Ruminante appartenente al sottordine degli Artiodattili, famiglia Bovidi, sottofamiglia Caprini.
Il genere Capra comprende: C. ibex (➔ stambecco); C. falconeri, il markor, una grande c. presente in Afghanistan e Himalaya; C. aegagrus, c. selvatica o egagro o c. del bezoar, diffusa in Asia Minore e in alcune isole del Mediterraneo. Le c. selvatiche hanno corna a scimitarra o spiralate, presenti, ma più piccole, anche nelle femmine; gli zoccoli sono molto divaricabili ed è presente una folta barba. La pelle emana, specie nei maschi, odore caratteristico. Abitano la montagna fino al limite delle nevi perenni. Hanno sensi acuti, sono agilissime nell’arrampicarsi.
C. domestica L’addomesticamento della c., come quello della maggior parte degli animali domestici, risale alla preistoria. Le c. attuali sarebbero derivate da Capra aegagrus e generalmente vengono indicate col nome C. hircus. La c. domestica ha corpo tozzo e accorciato, muscolatura asciutta, teschio con osso parietale molto sviluppato; scheletro piuttosto gracile e leggero, ma robusto; formula dentaria identica a quella dei bovini; stomaco, come quello di tutti i ruminanti, formato di quattro cavità; arti forti, terminati da due dita fornite di unghioni; coda corta; due appendici cutanee (pendenti o tettole) ai lati del collo; mento spesso provvisto di barba; mantello bianco o variamente colorato, uniforme o pezzato, pelame di varia lunghezza e finezza. La voce è un belato a tono vario. Si nutrono di erbe e foglie, preferendo i germogli teneri. La funzione economica più importante della c. è la produzione del latte, usato per il consumo diretto e per la fabbricazione di formaggi e del burro. Secondaria è la produzione della carne. Il pelo ruvido grossolano della c. comune è utilizzato per fare pennelli, corde e tessuti rozzi.
Le c. si possono allevare brade, semibrade. L’allevamento semibrado è il più frequentemente adottato nei paesi europei centrali, dove prevalgono le cosiddette c. nobili. L’allevamento esclusivamente in stalla non è indicato per le c., ma alcune razze vi si abituano. I capretti nascono generalmente in primavera; all’età di 8-9 mesi gli animali sono già adatti alla riproduzione. La durata media della gestazione è di circa 150 giorni. Il numero dei nati per ogni parto varia assai secondo le razze. La c. si alimenta al pascolo più facilmente degli altri animali, in quanto si nutre di foraggi poveri, purché asciutti; essa è anche adatta a luoghi rocciosi. La durata della vita è di 15 anni circa.
Le razze delle c. possono essere raggruppate in tre categorie: d’Europa, d’Africa e d’Asia. Tra le razze italiane sono da ricordare: la c. camosciata delle Alpi (fig. A), la caprareccia dell’Appennino centrale, con manto nero o pezzato, che vive in branchi poco numerosi, non transumanti, la girgentana (dell’agrigentino; fig. B) di color bianco crema con macchie marroni, la siciliana, la sarda, la romana. In Africa la c. della Nubia (fig. C) è diffusa in varie regioni, ha produzione lattea elevatissima e alta fecondità. In Asia si trova la razza d’Angora (fig. C) dal pelo bianco brillante, lungo e sericeo, che fornisce la lana per tessuti pregiati, e la razza del Kashmir, dal pelame bianco o color caffè, che fornisce la lanugine per la fabbricazione di filati e di tessuti.
C. delle nevi (o c. di montagna, o oreamno; Oreamnos americanus). Simile a una capra domestica, ma più tozza, con mantello folto, a pelo lungo e biancastro. Vive nelle regioni montuose dell’America Settentrionale: nella buona stagione raggiunge altitudini di 4000 m.