Nelle religioni, intervento di uno spirito divino che, con azione soprannaturale, determina la volontà dell’uomo ad agire o pensare in un determinato modo, o rivela alla sua mente delle verità, spesso stimolandolo e guidandolo a esprimerle con la parola o con gli scritti.
Conosciuta e ammessa nelle religioni del mondo classico, l’i. ha assunto particolare importanza nell’ebraismo e soprattutto nel cristianesimo. Secondo la dottrina cattolica (enciclica Providentissimus Deus, 1893), lo Spirito Santo mosse gli autori ispirati a scrivere e li assistette nello scrivere, in modo tale che essi concepissero con il pensiero e fedelmente mettessero in iscritto tutto quello e solo quello che Egli voleva. Ciò non implica tuttavia che l’i. si estenda alla stesura letterale del testo: dottrina comune del cattolicesimo è che l’i. abbia lasciato all’uomo la libertà di esprimerla secondo le sue abituali facoltà, in conformità al linguaggio e ai costumi del suo tempo, in rapporto anche alla comunità religiosa di cui l’autore o redattore faceva parte. Perciò si ritiene lecita, anzi necessaria, l’analisi critico-testuale, la conoscenza dell’ambiente in cui visse l’agiografo, la sua e altrui tecnica compositiva, lo studio dei generi letterari e dei diversi autori che hanno concorso alla formazione di un testo.
Nella dottrina protestante all’i. del libro subentra l’i. dell’uomo, secondo la formula bene rappresentata da F. Schleiermacher: lo Spirito Santo risiede nella comunità dei fedeli e ne è come l’anima; di questo Spirito sono espressione i libri sacri, dettati da uomini pieni essi stessi di Spirito, ma non più pieni nell’atto dello scrivere che in qualunque altro momento della loro vita. Accanto a questa posizione esistono molte altre opinioni; oggi sembra prevalere la tendenza a privare gradualmente la Bibbia di ogni differenza dagli altri prodotti dello spirito umano, salvo restando il suo carattere di Parola di Dio.