviera, né quando accettò da Carlo II di Spagna la nomina a governatore dei Paesi Bassi, con la segreta speranza di vedere il figlio, che poi gli premorì (1699), salire sul trono spagnolo, né quando, nella guerra della successione di Spagna, si lasciò rimorchiare dalla parte della Francia; ché anzi, vinto a Schellenberg e a Hochstadt (1704), dovette abbandonare il suo paese nelle mani dei nemici, correndo il rischio di non poterlo più ricuperare. Infine la pace di Baden (1714) gli restituì le sue terre e poco dopo anche la dignità elettorale. Pure il figlio e successore, il principe elettore Carlo Alberto (1726-1745) nutrì grandi ambizioni, senza poterle realizzare; quindi invece di procurar vantaggio al suo paese lo esposea spogliazioni e umiliazioni. Venne in contrasto con la casa d'Asburgo vantando pretese sull'Austria contro Maria Teresa; ma, per quanto egli fosse eletto imperatore nel 1742 (Carlo VII), l'Austria uscì vittoriosa da questa contesa, che presto si estese a guerra europea (v. successione, Guerre di). Massimiliano III Giuseppe (1745-1777) dovette rinunciare a tutte le pretese paterne nella pace di Füssen (22 aprile 1745). Il sogno di fare della Baviera una grande potenza era oramai svanito per sempre. La lotta per il primato in Germania, da allora in poi, non fu più, come pareva delinearsi, fra l'Austria e la Baviera, ma fra l'Austria e la Prussia. Passò del tempo, prima che la Baviera, dopo un considerevole aumento del suo territorio, potesse rafforzarsi tanto da mettere il peso della sua potenza sulla bilancia delle forze germaniche. Anche la vita spirituale della Baviera non tenne il passo con quella di altri paesi di Germania, pervasi dall'atmosfera delle idee illuministiche; va ricordato tuttavia che Massimiliano III Giuseppe fu il fondatore dell'Accademia delle scienze di Monaco (1759).
L'unificazione del ducato e il regno di Baviera. - L'estinzione, con Massimiliano III Giuseppe (1777) della linea ducale di Baviera, sanò i mali che la politica delle divisioni ereditarie di un tempo aveva apportati e che i sottili calcoli e le ambizioni dei principi di Wittelsbach dei varî rami non avevano saputo guarire. Il principe Carlo Teodoro, del ramo di Sulzbach, che già aveva ereditato il Palatinato Renano e Jülich e Berg, riunì a queste terre anche la Baviera vera e propria (1777-1799). Il paese riunito prese il nome di Palatinato-Baviera (Pfalz-Bayern) e Monaco ne fu la capitale. Il territorio, di notevole estensione, pur senza continuità territoriale fra i due nuclei del Palatinato e della Baviera, venuto sotto il potere di Carlo Teodoro, suscitò le gelosie dell'Austria, tanto più che il presunto erede di Carlo Teodoro, il duca Carlo di Zweibrücken, avrebbe apportato altre terre al nucleo Baviera-Palatinato. Il tentativo dell'Austria d'impadronirsi della parte orientale della Baviera fallì davanti alle proteste del duca Carlo di Zweibrücken e all'energico intervento del re Federico II di Prussia; però l'Innviertel andò perduto per la Baviera (v. sotto: la guerra di successione di baviera). Cosi pure fallì il piano dell'imperatore Giuseppe II di prendere la Baviera in cambio dei Paesi Bassi austriaci da conferire a Carlo Teodoro.
