Stato dell’Africa occidentale (già Alto Volta). Confina a NO con il Mali, a NE con il Niger, a SE con il Benin, a S con il Togo, il Ghana e la Costa d’Avorio.
Di natura essenzialmente tabulare cristallina, il territorio del B. presenta una morfologia univoca, interrotta solo da pilastri granitici (di altezza sugli 800-900 m). Dal punto di vista idrografico, è diviso in una parte orientale, che manda le acque al fiume Niger, e una centro-meridionale, drenata dai tre rami sorgentiferi del fiume Volta (da O a E: Volta Nero, Rosso e Bianco). Tutti i corsi d’acqua presentano un regime stagionale, a causa della concentrazione delle precipitazioni in un solo periodo dell’anno (giugno-ottobre), con quantità, comunque, decrescente dalle regioni meridionali (1000 mm annui) a quelle settentrionali (400 mm). Il clima del B. è tipicamente tropicale, con temperature elevate (medie annue intorno a 25-27 °C) ed escursioni termiche abbastanza sensibili. La circolazione atmosferica è caratterizzata, d’inverno dall’harmattan, vento sahariano caldo e secco, d’estate dall’umido monsone proveniente dal Golfo di Guinea. La vegetazione spontanea è dominata dalla savana, che, arborata a S ed erbacea nella fascia centrale, lascia il posto, all’estremo N, in zona saheliana, alle steppe. La fauna, prevalentemente erbivora, trova un’area di protezione ecologica nella fascia al confine con il Benin, con due parchi naturali a carattere internazionale (uno di essi si estende anche nel territorio del Niger).
Paese di popolamento assai antico per la sua stessa posizione di passaggio tra il medio bacino del Niger e la costa del Golfo di Guinea, il B. presenta un insediamento accentrato, di tipo sia rurale sia urbano. Nel primo caso si tratta di villaggi di capanne, spesso fortificati da mura perimetrali in argilla, i quali ospitano fino a qualche centinaio di persone; nel secondo caso di antichi centri di transito e sedi di importanti monarchie etniche (Ouagadougou fu residenza degli imperatori Mossi) che oggi tendono a presentare caratteristiche di città moderne, centri di attività direzionali politico-economiche: così la capitale e Bobo-Dioulasso, le sole città di un’apprezzabile dimensione, il cui sviluppo si è fortemente intensificato da quando sono state collegate alla costa guineense mediante la ferrovia proveniente da Abidjan (Costa d’Avorio). L’inurbamento della popolazione (18%), pur crescente, non ha intaccato la complessiva fortissima predominanza dell’habitat tradizionale. L’indice di accrescimento medio annuo della popolazione (3%) non si è ancora stabilizzato verso il basso, e risulta da una sempre elevata natalità, ma soprattutto da una decisa riduzione della mortalità. Le condizioni della popolazione non sono tuttavia soddisfacenti (mortalità infantile superiore al 9%, speranza di vita intorno ai 48 anni). Precedentemente, la compagine demografica era rimasta per lunghi periodi stazionaria a causa dei poderosi esodi di manodopera verso i paesi costieri, esodi che sono tuttora sensibili, soprattutto per quanto riguarda gli spostamenti stagionali. La distribuzione della popolazione rispecchia, in buona parte, la composizione per gruppi etnici. L’area più densamente abitata (ben oltre 50 ab. per km2) è, infatti, quella centrale dove si trova il nucleo principale dei Mossi, neovoltaici, agricoltori immigrati in epoca assai antica e costituenti quasi il 49% della popolazione del B.; i valori di densità scendono invece a 30-50 ab. per km2 nella zona occidentale, ove permangono gruppi paleovoltaici (Bobo, Lobi ecc.), e a 10-30 ab. per km2 nella fascia orientale, a economia di allevamento, abitata dai Gourma (affini ai Mossi, ma molto meno numerosi) e, più a N, da Peul e Tuareg. La religione islamica è professata dal 52% della popolazione, quella cattolica da quasi il 18%, mentre il resto è animista.
