Vedi Camerun dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
La Repubblica del Camerun è un paese dell’Africa equatoriale. Colonia tedesca fino alla Prima guerra mondiale, per mandato della Società delle Nazioni il suo territorio venne poi diviso in due parti, a loro volta integrate rispettivamente nei possedimenti francesi e britannici. Il paese divenne una repubblica indipendente nel 1960 con la riunificazione dell’ex Camerun francese e di una parte dell’ex Camerun inglese (la fascia situata all’estremo nord-ovest si unì invece alla Nigeria con un referendum). L’iniziale struttura federale, che rifletteva la divisione del paese tra le due potenze mandatarie, fu abbandonata nel 1972, quando il Camerun divenne una repubblica unitaria con capitale Yaoundé.
La vita politica interna del paese è segnata da un’eccezionale e problematica continuità di governo, che si traduce in una pressoché totale assenza di alternanza al potere, con qualche concessione a livello municipale. Le figure politiche principali, dall’indipendenza a oggi, sono state quella del presidente Ahmadou Ahidjo, nei primi vent’anni di storia, e quella di Paul Biya, nel trentennio successivo. Paul Biya era già primo ministro nel 1982 quando succedette al dimissionario presidente Ahmadou Ahidjo e da allora è rimasto ininterrottamente alla guida del Camerun, vincendo le elezioni presidenziali del 1992, del 1997 e del 2004. Il suo ultimo e più importante successo politico riguarda l’approvazione di un emendamento costituzionale, nell’aprile 2008, che, oltre a garantirgli l’immunità, ha eliminato il limite vigente dei due mandati presidenziali, assicurandosi così la possibilità di ricandidarsi alle elezioni dell’ottobre 2011 (vinte con il 78% dei consensi dal suo partito, il Rassemblement Démocratique du Peuple Camerounais, Rdpc) e per quelle del 2018, anche se per queste ultime sembra al momento improbabile una sua ricandidatura. Il probabile ritiro dalla vita politica di Biya è un forte elemento di instabilità politica, in quanto genera tensioni e lotte interne al partito dominante. Nel 2013 è stato finalmente istituito il Senato, la camera alta del parlamento camerunense prevista dalla Costituzione del 1996 e mai insediata, ma si è trattato di una concessione di facciata più che di un reale progresso democratico.
Le elezioni legislative e amministrative svoltesi nel settembre 2013 non hanno riservato alcuna sorpresa. L’Rdpc ha conquistato 148 su 180 seggi all’Assemblea nazionale, inoltre il risultato delle elezioni amministrative ha permesso al partito di governare senza il bisogno di una coalizione in 300 delle 360 municipalità del paese. L’Sdf, Social Democratic Front, si è aggiudicato 18 seggi, affermandosi come il principale partito di opposizione. Sebbene dal 1992 in Camerun viga un sistema multipartitico, la scena politica interna è dominata dal partito di Biya, l’Rdpc, che, dalla sua fondazione, ha vinto sistematicamente tutte le tornate elettorali. D’altro canto i partiti sono marginali, spesso disuniti e scontano nell’elettorato quello stesso deficit di credibilità e fiducia che interessa, più in generale, tutto il sistema politico camerunense.
Oltre che dalle derive autoritarie e dalla debolezza dei suoi oppositori, la permanenza di Biya al potere è stata garantita dalla natura dell’Rdpc, che può essere definito a tutti gli effetti un partito-sistema, i cui appartenenti usufruiscono di una capillare rete di privilegi e concessioni. La lunga presidenza di Biya, unito alle scarse concessioni democratiche e alla diffusa corruzione hanno alimentato il malcontento della popolazione, che è stato espresso con manifestazioni di protesta nel 2012, durante le celebrazioni istituzionali per i trent’anni al governo del presidente. Al deficit democratico il governo contrappone performance economiche soddisfacenti e l’applicazione puntuale di politiche di sviluppo e di riduzione della povertà in linea con la strategia del Fondo monetario internazionale (Imf) e della Banca mondiale (Wb).
