MORICHINI, Carlo Luigi
MORICHINI, Carlo Luigi. – Nacque a Roma il 21 novembre 1805 dal medico e chimico Domenico (1773-1836) e da Cecilia Calidi.
Ebbe cinque fratelli e una sorella minori, tra i quali Anselmo (1813-1896), consigliere di Stato sotto Pio IX, Antonio (1816-1849), professore di diritto romano alla Sapienza dal 1838, Giuseppe (1824-1907), capitano del Genio pontificio.
Educato nel corso elementare presso i Padri dottrinari in S. Maria in Monticelli, entrò come convittore il 18 settembre 1816 al collegio Nazareno presso i Padri scolopi. Terminato il corso di filosofia nel settembre 1821, si iscrisse all’università dove conseguì la laurea ad praemium in diritto e, successivamente, in teologia. In seguito a una visita al monastero di Vetralla nel Viterbese (novembre 1825) e al santuario di Loreto (settembre 1826) maturò la sua vocazione e venne ordinato sacerdote il 20 dicembre 1828. Chiamato nel 1830 come segretario di mons. Pietro Marini presso il tribunale della Sacra Rota, si avviò sulla strada della prelatura. Iscritto da Gregorio XVI tra i prelati domestici, venne nominato referendario del tribunale supremo della Segnatura apostolica (8 febbraio 1833), ponente del Buon governo (1833-1837), prelato aggiunto alla Congregazione del concilio (1833), abbreviatore del Parco maggiore (1833-1852).
Fin dagli anni universitari frequentò l’ospizio detto di Tata Giovanni, al cui fondatore Giovanni Borgi dedicò una biografia (1830). Il 22 gennaio 1834 fu nominato vicario del card. Nicola Grimaldi nella collegiale di S. Nicola in Carcere, ma soprattutto assunse la direzione dell’ospizio di S. Michele a Ripa Grande, come vicepresidente, carica che resse fino al 1840.
L’esperienza accumulata in questo ufficio, unita al precoce interesse per le attività assistenziali e di beneficenza romane, trovò uno sbocco nella pubblicazione di una serie di studi, una cui sintesi fu pubblicata nel 1835 con il titolo Degl’istituti di pubblica carità e d’istruzione primaria in Roma, tradotta in francese sei anni dopo con una lunga prefazione di Édouard de Bazelaire (Paris 1841).
Il 2 luglio 1836, dopo averne redatto lo schema di statuto, venne nominato primo segretario e consigliere della Cassa di Risparmio romana. Compiuto un primo viaggio a Napoli dal 13 agosto al 15 settembre 1836, venne nominato prefetto della speciale commissione dei sussidi in Trastevere per i contagiati dal colera del 1837 e nello stesso anno si fece promotore della Pia società di soccorso per gli orfani dell’epidemia. Ammiratore delle scuole notturne promosse in Roma da Michele Gigli (di cui scrisse un necrologio dopo la morte occorsa il 2 settembre 1837), compì un viaggio in Toscana nella primavera del 1838 per studiare le scuole di mutuo insegnamento che lì sorgevano. Promosso il 2 luglio votante del tribunale di Segnatura, dedicò alla condizione delle carceri romane una serie di studi, tra cui una pubblica lettura all’Accademia pontificia di religione cattolica nel maggio 1840. Il 14 febbraio dello stesso anno venne elevato a chierico della Camera apostolica, nomina cui seguirono varie altre cariche onorifiche. Nel 1842 pubblicò la seconda edizione, in due volumi, ampiamente rimaneggiata del suo lavoro sugli istituti di beneficenza, aggiungendovi un libro sulle prigioni.
