BOSNIA-ERZEGOVINA (VII, p. 551; XIV, p. 282)
Repubblica federale della Iugoslavia, avente per capitale Sarajevo (86.495 ab. nel 1941), confinante con la Croazia, la Serbia ed il Montenegro e avente uno sbocco sull'Adriatico presso la foce della Narenta. Essa ha fatto parte dal 1941 al 1945 del regno di Croazia. Comprende territorî diversi dal punto di vista geografico: a occidente si estende su territorî carsici, al centro prevalgono i rilievi dinarici, conforme tondeggianti, spesso separati da valli aspre e selvagge, mentre a N. (valle della Sava) si trovano i terreni migliori (Posavina), che fanno già parte della pianura pannonica. Si estende su 51.564 kmq. e conta (1931) 2.323.555 ab., con una densità di 45,1 per kmq., alquanto inferiore a quella media della Iugoslavia. Gli abitanti si raggruppano di preferenza in borgate e villaggi, con scarsi rapporti tra loro. La Bosnia-Erzegovina manda 25 deputati al Consiglio delle nazionalità, eletto dalle singole repubbliche federali (v. iugoslavia, in questa App.).
La popolazione risulta alquanto eterogenea, essendo formata da Serbi, da Croati e da musulmani d'origine slava.
In Bosnia il bosco rappresenta una delle maggiori ricchezze, mentre le zone più aride vengono utilizzate dalla pastorizia transumante. Il territorio più intensivamente coltivato è rappresentato dalla Posavina, dove i terreni sono adatti ai cereali e agli alberi da frutto (specie susini). La Bosnia è tributaria del Danubio, mentre la Erzegovina è tributaria dell'Adriatico. Quest'ultima corrisponde ai bacini della Narenta e della Trebišnjica. Il suo rilievo è molto tormentato e vi prevalgono le rocce calcaree, battute dalla bora, per lo più nude e coperte da pascoli magri, mentre nelle parti riparate crescono piante mediterranee. Le colture principali, raccolte nei luoghi dove s'è radunata la terra rossa, sono il mais, il tabacco, la vite, gli alberi da frutto.