BERLINO (VI, p. 723)
La centralizzazione del Reich, perseguita sistematicamente dall'avvento di Hitler al potere in poi, influì sulla trasformazione edilizia di Berlino. Il 30 gennaio 1937 Hitler nominò l'ingegnere Speer ispettore generale per l'edilizia di Berlino, con l'incarico di redigere anche un nuovo piano regolatore. Il primo edificio costruito in seguito a codeste direttive fu il palazzo della nuova cancelleria nella Vosstrasse. Sopraggiunta la guerra, i bombardamenti aerei dapprima ed i combattimenti stradali poi (fra il 23 aprile e il 2 maggio 1945, v. appresso) ridussero Berlino un ammasso di macerie. Soltanto il 12% delle abitazioni rimase in piedi, mentre il 34% risultò totalmente distrutto ed il 54% danneggiato; gli abitanti diminuirono di circa un quarto (25,8%), essendo passati da 4.321.521 nel maggio 1939 a 3.168.831 nell'ottobre 1946. Secondo quanto era stato convenuto nella conferenza di Jalta, Berlino divenne sede della Commissione di controllo alleata per la Germania, e la città stessa e il suo territorio (900 kmq.), come un cuneo nella zona sovietica, furono suddivisi in 4 parti; settore russo (450 kmq. e 1.197.140 ab.) a oriente; settore inglese (150 kmq. e 621.720 ab.) nella parte centro-occidentale; settore statunitense (210 kmq. e 985.500 ab.) a sud-ovest e settore francese (90 kmq. e 430.255 ab.) a nord-ovest. Dai Russi dipende l'aeroporto di Johannisthal, dagli Americani quello di Tempelhof, dagli Inglesi quello di Gatow. Nel settore inglese si trova la stazione radio controllata dai Russi; due altre stazioni servono la zona americana e quella inglese. La tensione tra le grandi potenze ha impedito la costituzione, nella città, di una salda amministrazione comunale. Pur essendosi svolte, il 20 ottobre 1946, le elezioni municipali che segnarono una vittoria del Partito social-democratico (63 seggi), seguito dalla Unione cristiano-democratica (29 seggi), dal Partito socialista unitario (26 seggi) e dai liberal-democratici (12 seggi), non fu possibile procedere all'elezione dell'Oberbürgermeister per l'opposizione russa ad un sindaco della SPD.
La conferenza londinese delle potenze occidentali sulla questione tedesca (febbraio-marzo 1948), interpretata dai Russi alla stregua di una infrazione agli accordi di Potsdam, determinò la cosiddetta crisi di Berlino. Dapprima la Russia sottopose a restrizioni ed a controlli i traffici ferroviarî e stradali tra Berlino ed i territorî occidentali della Germania. In un secondo tempo, dopo l'attuazione della riforma monetaria nelle zone d'occupazione americana, francese ed inglese nonché nei settori berlinesi sottoposti al controllo di queste potenze, il maresciallo Sokolovskii sospese ogni mezzo di comunicazione tra Berlino e la parte della Germania non soggetta all'occupazione sovietica (25 giugno 1948). A queste misure, che tendevano ad escludere le potenze occidentali dal controllo di Berlino, quest'ultime replicarono con l'istituzione di speciali ed ininterrotti servizî aerei per rifornire le truppe e la popolazione dei settori da essi occupati, di tutto quanto necessitasse al sostentamento. La crisi si è via via, arroventata: attraverso conversazioni a Mosca dei rappresentanti inglesi, francesi e statunitensi con Stalin e Molotov (agosto-settembre 1948) e con il deferimento della questione al consiglio di sicurezza delle N. U. (27 settembre), ha assunto una piega altamente drammatica.
Danni a monumenti e musei. - Coll'estesa distruzione del centro di Berlino sono state gravemente danneggiaie anche le più caratteristiche strade e piazze della città: il Lustgarten, col Castello e il vecchio Museo, la strada Unter den Linden cogli edifici monumentali dell'epoca di Federico I e Federico il Grande, la Wilhelmstrasse coi palazzi della nobiltà del sec. XVIII e il Gendarmenmarkt (Mercato dei gendarmi) col teatro dello Schinkel e le due costruzioni, terminanti in una torre, del Gontard. L'interno di questi edifici fu in parte distrutto da incendî; e ne rimangono solo le facciate e i muri perimetrali, più o meno danneggiati. Danni gravissimi hanno pure subito l'Arsenale, l'Università, l'Opera, il Nuovo museo, la Bauakademie e la Neue Wache, il castello Charlottenburg, le chiese del convento di S. Nicolò, di S. Edvige, la chiesa boema, la chiesa parrocchiale; completamente annientati furono il castello di Montbijou e la chiesa della Trinità.
