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Il Benin è uno dei paesi politicamente più stabili e democratici dell’Africa occidentale, nonostante sia caratterizzato ancora da una situazione di forte sottosviluppo e diffusa povertà. Nel 18° secolo quest’area era famosa con il nome di Costa degli schiavi, a sottolineare la posizione rilevante ricoperta allora nell’ambito della tratta degli schiavi che, dalle coste africane, venivano trasportati verso il continente americano. Ottenuta nel 1960 l’indipendenza dalla Francia, dopo esserne stato a lungo un possedimento coloniale, il , allora chiamato Dahomey, è stato testimone di un periodo di instabilità, cui ha fatto seguito un ventennio di governo di Mathieu Kérékou (1972-91). In questo periodo il Benin aveva adottato ufficialmente l’ideologia marxista-leninista, successivamente abbandonata con la fine della Guerra fredda. Kérékou è tornato a rivestire la carica di presidente dal 1996 al 2006, anno in cui è stato eletto l’attuale capo di stato, Thomas Boni Yayi. Yayi, riconfermato nelle presidenziali del marzo 2011.
Dal punto di vista politico-istituzionale il paese presenta un sistema multipartitico, con un’Assemblea nazionale composta da 83 seggi, i cui membri sono eletti ogni quattro anni a suffragio universale. Quest’ultima bilancia i poteri del presidente, anch’egli eletto direttamente e in carica per cinque anni; le ultime elezioni parlamentari del 2011 hanno rafforzato il potere di Boni Yayi, avendo assegnato alla sua coalizione una maggioranza parlamentare anche superiore a quella del 2007. La maggior parte della popolazione è concentrata nel sud del paese e, come retaggio dei legami commerciali con i paesi arabi da un lato e, dall’altro, della colonizzazione e della presenza di missionari europei, vi sono cospicue presenze di musulmani e cristiani.
Una peculiarità del sistema politico e socio-economico del Benin è la forte influenza da parte delle organizzazioni sindacali: la capacità di pressione dei sindacati sul governo ha contribuito in maniera decisiva al processo di democratizzazione negli anni Novanta e, ancora oggi, influenza in parte le decisioni politiche. Nonostante i progressi in campo politico, il paese è ancora affetto da problemi strutturali a livello economico che riflettono una condizione di generale arretratezza. Gli indici di sviluppo mostrano che le risorse dedicate a sanità, istruzione e servizi sociali in genere rimangono inadeguate: tra gli altri, basti considerare che l’alfabetizzazione è ferma al 40% della popolazione, cifra che per le donne si abbassa addirittura al 23%.
Le difficoltà economiche del paese sono strettamente legate alla forte dipendenza da un unico prodotto, il cotone. Da questa risorsa dipendono infatti circa due milioni di persone e una cospicua porzione del pil e delle esportazioni del paese. I rapporti commerciali regionali, soprattutto con la Nigeria (l’attore più importante della regione), sono vitali per il Benin che, sul piano internazionale, intrattiene buoni rapporti anche con la Francia e, in misura sempre maggiore, con la Cina.