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BORIS Fedorovič Godunov, zar di tutte le Russie

di Ettore Lo Gatto - Enciclopedia Italiana (1930)
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BORIS Fedorovič Godunov, zar di tutte le Russie

Ettore Lo Gatto

Nato verso il 1551 (la data precisa è ignota), regnò dal 1° settembre 1598 fino alla morte (13 aprile 1605). Discendeva dal capo tartaro Četa, trasferitosi in Russia nel 1329 sotto Ivan Kalita. B. passò la sua giovinezza alla corte dello zar Ivan il Terribile, di cui conquistò il favore. La sua posizione a corte si rafforzò in seguito al suo matrimonio con la figlia del favorito dello zar, Maljuta Skuratov. Morto Ivan il Terribile e salito al tiono Fedor Ivanovič, B., come cognato dello zar (Fedor aveva sposato sua sorella Irina) divenne una delle personalità più eminenti dello stato. Lo zar Fedor era un deficiente, incapace di governare; da ciò la lotta accanita tra i boiari per l'esercizio dell'effettivo potere in Russia. I principali avversari di B. furono i principi Mistislavskij, e Šuiskij, ma la lotta finì con la vittoria di B., che si trovò ad essere il vero capo dello stato. L'attività di lui rivelò subito l'accorto politico: all'interno riordinò l'amministrazione, istituì il patriarcato (1589), rafforzando così il potere dello stato anche dal punto di vista religioso; nelle questioni fondiarie si appoggiò ai medî proprietarî in confronto dei grandi latifondisti; al suo governo si devono le prime misure dalle quali si sviluppò la servitù della gleba (in primo luogo l'abolizione del cosiddetto giorno di S. Giorgio). Nella politica estera B. cercò in generale d'evitare le guerre d'aggressione e di mantenere con tutti rapporti pacifici. Solo nel 1590 si decise alla guerra con la Svezia e riconquistò così le terre perdute da Ivan il Terribile, tra cui Jam e Ivangorod. Due volte dovette opporsi alle incursioni dei Tartari di Crimea. Nel 1591 morì il principe ereditario Dimitrij, che con la madre, fin dall'inizio del regno di Fedor, era stato in una specie di esilio ad Uglič sulle rive del Volga. Fu diffusa la voce che il bambino fosse stato ucciso per ordine di Boris Godunov, ma la critica storica non è riuscita, fino ad oggi, ad assodare le reali circostanze della morte; e se le accuse non hanno trovato conferma nella forma in cui furono divulgate, tuttavia l'ombra del dubbio rimane sulla figura di Boris. Certo è che per la morte del principe e l'incapacità intellettuale di Fedor veniva a mancare sul trono quella stirpe dei Riurik, che aveva finora regnato in Russia. Quando, sopraggiunta anche la morte di Fedor, Irina si ritirò in un monastero e il governo fu assunto dal patriarca Jov, creatura di Boris, fu evidente che questi sarebbe salito al trono. Il Zemskij Sobor, nel quale secondo alcuni dominavano creature di Boris, secondo altri al contrario i suoi nemici, si pronunziò in suo favore. Dopo avere una prima volta rifiutato la corona, egli finalmente si lasciò incoronare zar. Salito al trono, continuò la sua precedente politica interna ed estera. Conscio della necessità per la Russia di avvicinarsi all'occidente egli mandò dei giovani a studiare all'estero il risultato fu nullo, perché questi giovani non tornarono in Russia, ma l'idea da lui concepita fu in seguito più efficacemente realizzata. La grave situazione da lui creata ai servi della gleba con l'abolizione del cosiddetto giorno di S. Giorgio, fu alleggerita con nuove misure. Nella politica finanziaria B. difese il libero commercio, concedendo privilegi agl'Inglesi e alle città anseatiche. In politica estera continuò ad evitare gli urti e a stringere relazioni pacifiche con gli altri stati. Il matrimonio progettato tra il principe danese Joann e la figlia di Boris, Ksenja, fallì però per l'improvvisa morte del principe. Due avvenimenti gravissimi si verificarono durante il suo regno al principio del nuovo secolo: la terribile carestia degli anni 1601-03, che ebbe come conseguenza stragi e saccheggi, e la comparsa d'un pretendente al trono nella persona del falso Dimitrij. Questo avventuriero, appoggiato da re Sigismondo III di Polonia, fondandosi sull'aureola che gli veniva dalla pretesa sua appartenenza alla casa dei Rjurik, riuscì a creare gravissime difficoltà a B., le cui truppe, dopo qualche successo, furono vinte. L'improvvisa morte di B. diede il tracollo alla situazione. Mosca giurò fedeltà a suo figlio Fedor, ma tanto questi quanto la madre furono uccisi e il falso Dimitrij salì al trono.