A Carlo Teodoro succedette Massimiliano IV Giuseppe (1799-1825) della linea Zweibrücken-Birkenfeld. Egli cominciò il suo governo nel momento che tutto il sistema statale europeo veniva a crollare sotto i colpi degli eserciti francesi: tutti i suoi territorî ne erano invasi, il Palatinato Renano fino dal 1792, la Baviera nel 1796 e poi di nuovo nel 1800, campo di manovra aperto alle armate francesi ed austriache. Se fino alla pace di Luneville (1801), che tolse alla casa di Baviera le regioni staccate del Palatinato Renano, di Jülich e di Zweibrücken, la Baviera poteva ancora pensare di opporsi alla marcia francese, mettendosi a fianco dell'Austria, dopo di allora cambiò radicalmente politica: il duca vide l'impossibilità di persistere in una politica antifrancese, mantenendosi nei quadri del decrepito impero; sarebbe stata la fine della dinastia. La Baviera si adattò alla politica napoleonica e cercò di trarne quanti più vantaggi poté; il calcolo riuscì splendidamente e da questo atteggiamento filofrancese la Baviera ha tratto la sua estensione odierna. Approfittò del crollo del Sacro Romano Impero, dell'abolizione d'infinite sopravvivenze feudali, per aggregarsi territorî periferici e assorbire quelli, specialmente vescovili, inclusi nel ducato. Nel 1803, in forza del Reichsdeputationshauptschluss, ebbe, in cambio del Palatinato perduto, gli aboliti vescovadi di Würzburg, di Bamberga, di Frisinga, di Augusta, una parte del vescovado di Eichstätt e Passavia, le terre di alcune abbazie e 15 città imperiali. Nella pace di Presburgo (1805) la Baviera dovette ripristinare il principato di Würzburg; ricevette però in cambio il Tirolo col Vorarlberg, i vescovadi di Bressanone e di Trento, il rnargraviato di Burgau, le città imperiali di Augusta e di Lindau, nell'anno seguente in cambio del ducato di Berg ebbe il margraviato di Ansbach, più tardi ancora la città imperiale di Norimberga. Il 1° gennaio 1806 Massimiliano Giuseppe prese il titolo di re della Baviera (Massimiliano I). Con la sua entrata nella Lega del Reno (Rheinbund), di marca francese, la Baviera uscì praticamente dalla compagine germanica, né la pur rapida evoluzione dello spirito nazionale trascinava ancora la dinastia a far blocco contro i francesi.
Ogni nuovo trattato di pace arricchiva la Baviera di altre terre: nella pace di Schönbrunn (14 ottobre 1809), acquistava Salisburgo con Berchtesgaden, l'Innviertel, una parte del Hausruckviertel, e nel 1810 anche il margraviato di Bayreuth e la città di Ratisbona; cedeva invece al regno d'Italia il Trentino e l'Alto Adige e altro territorio all'Illiria. Ma quando, dopo la spedizione di Russia, l'astro napoleonico cominciò a declinare, la Baviera fece un brusco voltafaccia: si unì agli alleati col trattato concluso presso Ried l'8 ottobre 1813, e nel nuovo assetto territoriale europeo in seguito al Congresso di Vienna, cedette all'Austria il Tirolo e il Vorarlberg, l'Innviertel e il Hausruckviertel, ed ebbe in cambio il granducato di Würzburg, il principato di Aschaffenburg e il Palatinato sulla riva sinistra del Reno. Come gli altri principi tedeschi, il re della Baviera aderì alla Confederazione germanica conservando la sua dignità di principe sovrano. Con l'acquisto dei nuovi territori, che comprendevano una parte considerevole della Svevia e della Franconia, la Baviera si era estesa al di là dei limiti del territorio originario della stirpe bavarese. Il ministro bavarese, Massimiliano di Montgelas, il vero creatore della Baviera moderna, riuscì a trasformare questo paese ancora composto di una congerie di parti inorganiche, moltissime di recente acquisto, con varietà profonde di istituzioni e di tradizioni, in uno stato unitario sotto un governo liberale. Dopo le dimissioni del Montgelas, Massimiliano Giuseppe I dette al paese, il 26 maggio 1818, la costituzione: parlamento con due rami, nel primo dei quali era rappresentato il grande possesso fondiario, su designazione della Corona; nel secondo sedevano i deputati dei piccoli proprietarî, delle città e della popolazione rurale. La costituzione garantì la libertà di religione, il che provocò anche qualche attrito con la curia romana, con la quale l'anno prima era stato concluso un concordato. L'esperimento costituzionale, nonostante qualche giovanile esuberanza radicaleggiante nei deputati dei primi anni, resistette al tempo e alle pressioni anticostituzionali esercitate da Austria e Prussia.
