bosone di gauge
Particella di spin 1, portatrice delle interazioni nelle teorie di gauge. Le interazioni fondamentali tra particelle elementari sono descritte da teorie di gauge, ovvero basate su simmetrie i cui parametri variano da punto a punto nello spazio-tempo. Per ogni carica di gauge (generatori della simmetria) esiste un bosone di gauge. Le interazioni fondamentali descritte dal Modello Standard della fisica delle particelle sono (a) forti (bosone di gauge: 8 gluoni dotati di cariche di colore); (b) elettromagnetiche (bosone di gauge: il fotone che si accoppia in proporzione alla carica elettrica); (c) deboli (bosone di gauge: W+, W− e Z0). Se la corrispondente simmetria di gauge è esatta i bosoni di gauge sono a massa nulla. Questo è il caso del fotone e dei gluoni. Invece i bosoni di gauge delle interazioni deboli hanno una massa grande, sulla scala delle masse delle particelle elementari, in quanto le corrispondenti simmetrie di gauge sono rotte spontaneamente (mW=80,398+0,025 GeV/c2; mZ=91,1875± ±0,0021 GeV/c2). Una proprietà fondamentale delle interazioni forti è il confinamento: le particelle dotate di cariche di colore non nulle non possono propagarsi liberamente ma esistono solo all’interno di stati legati con colore totale uguale a zero. Quindi i gluoni non si osservano direttamente, ma solo attraverso la loro presenza all’interno degli adroni (gluoni come partoni), oppure attraverso i getti di adroni ai quali danno luogo nei processi di produzione. Il fotone (il quanto dell’interazione elettromagnetica) è il solo bosone di gauge a massa nulla che è osservato. Due elettroni, ovvero due qualsiasi particelle cariche, interagiscono tra loro scambiandosi un fotone. I W± e la Z0 sono stati osservati per la prima volta nel 1983 nelle collisioni protone antiprotone al CERN di Ginevra (per questa scoperta Simon van der Meer e Carlo Rubbia hanno ricevuto il premio Nobel nel 1984). In seguito le proprietà dei W± e Z0 sono state studiate con precisione nelle collisioni elettrone positrone (in particolare al LEP del CERN) e nelle collisioni protone antiprotone al Tevatron di Fermilab nell’Illinois.