BOLIVIA
Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Storia. Letteratura. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Anna Bordoni. – Stato dell’America Meridionale. Tra i Paesi latinoamericani, la B. (10.389.913 ab. al censimento del 2012, 10.847.664 ab. secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014) si pone agli ultimi posti per salute e sviluppo, considerando gli indicatori di povertà, educazione, fertilità, malnutrizione, mortalità e speranza di vita. Alcuni risultati positivi sono stati raggiunti recentemente per quanto riguarda la mortalità dei bambini e delle donne in gravidanza, ma i costi delle cure, la scarsità di medici e strutture, nonché la difficile morfologia del territorio condizionano l’accesso ai servizi sanitari da parte della popolazione rurale. L’istruzione pubblica è di modesta qualità e le opportunità di accedervi sono scarse, per cui spesso le popolazioni indigene e i bambini (ma in particolare le bambine) delle aree rurali non riescono a completare neppure la scuola primaria. Nel primo decennio del 21° sec. la B. ha registrato un intenso fenomeno di urbanizzazione, tanto che metà della popolazione si concentra tra Santa Cruz, La Paz (capitale amministrativa del Paese), El Alto e Cochabamba.
Condizioni economiche. – La B. attraversa una congiuntura favorevole (nell’ultimo decennio il tasso di crescita si è mantenuto attorno al 4,8% annuo), legata soprattutto alle esportazioni di prodotti minerari. In particolare, gli idrocarburi rappresentano la metà del valore complessivo delle esportazioni e contribuiscono alla formazione del PIL per circa il 12%. Il debito pubblico, che nel 2003 raggiungeva il 94% del PIL, è sceso al 40%. Questa tendenza positiva è stata utilizzata dal governo per programmi volti a combattere le diseguaglianze sociali (nel 2002 la povertà riguardava il 63% della popolazione, mentre nel 2011 si è attestata al 45%) e a ridurre il peso delle imprese straniere, con la nazionalizzazione delle industrie di telecomunicazioni, idrocarburi ed elettricità.
Storia di Ilenia Rossini. – A partire dal 2005 sotto la presidenza di Evo Morales, amerindio di provenienza Aymara, la B. attraversò una profonda trasformazione politica e sociale. Rappresentante dei contadini coltivatori di coca (cocaleros) ed esponente dei movimenti sociali per il controllo delle risorse, negli anni precedenti Morales si era opposto tanto alle politiche neoliberiste, quanto agli accordi contro il narcotraffico siglati dalla B. con gli Stati Uniti, che prevedevano l’eradicazione delle piante di coca boliviane, la cui coltivazione era parte della tradizione indigena. Presentatosi alle elezioni del 18 dicembre 2005 a capo del partito di sinistra MAS (Movimiento Al Socialismo), Morales fu eletto con il 53,7% dei voti, conquistati soprattutto tra le classi popolari indigene e contadine.
In campo economico, Morales si oppose alle politiche neoliberiste e limitò l’influenza delle imprese straniere nel Paese nazionalizzando, prima, gli idrocarburi (maggio 2006), la principale risorsa della B., e, in seguito, anche le telecomunicazioni e l’elettricità. Gli utili così ottenuti furono investiti in programmi sociali rivolti soprattutto alla maggioranza indigena del Paese e miranti a ridurre la povertà, le discriminazioni e le diseguaglianze.
La stesura di una nuova costituzione – per la quale nel luglio 2006 fu eletta un’assemblea costituente – fu accompagnata dalle dure proteste delle opposizioni: rappresentanti degli interessi delle regioni orientali del Paese, ricche di risorse, esse temevano che non fosse abbastanza tutelata la proprietà privata e chiedevano di poter gestire localmente parte degli utili derivanti dalle nazionalizzazioni. Non vedendo accolte queste richieste, quattro province dichiararono l’autonomia. Dopo le violente proteste antigovernative del settembre 2008, Morales espulse dalla B. l’ambasciatore statunitense, accusato di averle sobillate. La nuova Costituzione, approvata poi con oltre il 60% dei consensi in un referendum popolare (gennaio 2009), dichiarò la B. uno «Stato plurinazionale», garantì diritti e autonomia politica e giudiziaria ai gruppi indigeni, limitò il possesso della terra a cinquemila ettari e distribuì le terre sottoutilizzate alle comunità rurali indigene.
Alle elezioni presidenziali del dicembre 2009, Morales fu rieletto con il 64% delle preferenze: tra i nuovi ministri, nominò dieci donne. Negli anni successivi, la popolarità del presidente fu minata dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari e del gasolio e dal progetto, poi accantonato, di costruire un’autostrada che avrebbe diviso in due un territorio indigeno sottoposto a tutela culturale e ambientale. Tuttavia, nelle elezioni del 12 ottobre 2014, Morales – la cui terza candidatura fu giudicata incostituzionale dalle opposizioni – fu riconfermato con il 61% dei voti.