La grave instabilità politica e le guerre che hanno interessato alcune nazioni limitrofe, come il Ciad e più recentemente la Nigeria, il Mali e la Repubblica Centrafricana (da cui provengono più di 200.000 persone), stanno spingendo il governo del Camerun a impegnarsi maggiormente per la cooperazione politica regionale. L’instabilità ai confini non causa soltanto un progressivo incremento del numero di rifugiati che cercano riparo in Camerun, ma mette a rischio la stessa sicurezza dello stato. A causa della porosità delle frontiere con la Nigeria, militanti del gruppo terrorista Boko Haram si sono più volte infiltrati a nord del paese, un crocevia strategico tra Nigeria e Ciad, indispensabile al rifornimento di armamenti e terreno di reclutamento. Il pericolo rappresentato dal deteriorarsi della sicurezza a nord si è concretizzato all’inizio del 2013, quando una famiglia francese è stata rapita in territorio camerunense ai confini con lo stato nigeriano del Borno e successivamente liberata sotto pagamento di riscatto. Nonostante la nascita di una coalizione internazionale per fronteggiare il gruppo estremista, negli ultimi due anni gli attacchi si sono intensificati. Nella zona sud est si sono verificate infiltrazioni di militanti appartenenti al gruppo dei séléka, le milizie ribelli islamiche che fomentano la crisi nella Repubblica Centrafricana.
La Francia occupa una posizione rilevante nelle relazioni politiche ed economiche: Parigi rimane uno dei maggiori partner commerciali, per importazioni, oltre che il primo paese per aiuti allo sviluppo fra i paesi Oecd, e uno dei maggiori investitori stranieri. I rapporti con gli altri paesi occidentali e in particolare con gli Stati Uniti sono stabili: il governo di Yaoundé, grazie anche alle risorse petrolifere off-shore, viene accettato di buon grado dalle istituzioni internazionali, che reagiscono molto debolmente alle restrizioni delle libertà civili presenti nel paese. Gli Usa, già primo paese investitore, hanno dichiarato di voler estendere la loro presenza economica in Camerun, anche se la società americana Aes ha venduto tutte le sue quote di partecipazione in Sonel, l’impresa per l’energia elettrica che partecipa anche all’oleodotto Ciad-Camerun, ad Actis, un’azienda francese. La Cina sta potenziando la sua cooperazione economica e, anche in mancanza di stime affidabili, è indubbio che i suoi investimenti, soprattutto nelle infrastrutture, occupino un posto di primissimo rilievo. Pechino, diventata il principale partner commerciale del paese, si è occupata della costruzione del porto di Kribi, polo logistico fondamentale e punto d’arrivo dell’oleodotto Ciad-Camerun, e ha stretto accordi con Yaoundé per ingenti investimenti nel campo delle telecomunicazioni. Sempre maggiore nel paese è anche il ruolo di Turchia, India, Marocco, Regno Unito e Corea del Sud. Restano buone le relazioni con il Ciad, con cui il Camerun coopera militarmente in diverse operazioni, tra cui quella per combattere Boko Haram. Nell’agosto 2008 si è conclusa pacificamente, dopo una lunga disputa culminata con una sentenza del 2002 della Corte di giustizia internazionale, la restituzione al Camerun, da parte della Nigeria, della penisola di Bakassi, situata sul confine tra i due paesi e molto ricca di petrolio e gas. Il rapporto tra i due stati rimane caratterizzato dalla sfiducia, nonostante la collaborazione nella lotta alle milizie di Boko Haram e la visita del nuovo presidente nigeriano Muhammadu Buhari nel luglio 2015. Sta crescendo il ruolo della Cemac (Comunità economica degli stati dell’Africa centrale), organizzazione che promuove la cooperazione per l’integrazione economica tra gli stati dell’Africa centrale.
La popolazione del Camerun si caratterizza per le grandi differenze etniche e linguistiche: i ceppi censiti sono più di 200. L’appartenenza politica rispecchia la frammentazione etnica, e i tentativi dell’Rdpc di porsi come un partito unificatore non hanno dato molti frutti; inoltre il differente passato coloniale si riflette ancora oggi nelle divisioni politiche e culturali esistenti tra le regioni anglofone (quelle al confine occidentale con la Nigeria, che reclamano maggior decentramento e sono attraversate da movimenti secessionisti) e il resto del paese, a prevalenza francofona.
