BELFORT (A. T., 20-21)
Città della Francia, situata tra i Vosgi e il Giura, importante sia dal punto di vista industriale, sia da quello militare. Come centro industriale, Belfort, che nel 1926 contava 40.516 ab., si è sviluppato specialmente dopo il 1871, in seguito all'immigrazione dei capitali, del personale direttivo e del personale operaio alsaziani. Le industrie principali sono due: l'industria tessile (filatura e tessitura del cotone) e l'industria metallurgica (società alsaziana per le costruzioni meccaniche). Coi sobborghi di Bavilliers, Valdoie e Danjoutin, il quartiere industriale di Belfort si estende per oltre 5 km., con circa 50.000 abitanti.
La funzione militare di Belfort dipende dalla sua posizione al centro della Trouée de Belfort o Porta di Borgogna, che offre un facile passaggio (350 m.) dall'Alsazia in Borgogna e verso il Bacino Parigino, tra i Vosgi e il Giura. Questa Trouée non è tuttavia una pianura. Se al SO. una valle, per la quale passano presentemente il Canal du Rhone au Rhin e la ferrovia Lione-Strasburgo, costituisce un comodo passaggio, ad O. la valle è sbarrata da una serie di colline (da 400 a 647 m.) disposte in linee parallele SO.- NE. Nella zona dove le colline sono più accidentate, esse sono interrotte dalla valle della Savoureuse, che è alquanto larga e ha spesso un fondo acquitrinoso, e costituisce realmente un ostacolo al passaggio verso il Bacino Parigino. Belfort è situata precisamente in questo punto: la fortezza ha tratto profitto dai vantaggi naturali del luogo, e il suo vecchio castello domina il passaggio della strada attraverso la valle.
Monumenti. - L'aspetto di B. è in rapporto con il carattere suo di piazzaforte. Vi si può distinguere la città vecchia, cinta dalle fortificazioni erette dal Vauban nel 1686, e poi modificate; i sobborghi; la cittadella elevata dal Vauban, ma alterata da aggiunte e rimaneggiamenti posteriori. La chiesa di S. Cristoforo nella città vecchia, costruita tra il 1727 e il 1750 dal Maréchal, ingegnere del re, è un edificio di stile anticheggiante in grès rosso con la facciata fiancheggiata da due torri quadrate. Il museo, nel palazzo comunale, possiede un Cristo morto di Henner. Il Leone di Belfort del Bartholdi (v.) è scolpito nella roccia che sostiene il castello e simboleggia nella sua concezione gigantesca la resistenza della città durante la guerra franco-tedesca del 1870. Nella piazza della Repubblica è il monumento commemorativo dei tre assedî sostenuti dalla città (1813-1814; 1815;1871), opera del Bartholdi e dei suoi allievi.
Bibl.: H. Lepage, Le château de Belfort, fief de Lorraine, in Journ. Soc. archéol. de Lorraine, XXIII (1880), p. 56 segg.; J. Liblin, Les églises de Belfort, in Rev. d'Alsace, IX (1880-81), pp. 505-29; X (1881-82), pp. 72-98, ecc.
Storia. - Belfort deve la sua origine all'antichissimo villaggio gallo-romano denominato Brace e a un castello feudale costruito nel sec. XI dal conte di Montbéliard, Luigi di Mousson. Il paese di Belfort rimase da quel tempo a questa famiglia, un rappresentante della quale, nel 1307, concedeva alla città una carta di franchigia, che fu poi ulteriormente confermata dagli arciduchi d'Austria. Questi infatti vennero in possesso della città a mezzo il sec. XIV, per via di matrimonio; e mantennero la loro sovranità fino al trattato di Vestfalia nel 1648. Sotto l'alto dominio asburgico, la città accrebbe la sua importanza e la sua ricchezza, grazie al commercio. Col 1648, la città passò alla Francia. E da allora comincia la nuova importanza di Belfort, come piazzaforte. I lavori di fortificazione, su piano del Vauban, cominciarono nel 1686: ne uscì una delle più formidabili piazzeforti europee, vero modello d'ingegneria militare per quei tempi. Belfort fu tre volte assediata: nel 1814, nel 1815 e nel 1870. La prima volta il capo della resistenza, Giovanni Legrand, capitolò nelle mani degli Austriaci dopo un assedio durato dal 25 dicembre 1813 al 12 aprile 1814, solo quando venne a mancare alla città anche l'acqua; la seconda, Lecourbe resistette finché Napoleone I non ebbe abdicato; la terza volta, il colonnello Denfert-Rochereau vi diresse la difesa dal 3 novembre 1870 al 16 febbraio 1871, data della convenzione fra Giulio Favre e Bismarck, che imponeva la resa della città. Rivendicata dalla Francia quando fu redatto il trattato di Francoforte, fu evacuata dai Tedeschi il 5 aprile 1873, dopo che la Francia ebbe finito di pagare l'indennità di guerra.