Molto lodato al tempo della sua uscita e anche dagli storici successivi per la messe di dati raccolti (Demarco, 1949), Degl’Istituti di pubblica carità ed istruzione primaria e delle prigioni in Roma presenta dati statistici sugli istituti di carità, le scuole primarie e le carceri romane, in un dialogo fitto con autori che si erano occupati di tali tematiche, come Camillo Fanucci, Philippe de Tournon-Simane, Guglielmo Costanzi e Gian Domenico Romagnosi. Contrariamente ai giudizi che ne hanno fatto anche un precursore delle successive politiche di assistenza (Gentili, 1916), non deve tuttavia sfuggire la specificità del riformismo proposto da Morichini, il cui fine esplicito era il «morale miglioramento del povero» (ed. 1842, p. XXXII) più che le sue condizioni materiali, nonché la costante vena apologetica nella descrizione degli istituti di carità cattolici. Alcuni di questi aspetti furono colti dai lettori contemporanei, come Carlo Ilarione Petitti di Roreto (Esame analitico e critico, 1843). Una terza edizione, con una prefazione lievemente ritoccata e una dedica speciale a Pio IX, comparve sempre a Roma nel 1870, in unico volume e priva di tavole statistiche.
In contatto con diversi autorevoli personaggi e studiosi europei, nell’agosto 1844 Morichini intraprese un lungo viaggio in Europa per motivi d’istruzione. Rientrato a Roma, il 21 aprile 1845 fu nominato arcivescovo in partibus di Nisibi e promosso nunzio apostolico a Monaco di Baviera, carica che conservò fino al giugno 1847.
La breve ma intensa stagione di riforme e fermento seguite all’elezione di Giovanni Maria Mastai Ferretti al soglio pontificio videro in Morichini uno dei protagonisti del nuovo corso politico. Il nunzio conosceva e corrispondeva con Pio IX fin dai tempi di Tata Giovanni. Designato dapprima come ambasciatore straordinario presso il sultano di Costantinopoli, venne richiamato da Monaco e nominato pro-tesoriere generale della Reverenda camera apostolica il 2 agosto 1847, carica che – dismessa durante la parentesi costituzionale, allorché assunse il titolo di ministro delle Finanze – mantenne formalmente sino al 1852.
Forte della stima e della preparazione accumulate per i suoi studi e gli incarichi ricoperti, si dedicò attivamente alla riforma dell’erario pontificio. Richiesto di un parere in merito ai negoziati per la lega doganale condotti a Torino da mons. Giovanni Corboli Bussi, compilò alcune Osservazioni, in cui insisteva per un’accelerazione delle trattative su un accordo di massima, rinviando a un successivo congresso le questioni particolari del trattato. Sui benefici della lega doganale contava anche per il risanamento del deficit dello Stato romano, insieme ad altre misure fiscali, non escluso il prelievo delle imposte dai beni ecclesiastici e la riduzione delle spese militari. Il suo programma generale venne esposto nel rapporto sullo stato delle finanze pontificie presentato al papa il 20 novembre 1847. Pubblicato per uso interno, il documento ebbe una certa diffusione, attraendo le critiche dei reazionari e le lodi dei riformisti, tra cui il conte di Cavour (cfr. Il Risorgimento, 25 gennaio 1848, pp. 89 s.); Luigi Farini ne riportò interamente il testo nella sua opera intitolata Lo Stato romano dal 1815 al 1850. Tuttavia, tra il dicembre 1847 e il febbraio 1848 cominciarono le prime difficoltà tra il pro-tesoriere e la Consulta di Stato di recente nominata dal papa, riguardo al bilancio preventivo per il 1848. Dopo lo stallo dei preliminari per la lega doganale, Morichini aveva proposto di ricorrere a un prestito per il risanamento del bilancio, ma i consultori opponevano resistenza: la sezione finanze negò al pro-tesoriere la facoltà di esercizio provvisorio dei bilanci. I successivi venti di guerra che fin dal gennaio 1848 cominciarono a soffiare sullo Stato pontificio paralizzarono le attività della Consulta. Nel frattempo Morichini aveva mantenuto l’incarico di pro-tesoriere nel governo del 30 dicembre 1847, carica che mutò in quella di ministro delle Finanze nel primo governo costituzionale nominato il 10 marzo 1848, cui seguì lo Statuto del 14 marzo. Il 1° aprile il ministro presentò al voto della Consulta sette progetti volti a sostenere l’erario nelle nuove difficili condizioni della guerra federale. Il pacchetto prevedeva l’imposizione di tasse straordinarie, l’emissione di biglietti di credito con beni ipotecari del Monte di Pietà, un prestito forzoso di due milioni e l’emissione di buoni del Tesoro.
