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Il Camerun è un importante stato africano, situato in quella parte occidentale dell’Africa equatoriale che si affaccia sul Golfo di Guinea.
Colonia tedesca fino alla Prima guerra mondiale, e poi diviso per mandato della Lega delle Nazioni tra Francia e Regno Unito, il Camerun è una repubblica indipendente dal 1960. L’iniziale struttura federale, che rifletteva la divisione del paese tra le due potenze mandatarie, fu superata nel 1972 quando il Camerun divenne una repubblica unitaria con capitale Yaoundé.
Le sue relazioni politiche ed economiche più rilevanti, per intensità e tradizione, sono quelle con l’ex madre patria, la Francia. Parigi è infatti il maggior partner commerciale, per importazioni, del Camerun, oltre che il suo primo investitore estero tanto in termini di ide quanto di aiuti allo sviluppo.
Molto buoni sono poi i rapporti con tutti gli altri principali paesi occidentali e in particolare quelli con gli Stati Uniti, le cui aziende petrolifere sono interessate a stringere accordi per lo sfruttamento delle riserve di greggio presenti nel paese; negli ultimi anni si registra infine una crescente partnership con la Cina.
Nonostante il Camerun sia uno dei paesi africani più importanti dal punto di vista politico ed economico della fascia equatoriale, come testimonia ad esempio la sua posizione all’interno della Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale (Cemac), il presidente Paul Biya – capo di stato sin dal 1982 – ha sempre optato per una linea di basso profilo e di scarso protagonismo nelle principali issues regionali. La grave instabilità politica e le guerre che hanno interessato alcuni dei paesi limitrofi, come il Ciad e la Repubblica Centrafricana, stanno tuttavia spingendo il governo del Camerun a impegnarsi maggiormente per rafforzare la cooperazione politica regionale. A queste crisi, infatti, è direttamente legato il progressivo incremento del numero di rifugiati che cercano riparo in Camerun e che rappresentano una delle principali emergenze che il governo di Yaoundé si è trovato, suo malgrado, a dover gestire negli ultimi anni.
A livello interno, la nota più caratteristica del paese risiede proprio in un’eccezionale continuità politica e di governo. Una stabilità costruitasi, dall’indipendenza ad oggi, intorno a due figure politiche principali: quella del presidente Ahmadou Ahidjo, per i primi vent’anni, e quella del presidente Paul Biya per il trentennio successivo.
Sebbene dal 1992 in Camerun viga un sistema multipartitico, la scena politica continua ad essere dominata dal partito del presidente, il Rassemblement démocratique du Peuple Camerounais (Rdpc), che dalla sua fondazione vince sistematicamente le elezioni tanto per il governo nazionale quanto per quelli delle maggiori municipalità.
Tutte le ultime tornate elettorali sono state contestate dalle forze di opposizione: gli stessi organi preposti a verificarne la regolarità hanno avuto poca agibilità, o sono stati a loro volta accusati di non essere super partes.
Se da una parte la lunga e continuativa direzione politica di Biya ha assicurato al paese notevole stabilità interna, dall’altra, fondandosi su di un network di potere fatto di lealtà etniche e personali, rappresenta in qualche modo il segno più evidente di una democrazia che funziona più sulla carta che nella realtà. Il precario confine tra forma e sostanza del sistema democratico in Camerun annovera anche altre palesi contraddizioni. La riforma della costituzione approvata nel 1996, infatti, prevede diverse disposizioni a cui il governo di Yaoundé non ha mai fatto seguito: dall’introduzione di una seconda camera parlamentare, il Senato, da affiancare all’Assemblea nazionale, all’istituzione della Corte costituzionale, passando per la creazione di un sistema decentralizzato di consigli regionali. Tutte misure volte a limitare la concentrazione di potere nelle mani del presidente, ma rimaste ad oggi incompiute.
D’altro canto i partiti all’opposizione, e in primis il Front social-démocratique, il più importante tra questi ma ben radicato solo nelle regioni anglofone, sono marginali, spesso disuniti, e scontano nell’elettorato quello stesso deficit di credibilità e fiducia che interessa, più in generale, tutto il sistema politico camerunense.
La popolazione del Camerun si caratterizza per una rilevante differenziazione etnica e linguistica, tanto che i ceppi riscontrabili sono più di 200. Il differente passato coloniale permane ancora oggi nelle divisioni politiche e culturali esistenti tra le regioni anglofone (quelle al confine occidentale con la Nigeria, che reclamano maggior decentramento e sono attraversate da movimenti secessionisti) e il resto del paese, a prevalenza francofona.
Se il 53% della popolazione è di religione cristiana, l’altra metà si divide in un 25% di animisti e in un 22% di musulmani, presenti in maggioranza nelle regioni settentrionali. Nel paese è garantito un alto livello di libertà religiosa, anche se non mancano tensioni tra i differenti gruppi etnici e religiosi.
