G. amministrativa Relazione giuridica che intercorre tra un organo sovraordinato e un organo subordinato.
Tra le relazioni interorganiche, la g. presenta il massimo grado di intensità, ragion per cui vengono riconosciuti all’organo in posizione di supremazia una serie di poteri specifici, quali il potere di impartire ordini e di assoggettare a controllo l’organo subordinato, di revocare gli atti inopportuni eventualmente adottati da questo, di delegargli l’esercizio di funzioni, di avocarne le competenze. La g. si esprime, inoltre, nella possibilità di esercitare veri e propri poteri sostitutivi in caso di inerzia dell’organo subordinato. Tale relazione funge, inoltre, da principio di distribuzione delle competenze all’interno dell’organizzazione amministrativa, ed è, in questa prospettiva, caratteristica del modello burocratico tradizionale, prevalentemente strutturato in forma piramidale, come tipicamente si rinviene nell’organizzazione ministeriale. Il principio di g., che tuttora riveste un ruolo importante nell’articolazione delle funzioni istituzionali, presenta però un’indiscutibile tendenza recessiva in concomitanza del progressivo affermarsi di altri modelli di relazione meno penetranti, quali la direzione e il coordinamento.
La g. trova applicazione anche nel sistema di tutela amministrativa: vi è, infatti, la possibilità di presentare ricorso gerarchico all’autorità superiore dell’organo che ha adottato un atto amministrativo. Tale ricorso, possibile proprio in ragione della posizione di supremazia, viene riconosciuto al destinatario dell’atto amministrativo che si ritenga viziato, il quale può chiederne l’annullamento, sia per motivi di legittimità che di merito.
Per quanto riguarda la g. ecclesiastica nella Chiesa cattolica era comunemente riconosciuta una duplice g.: di ordine, conferita con l’ordine sacro, e di giurisdizione o di governo, conferita, si diceva, con l’istituzione canonica. Dopo il Concilio Vaticano II la g. ecclesiastica si identifica con il complesso delle persone che sono titolari della potestà sacra in quanto hanno ricevuto il sacramento dell’ordine. Tale potestà è esercitata sia nel foro esterno sia nel foro interno. L’autorità suprema e piena della Chiesa universale risiede nel romano pontefice, che l’acquisisce dal momento in cui accetta l’elezione e la può esercitare sempre liberamente, e nel collegio o corpo episcopale, che la esercita «cum Petro et sub Petro», cioè insieme e con il consenso del romano pontefice; modo tipico e solenne di esercizio di tale suprema potestà è il Concilio ecumenico. Il papa, per esercitare la sua autorità su tutta la Chiesa, si avvale abitualmente della collaborazione dei cardinali, del sinodo dei vescovi e della curia.
L’autorità dei vescovi, ciascuno dei quali ha singolarmente potestà ordinaria e immediata sulla propria diocesi, può esercitarsi, sempre in modo collegiale, su determinate regioni tramite i concili plenari e provinciali e le conferenze episcopali.
In etologia, g. sociale (o di dominanza) è l’insieme dei rapporti di dominanza che si instaurano tra i membri di un gruppo di animali coesistenti in un territorio. Le g. esistono sia tra gli invertebrati sia tra i vertebrati, e hanno la funzione di ridurre l’aggressività all’interno del gruppo e di regolamentare lo sfruttamento delle risorse e la riproduzione, svolgendo quindi un importante ruolo adattativo per la sopravvivenza del gruppo e della specie, anche come fattore di regolazione della densità della popolazione.
Il tipo più semplice di g. è il dispotismo o tirannia, per cui un individuo predomina sugli altri, che hanno tutti lo stesso rango. Sono diffuse le g. lineari, in cui un individuo α domina su tutti, un individuo β domina su tutti meno α e così via fino all’individuo ω che è dominato da tutti gli altri. Esempio tipico di g. lineare è l’ordine di beccata del gallo domestico, in cui lo status gerarchico viene determinato e mantenuto mediante le beccate (α becca tutti gli altri membri del gruppo e non viene beccato, ω può essere beccato da tutti). Possono esservi anche organizzazioni gerarchiche più complesse con catene triangolari, circolari ecc. In genere i maschi dominano sulle femmine, e gli adulti sui giovani.
Negli Artropodi si hanno generalmente g. semplici (per es., dispotismo) e poco stabili, così come negli Anfibi, Rettili e Pesci. Organizzazioni più stabili e a lunga catena si osservano negli Uccelli e nei Mammiferi con territorio di gruppo, raggiungendo un’elevata complessità nei Primati.
Le g. si instaurano in seguito a una serie di lotte, in genere non cruente ma ritualizzate, in modo da mettere in evidenza strutture vistose o di offesa che però non vengono utilizzate per ferire l’avversario. Le lotte terminano con l’allontanamento o la sottomissione di uno dei due avversari, e possono essere influenzate, in particolare nei Primati, oltre che dalle esibizioni di forza e di dimensioni, anche dalla conoscenza dell’ambiente, dall’aver riportato vittorie o sconfitte nelle lotte precedenti, dalla presenza di sostenitori, dalla storia familiare (per es., il rango della madre) ecc. Le g. instaurate tendono a rimanere stabili e possono essere rinnovate (con una nuova serie di lotte) solo dalla morte dell’individuo o dalla introduzione di un elemento estraneo al gruppo. La riproduzione può portare cambiamenti di rango: per es., in molti uccelli le femmine assumono il rango del maschio. Le g. vengono mantenute con l’esibizione di segnali di status e di sottomissione, che possono essere visivi, acustici, chimici. L’individuo predominante ha la priorità per l’approvvigionamento di cibo, per l’accoppiamento (spesso esclusivo dei dominanti) ecc.