Malgrado la cancellazione del debito internazionale decretata nel 2005, le condizioni economiche del B. sono precarie; il paese presenta una crescita del PIL non indifferente, ma anche un reddito pro capite fra i più bassi del mondo e una disponibilità media di calorie appena in linea con i valori vitali. Le risorse naturali sono limitate, i problemi infrastrutturali (specie relativi alle comunicazioni) e sociali attendono una soluzione sostanziale, gravi sono le deficienze energetiche. L’economia del B. resta basata sull’autosussistenza delle popolazioni rurali (sorgo, miglio, mais e riso), mentre solo il cotone e le arachidi forniscono un contributo all’esportazione, accanto alle importanti attività zootecniche. L’allevamento, infatti, è molto sviluppato (caprini e ovini, ma anche bovini), pur se il patrimonio zootecnico è stato gravemente danneggiato dalle ricorrenti crisi di siccità; in generale, i processi di desertificazione hanno intaccato le capacità produttive (anche quelle spontanee) dei suoli.
Le prospezioni minerarie, a partire dagli anni 1960, hanno accertato la presenza di riserve interessanti, ma solo una modesta quantità di oro contribuisce al bilancio del paese. Il settore manifatturiero si limita a talune lavorazioni di prodotti agricoli, con particolare rilievo per il cotone e a qualche industria di beni di consumo (vestiario, calzature, lavorazione del legno, montaggio di biciclette). A Bobo-Dioulasso è in funzione un impianto petrolchimico.
I collegamenti si valgono, oltre che della ricordata linea ferroviaria di penetrazione dalla Costa d’Avorio, di una mediocre rete stradale e di comunicazioni aeree in crescita. Il commercio internazionale (sempre in forte passivo) si svolge pressoché esclusivamente con i paesi confinanti e con Francia, Germania e Giappone.
Occupato dalla Francia tra il 1896 e il 1901 e, da allora, parte dell’Africa Occidentale Francese, l’attuale B. ottenne la piena indipendenza nel 1960 con il nome di Alto Volta, mantenuto fino al 1984, quando il presidente T. Sankara adottò il nuovo nome Burkina Faso «patria dei veri uomini».
Negli anni dopo la Seconda guerra mondiale, durante i quali venne maturando nell’Africa Occidentale Francese un movimento nazionalistico diretto all’autonomia dalla Francia, la vita politica dell’Alto Volta visse soprattutto di riflessi e di echi delle iniziative che si sviluppavano nei territori vicini, in particolare nella Costa d’Avorio, nel Sudan e nel Senegal, conosciute tramite i numerosi emigranti che cercavano lavoro nella Costa d’Avorio e nel Sudan, oltre che nel Ghana. I pochi uomini politici del paese erano impegnati non tanto nelle problematiche di distacco dalla Francia, ma nelle lotte di supremazia tribale all’interno.
Dopo il referendum costituzionale del 28 settembre 1958, nel quale l’Alto Volta optò per la partecipazione alla Comunità francoafricana, la politica nell’Alto Volta fu dominata dalle contraddittorie esigenze di stabilire un vincolo federale con i nuovi Stati vicini che avrebbe consentito una migliore situazione economica, e di non contrapporsi pericolosamente all’orientamento anti-federalistico della Costa d’Avorio, il paese che più era in grado di aiutarlo economicamente. Così, dopo aver aderito (gennaio 1959) alla costituzione della Federazione del Mali, nel marzo successivo l’Alto Volta se ne ritirò, concludendo un’intesa (4 aprile 1959) con la Costa d’Avorio, il Dahomey e il Niger. L’11 luglio 1960 ottenne dalla Francia l’indipendenza, proclamata il 5 agosto e il 23 agosto il Consiglio di sicurezza ne raccomandò l’ammissione alle Nazioni Unite, che fu poi decisa dall’Assemblea (20 settembre).
L’Union démocratique voltaïque (UDV), che aveva guidato il processo di decolonizzazione, si impose come unico partito legale del nuovo Stato, e il suo leader, M. Yameogo, fu eletto presidente della Repubblica e riconfermato nel 1965. Ma gli anni successivi all’indipendenza furono caratterizzati da grande instabilità politica. Nel 1966 si ebbe un primo colpo di Stato, guidato da S. Lamizana che, sospesa la costituzione e sciolto il parlamento stabilì un governo militare, assumendo le cariche di presidente della Repubblica e di primo ministro. Nel 1969 una ripresa dell’attività politica portò all’elezione di una nuova Assemblea nazionale e all’elezione a primo ministro di G. Ouédraogo, leader dell’UDV; Lamizana mantenne la presidenza della Repubblica e il controllo sull’esecutivo. I contrasti politici, aggravati dalle drammatiche conseguenze socioeconomiche della siccità dei primi anni 1970, provocarono il ritorno al potere dei militari nel 1974-78. Dopo le elezioni legislative del 1978 J. Colombo, dell’UDV, costituì un nuovo governo, ma il perdurare dei contrasti fra partiti, sindacati e forze armate rese la terza repubblica ancora più precaria delle precedenti e si giunse (1980) a un colpo di Stato che portò al potere S. Zerbo, rovesciato due anni dopo.