Il re Luigi I (1825-1848), fervido ammiratore dell'arte, si adoperò con zelo all'abbellimento artistico di Monaco, che sotto di lui divenne una delle città più belle della Germania. Mostrò in un primo tempo anche tendenze liberali, affidando il governo al principe di Öttingen-Wallerstein; ma invasato da vera mania per le costruzioni monumentali, da un filellenismo che avrebbe voluto spingere fino a mandare truppe bavaresi in Grecia a sorreggere il traballante trono di suo figlio Ottone; ingolfato in imprese costosissime, non seppe, col suo eccitabilissimo temperamento, sopportare l'opposizione parlamentare e cambiò rotta; il decennio del ministero Abel (1837-1848) portò in Baviera la reazione secondo lo spirito di Metternich e dei gesuiti; fu introdotta di nuovo la censura, s'iniziarono processi e persecuzioni contro gl'intellettuali liberali, fu rimessa in vigore la pena del bastone, interdetto l'accesso al parlamento non solo agl'impiegati dello stato, ma anche ai medici e agli avvocati. L'opposizione liberale, alimentata, specie negli ambienti studenteschi e anche popolari, dall'avversione contro l'amante del re, la ballerina Lola Montez, intrigante e responsabile dell'allontanamento dell'Abel, e già portata agli eccessi, alla notizia dei moti rivoluzionarî di Parigi, Berlino e Vienna, scoppiò in aperta insurrezione nel febbraio del 1848.
Il re abdicò il 20 maggio 1848 a favore di suo figlio Massimiliano II (1848-1864), il quale, ritornando a una politica liberale, con la concessione di un'amnistia, di libertà di stampa, di una riforma elettorale, riuscì a riportare la calma nel paese. Nella gara sempre più aspra fra la Prussia e l'Austria, la Baviera, di fronte al progetto della piccola Germania sotto la supremazia della Prussia, sostenne quello della grande Germania, con inclusione dell'Austria. Il re di Baviera e il suo ministro von der Pfordten miravano a un ideale trialistico, che era già stato di Napoleone I, la cosiddetta Trias-Idee, cioè, come contrappeso all'Austria e alla Prussia, una unione di stati medî germanici sotto l'egida della Baviera. Nel paese la vita amministrativa si sviluppò secondo lo spirito liberale, furono aboliti i privilegi, anche giurisdizionali, dei singoli stati (Stände) e dei proprietarî terrieri. Grande protettore delle scienze, il re Massimiliano fondò la commissione storica, affidandole importanti compiti nel campo della storia regionale e nazionale.
Sotto il re Luigi II (1864-1886) il contrasto fra l'Austria e la Prussia per la questione dello Schleswig-Holstein trascinò anche la Baviera, nel giugno 1866, alla guerra a fianco dell'Austria. Vani erano stati gli sforzi di Bismarck per indurre la Baviera alla neutralità; il governo, e anche la popolazione, compresi i protestanti, erano animati da forti risentimenti contro la Prussia; ma, dopo le sconfitte e l'invasione prussiana in Baviera (v. austro-prussiana, guerra), dopo la pace, che impose alla Baviera un'indennità di guerra non molto ingente e insignificanti sacrifici territoriali, i sentimenti pubblici piegarono rapidamente a favore della Prussia, soprattutto quando si videro le mire dell'Impero francese sul Palatinato Renano, in cambio del soccorso invocato dalla Baviera. Se, per l'opposizione di Bismarck, la Baviera non entrò, come avrebbe voluto, nella Confederazione della Germania settentrionale (Norddeut'scher Bund), poté invece stringere un trattato di reciproca difesa con la Prussia, che garantiva a quest'ultima il supremo comando militare in caso di guerra.