I musei, ricchissimi, di Berlino hanno subìto perdite assai gravi. Sono andati distrutti: nello Schlossmuseum, la maggior parte degli arazzi e delle vetrate e un gran numero delle porcellane, dei mobili e dei gioielli; nella galleria di pittura, una serie d'importanti dipinti di grandi dimensioni tra cui opere del Signorelli, Tura, Rubens, Van Dyck, Murillo e numerose opere di second'ordine; tra le collezioni di sculture dell'epoca cristiana, alcune notevoli opere di scuola italiana dal XIV al XVI secolo, nonché pregevoli sculture tedesche; nella Galleria nazionale, un centinaio di pitture notevoli, tra le quali la Tafelrunde del Menzel; nella sezione di antichità classica, le preziose collezioni di vetri antichi e circa 300 vasi di buona qualità; nella sezione islamica, una dozzina dei più pregevoli tappeti orientali di grandi dimensioni e numerose ceramiche di valore; nella sezione egiziana, cospicuo numero di sculture in pietra e di oggetti delle arti minori, ma d'importanza non considerevole; nella sezione dell'Estremo Oriente, la preziosissima biblioteca di circa 30.000 volumi; nel Museo etnologico circa un terzo dei grandi affreschi di Turfan, la maggior parte della collezione dell'Estremo Oriente, preziosi oggetti della sezione americana.
Moltissime opere delle collezioni dei musei di Berlino sono state evacuate: nella zona di occupazione americana, quasi tutti i migliori dipinti del Kaiser-Friedrich-Museum ed opere notevoli dello Schlossmuseum, della sezione egiziana, delle sezioni di scultura cristiana, della Galleria nazionale, del gabinetto delle stampe e di altre sezioni; nella zona di occupazione britannica, tra l'altro, alcuni capolavori dell'Antiquarium, la sezione islamica, un gruppo di pitture della Galleria nazionale e più di 2000 casse appartenenti al Museo etnologico; nella zona d'occupazione russa, tra l'altro, l'altare di Pergamo, la maggior parte delle sculture greche e romane, il "tesoro di Priamo" ed altri oggetti di prim'ordine della sezione preistorica, l'intera collezione delle monete (con la biblioteca relativa), importanti opere dell'arte paleocristiana e dell'Estremo Oriente, nonché una larga parte delle sculture italiane. Sono rimasti nei musei di Berlino: la porta del mercato di Mileto ed altre opere di vaste dimensioni della sezione architettonica della Antikenabteilung, la porta di Ishtar e la Via delle Processioni di Babilonia, la decorazione musiva di Uruk, i leoni di Sendjirli ed altre opere monumentali della sezione del Vicino Oriente, la facciata di Mshatta (gravemente danneggiata nella torre di sinistra), la decorazione in stucco di Ctesifonte e di Samarra della sezione islamica, il mosaico di Ravenna, gli affreschi di Turfan, circa 500 dipinti delle Gallerie nazionali.
La battaglia per berlino (aprile 1945). - La capitale del Reich costituiva l'obiettivo finale politico-militare della guerra e su di essa puntarono infatti da est gli Angloamericani e da ovest i sovietici; a Berlino dovevano finire per incontrarsi i due colossali fronti in movimento.
Per il comando germanico non si trattava di difendere semplicemente la capitale, ma con essa tutto il terzo Reich e insieme di preparare le condizioni per rendere possibile un'intesa finale con gli Anglo-sassoni. Nell'ipotesi peggiore la resistenza accanita all'est, in contrasto con la cessazione di ogni resistenza massiccia a ovest, serviva a dar modo agli Alleati occidentali di occupare la maggior parte possibile della Germania e di catturare il più alto numero di prigionieri, cercando di frustrare così le intese operative di Teherān e di Jalta.
Per conseguire questi scopi, i Tedeschi avevano preparato a difesa tutto il territorio fra l'Oder e Berlino, cosicché il gran fiume orientale germanico era stato trasformato, alla fine del gennaio 1945, in una semplice linea avanzata di copertura. Approfittando dell'arresto inevitabile dei Russi sull'Oder, dopo il loro ultimo balzo offensivo, i Tedeschi avevano costruito molteplici opere fortificate in profondità fra il Baltico e il sistema montano della Boemia. Fossati anticarro, rifugi in cemento armato, casematte più progredite di quelle del West-Wall furono costruiti insieme a gallerie e comunicazioni sotterranee, capaci di assicurare il collegamento fra i difensori, anche nelle più sfavorevoli condizioni create per loro dalla schiacciante superiorità aerea dei nemici. I quali fecero leva sull'artiglieria, sull'aviazione da bombardamento e sull'impiego dei carri "Stalin" e "Superstalin" di 60 t. per frantumare il diaframma di protezione costruito dai Tedeschi.
