CARPAZI (A. T., 51-52; 59-60 e 79-80)
I geografi dànno il nome di Carpazî all'insieme di montagne che, disegnando un arco attraverso l'Europa centrale, traversano la Cecoslovacchia, la Polonia, la Romania, da Bratislava, sul Danubio, ad Orşova sullo stesso fiume. La distanza in linea retta tra queste due città è di soli 950 km., mentre raggiunge i 1300 seguendo l'asse della catena: la curvatura dell'arco è pertanto molto accentuata.
Tutto indica che ci si trova di fronte a una serie di ripiegamenti della stessa età delle Alpi, dei Pirenei, dei Balcani, dell'Appennino. Il raccordo con le pieghe delle Alpi Orientali risulta evidente da ogni buona carta geografica, dove i Piccoli Carpazî appaiono come il prolungamento dei Monti della Leitha. Bratislava sorge appunto a guardia della gola che il Danubio ha scavata fra questi due sistemi di rilievi. Ancora più evidente la continuità con le catene dei Balcani: le interposte Porte di Ferro sono gole selvagge nelle quali il lavoro d'erosione continua tuttora.
La struttura geologica dei Carpazî è di carattere alpino. Le rocce cristalline vi hanno un'importanza minore che non i terreni sedimentarî mesozoici e terziarî. I piegamenti hanno influenzato tutti questi terreni fino al Pliocene, con intensità tale da provocare, come nelle Alpi, dei carreggiamenti. Ma qui finiscono le somiglianze con le Alpi, Il rilievo è molto meno imponente, la maggior parte delle cime è sotto i 2000 m., e oltre la metà dell'area montagnosa non raggiunge i 1000. Il punto culminante, Picco Gerlach, negli Alti Tatra, non raggiunge i 2700 m. Mancano i ghiacciai, e ai corsi d'acqua carpatici manca perciò l'alimentazione estiva delle nevi. Anche nel Quaternario i Carpazî non ebbero che una modesta glaciazione, che in nessun punto ha oltrepassato il margine montano.
Se i materiali costituenti il rilievo sono in generale i medesimi che nelle Alpi, essi non hanno tuttavia la stessa importanza relativa. Non esiste nei Carpazî una zona continua di rocce cristalline, ma una serie di massicci isolati, quali i Tatra nel nord, il Massiccio del Maramureş a est, il massiccio dei Bihor a ovest, quello di Transilvania e del Banato a sud-ovest. Manca del pari una zona calcarea continua, e solo eccezionalmente vi si trovano quei meravigliosi pendii, che imprimono un carattere pittoresco alle Prealpi e ancne a certe parti delle Alpi Centrali. Per contro, i depositi detritici conosciuti nelle Alpi sotto il nome di flysch hanno una parte considerevole: queste arenarie miste a scisti del Cretacico e del Paleogenico, costituiscono tutte le minori catene esterne dell'arco dei Carpazî per più di 100 km. di lunghezza, in Cecoslovacchia, in Polonia e nel nord della Romania, imprimendo loro caratteristiche forme dolci. Appunto in questi terreni e negli strati neogenici, anch'essi in gran parte detritici, si trova una ricchezza mineraria che fa difetto alle Alpi e attira l'attenzione sui Carpazî: il petrolio, sfruttato soprattutto in Galizia (Polonia), nella Moldavia e nella Valacchia (Romania). Infine i Carpazî offrono una particolarità che li avvicina agli Appennini piuttosto che alle Alpi: eruzioni vulcaniehe vi si produssero in molti punti e il colore delle rocce eruttive copre larghe estensioni sulle carte geologiche. Ma il vulcanismo è più antico che nell'Appennino e la sua attività è oggi spenta. Rare perciò sono le forme ben conservate di vulcani a cratere, come il vulcano di. S. Anna col suo cratere-lago nella Transilvania orientale. L'erosione quasi dovunque ha demolito gli apparati eruttivi, ma il loro volume resta considerevole, e forma importanti rilievi soprattutto in Slovacchia e in Transilvania. Sorgenti termali indicano un grado geotermico ancora notevolrnente elevato. I fenomeni di mineralizzazione che accompagnano le colate eruttive e l'efflusso d'acque minerali sono molto accentuati.
Fino dal Medioevo o anche da tempi più antichi si sfruttarono nei Carpazî miniere di metalli preziosi (oro dei Bihor, argento di Baňská-Štiavnica in Slovacchia) e di ferro. Il nome di "monti metalliferi" compare più volte nei Carpazî (Slovacchia, Bihor, Banato).
La parte considerevole avuta dal vulcanismo sarebbe sufficiente a indicare che i Carpazî hanno subito uno spezzettamento precoce per opera di sprofondamenti. Ciò viene confermato dall'estensione dei terreni neogenici deposti in laghi e in mari salmastri durante il Miocene o il Pliocene: argille, sabbie e talvolta calcari. Questi terreni nascondono la struttura antica nella maggior parte del versante interno dell'arco montagnoso (Slovacchia e Transilvania). Interessati da nuovi ripiegamenti nelle catene esterne, non hanno invece subito che delle leggiere ondulazioni dalla parte interna dell'arco, particolarmente in Transilvania, dove formano un vasto bacino interno smembrato in rilievi collinosi dall'erosione fluviale.