La Baviera nell'Impero germanico. - La guerra contro la Francia del 1870-71 mise subito alla prova la fraternità d'armi fra Prussia e Baviera e realizzò anche l'unità germanica, conforme alle idee di Bismark, con l'esclusione dell'Austria. Tenuto conto della sua importanza e del suo passato, la Baviera entrò nel nuovo Impero con una serie di diritti particolari; quello di amministrare le sue poste e le sue vie di comunicazione, quello di mantenere in tempo di pace un proprio organismo militare distinto, e quello della rappresentanza diplomatica all'estero. Nonostante queste concessioni, invero più formali che sostanziali, ai sentimenti particolaristici delle popolazioni bavaresi, l'unione all'Impero incontrò fiere opposizioni, specialmente negli ambienti clericali; dopo lungo dibattito la proposta unione passò davanti alla Camera dei deputati con 102 voti contro 48. Nello stesso tempo la vita del paese, massime nei circoli intellettuali, nelle università, era turbata dalle ripercussioni del concilio Vaticano, dal movimento dei "Vecchi cattolici" (v.), dal Kulturkampf (v.). Però dopo il 1875 le passioni di parte, contro le quali il governo era intervenuto energicamente, rifiutando il suo appoggio ai gruppi clericali, cominciarono a calmarsi, l'atmosfera si fece più limpida e tranquilla. Negli anni seguenti il re Luigi fu colpito da un sempre crescente annebbiamento mentale, da cupa misantropia, e morì annegato nel Starnberger-See il 13 giugno 1886. Anche suo fratello Ottone I era malato di mente, onde lo zio Luitpoldo assunse la reggenza (1886-1912). A lui succedette il figlio Luigi III (1912-1918), prima in qualità di reggente della Baviera, poi, in seguito ad una riforma della legge costituzionale, in qualità di re, dal 5 novembre 1913. Sotto la bandiera dell'Impero i Bavaresi presero parte alla guerra mondiale e dopo la sua fine sfavorevole alla Germania, anche nella Baviera scoppiò la rivoluzione (8 novembre 1918). Il re Luigi abdicò il 13 novembre, e la Baviera, come gli altri stati germanici, fu proclamata stato libero con un governo democratico, che sotto l'ispirazione del socialista indipendente Kurt Eisner accentuò il suo carattere di sinistra. Onde la sconfitta dei partiti medî, nelle elezioni del gennaio 1919, e l'uccisione dell'Eisner per mano di elementi fanatici di destra (febbraio 1919) e, per contraccolpo, dopo un mese e mezzo di burrascoso governo dei socialisti maggioritarî (Hoffmann), la proclamazione della Repubblica bavarese comunistica di breve vita (4 aprile-10 maggio 1919) e di poca estensione, perché non riconosciuta nella Baviera settentrionale. Da allora le correnti medie, cattolici e democratici, hanno ripreso il sopravvento, hanno anzi accentuato le loro tendenze di destra e certe superstiti ambizioni particolaristiche; la Baviera si oppose infatti alla legge speciale per la difesa dell'Impero, fino al punto che gli elementi di estrema destra, i socialisti reazionali di Hitler oltrepassando le intenzioni del governo bavarese di Kahr, provocarono nel novembre 1924 il tentativo, subito soffocato, di sovvertire la nuova costituzione del Reich e di marciare su Berlino. Il potere dello stato viene esercitato dal popolo per mezzo dei suoi rappresentanti nel parlamento; questo a sua volta nomina il Ministero che è l'organo direttivo ed esecutivo del paese e come tale responsabile davanti al paese. In seguito alla costituzione di Weimar del 14 agosto 1919, ispirata a rigidi ideali unitarî, la Baviera dovette sacrificare importanti privilegi: la sua particolare amministrazione delle finanze e delle vie di comunicazione e la rappresentanza diplomatica all'estero, sì che sono rimasti indipendenti quasi soltanto l'amministrazione interna del paese e gli affari giudiziari. Nonostante le grandi difficoltà dei tempi, l'unità del regno germanico tiene saldo e cerca di affermare il suo diritto di vivere. I difficili rapporti fra il regno e i singoli stati anche in Baviera aspettano una definitiva regolarizzazione: è un problema che fin dagli antichi tempi accompagna tutta la storia della Baviera.