Sul piano strategico i Russi, dopo aver conseguito la superiorità degli uomini e dei mezzi in ogni settore del fronte, decisero di scatenare al centro un primo attacco, estendendo ininterrottamente il fronte d'urto alla loro sinistra e alla loro destra in modo da attanagliare contemporaneamente il nemico da est verso ovest, da nord verso sud e da sud verso nord. Così, con l'intero fronte in movimento doveva riuscire impossibile alla difesa di procedere a prelevamenti di truppe da un settore più calmo ad uno più minacciato.
Lo S. M. tedesco affidò al maresciallo H. Guderian l'ardua difesa del settore orientale. Mentre i Russi si ammassavano davanti all'Oder, dall'aria piovevano su Berlino decine di migliaia di tonnellate di bombe, che rendevano impossibile la vita nella città; come avvenne durante il terribile bombardamento del 3 febbraio 1945, che provocò, tra l'altro, grandi incendi.
Gli eserciti sovietici si avvicinarono a Berlino seguendo direttrici convergenti: dalla Pomerania il maresciallo Rokosovskij, dalla Slesia il maresciallo Konev, dalla Posnania il maresciallo Žukov. Quest'ultimo passò l'Oder a Kienitz il 7 febbraio, ed il 15 era a 50 km. dalla città; Konev lo passò a nord-ovest di Breslavia e puntò sul Bober. I due marescialli si collegarono a Fürstenberg, a 75 km. dalla capitale; l'impressione nella popolazione fu enorme, tanto che Göbbels assunse il 14 febbraio il comando della città.
L'avanzata procede concentricamente nel Brandeburgo; l'8 marzo si combatte alle porte di Berlino, una grande battaglia che si svolge su di un fronte di 150 km., a soli 45 km. dalla città e dura parecchi giorni; ma il fanatico sacrificio di molte delle migliori truppe tedesche non basta a fermare la valanga sovietica, che dilaga sempre più. Nei primi giorni di aprile s'avvicina l'epilogo; il 18 la lotta raggiunge la fase più violenta e sanguinosa: i Sovietici sono ora a 30 km. dalla capitale e avanzano verso di essa con un fronte a semicerchio. il cui arco misura un centinaio di chilometri. Nove armate vi sono schierate, delle quali due corazzate: Konev a sinistra, Žukov a destra. Il 20, masse corazzate combattono già alla periferia della città nel settore orientale, dopo avere sfondato la linea esterna di difesa; una delle colonne provenienti da NE. raggiunge Wernenken, a 10 km. dal centro. Le giornate del 21 e del 22 aprile segnano l'agonia della piazza. Le truppe sovietiche si aprono la via combattendo strada per strada. La città è attaccata da est e da sud; nella prima direzione i sobborghi di Pankow, Lichtenberg, Rummelsburg e Cöpenick sono teatro di lotta accanita e passano più volte da una mano all'altra; a sud si combatte a Mariendorf ed a Zelchendorf; la foresta di Grunewald è teatro di combattimenti violenti e costa perdite enormi ai Sovietici, essendo stata trasformata in un dedalo di linee fortificate. Colonne corazzate avviluppano Berlino; una da Tegel su Spandau; l'altra da Grunewald passa l'Havel e va incontro alla precedente. Le colonne provenienti da est (Žukov) entrano nella città e con movimento convergente puntano al centro: il 24 aprile Berlino s'arrende. Le truppe di Žukov s'incontrano a Potsdam con quelle del maresciallo Konev, provenienti da sud. Più tardi avviene l'incontro tra i Sovietici e gli Alleati: l'effettuano le unità della 1ª armata americana e quelle del 1° esercito ucraino di Žukov, a Torgau sull'Elba. Intanto, l'occupazione di Berlino procede. Tempelhof col suo aeroporto è occupato il 27; la bandiera rossa sventola il 30 sul palazzo del Reichstag e la maggior parte della città è occupata dai Sovietici. I resti della guarnigione si arrendono alle ore 15 del giorno seguente, 1° maggio; secondo il bollettino russo 70.000 Tedeschi sono fatti prigionieri.