La storia geologica dei Carpazî presenta dunque una notevole varietà di episodî. I massicci cristallini hanno un'architettura erciniana come quella delle Alpi. Ma essi sono stati ripresi da piegamenti che finirono con dei carreggiamenti, i quali sembrano datare dalla prima fase alpina: probabilmente anteriore all'Eocene, perché interessano il flysch cretacico e hanno lasciato in molti punti l'Eocene tragressivo sul posto, specialmente nei Bihor. Al principio del Terziario l'erosione aveva già considerevolmente attenuato il rilievo e il frazionamento per sprofondamento era più pronunciato d'ora. Nuovi movimenti del suolo ricostituirono i Carpazî durante il Neogene; essi hanno avuto, dal lato interno, il carattere di movimenti epirogenetici o di pieghe di fondo; dal lato esterno hanno preso la forma di veri e proprî piegamenti che interessano il flysch terziario e il Neogene; talvolta anche sino al Quaternario antico. In Galizia il flysch attraversa il Miocene salifero, come si vede chiaramente dallo sfruttamento delle saline di Wieliczka. In Valacchia gli scandagli innumerevoli fatti per la ricerca del petrolio mettono in evidenza lembi di quaternario impigliati entro pieghe coricate di terreni più antichi. Mentre lo sforzo orogenetico riprendeva così dalla parte esterna, dalla parte interna continuava il frazionamento. Si deve supporre un abbassamento continuato sino alla fine del Quaternario, per spiegare la pianura che, come un gran golfo, vi penetra verso Užhorod (Ungvár) e Mukačevo (MunKács), raccogliendo le acque dei Carpazî che formano il Tibisco. Questo abbassamento ha ridotto in questo punto la larghezza della catena a meno di 100 km; numerose e agevoli selle aprono il passaggio dall'uno all'altro versante; scompaiono tutti gli elementi della struttura geologica, meno il flysch, che forma da solo le catene esterne, e antichi vulcani che si drizzano al margine della pianura (Hegyalja, Vihorlat).
Le forme del rilievo dei Carpazî sono meno pronunziate e meno variate di quelle delle Alpi e i tratti antichi vi sono meglio conservati. Nei massicci cristallini delle Alpi di Transilvania si poterono ritrovare le tracce di superficie di spianamento, di cuí la più antica ha lasciato come testimonianza alcuni notevoli altipiani sino ai 2000 m. ed è stata identificata nei Bihor con un penepiano ricoperto da sedimenti eocenici. Sono state identificate molte superficie di erosione di età terziaria. L'erosione consecutiva agli ultimi movimenti del suolo e agli abbassamenti della cornice le ha generalmente tagliate in creste che si profilano sull'orizzonte allo stesso livello, seguite da sentieri e dalle vecchie strade, che evitano le valli incassate. La più estesa superficie d'erosione è di età miocenica, nei Beschidi formati dal flysch. L'età più o meno giovane delle valli che presentano rotture di pendenza, strozzamenti e allargamenti, dipende dalla particolare struttura e dagli ultimi movimenti del suolo. Numerosi bacini interni sono in rapporto con alcuni abbassamenti, dove si sono conservate le stratificazioni neogeniche (bacini di Liptov, Nowy Targ ecc., nel nord; di Ciuc, Petroşani ecc., nel sud).
Il tracciato della rete idrografica offre molte anomalie che si esplicano con fenomeni epigenetici o di catture. Numerose sono le gole per le quali i fiumi passano dall'uno all'altro bacino (gole dell'Orava, del Hernád, del Poprad, nel nord) o escono da un bacino aprendosi il varco attraverso un'elevata catena, anziché seguire più facili passaggi (gole dell'Olt, del Jiu, del Buzău a sud).
Le forme glaciali sono scarsamente diffuse nei Carpazî, limitatissima essendo stata la glaciazione quaternaria. In nessun luogo si rinvennero morene al disotto dei 1000 m.; il limite delle nevi permanenti non si abbassa in nessun posto al disotto dei 1400 m. (Beschidi); è restato in generale al disopra dei 1600 m., raggiungendo i 1900 m. nelle Alpi Transilvaniche. Soltanto le cime che oltrepassano i 1500 m. hanno dunque potuto dare origine a ghiacciai locali, la cui area di estensione non oltrepassava quella dei ghiacciai delle attuali alte Alpi. Essi hanno scavato dei circhi in un certo numero di massicci, dando loro un profilo più accidentato. Elevati massicci cristallini hanno potuto prendere anche aspetto alpino, con creste dentellate e picchi aguzzi, dovuti all'incisione dei grandi circhi a gradini il cui fondo è riempito da laghi. Così i Tatra a nord, il Retezat, il Parâng, i monti di Făgăraş a sud.
Le osservazioni meteorologiche sono molto inegualmente ripartite nei Carpazî: abbastanza numerose nei Carpazî e nella regione delle sorgenti del Tibisco, sufficienti in Galizia e nell'antica Romania, insufficienti ovunque altrove. Per questo non si possono precisare, come per le Alpi, i particolari caratteri climatici del sistema carpatico. Il tracciato generale delle isoterme indica un ġradiente termico relativamente debole dal sud al nord per le medie annuali: l'isoterma di 110 passa infatti press'a poco per Bucarest, e quella di 100 per Cracovia. D'inverno le isoterme sono dirette da NO. a SE. e il gradiente non è più elevato (Budapest −2°, Leopoli −4°). Ma vi sono dei centri di freddo molto pronunziato, con inversioni di temperatura, nei bacini interni. Il fatto è ben conosciuto a Braşov in Transilvania, che è la più fredda stazione della Romania. Lo stesso accade nei bacini di Liptov e di Spiš, ai piedi dei Tatra. Nell'alta valle del Tibisco (Maramureş) si notano in gennaio −6° a 250 m., −3°, 8 a 410 m., −5°,9 a 886 m. Non è ancora possibile dare dei valori medî per la diminuzione della temperatura secondo l'altezza. Nella Bucovina le osservazioni pubblicate permettono di stabilire il calcolo a 0°,3 da 100 m. fino a 400. m; a 00.6 da 400 a 1100 m. In Valacchia, essa è di 0°,4 fino ai 400 m., di 0°,9 fra i 600 e i 1000. La debole diminuzione nelle basse altitudini può essere dovuta a frequenti fenomeni di inversione.