La personalità morale di Godunov, anche più della sua personalità politica, ha destato sempre l'interesse degli storici, che dapprima vedevano in lui un malvagio e solo nel sec. XIX ne tentarono la riabilitazinne; un vero e proprio saggio di giustificazione morale e storica vuol essere l'opera recente di S. F. Platonov. La personalità di B. ha ispirato varie volte i poeti: la più famosa creazione artistica intorno a lui è il dramma Boris Godunov di Alessandro Puškin. Esso è stato anche musicato dal Mussorgskij. Lunga eco ebbero nella poesia popolare l'epoca e la vita di Boris.

Bibl.: Karamzin, Istorija gosudarstva rossijskogo (Storia dello stato russo), IX-XI; S. Solov′ev, Istorija Rossii s drevnješich vremen, VII e VIII (Storia della Russia dei tempi più remoti); K. Bestužev-Rjumin, Obzor sobytij (1584-1613) (Esame degli avvenimenti), in Žurnal Ministerstva Narodnogo Prosveščenja, 1887; Ključevskij, Kurs russkoj istorii, parte 2ª e 3ª; Platonov, Očerki po istorii smutnogo vremeni v moskovskom gosudarstve (Saggi di storia del tempo dei torbidi nello stato moscovita), Pietroburgo 1899 (ed. ridotta col titolo Smutnoe vremja, Praga 1924); Platonov, Drevne-russkie skazanija i povesti o smutnom vremeni, kak istoričeskij istočnik (Leggende e racconti antichi russi sul tempo dei torbidi, come fonte storica); Platonov, Boris Godunov, Praga 1924; id., Moskva i Zapad (Mosca e l'Occidente), Berlino 1927; Pierling, La Russie et la Saint-Siège, III; K. Waliszewski, La crise révolutionnaire 1584-1614, Parigi 1906; Kraevskij, Car Boris Federovič Godunov, Pietroburgo 1836; Pavlov, O Dimitrii samozvance (Sul falso Demetrio), Pietroburgo 1906. In italiano: S. Smurlo, Storia della Russia, I, Roma 1927. Sulle riforme di B. G. relative ai contadini: E. Lo Gatto, La servitù della gleba e il movimento di liberazione in Russia, Bologna 1925; S. Platonov, Histoire de la Russie des origines à 1918, Parigi 1929.

Vedi anche
Ivan IV il Terribile granduca di Mosca e zar di Russia Succedette al padre, il granduca Vasilij III (1479-1533), a tre anni. Incoronato zar nel 1547 (primo a fregiarsi di tale titolo), riorganizzò il sistema militare e l'amministrazione, rafforzando il potere centrale a scapito di quello nobiliare (boiari). La conquista delle capitali tatare Kazan´ (1552) ... Michèle III Romanov zar di Russia Figlio (n. 1596 - m. 1645) del boiaro Fëdor Nikitič Romanov, divenuto metropolita di Rostov col nome di Filarete, fu proclamato zar nel febbr. 1613, dopo che Mosca era stata liberata dai Polacchi. Quando nel 1619 Filarete tornò dalla prigionia polacca e fu fatto patriarca, M. governò insieme a lui. Notevole ... boiaro (o boiardo; dal russo bojar) Nobile russo. Nell’11° sec. i b. erano essenzialmente capi militari al servizio dei duchi; poi divennero possessori di latifondi e di servi, con l’obbligo di prestare servizio al sovrano, ma con la possibilità di recidere tale legame. Alla metà del 14° sec. i granduchi di ... Elisabètta imperatrice di Russia Figlia (Kolomenskoe 1709 - Pietroburgo 1761) di Pietro il Grande, con l'appoggio della guardia imperiale, nella notte del 25 nov. 1741 fece arrestare il piccolo zar Ivan VI insieme alla reggente Anna Leopoldovna, e salì al trono fra l'entusiasmo popolare. Ebbe notevoli successi sia in politica estera ...
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