La storia recente di Belfort è notevole anche per il complotto dei carbonari che ebbe per risultato parecchie condanne davanti alla corte d'assise di Colmar e la condanna a morte del colonnello Caron decretata dal consiglio di guerra di Strasburgo (1822).
La popolazione di Belfort, che non raggiungeva i 10.000 abitanti durante l'assedio del 1870-71 e che l'assedio stesso aveva diminuita, aumentò poi sensibilmente, grazie all'immigrazione di numerosi Alsaziani che, avendo optato per la Francia, portarono a Belfort le industrie di cui erano divenuti padroni.
All'inizio della guerra mondiale, il campo trincerato di Belfort (formato di una ventina di forti e di numerose batterie e opere fortificate intermedie, proteggenti non solo la Trouée, ma anche i declivî del Giura e gli altipiani dell'Alta Saona), costituiva, nell'insieme del sistema fortificato della frontiera orientale francese la destra della fronte (rideau) della Mosella, il cui punto d'appoggio di sinistra era costituito da Épinal. Belfort fu così una fronte di sbocco delle offensive francesi dirette sull'alta Alsazia. Queste offensive furono arrestate dai Tedeschi, che però non attaccarono durante tutta la guerra la piazza di Belfort. L'azione principale tedesca ebbe sempre luogo più a nord e i mezzi tecnici lasciati a disposizione dell'armata tedesca d'Alsazia non permisero mai di preparare un attacco della piazza. L'azione di Belfort fu dunque un'azione puramente "in potenza", in quanto la continua minaccia di sbocchi di offensive francesi da Belfort ha immobilizzato durante tutta la guerra considerevoli forze tedesche a sud di Mulhouse, in zona eccentrica rispetto alla fronte generale delle operazioni.
Il territorio di belfort. - Il territorio di cui è capoluogo Belfort è uno dei più piccoli dipartimenti (lunghezza dal N. a. S. 45 km.; larghezza massima 22 km.; superficie 608 kmq.). Ha avuto origine dallo smembramento dell'antico dipartimento dell'Alto Reno, di cui la maggior parte fu assegnata alla Germania dal trattato di Francoforte (1871). Ha non piccola importanza economica e militare, ed è molto popolato, avendo 96.594 ab., con una densità di 159 abitanti per kmq. Questa densità non è dovuta però a un grande sviluppo agricolo, poiché anzi il suolo è mediocremente fertile: il N. comprende il contorno dei Vosgi, costituito da terreni antichi ed elevati (da 900 a 1200 m.); al S., il territorio si addentra nel contorno del Giura calcareo. La zona intermedia è costituita da terre più fertili (da 350 a 450 m.), spesso ricoperte di stagni e di boschi. Le foreste occupano la maggior parte della superficie: 20.621 ettari; i prati e i pascoli ne occupano 18.000; le terre coltivabili, solo 16.990. Le principali colture sono: frumento, cavoli e patate.
La causa dell'alta densità di popolazione va ricercata in avvenimenti storici e in una recente evoluzione economica. Dal 1872 il territorio ha infatti accolto 40.000 nuovi abitanti, essendovi immigrati in massa gli Alsaziani dopo il trattato di Francoforte; con questo afflusso di popolazione si è accompagnata un'immigrazione di capitali e d'industrie (tessili).
Ma l'industria è molto antica nella regione: si estraggono minerali sul versante meridionale dei Vosgi; al sud si trovano le ferriere della Franca Contea. Al presente, due specie d'industrie fioriscono nel territorio di Belfort: la filatura e la tessitura del cotone (centri principali: Giromagny, Rougemont, Saint-Germain, Belfort e i comuni suburbani di Bavilliers, Danjoutin, Valdoie, con circa 15.000 operai, 60.000 fusi e 2500 telai); e l'industria metallurgica (minuterie, costruzioni meccaniche, orologi tascabili e a pendolo), esercitata specialmente nella parte meridionale, in vicinanza del Giura; inoltre fonderie, stabilimenti per la costruzione di macchine a vapore, locomotive, apparecchi elettrici e macchine agricole, a Valdoie e a Belfort.