Figlio minore (Torino 1701 - ivi 1773) di Vittorio Amedeo II e di Anna di Francia, erede dello stato nel 1715 per la morte del fratello maggiore Vittorio Amedeo, salì al trono nel 1730 all'abdicazione del padre, i cui tentativi di ritorno sul trono, C. E. ostacolò con decisione. La guerra di successione polacca, che vide C. E. a capo dell'esercito franco-piemontese e vincitore degli Austriaci a Guastalla (19 sett. 1734), gli offrì la prima occasione di riprendere la politica espansionistica della sua casa, e con la pace di Vienna (1738) ottenne Novara e Tortona. Più drammatica fu la guerra di successione austriaca (1740-48), alla quale C. E. partecipò nel campo opposto alle potenze borboniche sopportando disastri militari non lievi; la pace di Aquisgrana (1748) tuttavia gli apportò Vigevano, l'alto Novarese, il Pavese, nonché il diritto di reversibilità su Piacenza nel caso che Filippo di Borbone passasse sul trono di Napoli. Bloccato nella sua politica espansionistica dal rovesciamento delle alleanze, cioè l'accordo franco-austriaco del 1756, riuscì tuttavia nel 1767 a occupare l'isola della Maddalena. Nella politica di C. E. si sente l'impronta personale dei suoi due celebri ministri: C. F. Ferrero marchese d'Ormea e G. B. Bogino. Al primo si debbono il concordato del 4 gennaio 1741 nonché l'incarcerazione del Giannone, motivata dalla volontà di limitare i conflitti tra Stato e Chiesa al puro terreno giurisdizionale; al secondo le prime grandi riforme nell'isola di Sardegna.