carestia
Morire per mancanza di cibo
Una carestia si verifica quando, in un'area geografica più o meno vasta, viene a mancare l'elemento principale dell'alimentazione per la popolazione: per lo più il grano, ma anche il riso, molto importante nella dieta dei paesi asiatici. Una grave scarsità di derrate alimentari può essere dovuta a cause naturali ‒ siccità, grandine, malattie delle piante, invasioni di insetti ‒ o umane, come le guerre o una cattiva gestione delle risorse
Nelle società antiche e in età preindustriale la disponibilità di cibo era condizionata da numerosi fattori: il rendimento dei campi, che era molto basso e soggetto a frequenti cattivi raccolti; la conservazione degli alimenti, estremamente difficoltosa; il trasporto delle merci, che aveva tempi lunghi. C'è da tenere presente, inoltre, che la dieta della grande maggioranza della popolazione era molto povera di cibi con elevate proprietà nutritive, cosa che esponeva al rischio di gravi malattie. In queste condizioni anche un evento naturale di debole intensità o il saccheggio da parte di truppe di soldati poteva innescare una crisi alimentare. All'inizio del Trecento, per esempio, una carestia generale assalì tutta l'Europa e da quel momento, per molti decenni, ulteriori carestie ed epidemie di peste o di altre malattie infettive decimarono la popolazione che, indebolita dalla fame, era più soggetta ad ammalarsi.
Per limitare le drammatiche conseguenze di una carestia, nell'antichità già i Romani avevano creato un sistema di rifornimento e distribuzione del grano a prezzi controllati. Anche in età medievale e moderna i governi e gli Stati provvedevano all'alimentazione pubblica per impedire aumenti ingiustificati dei prezzi del pane o accaparramenti del cibo da parte dei mercanti. Una delle conseguenze più pericolose delle carestie, infatti, erano le rivolte e i tumulti per il pane, così frequenti nell'Europa del Cinquecento e del Seicento.
Tra il Settecento e l'Ottocento in Europa e nei paesi più ricchi i grandi progressi nella coltivazione e nella produzione agricola, la rivoluzione dei trasporti e gli sviluppi nel campo dell'igiene e della scienza medica determinarono un po' alla volta la scomparsa delle carestie. Ma ancora nel Novecento ce ne sono state di terribili che hanno colpito la Cina, l'India, il Bangladesh e, più recentemente, vaste regioni dell'Africa (v. anche Africa, storia della), che appare come un continente costantemente minacciato dalla fame e costretto a importare sempre più cereali, indebitandosi così con i paesi più ricchi del Pianeta. Non va dimenticato che nei paesi più poveri del mondo (in Africa, in Asia e in America Latina) la malnutrizione tra i bambini molto piccoli può causare l'arresto della crescita e la disabilità, ostacolando anche in maniera grave e permanente lo sviluppo fisico e intellettuale del bambino.
Negli anni tra il 1845 e il 1850 una terribile carestia colpì l'Irlanda. A quel tempo gli Irlandesi consumavano prevalentemente patate perché la Gran Bretagna, che dominava l'isola, esercitava uno stretto controllo sulla produzione alimentare irlandese ed esportava nelle città inglesi i prodotti di maggior pregio (carni, frumento, formaggi). Anche durante gli anni 1845-50 l'Irlanda continuò a produrre una discreta quantità di cibo, ma questo veniva imbarcato sulle navi alla volta dell'Inghilterra. La malattia delle piante di patata che colpì l'Irlanda in quel periodo, significò quindi per gli abitanti dell'isola la drastica riduzione del principale alimento della loro dieta. Dopo cinque anni di carestia il bilancio fu terribile: oltre un milione di morti e quasi due milioni di immigrati (soprattutto negli Stati Uniti). I politici inglesi di allora intervennero poco e in ritardo in aiuto della popolazione irlandese decimata dalla fame. Nel 1997, a distanza di quasi un secolo e mezzo da quei drammatici avvenimenti, il primo ministro inglese Tony Blair ha rievocato la tragedia del popolo irlandese, accusando di inerzia e indifferenza il governo britannico di allora.