Pittore (Venezia 1579 circa - ivi 1620). A Roma (dal 1598 circa) fu allievo dello scultore C. Mariani, accostandosi in seguito alla cerchia dei caravaggeschi. S. dimostrò, soprattutto nelle opere del primo periodo (Riposo durante la fuga in Egitto, 1606, Frascati, eremo dei Camaldolesi; Banchetto del ricco Epulone, Roma, Pinacoteca capitolina), un'interpretazione personale del caravaggismo, moderato da un uso della luce e del colore di tradizione veneziana e da una visione più intima, che lo avvicina a O. Gentileschi e a A. Elsheimer: vicino a quest'ultimo appare nel gusto per il paesaggio, animato da piccole figure, con effetti di notturni o di intenso e brillante colorismo, come nei sei piccoli rami con scene dalle Metamorfosi di Ovidio (Napoli, Museo nazionale di Capodimonte). Tra il secondo e il terzo decennio del secolo vi fu una svolta in senso caravaggesco dello stile di S., in opere di più solido vigore compositivo e di forte tensione emotiva, dalle tele per la cattedrale di Toledo (1613-14) ai due dipinti per S. Maria dell'Anima a Roma (Miracolo di s. Benno e Martirio di s. Lamberto, 1616-18). Nel 1619 S. tornò a Venezia, accompagnato dal suo allievo J. Le Clerc. Nel 1619-20 eseguì S. Francesco confortato dall'angelo (Monaco, Alte Pinakothek); la grande tela con Il Doge Enrico Dandolo incita alla crociata (Venezia, Palazzo ducale) fu terminata da Le Clerc, che la firmò. Il rapporto di S. con i pittori francesi fu importante: oltre a Le Clerc, furono suoi allievi G. François e l'anonimo, probabilmente francese, chiamato convenzionalmente Pensionante del Saraceni. Nel tentativo di ricostruire la personalità di quest'ultimo artista sono state ipoteticamente riunite sotto tale nome un gruppo di opere, spesso attribuite, nei cataloghi dei varî musei, a non meglio definiti "seguaci del Caravaggio", come il Venditore di frutta (Detroit, Institute of art), la Natura morta (Washington, National gallery of art), la Negazione di Pietro (Pinacoteca vaticana).