Se il 40% della popolazione è di religione cristiana, l’altra metà si divide tra animisti (40%) e musulmani (20%). Questi ultimi sono presenti soprattutto nelle regioni settentrionali. Nel paese è garantito un elevato livello di libertà religiosa, nonostante non manchino tensioni tra i differenti gruppi etnici e religiosi. La popolazione è in crescita costante, con tassi che negli ultimi anni hanno sempre superato il 2%: nel 2014, infatti, la crescita demografica è stata del 2,5%. Come nel caso di molti stati africani, l’urbanizzazione è avvenuta senza i necessari investimenti in infrastrutture e si è tradotta nel proliferare di quartieri suburbani e periferici dove la vita quotidiana si rivela particolarmente difficile. Le forniture energetiche alle famiglie sono incostanti e solo il 53,7% della popolazione ha accesso all’energia elettrica.
In Camerun le libertà di associazione e di opinione sono fortemente limitate: il paese si colloca al 145° posto su 197 per libertà di stampa, ed è classificato come ‘non libero’, nonostante gli sforzi da parte del governo nel sottolineare i progressi verso la transizione democratica e la tutela dei diritti civili.
A dispetto della grande campagna presidenziale per la trasparenza nella burocrazia e nell’amministrazione pubblica, la corruzione e il clientelismo, spesso fondato su base etnica, rimangono ancora endemici. Il Camerun è al 136° posto su 175 per corruzione percepita e al 172° posto su 189 nell’indice Doing Business. Le disfunzioni in termini di governance si riflettono negativamente in ambito economico: a causa dell’amministrazione inadeguata, della disorganizzazione e dell’elevata tassazione, il paese fatica a sfruttare appieno le potenzialità del porto di Douala.
La crescita economica del Camerun nel 2015 è stata del 5,3%, in parte rallentata dalla caduta del prezzo internazionale del petrolio. Anche se il settore petrolifero rappresenta solo il 10% della composizione del pil, esso è la principale fonte di entrate dello stato e quindi un crollo del suo prezzo ha corrisposto anche a una riduzione degli investimenti statali. Il settore primario pesa per il 22,7% del pil, con i prodotti forestali e il cacao in testa alle esportazioni; quello secondario per il 30,6%, di cui circa un terzo interessa l’industria estrattiva petrolifera, mentre il settore dei servizi copre il rimanente 46,6% del prodotto interno. Rimane elevata la dipendenza dalle importazioni alimentari e, di conseguenza, l’esposizione dei consumatori alle fluttuazioni nei prezzi di questo settore. Il legname è il secondo prodotto camerunense più esportato, dopo il petrolio. Il territorio camerunense è ricco di risorse idriche e gode di un clima adatto per diversi tipi di coltivazioni (caffè, cotone, banane e caucciù); inoltre conserva buone riserve di petrolio e di minerali, tra cui ferro, bauxite e cobalto. L’attività estrattiva del petrolio è calata rispetto ai livelli registrati nella metà degli anni Ottanta, passando dai 186.000 barili giornalieri del 1986 agli 81.400 del 2014. La messa in funzione di nuovi impianti dovrebbe portare nei prossimi anni un nuovo aumento della produzione, fino ad arrivare all’obiettivo di 100.000 barili giornalieri.
Dai primi anni Novanta il governo di Yaoundé ha adottato vari programmi della Banca mondiale (Wb) e del Fondo monetario internazionale (Imf) per stimolare gli investimenti delle imprese, aumentare l’efficienza nel settore agricolo, incrementare il commercio e promuovere riforme strutturali e fiscali del sistema. L’Imf sta premendo anche per una maggiore trasparenza del bilancio e per l’attuazione di programmi di riduzione della povertà. Il tentativo di migliorare il settore agricolo del paese, agendo in particolare sulle coltivazioni di cacao e caffè, è stato soddisfatto solo parzialmente, a causa della carente legislazione sulla proprietà delle terre e per lo scarso accesso al credito. Gli importanti investimenti nel settore energetico e nelle infrastrutture, così come l’inizio dell’attività di estrazione di diamanti, dovrebbero favorire la crescita del settore edilizio e lo sviluppo della produzione industriale.
