CALABRIA (VIII, p. 291)
Le particolari circostanze (v. appresso) nelle quali il territorio calabrese fu investito dalla guerra con la celere ritirata delle truppe tedesche sulla linea Salerno-Adriatico, dinnanzi ai rapidi progressi degli Alleati, resero meno gravi i danni materiali della Calabria. I danni più rilevanti ai centri abitati furono quelli sofferti dai tre capoluoghi di provincia (v. catanzaro, cosenza, reggio calabria, in questa App.), nelle incursioni dell'agosto e del settembre 1943. Meno gravi furono i danni alla rete stradale, quasi limitati alle arterie di grande comunicazione percorse dalle truppe tedesche in ritirata (strade statali: 18 Tirrenica, 19 delle Calabrie, 105 Castrovillari-Belvedere Marittimo, 106 Ionica, 107, 108, 109 Silane, 110 Serre, 111 Gioia Tauro-Locri, 112 Aspromonte), con distruzione in totale di 54 ponti, per la cui ricostruzione, che può considerarsi ormai come ultimata, fu preventivata la somma di L. 215.000.000. I danni alla rete ferroviaria, in complesso non ingenti, risultarono anche inferiori a quelli stradali; le riparazioni relative, preventivate per i fabbricati in L. 40.000.000, sono già state eseguite. Assai meno rilevanti pure, in confronto, ad es., col Lazio e con la Sardegna, i danni alle opere di bonifica; ai quali tuttavia si deve in gran parte la recrudescenza della malaria. Dalla cifra di 8253 casi di malaria denunciati nel 1942 si salì nel 1944 a 12.022, cifra quest'ultima assai probabilmente inferiore al vero, specialmente per ciò che riguarda la provincia di Catanzaro (zona del Crotonese); ad ogni modo la differenza rimarrebbe sempre grande rispetto alla Sardegna (21.802 nel 1944), alla Lucania (15.022 id.), alla Sicilia (109.464 id.). In preoccupante aumento è pure la tubercolosi polmonare.
La popolazione (residente) apparve notevolmente aumentata, da 1.771.651 (censimento 1936) a 2.060.147 ab. (accertamento al 31 dicembre 1947); la causa principale può ritenersi il quasi intieramente cessato movimento emigratorio che nel 1947 ebbe un inizio di ripresa (Brasile, Argentina, Belgio, Francia). Lo sviluppo economico della regione ha subito una grave stasi, per l'arresto quasi completo o il regresso delle opere di trasformazione agraria, per la quasi totale cessazione di attività in zone di recente industrializzazione (Crotonese), per l'accentuata deficienza, almeno nel primo dopo guerra, dei mezzi di comunicazione e di trasporto (aggravante quello che è sempre stato il maggiore difetto dell'economia regionale, cioè la lontananza dai centri di mercato nazionali e stranieri) per, il disordine economico prodotto dalla illusoria facilità di guadagni nella regione e fuori di essa. L'equilibrio si va lentamente ristabilendo, nonostante l'accentuarsi di fenomeni di inquietudine nei ceti agrarî e la scarsezza di buona valuta (mancate o esigue rimesse di emigranti) e di capitale circolante in genere, che incide assai fortemente sulla lentezza delle ricostruzioni, specialmente private, nei centri maggiori e minori della regione. Sono allo studio progetti di valorizzazione economica (impianti idroelettrici, ripresa e completamento di bonifiche, ecc.) in rapporto alla destinazione dei fondi dell'ERP.
Storia (p. 303). - Sin quasi al tramonto del 1942 la Calabria, lontana dai campi di battaglia della seconda Guerra mondiale, aveva sentito solo l'eco dell'immane conflitto. Le cose cambiarono da quando, nell'estate del 1942, divenuta l'Africa mediterranea teatro di accaniti combattimenti, il fronte della guerra venne via via avvicinandosi per i successi degli Anglo-Americani. Nell'estate 1943 uno sbarco alleato sulle coste dell'Italia meridionale con forze provenienti dal Nord-Africa si presentò inevitabile.
Con l'inoltrarsi della primavera del 1943, la Calabria fu presa di mira dall'aviazione nemica. I bombardamenti aerei, e talvolta anche navali, s'intensificarono nel periodo che precedette l'invasione della Sicilia e nel corso delle operazioni attraverso cui gli Anglo-Americani si resero padroni dell'isola (10 luglio-17 agosto); mirandosi a impedire che gl'Italo-Germanici combattenti di là dallo stretto ricevessero gli aiuti e i rifornimenti transitanti in grande copia per la Calabria, e in pari tempo a preparare in questa le condizioni necessarie ad uno sbalzo degli Alleati dalla Sicilia. Il 3 settembre, lo stesso giorno in cui a Cassibile si firmava l'armistizio tra l'Italia e gli Alleati, le armate di questi ultimi sbarcavano, tra Villa S. Giovanni e Bagnara, sulla terraferma. I Tedeschi, che avevano rinunziato a sbarrare la via agli Anglo-Americani sulla linea, già apprestata, dell'Aspromonte, desistettero altresì dal resistere lungo una seconda linea, che aveva il suo nodo in Soveria Mannelli. E si ritirarono rapidamente dalla Calabria, per evitare che un altro sbarco alleato sulle coste del Salernitano (che avvenne il 9 settembre) prendesse alle spalle le loro forze (LXXVI corpo d'armata), col materiale recuperato in Sicilia e con quello sottratto agl'Italiani, ormai demoralizzati o sbandati. Fu pertanto una ventura per la Calabria la ritirata dei Tedeschi: Questi minarono ponti e strade per ritardare l'avanzata del nemico e razziarono qua e là automezzi, apparecchi meccanici e derrate; ma non ebbero il tempo di abbandonarsi a rappresaglie, distruzioni e depredazioni di vaste proporzioni. Prima ancora che cessasse il conflitto mondiale, e per tanta parte in conseguenza della crisi che esso ha aperto, la Calabria ha messo a nudo le sue dure necessità, morali e materiali, di antica e recente data. L'analfabetismo registra indici ancora molto elevati; frequenti i contrasti sociali, alimentati in alcuni settori dalla persistenza del latifondo o di anacronistici sistemi agrario-contrattuali, in altri dalla mancanza di lavoro, poiché né la terra né l'artigianato riescono a dar pane ad una popolazione non solo sovrabbondante, ma tuttora ostacolata nella sua volontà di emigrare; le industrie sono scarse; insufficienti le comunicazioni stradali; primitivo il tenore di vita di molti agglomerati urbani.