burocrazia
Insieme di apparati e di persone al quale è affidata, a diversi livelli, l’amministrazione di uno Stato o anche di enti non statali.
Secondo una delle teorie più autorevoli della b., elaborata da M. Weber nei primi decenni del Novecento e tuttora sostanzialmente valida, la b. è l’apparato amministrativo tipico per l’esercizio del potere legale, cioè quello fondato sulle norme e sulle regole (in contrapposizione al potere basato sul carisma del capo o sulle tradizioni e gli usi). Gli apparati della b. si distinguono dalle tradizionali forme di amministrazione del passato perché si fondano, almeno in linea di principio, su alcuni tratti distintivi: la divisione del lavoro disciplinata in modo generale mediante regole; la gerarchia degli uffici; il ricorso a regole generali per governare le decisioni e le azioni; l’enfasi sull’uniformità dei comportamenti; l’impersonalità delle relazioni interne ed esterne; il lavoro come professione e carriera, che implica il possesso di una qualificazione specifica, il dovere di fedeltà all’ufficio, la remunerazione fissa per le proprie prestazioni e la durata vitalizia della carica. Nell’impostazione teorica, le organizzazioni che adottano i principi burocratici funzionano in modo più efficiente delle altre: le regole generali applicate alle situazioni specifiche permettono di orientare il comportamento delle persone, garantendo uniformità, continuità e stabilità nelle attività, oltre che servire per coordinare il lavoro; la gerarchia degli uffici definisce gli ambiti di autonomia e di controllo, nonché il percorso che deve seguire il flusso delle comunicazioni, facilitando i processi decisionali; le competenze stabili e la preparazione specialistica dei funzionari riduce il rischio di errori.
Nel Novecento il processo di burocratizzazione ha conosciuto una straordinaria espansione in tutte le economie del mondo. Osservando le prime fasi di questa tendenza, Weber sottolineò come fosse ormai in atto un processo irreversibile di burocratizzazione universale, che tendeva a imprigionare le persone in una rete di regole minuziose e a sottometterle alla potenza anonima, irresponsabile e ogni giorno più necessaria degli apparati burocratici, i veri detentori del potere nelle società moderne. Questo rischio si è in parte verificato e altri studiosi (R. Merton, A. Gouldner, M. Crozier), analizzando il funzionamento di alcune organizzazioni burocratiche, hanno messo in evidenza i ‘circoli viziosi’ della b., ovvero gli effetti non voluti o indesiderati derivanti dall’applicazione dei principi burocratici. Queste ricerche hanno inoltre fornito alcune indicazioni pratiche per correggere tali tendenze e recuperare efficienza ed efficacia. Anche grazie a questi studi, le organizzazioni burocratiche resistono ancora oggi, a dimostrazione del valore dei principi indicati da Weber all’inizio del 20° secolo. Con la rivoluzione tecnologica e l’irruzione dell’economia della conoscenza, la più grande sfida delle organizzazioni burocratiche è diventata quella di far evolvere il sistema di regole su cui le organizzazioni stesse si basano alla stessa velocità dei cambiamenti del contesto in cui si trovano a operare