Le precipitazioni sono in complesso assai meno forti nei Carpazî che nelle Alpi e negli Appennini. Massimi superiori ai 1200 mm. si conoscono solo nel massiccio delle sorgenti del Tibisco, nei Bihor, nelle Alpi di Transilvania e in qualche punto elevato dei Carpazî Slovacchi e Polacchi (Tatra, Babia Góra). In linea generale la piovosità aumenta da N. verso S. e si riduce sui versanti rivolti verso E. e a NE., particolarmente nei bacini interni che appaiono sempre come isole aride. Il centro del bacino di Transilvania riceve meno di 600 mm. di pioggia.
L'innevamento non è stato studiato, ma è probabile che le sue variazioni locali siano parallele a quelle constatate per il Quaternario riguardo al limite delle nevi permanenti. Ora queste si abbassano particolarmente nelle catene periferiche del nord (Babia Góra, 1300 m.) e specialmente nella regione delle sorgenti del Tibisco (1400 m.), dove si osserva una piovosità straordinaria, perché queste montagne sono investite in pieno dai venti occidentali, che vi giungono dopo aver attraversato la pianura ungherese. Si abbassano anche notevolmente nei Monti del Banato (1770 m contro 1900 nelle Alpi di Transilvania, che, per la medesima ragione, sono piovosissime).
La vegetazione dei Carpazî venne studiata da varî botanici, onde è abbastanza conosciuta nelle sue linee generali. Essa è interessante a causa della posizione della catena: nel Quaternario l'Inlandeis nordico si estendeva fino ai piedi dei Beschidi e risaliva anche erte valli; a sud non si ebbero mai altro che glaciazioni locali. Abbiamo dunque una flora il cui equilibrio venne turbato solamente dal raffreddamento quaternario, ma che in nessun luogo è stata distrutta salvo che sulle alte cime. Il suo impoverimento è tuttavia abbastanza sensibile in Polonia e in Slovacchia, dove disparvero gli elementi terziarî antichi e dove sussistono soprattutto alcuni elementi affini a quelli alpini e sudetici. Il Pax, che ha studiato tutte le catene, nota l'assai maggiore ricchezza dei Carpazî Romeni, soprattutto in tipi antichi. Le affinità da questo lato si manifestano con le montagne balcaniche (Bruckenthalia) e anche col Caucaso (Rododendri). Lo studio dei Coleotteri conduce a conclusioni analoghe dal punto di vista zoologico (Holdaus). La fauna forestale dei Beschidi è molto povera. La ricchezza aumenta verso sud.
Il grande sprofondamento che verso Mukačevo e Užhorod inghiottì i 3/4 della catena, ha grande importanza per la biogeografia biologica. Diciotto specie di Hieracium non oltrepassano questo taglio. L'Alnus viridis delle praterie alpine e i rododendri a foglie di mirto restano accantonati a sud.
Come in tutte le montagne alpine, il carattere più generale della geografia botanica dei Carpazî è rappresentato dalla successione di zone d'altitudine terminanti con prati e con elevate sommità nevose. La zona di base, o delle colture, il cui limite superiore varia dai 500 agli 800 m., è molto diversa d'aspetto, perché i Carpazî confinano con le steppe dell'Europa orientale e con le pianure più umide dell'Europa centrale. Ha caratteri settentrionali nei Beschidi, ove la foresta scende fino ai piedi della montagna e dove le colline subcarpatiche sono coperte di faggi; è più calda e secca sul versante meridionale dei Carpazî Slovacchi, dove la foresta di querce costituisce la formazione terminale delle prominenze rocciose e dove il loess, che riempie tutte le depressioni, poteva essere primitivamente un suolo da praterie. Nei Carpazî Romeni la flora delle colline subcarpatiche di Oltenia e del Banato si palesa con caratteri pontici: noci, castagni, lillà selvatici, abbondanza di frassini e di tigli, vigneti; mentre che la maggiore aridità delle alture subcarpatiche, indica nei Bihor e nella Muntenia la vicinanza delle steppe ungheresi c ucraine.
La zona forestale è molto estesa nei Carpazî perché in generale vi dominano le aree comprese fra i 600 e i 1500 m. La ripidezza delle pendici delle valli non è favorevole alle colture e la popolazione si stabilisce di preferenza nelle conche facilmente accessibili. Vi fu diboscamento minore che nelle Alpi e sia in Slovacchia sia in Romania le riserve forestali sono ancora immense. La zona inferiore è generalmente coperta di faggi, misti più o meno con abeti; nella zona superiore dominano quasi dappertutto le conifere, le quali mancano solo nelle montagne poco elevate, sottoposte a influenze meridionali (vulcani e parte dei Monti di Buzău in Romania). Nei Carpazî, il limite delle foreste varia considerevolmente in altitudine ed è facile dimostrare che queste variazioni sono parallele a quelle del limite delle nevi permanenti durante il periodo glaciale. Gli ultimi alberi si trovano a 1400 m. nel Babia Góra, a 1500 negli Alti Tatra, a 1400 nella parte settentrionale e a 1700 in quella meridionale del Maramureş, a 1800 nel centro delle Alpi della Transilvania e a 1500 soltanto nel Banato occidentale. Dovunque un abbassamento di questo limite è in relazione alla situazione periferica e all'esposizione occidentale. Al disopra di questo limite si trovano generalmente prati alpini poverissimi, perché vengono brucati dalle greggi nell'estate; allorché sono rispettati sui massicci calcarei del sud, soprattutto, la loro ricchezza è sorprendente. La degradazione di questi tappeti erbosi sui suoli più poveri dà una landa a Bruckenthalia a sud, a salici nani a nord. La zona di transizione è segnata dal Pinus mughus, che nel sud cresce tanto sui terreni silicei quanto sui calcarei.