Sul piano internazionale, nell’aprile 2006 la B. aderì all’ALBA (Alianza Bolivariana para las Américas), il programma di cooperazione economica e sociale che già legava Venezuela e Cuba. I rapporti con gli Stati Uniti, invece, si andarono deteriorando, soprattutto per la questione della coltivazione della coca e per l’offerta di asilo politico all’ex tecnico della CIA Edward Snowden, ricercato dagli USA per aver pubblicato dei dati riservati (luglio 2013).
Letteratura di Silvio Mignano. – All’inizio del nuovo millennio la letteratura boliviana è alla ricerca continua di nuove soluzioni, incerta se rifugiarsi nella riscoperta delle radici precolombiane e addirittura preincaiche o se compiere il salto sempre atteso verso una dimensione internazionale, fatta necessariamente anche di contaminazioni.
Lo scrittore boliviano più famoso all’estero è Edmundo Paz Soldán (n. 1967), che risiede negli Stati Uniti e si caratterizza per la capacità di indagare la psicologia dei personaggi, come è evidente in Norte (2011) e Iris (2014). I quattro autori più significativi sul piano stilistico e di innovazione linguistica sono Adolfo Cárdenas Franco (n. 1950), Wilmer Urrelo Zárate (n. 1975), Juan Pablo Piñeiro (n. 1979) e William Camacho (n. 1974). Al primo si deve il romanzo che più ha inciso sulla giovane letteratura boliviana, Periférica Boulevard (2004), un pastiche post pop che utilizza la struttura del poliziesco, smontandola e ricostruendola in numerose varianti, e un misto di lingua alta, ricca di giochi di parole e di gergo giovanile dei quartieri periferici di La Paz, come conferma El caso del Pérez de Holguín (2011). Urrelo Zárate, alternando umorismo e tragicità, interpreta l’angoscia esistenziale del boliviano contemporaneo, sospeso tra isolamento e interconnessione globale, in romanzi come Hablar con los perros (2012). Piñeiro elabora nelle sue epopee postmoderne, come Illimani púrpura (2010), miti quechua e aymara dell’altopiano, trasformandoli in leggende metropolitane contemporanee con un penetrante senso del grottesco. Legato all’emergente trasformazione della B. in società urbanizzata è anche Camacho, autore tra l’altro del romanzo El misterio del estido (2008).
Il fertile e pluripremiato Gonzalo Lema Vargas (n. 1959) indaga soprattutto i sentimenti e le relazioni umane e amorose, tra gioco e conflitto: così ne El mar, el sol y Marisol (2008). Nelle opere di marcato taglio intellettuale di Eduardo Scott-Moreno (n. 1955) gli aspetti metaletterari e i rimandi alla cultura classica si intrecciano a una profonda introspezione psicologica: He de morir de cosas así (2009) ne è un perfetto esempio.
Il torrenziale Manfredo Kempff Suárez (n. 1945), dalle trame complesse e ingegnose, è esponente della narrativa dell’Oriente boliviano, ovvero delle regioni amazzoniche. Nei suoi romanzi si avverte un sapore chiaramente tropicale, fatto di sensualità, emozioni forti e personaggi spesso esagerati, ma sempre vivi e credibili, come in Cuando fui Nerón (2008).
Tra le scrittrici delle ultime generazioni spiccano Véronica Ormachea Gutiérrez (n. 1961), Giovanna Rivero (n. 1972) e Liliana Colanzi (n. 1981), quest’ultima di origine abruzzese. Isabel Mesa Gisbert (n. 1960) è la più importante autrice di letteratura infantile e per ragazzi.
Nel vivace ambiente poetico, la figura di maggiore rilievo è Benjamín Chávez (n. 1971). La sua è una poesia poco lirica, con slanci narrativi e una matura analisi esistenziale, evidente ne El libro entre los árboles (2013). Più sperimentale e ardito è Rodolfo Ortiz Oporto (n. 1969), ex musicista rock e instancabile promotore culturale che disseziona il verso e lo trasforma continuamente, per es. in Cuadernos de la sequía (2006). Tra gli altri poeti si segnalano Jaime Taborga Velarde (n. 1952) e Cé Mendizábal (n. 1956).
Bibliografia: E. Blanco Mamani, Enciclopedia Gesta de autores de la literatura boliviana, La Paz 2005; Literatura y democracia, novela, cuento y poesía en el periodo 1983-2009, 2 voll., La Paz 2012.