Il settore terziario è quello in maggiore espansione, ma si può parlare di una crescita economica al di sotto delle potenzialità del paese. I principali beni esportati sono il petrolio, il cacao, il cotone, il caffè, l’alluminio e il legno. L’esportazione è aiutata dai dazi agevolati concordati con l’Unione Europea e gli Stati Uniti. La corruzione, l’interferenza dello stato nell’economia, la gravosa burocrazia e l’instabilità delle regioni del nord spaventano gli investitori internazionali.
Il Camerun è noto come ‘Africa in miniatura’ per la sua diversità geologica, oltre che culturale: il suo territorio offre un’eterogeneità di paesaggi (spiagge, deserti, montagne, foreste pluviali e savane). Una ricchezza che è oggetto di grande attenzione: ben il 14% del territorio nazionale è destinato ad aree protette.
Con i suoi 12.500 soldati in servizio attivo, l’esercito rimane il comparto più rilevante del settore difesa camerunense, che può contare su un personale complessivo di 14.200 uomini. La tradizionale partnership con la Francia si conferma anche nel campo degli affari militari: con Parigi esiste fin dal novembre 1960 un accordo bilaterale che prevede il supporto di consiglieri e personale militare francesi nell’organizzazione e nell’addestramento delle forze camerunensi. Quasi la metà delle dotazioni militari camerunensi, infatti, è di origine francese. Recentemente Parigi ha però rivisto i suoi accordi di difesa con i paesi africani, riducendoli anche dal punto di vista delle risorse allocate.
Il Camerun è impegnato da diversi anni nelle missioni di peacekeeping nella vicina Repubblica Centrafricana: dal 2002 ha partecipato all’Afism-Car, passata nel 2008 sotto la responsabilità della Comunità economica degli stati dell’Africa centrale (Cemac) con il nome di Micopax. Nel 2013 la missione è diventata a guida dell’Unione Africana con l’appellativo di Misca e da settembre 2014 è condotta dall’Un e prende il nome di Minusca.
Degli stati limitrofi alla Nigeria, il Camerun è quello con i confini più vulnerabili, tanto che le sue terre del nord sono utilizzate da Boko Haram come vie per il traffico d’armi e come terreno per costruire basi operative e reclutare militanti. Il primo attacco terroristico è avvenuto nel febbraio 2013, quando il gruppo estremista islamico ha rapito ai confini della Nigeria una famiglia francese, successivamente liberata col pagamento di un riscatto. Nel luglio 2014 Boko Haram ha attaccato il villaggio di Kolofata, nel nord del paese, provocando 14 morti e il rapimento di diverse persone, fra cui la moglie del vice primo ministro Amadou Ali. Nelle regioni del nord est hanno continuato a susseguirsi rapimenti e attentati ai centri cittadini e alle caserme delle forze di sicurezza.
Dai primi mesi del 2015 il Camerun partecipa, insieme a Nigeria, Ciad, Niger e Benin alla coalizione internazionale contro Boko Haram. La decisione di prendere parte alla lotta ha provocato, come ripercussione, un aumento degli attentati da parte del gruppo terroristico. La comune minaccia ha spinto Yaoundé e Abuja a collaborare e a ridurre le tensioni preesistenti tra i due paesi. Lo stesso presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha incontrato Biya per migliorare la cooperazione, tuttavia la sfiducia tra le due parti resta elevata.
Il maggior rischio per il paese è che la presenza del gruppo islamista provochi delle tensioni religiose che possano degenerare in un conflitto interno. Il pericolo è accentuato dall’instabilità delle regioni del sud, dove sono avvenute diverse infiltrazioni di militanti dei Séléka, la coalizione delle forze musulmane coinvolta nel conflitto in Repubblica Centrafricana.