Benché meno elevati delle Alpi, i Carpazî sono meno popolati. Non che la densità media della popolazione sia meno forte; al contrario è stimata (Sawicki) di 70 ab. per kmq. per i Carpazî del nord (Slovacchia e Polonia) e di 30 per i Carpazî romeni. Ma il limite superiore dell'habitat umano è generalmente più basso: le abitazioni permanenti non superano in media i 750 m. e poche se ne conoscono al di là dei 1300 m. I casi eccezionali di villaggi a grande altezza si spiegano, sia con l'attrazione delle miniere (Carpazî Slovacchi, Monti Metalliferi del Banato), sia con le particolari circostanze del rilievo. Così nei Bihor orientali e nel massiccio di Poiana Rusca, i villaggi romeni stendono le loro case sui dossi facilmente accessibili che sono tracce d'antiche superficie d'erosione, dal suolo profondo e costantemente esposto al sole, evitando le valli giovani, che sono strette gole, dal fondo roccioso e ombroso.
La concentrazione della popolazione nelle zone meno elevate dei Carpazî si spiega in parte con la considerevole estensione delle aree corrispondenti alla zona di base, risultato dello smembramento della catena, dove il Neogene occupa ancora un così gran posto. I bacini interni sono naturalmente centri di popolamente. È in questi che si riscontrano le più forti densità dei Carpazî Slovacchi o Polacchi, studiate dal Sawicki (da 100 a 200 ab. per kmq. Nei bacini di Liptov e Spiš, per esempio), come anche dei Carpazî Romeni (media del bacino di Transilvania, 80 ab. per kmq., zone di 100 e fino a 500 sugli orli). Anche le colline subcarpatiche sono dappertutto molto popolate. I Beschidi, presso Cracovia, hanno più di 150 ab. per kmq.; i Carpazî di Muntenia, nella regione Buzău-Prahova, più di 100 in media.
La zona forestale è assai poco dissodata e resta generalmente disabitata fra i 900 e i 1500 m.; ma le praterie alpine sono animate in estate da un'intensa vita pastorale. Salvo qualche cima dalle creste frastagliate, come negli Alti Tatra, non c'è massiccio elevato dei Carpazî dove non si vedano sorgere dimore pastorali estive e dove non s'incontrino grandi gregge di pecore, nel sud, o più spesso, mandrie di bovini nel nord.
Ignoriamo quale fosse la natura della popolazione dei Carpazî prima della grande invasione slava che sommerse, verso il secolo VI, tutta l'Furopa centrale. Oggi le influenze slave sono più o meno sensibili ovunque. Esse dominano completamente nella metà della catena, da Bratislava fino alle sorgenti del Tibisco; invece nel SE., in Transilvania, nel Banato, in Moldavia e Valacchia, il fondo della popolazione è costituito da Romeni. La toponomastica è tuttavia in parte assai notevole di origine slava e, com'è noto, anche la lingua romena ha subito influssi slavi.
Si trova anche un certo numero d'elementi estranei a questi due gruppi dominanti. Gli Ungheresi, partendo dalla pianura interna del Danubio, si sono introdotti dappertutto, seguendo le valli e installandosi soprattutto nei bacini. Il loro limite supera gli ultimi contrafforti dei Carpazî Slovacchi; più oltre gli Ungheresi hanno anche colonie, soprattutto nelle città. In Transilvania costituiscono un gruppo compatto, isolato, nella regione delle sorgenti dell'Olt (Secui o Szekler) e gruppi importanti nelle vallate del Mures e del Someş particolarmente attorno e dentro le città.
I Tedeschi si sono introdotti come minatori in tutti i distretti metalliferi, dove sono qualche volta riusciti a sfuggire all'assimilazione tanto slava quanto ungherese. I principi, desiderosi di mettere in valore le loro terre, hanno talvolta chiamato, anche nel Medioevo, coloni agricoli tedeschi, come quelli che si sono stabiliti nello Spiš, dove sono stati in gran parte magiarizzati.
I Romeni, la cui origine è stata molto discussa, si sono rivelati come una nazionalità molto tenacemente attaccata alla montagna e alla vita pastorale, al punto che alcune tribù romene hanno sussistito per qualche tempo anche nei Carpazî Slavi. Essi hanno conservato un'unità di cultura propria, e in parte di religione e di lingua, tanto più notevole se si pensa che i Carpazî Romeni sono stati sempre divisi fra diversi stati.
