CALABRIA
(VIII, p. 291; App. II, 1, p. 477).- Nell'attuale dopoguerra la C. è entrata in un periodo d'intenso rinnovamento economico-sociale che non ha paragone nel passato e nel quale, accanto all'azione in vario senso determinante dello stato, è evidente anche una più decisa e spontanea tendenza della popolazione a uscire dalle sue secolari condizioni di depressione. Effetti, in questo senso, non solo economicamente ma anche socialmente considerevoli sono da riconoscere sia al fatto grandiosamente benefico della demalarizzazione, avvenuta nel dopoguerra (1945-48), sia ai provvedimenti statali resi possibili dai finanziamenti del Piano Marshall (Operazioni E. P. I.) e, più recentemente, della Banca mondiale.
Di essi riguardano in modo esclusivo la C. i seguenti: legge 31 dicembre 1947, n. 1629, costitutiva dell'Opera per la valorizzazione della Sila (trasformazioni fondiaria e agraria), dalla quale venne la prima rottura del latifondo ionico calabrese; legge 12 maggio 1950, n. 230, estendente i benefici della precedente ai "Territorî ionici contermini della Sila" (ai quali furono aggiunti, dalla cosiddetta legge stralcio del 21 ottobre 1951, 13 comuni pure ionici della provincia di Reggio Calabria); legge speciale per la Calabria del 28 novembre 1955, n. 1177, per la quale la C. è venuta a considerarsi tutta un unico comprensorio di bonifica (integrale di 1ª categoria sino all'isoipsa di 300 metri, montana oltre essa), specialmente nei riguardi di un suo assestamento idrogeologico la cui improrogabilità ebbe la sua catastrofica dimostrazione nelle alluvioni del 1951 e del 1953 ed ha continuato ad averla in più recenti. La legge 10 agosto 1950, n. 646, costitutiva della Cassa per il Mezzogiorno, presenta non minore interesse per la C., sia per il suo carattere di integralità nel senso naturale e nell'umano, sia per l'essere stata assegnata alla Cassa in massima parte l'esecuzione dei provvedimenti contemplati nella Legge speciale del 1955.
Tutto questo insieme di provvedimenti legislativi e di relativi finanziamenti (204 miliardi, in particolare, per la Legge speciale), con la conseguente immissione di capitale circolante, con la creazione d'istituti varî di studio e di attuazione, con la sollecitazione d'interessi e la spinta alle iniziative di carattere privato, non può non avere prodotto sensibili ripercussioni anche nella vita sociale della C., in cui le tendenze a uscire dal chiuso delle secolari abitudini immobilizzatrici si sono venute facendo sempre più vivaci, anche e soprattutto - ed è il fatto più interessante - nelle classi meno abbienti e sinora meno civilmente, non per propria colpa, affermatesi della popolazione. Sotto questa luce può essere considerato anche il fenomeno della ripresa dell'emigrazione, nella varietà nuova delle sue correnti, che vanno dalla tradizionale transoceanica (America settentr., Australia) a quella verso l'Europa centrale (specialmente per lavori minerarî) e a quella particolarmente interessante e ricca di aspetti umani verso le regioni industriali dell'Italia settentr.: una istintiva e insieme accorta reazione ai fenomeni non tanto della disoccupazione quanto della sottoccupazione, gravemente tuttora caratteristica di una popolazione che, salita da 1.974.229 abitanti (residenti) del censimento 4 novembre 1951 ai 2.148.160 della fine del 1957, è in continuo aumento, nonostante il flusso emigratorio e una lieve diminuzione della natalità, sempre tuttavia assai alta (24,5% nel 1957, 27,9% nel 1952) in confronto con quella della massima parte delle altre regioni italiane, e compensata dalla minore mortalità, specialmente infantile. La densità, per km2, è di 142 ab., di fronte ai 130,8 del 1951.
Il problema dell'economia regionale, che si prospetta come quello di una razionalizzazione dell'agricoltura (cui fa grave ostacolo l'eccessivo frazionamento della proprietà in zone rilevate di scarsa produttività naturale) e non meno come quello di una industrializzazione appena oggi sporadicamente avviata, esige non facili operazioni di rilievi e di pianificazioni, alle quali attende particolarmente la Cassa per il Mezzogiorno. Importanza speciale, di fronte soprattutto agli sviluppi in corso dell'economia europea (Mercato comune), assumono i problemi della qualificazione e della preparazione professionale dei lavoratori, resi più difficili dalle condizioni d'inferiorità in cui si trova tuttora l'istruzione popolare (analfabetismo ancora di circa il 30% e semianalfabetismo, quasi nulla partecipazione dei ceti rurali ai corsi d'istruzione secondaria, generale deficienza di un'adeguata istruzione tecnica, cui si sta cercando, dal 1955, di ovviare con l'istituzione di nuove scuole professionali di tipo agrario e industriale). Si tratta, in sostanza, di far sì che la regione - cui le statistiche assegnano l'ultimo grado della scala economica della nazione, con un reddito per abitante (1957) di 91.000 lire (Liguria 365.000) - sia mediante l'aumento e il miglioramento delle sue infrastrutture (fra le altre, dei mezzi di comunicazione, ai fini del raggiungimento di mercati soprattutto extra-regionali ed esteri e a quelli, in cui si pongono giuste speranze, del turismo), sia con una più equa e razionale distribuzione e con un sicuro aumento produttivo della proprietà fondiaria, sia con l'accrescimento del livello del tenore di vita e di cultura delle classi popolari, esca finalmente dalla condizione d'isolamento e di comeguente depressione che ne hanno reso troppo a lungo scarsamente efficienti le pure notevolissime e assai varie, nell'intero ambito meridionale, risorse naturali e umane.
Bibl.: F. Milone, L'Italia nella economia delle sue regioni, Torino 1955, cap. XIV, La Calabria; Cassa per il Mezzogiorno - Commissione di studio per il piano di sviluppo economico della Calabria, Rapporto conclusivo, Roma 1959, voll. 7, in 10 tomi; A. Ferrara, L'avvenire della Calabria. Relazione al Consiglio provinciale di Catanzaro, 1959.