In questo contesto emerse una forte discrepanza nei criteri da adottare in seno al primo ministero costituzionale, in particolare tra il ministro e Marco Minghetti. Il punto forse più dirimente riguardava l’entità delle imposizioni sui beni immobili delle corporazioni religiose. Se il primo proponeva un’articolata manovra fiscale che gravasse in parte su tutto l’asse ecclesiastico, i ministri laici insistevano per un maggiore intervento sugli ordini religiosi e una minore imposizione fiscale con l’emissione di buoni del tesoro. La commissione cardinalizia preposta accettò solo in parte le proposte di Minghetti, ripartendo la garanzia ipotecaria secondo la proposta del ministro delle Finanze. In un clima sempre più teso, il 15 aprile Morichini pubblicò un’ordinanza sull’anticipazione di tre dodicesimi dell’imposta annuale, scavalcando di fatto il Consiglio dei ministri. Il dissidio portò alle dimissioni del ministro – le cui precise motivazioni non sono ancora chiare – il 24 aprile 1848.
Nel clima arroventato succeduto all’allocuzione di Pio IX del 29 aprile 1848, in cui il papa, pur non delegittimando la guerra all’Austria, proclamava di non potervi partecipare in quanto pontefice, a Morichini fu affidata una delicata missione a Vienna, concepita come un tentativo di arbitrato pontificio nel conflitto tra Regno piemontese e Impero austriaco sulla base del riconoscimento reciproco dei diritti di nazionalità.
Il 26 maggio 1848 partì da Roma come delegato apostolico straordinario, recando con sé alcune istruzioni della segreteria di Stato e il testo di una lettera del papa all’imperatore. Nel corso del viaggio, Morichini sostò a Firenze, dove discusse con il granduca Leopoldo II e i suoi ministri. Si diresse poi al campo del re Carlo Alberto a Valeggio, passando per Parma. Prima di superare le linee austriache, il 4 giugno si recò a Milano dove incontrò la giunta provvisoria di governo. Ripartì il 6, per arrivare a Innsbruck, dove si era ritirata la corte imperiale, il 9 giugno. Tutto il viaggio fu caratterizzato da gravi problemi di comunicazione e fughe di notizie cui la missione fu sottoposta. I dispacci inviati alla segreteria di Stato documentano l’andamento problematico delle trattative e l’accoglienza fredda che tanto i ministri quanto i coniugi imperiali riservarono alla sua proposta di pace sulla base del riconoscimento dei confini naturali della nazionalità italiana. I contemporanei rovesci militari dopo la battaglia di Pastrengo, determinarono il definitivo irrigidimento del governo austriaco. Il 5 luglio Morichini si trovò costretto a lasciare Vienna, dove nel frattempo si era spostato per seguire i ministri austriaci. A distanza di sedici anni, compilò su richiesta del papa una relazione sulla sua missione (Gentili, 1914[B]).
Rientrato in Italia, il 15 luglio giunse a Roma per partecipare alle sedute del neonato Consiglio di Stato pontificio, di cui faceva parte dal 13 maggio ed era stato nominato vicepresidente (con dirigenza effettiva) il 12 luglio. Il Consiglio aveva inaugurato i suoi lavori il 30 giugno dividendosi in tre sezioni, cui competeva la preparazione dei progetti di riforma da presentare alla Camera. La scelta di Morichini fu dettata soprattutto dalla grave situazione finanziaria che nel giugno aveva costretto ad adottare alcune delle misure del vecchio ministro delle Finanze precedentemente respinte. In quanto consigliere di Stato, votò contro l’imposizione dello stato d’assedio a Bologna nell’agosto 1848 e nel settembre propose un donativo del clero allo Stato di 4 milioni di scudi. Il 19 ottobre venne nominato presidente della commissione per la costruzione di una salina a Cervia. Esautorato progressivamente il Consiglio dal ministero di Pellegrino Rossi, il 28 ottobre Morichini inviò una protesta al segretario di Stato; ma dopo l’assassinio di Rossi si rifiutò di guidare la deputazione di consiglieri che si congratularono col nuovo ministero, lasciando di fatto la sua funzione dal 17 novembre. Dopo la fuga del papa a Gaeta mantenne formalmente la carica di vicepresidente fino all’11 gennaio 1849, quando la commissione provvisoria di Governo accettò le sue dimissioni.