I Carpazî Slavi sono invece abitati da popoli diversi. Differenze linguistiche più o meno importanti separano oggi i Polacchi, che abitano il versante settentrionale fino a Przemyśl, dai Ruteni, che succedono loro nella Galizia orientale, espandendosi sui due versanti a partire dalla Sella di Mukačevo; e dagli Slovacchi che abitano il versante sud-ovest di queste depressioni. Qualche differenza di religione e di modo di vita è resa più o meno notevole a seconda dell'appartenenza all'Austria o all'Ungheria. I Ruteni sono greco-cattolici, i Polacchi sono cattolici-romani come gli Slovacchi, ma questi ultimi hanno vissuto dei secoli sotto il dominio dei Magiari, e si sono mantenuti in uno stato di civiltà rudimentale.
In linea generale la vita economica è poco attiva e poco evoluta nei Carpazî, soprattutto paragonandoli alle Alpi, e, se si considera la densità media relativamente forte della popolazione, si deve concludere che l'uomo non ha cercato di trarre dalla montagna tutto ciò che essa poteva rendere. Ciò che colpisce forse di più è l'uniformità del genere di vita, nonostante le differenze etniche. Quasi dappertutto tiene il primo posto la vita pastorale, associata sempre a colture che, solo eccezionalmente, raggiungono i 1000 metri. Industrie familiari locali hanno fornito per lungo tempo alla popolazione quasi tutti gli oggetti d'uso; lo sfruttamento delle miniere, antichissimo, ha mantenuto fino ai tempi moderni caratteri arcaici. Si vedono ancora, nei Bihor, famiglie di contadini romeni che sfruttano con attrezzi antichi i giacimenti auriferi. Si trovano da una parte all'altra dei Carpazî piccole casette semplici, molto differenti dalle grandi baite (v.) alpine, spesso tutte in legno, col tetto molto inclinato, quasi sempre isolate.
Sembra tuttavia che si possano distinguere, all'infuori dei numerosi contrasti locali, che non è qui il caso di analizzare, due grandi forme di vita, che corrispondono, press'a poco, al popolamento slavo e a quello romeno. Dal lato degli Slavi predominano i villaggi di valle; non ci sono villaggi estivi, ma primitive capanne in legno o in pietra, sui pascoli alpini, posti sempre in prossimità dei villaggi. Il bestiame è prevalentemente bovino, e solo nei Piccoli Tatra si trovano le pecore. La casa, sempre ridotta al minimo, è di tipo nordico, con stufa, il tetto a scaglioni che sporge largamente da tutte le parti, scendendo talvolta quasi rasente al suolo. Questo tipo di abitazione si trova fino al Maramureş, in Bucovina e nella Moldavia settentrionale. sconfinando perciò su territorio romeno. Cede quindi il posto a una casa di tipo piuttosto balcanico, senza stufa, nella quale si fa il fuoco in un focolare libero sormontato da una cappa; il tetto a quattro spioventi è molto elevato e sporge soprattutto sull'entrata, formando una veranda.
Nel territorio abitato dai Romeni i villaggi si possono trovare sulle alte groppe (da 800 a 1200 m.), e in questo caso con i loro pascoli adiacenti, ma più spesso nei bacini e nelle valli larghe, su terrazze, e sono circondati da abitazioni estive (stână), che occupano dossi arrotondati, dissodati nella zona delle foreste: spessissimo, i greggi di pecore salgono fino ad alte pasture, abbastanza lontane dai villaggi, e vanno a svernare nelle pianure del basso Danubio: si tratta di transumanza pastorale paragonabile a quella comune in Spagna, in Italia e nel sud della Francia. Le vie percorse da questa transumanza solcano tutta la Valacchia, e hanno esercitato una grande funzione nella vita del popolo romeno; si è giustamente insistito sulla parte essenziale rappresentata dalla vita pastorale come fattore di conservazione della vita nazionale romena.
Le colture forestali non sono orgarizzate in generale nei Carpazî come lo sono nelle Alpi. Ma le immense riserve di coniíere in Bucovina, nel bacino dell'alto Tibisco, nel Maramureş sono meglio collegate con vie di comunicazione che permettono i trasporti. In molti luoghi fioriscono le piccole industrie locali di oggetti in legno, che vengono abbondantemente diffusi da venditori ambulanti in tutto il territorio dell'Ungheria fino a Budapest. Nei Carpazî dell'antica Romania e in particolar modo in Valacchia, il disboscamento irrazionale delle foreste comunali ha fatto progressi inquietanti dalla fine del sec. XIX.
In varî punti dei Carpazî le ricchezze minerarie determinarono stanziamenti umani, ma senza dar mai luogo, neppure ai nostri tempi, alla formazione d'importanti centri industriali. L'oro fu sfruttato dai Romeni nei Bihor; questi giacimenti fanno della Romania il secondo paese produttore d'oro d'Europa. Miniere d'argento vennero coltivate nei Carpazî Slovacchi (Baňská-Štiavnica) e in Transilvania (Baia). Le miniere di ferro hanno dato origine, nei Carpazî Slovacchi, a numerosi piccoli centri (Valle di Hron). I minerali di ferro abbondano nella Poiana Rusca, in Transilvania, e nel Banato; il governo ungherese aveva fatto sorgere a Huedin (Bȧnffyhunyad) un'importante fonderia e le officine di Rešiţa, attrezzate nel modo più moderno, producevano buoni acciai, binarî ferrovieri, macchine e anche cannoni. Tutta una città industriale, da 1 a 20.000 ab., vi sorse in mezzo alle foreste. Esempio press'a poco unico nei Carpazî.
Manifatture e concerie che utilizzano l'economica mano d'opera dei Carpazî Slovacchi (Ružomberok, Liptovský Svätý Mikuláš) vivono ancora grazie alle ferrovie che portano loro il carbone della Slesia, dando origine a centri locali in cui gli operai sono per la maggior parte contadini che disertano volentieri i campi, per il lavoro industriale.