Il potere fu assunto da un Consiglio per la salvezza del popolo, presieduto dal maggiore J.B. Ouédraogo, ma il conflitto fra l’ala moderata del nuovo gruppo dirigente e quella radicale, guidata da T. Sankara vide vincente quest’ultimo (1983), che alla testa di un governo rivoluzionario impresse al paese una svolta in senso nazionalista e progressista. Poi l’opposizione dei leader tradizionali e le frizioni all’interno della stessa giunta provocate dal programma rivoluzionario di Sankara portarono al suo rovesciamento e assassinio nel 1987 a opera di un Fronte popolare guidato da B. Compaoré.
Sconfessati i principi marxisti del suo predecessore e abbandonati i progetti di autosufficienza alimentare e di austerità economica, Compaoré avviò un formale processo di democratizzazione (nel 1991 si fece eleggere alla presidenza della Repubblica, carica in cui è stato riconfermato nel 1998, nel 2005 e nel 2010). Il B. ha avuto un periodo di stabilità politica fino allora sconosciuta, che ha consentito l’apertura agli investimenti stranieri e l’adozione di misure di privatizzazione e liberalizzazione dell’economia in linea con le direttive del Fondo monetario internazionale.
Ciononostante, negli anni successivi il malcontento per il regime dittatoriale istituito da Compaoré è andato crescendo, sfociando nel 2011 in violente proteste antigovernative. Nell'ottobre 2014 si sono verificate dure reazioni popolari contro un progetto di riforma costituzionale che avrebbe permesso a Compaoré di prolungare ulteriormente il suo mandato, nonostante un emendamento del 2000 ne limitasse il numero a due riducendone la durata da sette a cinque anni; il 30 ottobre l'esercito ha annunciato lo scioglimento del governo e dell'Assemblea nazionale e la costituzione di un nuovo organo di transizione. Dopo un iniziale rifiuto ad abbandonare la guida del Paese Compaoré si è dimesso dalla carica e ha annunciato la formazione di un governo di transizione ed elezioni entro 90 giorni; hanno assunto il ruolo di presidente di transizione M. Kafando e quello di premier il colonnello I. Zida. Nel settembre 2015, dopo ulteriori rinvi delle consultazioni elettorali che avrebbero infine dovuto tenersi a ottobre aprendo il Paese a una svolta democratica, Kafando e Zida sono stati fatti prigionieri dalla guardia presidenziale, rimasta fedele a Compaoré; tuttavia il tentativo di golpe è fallito e nello stesso mese Kafando e Zida sono tornati a ricoprire i loro incarichi. Le elezioni presidenziali, svoltesi nel mese di novembre - le prime dal colpo di stato che nell’ottobre 2014 aveva deposto Compaoré - hanno registrato la vittoria con oltre il 53% dei consensi di R.M. Kaboré, candidato del partito Movimento Popolare per il Progresso (MPP), riconfermato nella carica con il 57,8% alle presidenziali tenutesi nel novembre 2020. Nel gennaio 2019, a seguito delle dimissioni dell'intero esecutivo, il presidente del Paese ha nominato nuovo premier C.J. Dabiré, che è subentrato al premier uscente P.K. Tieba. Le tensioni sociali alimentate da un aumento delle violenze jihadiste e dalla concomitante incapacità della classe dirigente di garantire al Paese un assetto democratico sono sfociate nel gennaio 2022 in violenti scontri di piazza che hanno portato all'arresto del presidente Kaboré e allo scioglimento del governo a seguito di un golpe militare guidato da P.-H. Sandaogo Damiba, che ha assunto il potere, subentrandogli nel successivo ottobre il capo delle forze antijihadiste I. Traoré, che ha sciolto il governo e sospeso la Costituzione. Nel luglio 2023 il Paese si è schierato, con il Mali e la Guinea, contro l’ultimatum imposto dall'Ecowas dopo il golpe militare che nello stesso mese ha deposto il presidente del Niger M. Bazoum, sottoscrivendo nel settembre successivo, con il Mali e il Niger, l'Alleanza degli Stati del Sahel per la reciproca difesa militare.
Rovine di Loropéni (1979).