Bibl.: Fonti: A. F. Oefele, Rerum Boicarum scriptores, voll. 2, Augusta 1763; Monumenta Boica, voll. 60, Monaco 1763-1916; K. H. v. Lang, Regesta sive rerum Boicarum autographa, voll. 13, Monaco 1822-1854; Quellen und Erörterungen zur bayerischen und deutschen Geschichte, voll. 9, Monaco 1856-1864; n. s., voll. 5, Monaco 1903-09; Briefe und Akten z. Gesch. des 16. Jahrh. mit besonderer Rücksicht auf Bayerns Fürstenhaus, voll. 6, Monaco 1873-1913; I. Finauer, Bibliothek Zum Gebranch der bayerischen Staatsgeschichte, voll. 3, Monaco 1772; I. F. Böhmer, Wittelsbaschische Regesten von der Erwerbung des Herzogtums Bayern 1180 bis zu dessen erster Wiedervereinigung 1340, Stoccarda 1854.
Opere generali: S. Rietzler, Geschichte Bayerns, voll. 8, Gotha 1878-1927; A. Brecher, Darstellung der geschichtlichen Entwicklung des bayerischen Staatsgebiets, Berlino 1890; H. Ockel, Bayerische Geschichte, Lipsia 1902; M. Doeberl, Entwicklungsgesch. Bayerns, voll. 2, 3ª ed., Monaco 1916-28; id., Bayern und Deutschland, voll. 3, Monaco 1922-26.
Sull'età preromana e romana: F. Weber, Die vorgeschichtlichen Denkmäler des Königreichs Bayern, Monaco 1909; F. Wagner, Die Römer in Bayern, Monaco 1928.
Sull'epoca medievale: M. Fastlinger, Die wirtschaftliche Bedeutung der bayerischen Klöster in der Zeit der Agilulfinger, Friburgo 1903; K. Th. v. Heigel e S. Riezler, Das Herzogtum Bayern zur Zeit Heinrichs des Löwen und Ottos i. voir Wittelsbach, Monaco 1867.
Sull'ultimo secolo: Th. Bitterauf, Bayern als Königreich, Monaco 1906; S. Riezler, Das glückliste Jahrhundert bayerischer Geschichte, Monaco 1906; G. Küntzel, Bismarck und Bayern in der Zeit der Reichsgründung, Francoforte 1910; Ch. P. Higby, The religious policy of the Bavarian government during the napoleonic period, New York 1919; E. Franz, Bayerische Verfassungskämpfe. Von der Ständekammer zum Landtag, Monaco 1926; R. du Moulin Eckart, Bayern unter dem Ministerium Montgelas 1799-1817, Monaco 1895; Männer, Bayern vor und in der franz. Revolution, Stoccarda 1927.
Per la storia posteriore al 1918; A. Got, La terreur en Bavière, Parigi 1922; J. Mattern, Bavaria and the Reich: the conflict over the law for the protection of the Republic, Baltimora 1923.
Per la storia del diritto, dell'amministrazione e dell'organizzazione militare: M. Seydel, Bayerisches Staatsrecht, voll. 4, Friburgo 1896; E. Rosenthal, Geschichte des Gerichtswesens und der Verwaltungsorganisation Bayerns, voll. 2, Würzburg 1889-1906; K. Staudinger, Geschichte des bayerischen Heeres, a cura del Kriegsarchiv bavarese, voll. 4, Monaco 1901-1925; H. Nawiasky, Bayerisches Verfassungsrecht, Monaco 1923; R. Oeschey, Verfassungsurkunde des Freistaats Bayern vom 14. August 1919, Monaco 1926.