Il petrolio è la più importante ricchezza minerale dei Carpazî, la sola che abbia profondamente e radicalmente trasformato la vita dei paesi là dove se ne compie regolarmente l'estrazione. Si trova, generalmente, negli strati del Cretacico superiore, donde si è infiltrato durante il Terziario e spesso anche nel Neogene. I giacimenti della Galizia, appartenenti oggi alla Polonia, sono attivamente sfruttati nella regione di Boryslaw. L'esaurirsi dei giacimenti fa approfondire sempre più le ricerche verso la montagna, e il paesaggio, così singolare, delle sonde, dei serbatoi, delle condutture e delle vie sporche d'olio pesante, raggiunge le valli verdeggianti. Invece lo sfruttamento sembra spostarsi piuttosto verso la pianura nella regione della Prahova, che è la più ricca dei Carpazî Romeni. Da Câmpina, decaduta oggi dalla sua antica importanza, la febbre della ricerca ha raggiunto oggi le terrazze di Bǎicoiu. Si moltiplicano le sonde su un suolo di sabbie quaternarie che nascondono pieghe del Neogene fortemente sconvolte. Il dipartimento di Prahova dà sempre ìl maggior rendimento di tutta la Romania e anche di tutti i Carpazî. Tuttavia nel dipartimento di Buzău si sviluppano le ricerche. Anche in Moldavia lo sfruttamento si estende dalla parte di Târgu-Ocna.
Al petrolio sono associati dei gas, la cui utilizzazione comincia ad essere organizzata in Romania. Nel Terziario di Transilvania, dove il petrolio non è ancora stato riconosciuto, il metano viene già catturato in parecchi luoghi; esso serve ad azionare le officine di Turda e di Mediaş (vetrerie, officine chimiche, ecc.).
I Carpazî racchiudono solo pochissimo carbone. L'antracite di Schela (Oltenia), il carbone classico del Banato (Ştaierdorf-Anina) dànno solamente qualche centinaio di migliaia di tonnellate annue. Ci sono numerosi giacimenti di lignite, il più importante dei quali è il Bacino di Petroşani, nella parte SO. della Transilvania, che produce due milioni di tonnellate. Ne sono stati scoperti dei meno ricchi nel Terziario di Transilvania e delle colline subcarpatiche della Valacchia.
Il caratteristico smembramento dei Carpazî fa di essi una montagna facilmente penetrabile. Vie di comunilcazione li attraversano in tutte le direzioni e le parti trascurate lo sono per ragioni politiche o economiche più che per ostacoli naturali.
Lo strozzamento con l'affossamento dell'asse nella regione di Mukačevo è sempre stato il punto più facilmente valicato dei Carpazî. Di là passò l'invasione magiara nella pianura divenuta poi pianura ungherese. Le avanguardie dell'armata russa che invasero la Galizia durante la guerra mondiale, sono passate di là fino in Ungheria. Ma nessuna strada ferrata di primaria importanza utilizza i numerosi valichi. Né quella da Mukačevo a Leopoli per il passo di Volovec (840 m.) e neppure quella da Cassovia a Przemyśl per il passo di Lupów (684 m.). La frontiera fra la Cecoslovacchia e la Polonia segue la cresta come un tempo quella fra la Galizia e l'Ungheria. La grande via di comunicazione per la Polonia carpatica, come già quella che attraversava la Galizia, si svolge ai piedi dei Carpazî, per Cracovia e Leopoli, continuando per la Bucovina, ora romena (Cernăuţi), verso Iasi.
La Cecoslovacchia ha dovuto organizzare una via longitudinale attraverso i Carpazî; ci è riuscita collegando i binarî che passavano facilmente da un bacino all'altro; la strada Bruna-Cassovia segue la valle della Váh e dell'Arva, passando per il bacino di Liptovský-Svätý Mikuláš e la valle di Hernád. La trasversale principale è quella che da Český-Těšín penetra nella valle di Váh attraverso il passo di Jablunkov e si eleva sull'altipiano di Kremnica, ridiscendendo poi nella valle dell'Ipoly (Jpel′). Essa trasporta il carbone della Slesia alle industrie della Slovacchia (miniere e fonderie di Kremnica).
Malgrado il loro massiccio rilievo, i Carpazî di SE. non hanno mai costituito un ostacolo alle comunicazioni. Esse si stabilirono infatti direttamente attraverso le correnti dell'Europa occidentale, verso l'Europa orientale. Attualmente due grandi linee ferroviarie, utilizzate dal traffico internazionale, e percorse anche dall'Orient Express, valicano i Carpazî. La prima per la Transilvania e il passo di Predeal con due diramazioni penetranti nel bacino transilvanico, una per Cluj e Oradea Mare, l'altra per Arad e la valle del Mureş la seconda per Timişoara, il corridoio di Caransebeş, e la gola delle Porte di Ferro verso OrŞova. Lo stato romeno ha il più grande interesse a moltiplicare le gallerie attraverso i Carpazî. La linea che seguiva la gola dell'Olt era già finita prima del 1914; un'altra via di comunicazione sarà stabilita per Jiu fra Petro Şani e le sue miniere di lignite e Târgu-Jiu. Il passo di Ghimeş apre il varco a una via secondaria da Mercurea-Ciucului a TârguOcna: e se ne prepara un'altra che collegherà la Bucovina all'alta valle del Someş
Non si può esitare sul principio d'una divisione dei Carpazî. La catena viene quasi tagliata in due dalla sella di Mukačevo. I caratteri delle due parti sono assolutamente diversi: a nord-ovest i massicci sono molto ridotti, il flysch molto esteso, il vulcanismo relativamente limitato; a sud-est abbiamo invece potenti massicci cristallini, il flysch manca in Oltenia e il vulcanismo è generale. A NO. si trova la vetta culminante, ma le più alte cime sono a sud-ovest; anche i caratteri del clima sono opposti: generalmente a SE. è più caldo, più umido nella montagna, più secco nelle pianure e nei bacini interni, e i limiti della vegetazione sono più elevati, come lo era il limite delle nevi permanenti nel periodo glaciale. Perfino la flora e la fauna differisćono, offrendco dal lato SE. alcune affinità balcaniche e un'assai maggiore ricchezza; dal lato di NO., affinità sudetica e una notevole povertà. Finalmente, dal punto di vista del popolamento, da un lato domina l'elemento slavo, dall'altro predomina quello romeno. È dunque necessario fare una distinzione fra i Cȧrpazî di NO. o Carpazî Slavi e i Carpazî di SE. o Carpazî Romeni.
