califfato
I successori di Maometto al governo
Il califfo è colui che ha guidato la comunità musulmana in nome dell'inviato di Dio, Maometto. Sono stati i califfi che, oltre a difendere l'Islam, hanno organizzato l'impero arabo-musulmano dal punto di vista militare, politico e amministrativo, coadiuvati dai ministri, gli ulama ("dotti") e i giudici. Nonostante la sua istituzione sia durata con vicende alterne fino al 1924, il califfato può ritenersi concluso già nel 1258 con la fine della dinastia abbaside
Alla sua morte (632), il profeta Maometto (Muhammad, nella sua forma originale araba) non aveva indicato alcuna persona adatta a succedergli alla guida della comunità. Fra i compagni di Maometto, cioè quelli che gli erano stati più vicini, la scelta cadde su Abu Bakr, poiché era anziano, saggio e uno dei primi ad avere abbracciato l'Islam. Egli fu dunque nominato califfo, che in arabo (khalifa) vuol dire appunto "successore".
A causa della sua età avanzata, Abu Bakr governò solo dal 632 al 634, periodo durante il quale sedò alcune rivolte (ridda) dei Beduini, che dopo la morte di Maometto consideravano conclusa la loro adesione all'Islam. Ma il suo califfato fu importante anche perché diede avvio a un periodo fondamentale, quello dei rashidun, i "califfi ben guidati", comprendente lo stesso Abu Bakr, Umar (634-644), Uthman (644-656) e Ali (656-660). Costoro, che avevano conosciuto il Profeta, guidarono la comunità musulmana seguendo il suo esempio: oltre a garantire l'integrità della comunità, organizzarono il nuovo Stato dal punto di vista amministrativo, militare e giuridico (il califfo però non è legislatore, compito che spetta solo a Dio). In seguito molti di questi compiti vennero affidati ai loro stretti collaboratori: ministri, ulama e giudici.
Nel 661 salì al potere la famiglia degli Omayyadi, che instaurò un califfato dinastico ‒ l'elezione era spesso di padre in figlio ‒ rimasto in auge fino al 750 e che spostò da Medina a Damasco la capitale di quello che era diventato un vero e proprio impero. Gli Omayyadi fecero costruire alcuni capolavori dell'arte islamica, come la moschea della Cupola della Roccia a Gerusalemme (iniziata nel 692), la grande moschea di Damasco (705-715) e i 'castelli del deserto' nella regione siro-palestinese (odierna Giordania).
L'impero omayyade nel frattempo si ampliava: in Occidente arrivava in Spagna (711), in Oriente giungeva via terra in Transoxiana (attuale Usbechistan) e, via mare, nel Sind (Pakistan).
Nel 749 scoppiò una vera e propria rivoluzione: i membri della famiglia degli Abbasidi guidarono un'insurrezione che sterminò tutti i rappresentanti degli Omayyadi ‒ escluso uno che sarebbe andato in Spagna e avrebbe fondato più tardi a Cordova il califfato omayyade di Spagna (912-1027) ‒ e instaurò un proprio califfato dinastico. Gli Abbasidi erano discendenti dello zio di Maometto, Abbas, e legittimarono la presa di potere proprio facendo leva sulla loro appartenenza alla famiglia del profeta. Delinearono, inoltre, una serie di requisiti necessari a diventare califfo: essere di sesso maschile, sano di mente e di corpo, appartenere alla tribù del profeta (Quraysh), avere capacità e virtù, essere degno di governare gli uomini.
I califfi abbasidi spostarono la capitale da Damasco a Baghdad, che diventò uno dei maggiori centri dell'epoca. Qui i califfi ‒ che si attorniavano di ministri, molti dei quali non arabi ma iranici, turchi, curdi ‒ ricevevano poeti, scienziati e studiosi dando un grosso contributo all'evoluzione della cultura e della scienza, in particolare all'astronomia, alla matematica, all'algebra e alla medicina. I califfi abbasidi governarono fino al 1258, anno in cui i Mongoli posero fine al loro potere, ma già verso la metà del 10° secolo il califfato era entrato in crisi, poiché nel vastissimo Impero abbaside molti governatori delle province non sempre riconoscevano l'autorità del califfo di Baghdad. Col tempo, dunque, al califfo fu attribuito il solo potere religioso e accanto a lui si affermarono altre figure importanti, quali l'amir ("principe") e il sultano, che di fatto avrebbero esercitato l'autorità.
Il carisma perso dal califfo venne in parte recuperato dagli Ottomani che, pur dichiarandosi sultani, nei confronti dell'Occidente si definirono invece califfi. Nel 1924, in seguito alla nascita della Repubblica turca, venne ufficialmente posto fine al califfato.