Nel 17° e 18° sec., soprattutto in Germania, l’insieme delle dottrine, relative all’amministrazione dello Stato e al benessere generale, dette scienze camerali (da Kammer, l’organo che si occupava del patrimonio del principe e della finanza pubblica). Vi confluirono i problemi della popolazione, dell’attività economica, della bilancia commerciale, della ricchezza nazionale studiati dal mercantilismo, alle cui dottrine il c. s’ispira. Il c. aveva come sfondo una concezione organica della società imperniata sul monarca, che tuttavia considerava il benessere del popolo come presupposto del mantenimento del potere.
I primi cameralisti (J.J. Becher, P.W. von Hörnigk, W. von Schröder) ebbero interessi soprattutto giuridici e volti all’amministrazione, mentre i successivi autori (J.H.G. von Justi, J. von Sonnenfels, G.H. Zincke) posero l’accento sull’aspetto economico dei problemi. Gli autori cameralisti considerarono centrale lo Stato con visione dirigista; difesero politiche di barriere tariffarie o sostegno alle esportazioni, manifatture pubbliche, regolamentazione del commercio e dell’agricoltura.