La popolazione è in crescita costante, con tassi che negli ultimi anni hanno sempre superato il 2%: intorno al 6% annuo, invece, si attesta l’aumento della popolazione urbana, che ha portato il numero degli abitanti delle città camerunensi a raddoppiare negli ultimi trent’anni. Questa vertiginosa urbanizzazione è tuttavia avvenuta senza i necessari investimenti in infrastrutture e si è tradotta in un proliferare di quartieri suburbani e periferici dove la vita quotidiana si scontra con standard inadeguati. Le forniture energetiche alle famiglie sono incostanti e chi può ricorre all’utilizzo di generatori: l’energia idroelettrica rimane la principale fonte di elettricità nel paese, anche se un discreto contributo sul totale proviene parimenti dalle centrali termoelettriche.
Nel paese è garantita la libertà d’espressione e di stampa, sebbene non siano mancati casi di censura e di persecuzione giudiziaria ai danni di giornalisti che hanno pubblicato o trasmesso via radio (il mezzo di comunicazione più diffuso) inchieste scomode sul presidente e su qualche esponente del suo entourage.
Nonostante gli sforzi per vigilare e migliorare la trasparenza nelle burocrazie e nell’amministrazione del paese, la corruzione e il clientelismo, spesso fondato su base etnica, rimangono ancora endemici al sistema camerunense: caratteristiche che posizionano il Camerun in cima all’elenco mondiale dei paesi meno trasparenti (146° su 178 stati nel ‘Transparency International’s 2009 Corruption Perceptions Index’), oltre che in fondo alla classifica nell’indice di ‘doing business’ stilato dalla Banca mondiale nel 2010 (168° su 183 paesi).
Il settore primario pesa per il 21% sul pil, con i prodotti forestali e il cacao in testa alle esportazioni; quello secondario per il 32%, di cui circa un terzo interessa l’industria estrattiva petrolifera, mentre il settore dei servizi copre il rimanente 47% del prodotto interno.
Il territorio camerunense è ricco di risorse idriche e gode di un clima adatto per diversi tipi di coltivazioni, come quelle del caffè, del cotone, delle banane e ancora del caucciù; è poi molto ricco di petrolio e di minerali tra cui ferro, bauxite e cobalto. L’attività estrattiva del petrolio è calata rispetto ai livelli registrati nella metà degli anni Ottanta, passando dagli 186.000 barili giornalieri ai circa 90.000 attuali.
Dopo un rallentamento nel 2005, l’economia camerunense è tornata a crescere negli ultimi anni a tassi intorno al 3%, in gran parte trainati dall’aumento dei prezzi del petrolio e dall’incremento di settori non petroliferi come quelli dell’agricoltura, della silvicoltura, delle telecomunicazioni e delle costruzioni. Data la crescita della popolazione, all’aumento del pil in termini assoluti dell’ultimo decennio non è corrisposto quello del pil pro capite.
Allo stesso tempo rimane elevata la dipendenza dalle importazioni alimentari e di conseguenza l’esposizione dei consumatori alle fluttuazioni nei prezzi di questo settore. Il legname è il secondo prodotto camerunense più esportato, dopo il petrolio.
Dai primi anni Novanta il governo di Yaoundé ha adottato vari programmi della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale (Imf), pensati per stimolare gli investimenti delle imprese, aumentare l’efficienza nel settore agricolo, incrementare il commercio e promuovere riforme strutturali e fiscali del sistema camerunense. L’Imf sta infine premendo anche per una maggiore trasparenza del bilancio e per l’implementazione di programmi di riduzione della povertà.
Il Camerun è noto anche come ‘Africa in miniatura’ per la sua diversità geologica, oltre che culturale: il suo territorio presenta infatti spiagge, deserti, montagne, foreste pluviali e savane. Una ricchezza che nel paese è oggetto di grande attenzione e che è valorizzata dalla rilevante porzione di territorio camerunense, pari al 14% sul totale, destinata ad aree protette.
Con i suoi 12.500 uomini in servizio attivo, l’esercito rimane la componente più rilevante del reparto militare camerunense. La tradizionale partnership con la Francia si conferma anche nel campo degli affari militari: con Parigi, infatti, esiste fin dal novembre 1960 un accordo bilaterale che prevede il supporto di consiglieri e personale militare francese nell’organizzazione e nell’addestramento delle forze camerunensi. Quasi la metà delle dotazioni militari camerunensi è inoltre di origine francese.
Nell’agosto 2008 si è conclusa pacificamente e con successo la restituzione, da parte della Nigeria, della penisola di Bakassi, situata nella parte di costa confinante con il Camerun e molto ricca di petrolio e gas. Sull’affaire Bakassi, da sempre oggetto di contesa tra i due paesi, specie dopo l’occupazione dalle truppe nigeriane, pendeva una sentenza della corte del Tribunale internazionale che, già dal 2002, ne aveva disposto il trasferimento di sovranità dalla Nigeria al Camerun.
Attualmente, personale militare camerunense è dispiegato in una sola missione di peacekeeping internazionale, quella per il consolidamento della pace nella vicina Repubblica Centrafricana (Mission for the Consolidation of Peace in Central African Republic, Micopax), istituita nell’ottobre del 2002 dal Cemac e passata dal 2008 sotto la responsabilità della Comunità economica degli stati dell’Africa centrale (Eccas), di cui il Camerun è uno dei dieci membri componenti.