Bolivia
Stato dell’America Meridionale. Originariamente abitata da popolazioni di ceppo aymará stanziatesi nel bacino del Lago Titicaca, conobbe un importante sviluppo tra il 200 a.C. e il 600 d.C. ed ebbe il suo maggiore centro nella città di Tiahuanaco. Divisi a partire dall’800 in tanti piccoli Stati federati, gli aymará fra il 1460 e il 1475 vennero sottomessi dagli e inglobati nel loro impero. La regione, denominata fino al 1825 Alto Perù, fu conquistata nel 1538 dagli spagnoli. Ricca di miniere d’argento e di mercurio, fu inclusa nel vicereame del Perù fino al 1776, quando fu annessa al nuovo vicereame del Rio della Plata, anche se subito dopo una serie di rivolte capeggiate da un discendente degli incas, Túpac Amaru, mise in pericolo il regime coloniale (1780-82). La crisi della monarchia spagnola nel 1808 offrì l’occasione favorevole per dare inizio a una lotta che si estese anche alle masse contadine e agli amerindi, dando luogo a una guerriglia frammentatissima e feroce, che si concluse, grazie all’intervento di J. de San Martín e soprattutto di S. Bolívar, con la proclamazione dell’indipendenza (6 agosto 1825) e del regime repubblicano rappresentativo, adottando il nome del liberatore Bolívar (cambiato poi in B.). Instabilità e disordini si accompagnarono per buona parte del secolo a una situazione di ristagno economico e di declino relativo della B. rispetto ad altri Paesi dell’America Meridionale. Inoltre la B. fu impegnata in uno stato di conflittualità aperta o latente con i Paesi limitrofi per questioni di confine o per il controllo di risorse che si conclusero con perdite territoriali a favore di Cile, Brasile e Paraguay. Le difficoltà seguite alle sconfitte militari e ancor più quelle connesse con la grande depressione posero termine alla relativa crescita economica della fine del 19° sec. e aprirono la strada a una nuova fase di precarietà politica, protrattasi fino al 1952. In quell’anno una rivolta popolare promossa dal Movimiento nacionalista revolucionario (MNR), di ispirazione nazionalista e populista, consentì a V. Paz Estenssoro di assumere la presidenza della Repubblica (cui era stato eletto nel 1951) e di avviare una politica di modernizzazione del Paese. Nel 1964, un colpo di Stato militare destituì Paz Estenssoro e portò alla presidenza R. Barrientos Ortuño. Una dura repressione si abbatté sulle organizzazioni dei lavoratori, mentre la guerriglia promossa da E. Che Guevara nel dipartimento di Santa Cruz nel 1967 venne rapidamente sconfitta. Alla morte di Barrientos Ortuño (1969) seguì un convulso succedersi di regimi militari, sempre più screditati dal diretto coinvolgimento nel traffico internazionale della droga, fonte di corruzione a tutti i livelli della pubblica amministrazione. Nel 1982 i militari decisero pertanto di restituire il potere al congresso eletto nel 1980, che designò H. Siles Zuazo presidente della Repubblica; la democratizzazione della B. non risolse però gravi problemi quali il ruolo predominante delle forze armate nella vita politica e la dipendenza dell’economia boliviana dalla produzione e dal commercio della droga. Nelle elezioni generali del 1993 si impose il MNR, che portò alla presidenza G. Sánchez de Lozada, il quale perseguì una politica di riforme sociali ed economiche, imprimendo un’accelerazione alle privatizzazioni, ma fu osteggiato da ampi settori della società per le misure economiche adottate e per il programma predisposto per lo sradicamento delle piantagioni di coca. Le elezioni generali del 1997 videro la vittoria di Acción democrática nacionalista (ADN), di cui era leader l’ex dittatore Banzer Suárez, che divenne presidente della Repubblica. L’obiettivo governativo di distruggere entro il 2002 le piantagioni di coca del Paese, non accompagnato da adeguati incentivi per promuovere le coltivazioni alternative, provocò rivolte nella regione di Cochabamba. Nel 2002 fu rieletto Sánchez de Lozada, che prevalse sul leader del MAS (Movimento al socialismo), J.E. Morales Ayma, un indio rappresentante dei coltivatori di coca; ma l’anno dopo Sánchez de Lozada fu costretto alle dimissioni a causa di un’opposizione interna che vide convergere interessi diversi e sfociò in sommossa in alcune aree andine; dopo le dimissioni del vicepresidente C. Mesa, le elezioni anticipate (2005) decretarono la vittoria di Morales Ayma, che diede subito avvio alla nazionalizzazione delle riserve di gas, e a una riforma agraria in favore della parte più povera della popolazione. Nell’agosto 2008 un referendum di conferma si è risolto con una larga vittoria di Morales Ayma. Nel 2009 è stata varata una nuova Costituzione, mentre Morales Ayma è stato riconfermato presidente per un nuovo mandato.