La guerra di successione di Baviera. - Quando il 30 dicembre 1777 l'elettore Massimiliano III Giuseppe di Baviera morì e l'im- peratore Giuseppe II cercò di ottenere dal successore del ramo palatino, Carlo Teodoro, la Baviera Bassa confinante con l'Austria, Federico il Grande di Prussia sollevò opposizioni contro questo aumento della potenza asburgica; con lui si opposero il duca Carla Augusto di Zweibrücken, il presunto erede al ducato di Baviera nel caso che carlo Teodoro non avesse avuto figli maschi, l'elettore di Sassonia, come figlio dell'unica figlia di Massimiliano Giuseppe, e infine il duca del Mecklemburgo quale discendente di una principessa di Leuchtenberg. Il 5 luglio 1778 le truppe prussiane aprirono le ostilità entrando in Boemia, ma le operazioni militari si ridussero a poche scaramucce e scorrerie, che meritarono dai soldati il nome di "guerra delle patate". Dopo infruttuose e quasi del tutto incruente evoluzioni e spiegamenti di forze nelle regioni dell'Elba, le truppe prussiane e sassoni, comandate da Federico II in persona e dal principe Enrico di Sassonia, nel settembre-ottobre ripiegarono e sgombrarono la Boemia. Per le minacce dell'imperatrice Caterina di Russia, l'Austria cedette e il 13 maggio 1879 concluse la pace di Teschen, per la quale ricevette una minima parte delle terre ambite, cioè il distretto bavarese dell'Inn (Innviertel) con Braunau e Schärding, mentre la Sassonia veniva compensata con denaro e il Mecklemburgo con un privilegio.
Bibl.: K. W. von Schöning, Der bayerische Erbfolgekrieg, Berlino 1854; E. Reimann, Geschichte des bayerischen Erbfolgekrieges, Lipsia 1869; A. Unzer, Der Friede von Teschen, Kiel 1903; P. Oursel, La diplomatie de la France sous Louis XVI. Succession de Bavière et Paix de Teschen, Parigi 1921.
Biblioteche. - Le biblioteche maggiori e più modernamente attrezzate sono naturalmente quelle di Monaco. La biblioteca di corte, ora Nazionale (Bayerische Staatsbibliothek), fondata fra il 1558 e il 1571 da Alberto V, possiede 1.500.000 volumi fra cui ben 16.000 incunabuli e 50.000 manoscritti e un apparato bibliografico di singolare importanza, di quasi 35.000 voll.; è una delle migliori della Germania (cfr. G. Leidinger, in Zentralblatt für Bibliotiheksw., XXIX, p. 339 segg.). L'universitaria arriva a 900.000 voll. con 4500 incunabuli; quella militare (Armeebibliothek) si segnala per una raccolta di 450.000 carte e 150.000 voll. di opere prevalentemente geografico-militari; alle scienze politiche è dedicata quella del parlamento (Landtagsbibliothek) con circa 100.000 voll.; alle scienze bibliche e alla patristica quella benedettina di S. Bonifazio con 80.000 voll. e 150 mss. arabi. A Würzburg l'universitaria arriva a 600.000 voll. La vecchia biblioteca di Würzburg fu saccheggiata nel 1631; un secolo più tardi il discepolo di Leibniz, Eckhard, diede all'universitaria la sua attuale organizzazione e disposizione. Durante la secolarizzazione delle conventuali bavaresi (circa 150) non solo la biblioteca centrale di Monaco, ma anche l'universitaria di Würzburg e quella dello stato di Bamberga si ingrandirono con importanti fondi antichi. (Sulla biblioteca di Würzburg v. O. Handwerker, Geschichte der Wu̇rzburger Universitätsbibliothek, 1904). La terza universitaria è a Erlangen (fondata nel 1724) con 325.000 voll. e 350.000 dissertazioni