Le grandi divisioni dei Carpazî Romeni sono abbastanza chiare. Il bacino di Transilvania deve essere evidentemente considerato a parte: è un paese di colline, la cui altitudine media è di 600 m. e che raggiungono talvolta 800 o 900 m. sui margini, incisi dall'erosione di numerosi corsi d'acqua, gli uni tributarî del Tibisco Someş Mureş e loro affluenti), gli altri affluenti del basso Danubio (Olt, Buzău, Jiu). Così pure il massiccio dei Monti Bihor, che chiude a ovest il bacino di Transilvania: la struttura di questo massiccio è tuttavia carpatica; sebbene non raggiunga i 2000 m. (cima culminante del Bihor, Cucurbeta 1850 m.) comprende un nucleo cristallino dalle forme pesanti, incise da piccoli circhi glaciali, una bordura calcarea a fenomeni carsici a E., una regione di flysch con zone eruttive a sud, poi piccoli bacini neogenici solcati dai Criş dove la popolazione si concentra specialmente a sud.
Nell'arco di cerchio che va dalla Bucovina alla Iugoslavia le grandi unità fisiche che appaiono sono le seguenti:
1. Il Massiccio delle Alpi di Transilvania e del Banato, di natura quasi interamente cristallina, che si estende dalla Dâmboviţa alle Porte di Ferro, paese di alte montagne, ricche di circhi glaciali e che in molti luoghi oltrepassano i 2000 m. Vi distinguiamo le seguenti unità nettamente delimitate: i Monti di Făgăraş con le loro creste alpine a circhi glaciali, che comprendono il punto culminante dei Carpazî Romeni, il Negoi (2544 m.); il gruppo dei Monti Parâng, più massiccio, sebbene quasi egualmente elevato (Vârful Mândra, 2529 m.), donde scende il Jiu e dove i circhi sono sviluppati soprattutto sul versante settentrionale; il Retezat, meno elevato (2508 m.), ma più selvaggio, le cui creste dagli enormi blocchi granitici e dai vasti circhi ricordano i Tatra. Meno nettamente delimitate sono le catene di Capatina fra l'Olt e il liu, con le loro vette arrotondate dominate da piccoli massicci a circhi (Cindrelu, Stefleşti) che sorpassano di poco i 2000 m. e il complesso degli altipiani frangiati di circhi glaciali, che dànno origine tanto a uno dei rami del Jiu quatto alla Cerna, verso il punto che viene qualificato dalle antiche carte "triplex confinium, Boresco, Tzarco, Gugu".
L'elemento umano in queste montagne selvagge si trova soltanto nelle vallate o nei bacini, come quello dell'Olt (Bacino Drezoiu) e quello del Jiu (bacino di Petroşani), o anche nel bacino di Haţeg, dominato dal Retezat, e soprattutto nella vallata di Caransebeş. Quest'ultima separa le Alpi della Transilvania propriamente dette dai massicci del Banato. Ivi bisogna evidentemente distinguere l'antico massiccio del Semenic (1480 m.) e le catene e i piani calcarei dei Monti Metalliferi, formati soprattutto di sedimentazioni secondarie, con colate eruttive antiche, che costeggiano la pianura del Banato e nelle quali si trova il centro metallurgico di Reşiţa. Al margine della pianura dell'Oltenia si estendono i Monti della Cerna, che non sorpassano i 2000 m., e i monti Vulcani, ancor meno elevati, costeggiati dall'Altipiano di Mehedinţi e dal Bacino di Târgu-Jiu.
2. Il massiccio delle Alpi di Bucovina e Maramureş, il confine dell'antica Galizia, dell'antica Bucovina, della Moldavia e della Transilvania, comprende alti massicci cristallini come quello dei monti Rodnei (2305 metri), con circhi glaciali, una zona di massicci calcarei e una serie di catene di flysch, che si ricollegano a quelle della Galizia e della Moldavia centrale. Indietro, dalla parte della Transilvania, sul luogo stesso di masse sprolondate probabilmente dal Miocene, si è edificato il potente massiccio eruttivo del Căliman, il più alto dei Carpazî (2102 m.).
3. I Carpazî Moldavi sono formati quasi esclusivamente dal flysch dalla parte nord della Moldavia fino alla Prahova. Solo qualche massiccio, costituito soprattutto da conglomerati cretacei, si eleva al disopra del livello medio delle crete monotone; raggiungendo i 1800 o 1900 m. (Ciucaş e Penteleu a sud, Ceahlǎu a nord).