Riconquistata Roma dalle truppe francesi, il 7 settembre 1849 Morichini assunse contemporaneamente i titoli di visitatore apostolico e di presidente della commissione incaricata del governo dell’archiospedale di S. Spirito (nomina del 25 agosto). Presiedendo le varie riunioni della commissione, egli si occupò della definizione del progetto di miglioramento tecnico-sanitario del manicomio romano, che preludeva alla rifondazione del sistema assistenziale cittadino successivamente sancito dal motuproprio papale del 25 agosto 1850. Presiedette successivamente una commissione speciale per l’erezione di un nuovo manicomio proponendo Giovanni Gualandi come direttore. Dal 15 novembre 1849 diresse inoltre la commissione per l’ammortizzamento della carta moneta, presentando il 9 dicembre un rapporto in cui proponeva diverse misure che però avevano come perno il donativo del clero già avanzato l’anno precedente.
Elevato cardinale con il titolo di S. Onofrio in Gianicolo nel concistoro del 15 marzo 1852, la sua ascesa nella curia romana si interruppe con la promozione a vescovo di Jesi il 23 giugno 1854, allontanamento che la tradizione orale imputò – ma senza prove certe – al segretario di Stato Giacomo Antonelli.
Rimasto a Jesi per 18 anni, Morichini si segnalò soprattutto per la sua azione pastorale, l’impegno nell’assistenza e istruzione popolari, e lo zelo nella gestione della diocesi. Nel 1855 pubblicò un nuovo catechismo; nel novembre 1857, dopo aver accolto Pio IX insieme ad altri vescovi marchigiani al santuario di Loreto, celebrò la sinodo diocesana. Trovandosi a Roma nel settembre 1860 per la triennale visita ad limina, decise di riguadagnare la sua diocesi alle prime notizie dell’occupazione piemontese. Fermato il 18 settembre a Foligno, dopo un breve fermo in carcere e risoluto a non tornare a Roma, fu lasciato partire il 26 settembre per ordine di Gioacchino Pepoli, commissario straordinario per l’Umbria.
Pur restando su posizioni moderate e dialoganti con le nuove istituzioni italiane, il progressivo irrigidimento dei rapporti tra il nuovo Stato unitario e la Santa Sede negli anni dell’unificazione territoriale segnò l’esperienza del vescovo. Il 23 aprile 1864 venne nuovamente arrestato in seguito a denuncia presentata dal pretore di Jesi, che si era vista rifiutata la confessione in base alle disposizioni della S. Penitenzieria del 1860. Trattenuto in carcere fino all’11 maggio, venne assolto con formula piena dal tribunale di Ancona.
I sentimenti di amarezza provati da Morichini in quegli anni vennero da lui tradotti nelle risposte a vari corrispondenti e nei Carmina composti in quegli anni. Tra gli anni Sessanta e Settanta i suoi poemetti – recensiti correntemente sulla Civiltà Cattolica – testimoniarono un atteggiamento sempre più ostile nei confronti della rivoluzione unito all’esaltazione del papato. La sua produzione poetica di tema bucolico ottenne anche un premio al certamen Latinitatis di Amsterdam nel 1864 col poemetto Fraga.
Partecipò quindi attivamente al Concilio Vaticano I, aggregando alcuni vescovi dell’Italia centrale su una proposta di mediazione – fallita – volta a rimandare la discussione dell’infallibilità e attenuare i contrasti tra maggioranza e minoranza conciliare. Preconizzato arcivescovo di Bologna il 24 novembre 1871, fece il suo ingresso nella città felsinea un mese dopo, ma senza ottenere il regio exequatur. Ritornato a Jesi per un breve periodo, raggiunse di nuovo Bologna nel marzo 1872, si occupò della riorganizzazione della diocesi, intraprendendo una visita pastorale (1872-75) e occupandosi dell’attività del seminario arcivescovile. Nel 1876 fu presidente onorario della terza riunione nazionale dell’Opera dei Congressi. Preconizzato vescovo suburbicario di Albano nel concistoro del 15 marzo 1877, fece ritorno a Roma dove ricoprì la carica di segretario dei Memoriali (22 dicembre 1877). Il 18 febbraio 1878 prese parte al conclave seguito alla morte di Pio IX e il 15 luglio fu nominato prefetto della Segnatura Apostolica da Leone XIII.