e annuarî universitarî e di scuole medie, 3100 mss. Grande importanza storica ha la già ricordata biblioteca dello stato di Bamberga con più di 400.000 volumi, 4500 incun. e altrettanti mss.; ottimi i cataloghi a stampa dei mss. in tre voll. (1895-1912); (per la sua storia cfr. H. Fischer, in Zentralblatt fu̇r Bibliotheksw., XXIV, p. 364 segg.). Anche alcuni capoluoghi dei circoli della Baviera sono dotati di buone biblioteche. Quella di Augusta, fondata nel 1537, il cui nome si connette con quello dell'umanista e bibliofilo Peutinger, sorpassa i 320.000 volumi (fra cui circa 2000 incunab.) ed ha un bel fondo di mss. (2300); quella di Norimberga, che è ancor più antica (1429) ha soltanto 140.000 voll., ma egual numero di incunab. e mss. della precedente; minore importanza hanno quelle di Ratisbona (52.000 volumi, 845 incunab. e 120 mss.) e di Ulma (fondata nel 1437) con circa 100.000 volumi.
Istituti di cultura. - L'accademia più insigne è la Bayerische Akademie der Wissenschaften, fondata nel 1759, costituita dalle due classi di filosofia e storia, e di matematica e scienze naturali, alle quali sono aggiunte delle commissioni scientifiche particolari. Le più importanti della prima classe sono quelle del Thesaurus linguae latinae, del Corpus di documenti greci, del vocabolario egiziano, dei cataloghi medievali delle biblioteche tedesche, del lessico bavarese, dei Monumenta Boica e dei Monumenta Germaniae historica; della classe seconda quelle della fondazione Liebig, dell'Enciclopedia matematica, di speleologia e della misurazione della terra. Ma, oltre all'Accademia delle scienze, ve ne sono numerosissime altre specializzate nei singoli scibili. Fra quelle di Monaco ricorderemo qui soltanto l'Akademie zur Wissenschaftlichen Erforschung und zur Pflege des Deutschtums, fondata nel 1925 con 4 sezioni, che pubblica le Mitteilungen der deutschen Akademie, l'Academia benedectina bavarica, ricostituita nello stesso anno; l'Historischer Verein von Oberbayern, fondato nel 1838, che pubblica l'Oberbayerisch. Archiv für vaterländische Geschichte; la società numismatica (Bayerische numismatische Gesellschaft), quella geografica, fondata nel 1869; quella antropologica, fondata nel 1871 (Münchener Gesellschaft für Anthropologie) e il Deutsch-österreichischer Alpenverein, che è la società alpinistica più importante della Germania e svolge la sua attività anche nel campo degli studî. Anche nei centri minori l'organizzazione scientifica è progredita; le più notevoli sono: a Würzburg, il Historischer Verein für Unterfranken, fondato circa un secolo fa; ad Erlangen, la Physikalische-medizinische Sozietät, fondata nel 1808; ad Augusta, il Historischer Verein für Schwaben und Neuburg (dal 1834); a Ratisbona, il Historischer Verein von Oberpfalz (1830), e, nel campo naturalistico, il Naturwissenschaftlicher Verein.
All'istruzione superiore servono le tre università di Monaco di Würzburg e di Erlangen; carattere confessionale particolare ha l'università francescana di Monaco, promossa da Lodovico I nel 1828 e accessibile soltanto ai pertinenti all'ordine. A Monaco esiste anche un Istituto tecnico superiore (Hohe Technische Schule), per la formazione degl'ingegneri, e l'accademia di belle arti che ha grado di scuola superiore dal 1911, ma risale al 1770, e un fiorentissimo conservatorio (v. monaco).