Facili passi (Oituz, Ghimeş) dànno la possibilità di comunicare dall'uno all'altro versante. Fra la Prahova e la Dâmboviţa la regione di Bucegi ha una spiccata individualità: più potentemente sollevata, essa eomprende un altipiano calcareo dalle pendici grandiose di conglomerati che dominano la Prahova (Bucegi 2506 m.), degli altipiani carsici meno elevati con piccole polje e passaggi importanti per le comunicazioni (Passi di Predeal e di Bran). Le colline subcarpatiche, formate dal Neogene ripiegato, si sTiluppano soprattutto lungo la curva della catena, con valli longitudinali e piccoli bacini interni; la regione petrolifera è soprattutto nella Prahova e nel Buzǎu. Dietro le catene moldave di flysch una linea di vulcani, sorti sul luogo stesso di massicci sprofondati, ha isolato varî bacini neogenici, donde prendono origine il Mureşe l'Olt. Si tratta del Gherghiu dei due Ciuc, superiore e inferiore. Il più alto degli antichi vulcani che dà il suo nome alla catena, il Hargitta (1798 m.), è assai meno alto dei Cǎliman.
I Carpazî di NO. o Carpazî Slavi non si prestano altrettanto bene a una divisione in grandi unità fisiche: la sola che sia ben netta è rappresentata dalla cortina continua di catene di flysch che si estende dal Danubio alla Bucovina e per la quale si può generalizzare il nome di Beschidi; si distinguono in Beschidi Occidentali e Beschidi Orientali. I primi formano la frontiera montagnosa che domina il corridoio della Moldavia e della Slesia, non arrivano ai 2000 m. (Lysahora 1325, Babia Góra 1725) e sono attravetsati da facili passi. La loro estremità occidentale forma i Piccoli Carpazî, che a Bratislava arrivano al Danubio. I Beschidi Orientali cominciano al Passo di Dukla (502 m.), sono da principio ancora più bassi e più stretti e in Rutenia finiscono per formare dei potenti massicci con la Czarnohora che sorpassa di poco i 2000 m. ed è frangiata da circhi glaciali. Dietro i Beschidi Orientali, al posto delle catene interne, sprofondate, si sono elevati piccoli massicci vulcanici antichi (Vihorlat, ecc.).
Dietro i Beschidi Occidentali, l'edifizio carpatico è meglio conservato, sebbene mostri uno smembramento che non ha esempî nelle Alpi. Esso presenta una serie di bacini (Nowy Targ, Liptov, Tureč) percorsi dai fiumi Arva, Váh, Poprad, e una serie di massicci elevati: gli uni cristallini come gli Alti Tatra e i Piccoli Tatra; gli altri in parte calcarei come i Tatra. Tutti gli Alti Tatra oltrepassano di molto i 2500 m. e sono notevoli per le loro forme alpine. I Piccoli Tatra al contrario sono già più massicci di forme e ricordano le Alpi della Transilvania. Al di là del solco del Hron superiore, lo smembramento dell'edificio carpatico è ancora più accentuato. I bacini neogenici si allargano in grandi solchi e si aprono sulla pianura ungherese. L'insieme delle alture qualificate negli atlanti tedeschi come "Ungarisches Erzgebirge" comprende alcune masse eruttive come il Massiccio di Kremnica e altipiani calcarei carsici come quello di Brezno. A sud si estende il solco dell'Ipoly. Al di là non restano che dei massicci semi-sommersi nei sedimenti neogenici, come i Mátra e i Monti Bükk.
Bibl.: Uhlig, Bau und Bild der Karpaten, Vienna 1913; L. Sawicki, Die jüngern Krusten. Bewegungen in den Karpaten, in Mitt. d. Geolog. Ges., Vienna 1909; M. Lugeon, Les mappes de recouvrement de la Tatra, in Bul. Soc. Vandoise sc. nat., 1903; É. de Martonne, La Valachie, Parigi 1902; id., Recherches sur l'évolution morphologique des Alpes de Transylvanie, Parigi 1907; id., Étude morphologique des Alpes Orientales et des Carpates (Tatra), in Bul. géogr. hist. et descriptive, Parigi 1911; id., Réultats des excursions de l'institut de géog. de l'université de Cluj, Cluj 1921; F. Pax, Grundzüge der Pflanzenverbreitung in den Karpaten, voll. 2, Lipsia 1898 e 1908; L. Sawicki, Die Verteilung der Bevölkerung in den Westkarpaten, in Bul. Ac. sc., Cracovia 1909.
Operazioni militari nei Carpazî nel 1914-15. - Durante l'inverno 1914-15 i Carpazî furono teatro di lotte sanguinose fra Austriaci e Russi. I primi tentarono ripetutamente ma invano di respingere i Russi per liberare Przemyśl, i Russi a loro volta, specialmente dopo la caduta di questo campo trincerato (22 marzo 1915) cercarono di f0rzare i passi dei Carpazî per invadere l'Ungheria. I tentativi non riuscirono nonostante i sacrifici delle armate dello zar (mezzo milione di uomini in tutto il periodo di lotta nei Carpazî dal novembre 1914 all'aprile 1915).
Il morale dei Russi rimase manifestamente scosso, tanto che gli Austro-Tedeschi decisero di attuare lo sfondamento di Gorlice (2 maggio 1915) che, completamente riuscito, segnò il principio del crollo della potenza moscovita v. guerra europea.