Morì a Roma il 26 aprile 1879.
Opere: un elenco (incompleto) delle opere di prosa e poesia di Morichini si può trovare in C. Lodolini Tupputi, Ricerche sul Consiglio di Stato pontificio (1848-1849), in Arch. della Società Romana di Storia Patria, XCV, 1972, pp. 252 s., e in CLIO. Catalogo dei libri italiani dell’Ottocento (1801-1900), IV, Milano 1991, p. 3138. Fra le opere non citate nel testo, si ricordano in particolare: Di Giovanni Borgi mastro muratore detto Tatagiovanni e del suo ospizio per gli orfani abbandonati. Memoria dell’ab. C. L. M., Roma 1830; Studi statistici su Roma e la parte occidentale degli stati romani del conte di Tournon prefetto del dipartimento di Roma negli anni 1810-14, estratto dal Giornale arcadico, 1832, tt. 52-54; De’ principi secondo i quali stabilire e dirigere pie case di lavoro e di ricovero per l’estinzione della mendicità nello Stato Pontificio, in Ann. universali di statistica, economia pubblica, storia, viaggi e commercio, 1834, vol. 39, pp. 293-301; Discorso di Monsignor Don C. L. M. Consigliere Segretario letto nella Settima generale sessione della Società tenuta il giorno 27 maggio 1839, s.l.; I romani pontefici furono i primi a concepire ed eseguire il ben inteso miglioramento delle prigioni e questo ha per principalissimo elemento la religione cattolica: dissertazione letta nell’accademia di religion cattolica in Roma il 14 maggio 1840, da monsignor d. C. L. M., estratto da Ann. delle Scienze Religiose, 1840, vol. 11, f. 31; Discorso di Monsignor D. C. L. M. letto alla Pia Società in soccorso di poveri orfani pel Colera nella terza generale sessione tenuta nell’oratorio del p. Caravita li 23 marzo 1841, s.l.; Raccolta degli scritti editi ed inediti del cav. dott. Domenico M., 2 voll., Roma 1852; Lettera pastorale per le scuole notturne, Jesi 1855; Synodus diocesana ab eminentissimo et reverendissimo domino C. A. tituli S. Onuphrii S. R. E. Presbitero Cardinali M. archiepiscopo episcopo æsino celebrata in ecclesia cathedrali diebus XV-XVI-XVII novembris MDCCCLVII, Æsii [1857]; Petreidos, libri III. Ad Pium IX p. m. Accedunt carmen de martyribus Sebastenis et epistolae tres ad auctoris frates, Roma 1870.
Fonti e Bibl.: Arch. Segreto Vaticano, Arch. Nunz. Monaco, bb. 53-57, 73-77, 210.2; Segr. Stato, 1848, rubr. 165, f. 6; Arch. particolare Pio IX, Oggetti vari, n. 2005; Arch. particolare Pio IX, Sovrani e particolari, bb. 1434-35, 1467, 1480, 1483, 1502; Carte Soderini-Clementi, Schedario onomastico, scatola 9, ad vocem; Roma, Arch. di Stato, Consiglio di Stato, bb. 1-4, passim; Ospedale di S. Spirito, n. 833 e 913-14, passim; Ibid., Museo centrale del Risorgimento, Fondo M., bb. 290- 91; Carte M., bb. 850-51; b. 74 (Carte diverse riguardanti Mons. M.); b. 78 (Lettere di G. Mastai Ferretti, futuro Pio IX, a C.L. M.); Fondo Pentini, b. 22, f. 44, n. 1; b. 111, ff. 7, n. 19 e 13, n. 8; Sezione iconografica, R(1636), R(980), S(3498); G. Moroni, Diz. di erudizione storico-ecclesiastica, Venezia 1840-1861, VI, p. 275, LVIII, p. 162, LXXII, pp. 65, 86, 95, 119 s., 122 s.; C.I. Petitti di Roreto, Esame analitico e critico dell’opera pubblicata in Roma da mons. d. C. M. …, Milano 1843; L.C. 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