Il diritto che con le proprie opere o le proprie qualità si è acquisito all’onore, alla stima, alla lode, oppure a una ricompensa (materiale, morale o anche soprannaturale), in relazione e in proporzione al bene compiuto (e sempre sulla base di un principio etico universale che, mentre sostiene la libertà del dovere, afferma la doverosità dell’agire morale). Il concetto del m. è dunque strettamente legato con il problema morale, e particolarmente con quello della responsabilità individuale delle azioni, che è necessario presupporre perché possa aver luogo un m. per ciò che si è compiuto di bene e un ‘demerito’ per ciò che si è compiuto di male (➔ etica).
La dottrina del m. dell’uomo nella vita religiosa e morale, intimamente collegata con la dottrina della grazia e della giustificazione, si è sviluppata nel cristianesimo attraverso la patristica e la scolastica, per ritrovarsi al centro delle polemiche nell’età della Riforma. Secondo il Catechismo della chiesa cattolica, «nei confronti di Dio, in senso strettamente giuridico, non c’è m. da parte dell’uomo» in quanto «l’azione paterna di Dio precede l’uomo con la sua ispirazione, mentre il libero agire viene dopo nella sua collaborazione, così che i m. delle opere buone devono essere attribuiti innanzitutto alla grazia di Dio, poi al fedele». Pertanto all’uomo è riconosciuto il m. di accogliere da Dio il dono di fare il bene.
Il termine meritocrazia, coniato negli Stati Uniti (meritocracy), è stato introdotto in Italia negli anni 1970 con riferimento a sistemi di valutazione scolastica basati sul m. (ma criticati perché ritenuti tali da discriminare chi non provenga da un ambiente familiare adeguato) e alla tendenza a premiare, nel mondo del lavoro, chi si distingua per impegno e capacità nei confronti di altri, ai quali sarebbe negato in qualche modo il diritto al lavoro e a un reddito dignitoso. Altri invece usano il termine con connotazione positiva, intendendo la concezione meritocratica come una valida alternativa sia alle possibili degenerazioni dell’egualitarismo sia alla diffusione di sistemi clientelari nell’assegnazione dei posti di responsabilità.
Ordine al m. della Repubblica Italiana Il primo degli ordini cavallereschi nazionali, istituito con l. 178/1951 con lo scopo di ricompensare benemerenze acquisite verso la nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte ai fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari. Capo dell’Ordine è il presidente della Repubblica; l’Ordine è retto da un consiglio, composto dal cancelliere e 16 membri. È costituito da 5 classi: cavalieri di gran croce, grandi ufficiali, commendatori, ufficiali e cavalieri; per altissime benemerenze può essere concessa ai cavalieri di gran croce la decorazione di gran cordone. Le onorificenze sono assegnate con decreto del presidente della Repubblica, che determina anche il numero massimo delle nomine che si potranno fare annualmente nelle 5 classi.