Nome con cui è noto lo scultore e architetto Bernardo Gamberelli (Settignano 1409 - Firenze 1464), fratello di Antonio. Nella sua opera, in cui appare la piena coscienza delle nuove forme fiorentine, unì, in un singolare accordo tra scultura e architettura, il disegno severo alla ricerca di luminosità. Fu attivo ad Arezzo, Firenze e Roma. La trasformazione del borgo medievale di Corsignano (Pienza), progettata dal R. per Pio II Piccolomini, costituisce uno dei momenti emblematici della nuova visione rinascimentale.
Sulla sua formazione non si hanno notizie certe, ma nel compimento della facciata gotica della Fraternita dei Laici ad Arezzo (1433-35), appare già
chiara la consapevolezza delle forze allora più attive nella tradizione fiorentina: la chiarezza strutturale del Brunelleschi, la dinamica plastica di Donatello. Dopo altri lavori ad Arezzo e a Firenze (1435-41), creò il suo primo capolavoro nel monumento a Leonardo Bruni in S. Croce (1444-51), modello per gli artisti seguenti. Il severo disegno michelozziano, riecheggiato anche nel Tabernacolo di S. Egidio (1450), e la ricerca luminosa donatelliana sono rivissute in virtù di una particolare compenetrazione tra scultura e architettura. Tali caratteri persistono nelle altre opere scultorie di R.: dall'Annunciazione di S. Lorenzo a Empoli (1447) alla tomba della beata Villana (1452-53) in S. Maria Novella, ecc. L'architettura, che nella sua produzione scultorea è una componente essenziale e in linea con la tradizione umanistico-rinascimentale fiorentina, assume un ruolo ancor più centrale nell'attività che svolse a Roma, intorno al 1450 al servizio di Niccolò V, in un ambiente reso vivace anche dalla presenza di L. B. Alberti (restauro di S. Stefano Rotondo, torrione di Niccolò V in Vaticano, interventi nella trasformazione della basilica di S. Pietro, ecc.). Dal 1462 in poi, al servizio di Pio II, affrontò la progrettazione di edifici in linea con il più articolato programma di trasformazione del borgo medievale di Corsignagno (Pienza): la cattedrale con il particolare impianto a Hallenkirche e con facciata frontonata, tripartita da paraste su alti basamenti che riquadrano un doppio ordine di colonnine sostenenti archi a tutto sesto; il palazzo Piccolomini (bugnato liscio, tre ordini di lesene interrotti da una sorta di trabeazione marcapiano a fascia continua, bifore centinate, cornicione sorretto da mensole; fronte sulla vallata con portico e doppio loggiato) che risente della lezione di L. B. Alberti riscontrabile, pure, nel prospetto di palazzo Rucellai a Firenze, non a caso attribuito alternativamente all'uno o all'altro; il palazzo vescovile, caratterizzato da finestre crociate, completa il disegno della piazza, arricchito dall'eccentrica collocazione di una vera da pozzo all'antica.