Burkina Faso
Stato dell’Africa occidentale (già Alto Volta). Abitato principalmente dai , che costituirono verso il 14°-15° sec. alcuni regni, nel corso del 15° sec. vi si affermò il regno di Ouagadougou, che dominò la regione fino all’occupazione francese (tra il 1896 e il 1901). Da allora il B.F. fece parte dell’Africa Occidentale Francese, fino a ottenere la piena indipendenza nel 1960 con il nome di Burkina Faso Alto Volta, mantenuto fino al 1984, quando il presidente T. Sankara adottò il nuovo nome B. F. «patria dei veri uomini». Negli anni dopo la Seconda guerra mondiale, durante i quali venne maturando nell’Africa occidentale francese un movimento nazionalistico diretto all’autonomia dalla Francia, la vita politica dell’Alto Volta visse soprattutto di riflessi delle iniziative che si sviluppavano nei territori vicini, in partic. nella Costa d’Avorio, nel Sudan e nel Senegal. Dopo il referendum costituzionale del 28 settembre 1958, nel quale l’Alto Volta optò per la partecipazione alla Comunità franco-africana, la politica del Paese fu dominata dalle contraddittorie esigenze di stabilire un vincolo federale con i nuovi Stati vicini, che avrebbe consentito una migliore situazione economica, e di non contrapporsi all’orientamento antifederalistico della Costa d’Avorio, il Paese che più era in grado di aiutarlo economicamente. Cosi, dopo aver aderito (genn. 1959) alla costituzione della Federazione del Mali, nel marzo successivo l’Alto Volta se ne ritirò, concludendo un’intesa (4 apr. 1959) con la Costa d’Avorio, il Dahomey e il Niger. Il 5 agosto 1960 il Paese proclamò l’indipendenza dalla Francia; il 23 agosto il Consiglio di sicurezza ne raccomandò l’ammissione alle Nazioni Unite, che fu poi decisa dall’Assemblea (20 settembre). L’Union democratique voltaique (UDV), che aveva guidato il processo di decolonizzazione, si impose come unico partito legale del nuovo Stato, e il suo leader, M. Yameogo, fu eletto presidente della Repubblica e riconfermato nel 1965. Ma gli anni successivi all’indipendenza furono caratterizzati da grande instabilità politica. Nel 1966 si ebbe un primo colpo di Stato, guidato da S. Lamizana, che stabilì un governo militare assumendo le cariche di presidente della Repubblica e di primo ministro. Nel 1969 una ripresa dell’attività politica portò all’elezione di una nuova Assemblea nazionale e all’elezione a primo ministro di G. Ouedraogo, leader dell’UDV; Lamizana mantenne la presidenza della Repubblica e il controllo sull’esecutivo. I contrasti politici, aggravati dalle drammatiche conseguenze socioeconomiche della siccità dei primi anni Settanta, provocarono il ritorno al potere dei militari nel 1974-78. Dopo le elezioni legislative del 1978 J. Colombo, dell’UDV, costituì un nuovo governo, ma il perdurare dei contrasti fra partiti, sindacati e forze armate rese la terza repubblica ancora più precaria delle precedenti e si giunse (1980) a un colpo di Stato che portò al potere S. Zerbo, rovesciato due anni dopo. Il potere fu assunto da un Consiglio per la salvezza del popolo, presieduto dal maggiore J.B. Ouedraogo, ma il conflitto fra l’ala moderata del nuovo gruppo dirigente e quella radicale, guidata da Th. Sankara, vide vincente quest’ultimo (1983), che alla testa di un governo rivoluzionario impresse al Paese una svolta in senso nazionalista e progressista. Nel 1987 Sankara fu rovesciato e assassinato a seguito di un colpo di Stato organizzato dal suo braccio destro B. Campaoré, non privo di appoggi a livello internazionale. Campaoré avviò un formale processo di democratizzazione (nel 1991 si fece eleggere alla presidenza della Repubblica, carica in cui è stato riconfermato nel 1998 e nel 2005) che inaugurò, nel Paese, un periodo di stabilità politica, aprendo agli investimenti stranieri e adottando le misure di privatizzazione e liberalizzazione dell’economia richieste dal Fondo monetario internazionale.