ALBICINI, Cesare
Nacque a Bologna il 27 apr. 1825, dal conte Antonio e dalla marchesa Violante Albergati-Capacelli (nipote del drammaturgo omonimo); laureatosi in giurisprudenza presso l'università di Bologna nel 1847, Si legò di stretta amicizia con uomini di diversa formazione e tendenza, quali A. Saffi e M. Minghetti. Più tardi entrò a far parte della Società Nazionale. Nel giugno 1859, costituitasi la giunta provvisoria di governo per le Romagne, l'A. fece parte della commissione che si recò a offrire la dittatura a Vittorio Emanuele Il. Fu poi deputato di Forli all'assemblea costituente delle Romagne, che deliberò la fine del potere temporale del papa e proclamò l'annessione al Piemonte, e dal dicembre 1859 al marzo 1860, sotto la dittatura di L. C. Farmi, fu ministro senza portafoglio con la reggenza interinale delle Finanze. In questo ufficio l'A. dette prova di naturale capacità, riformando in senso moderno le opere pie, l'università di Bologna, l'insegnamento pubblico e privato. Dopo il plebiscito delle Romagne e dell'Emilia, venne eletto deputatò di Forli per la Destra per la VII legislatura (aprile-dicembre 1860), e rieletto per la successiva VIII legislatura nel febbraio 1861; cessò subito dall'ufficio di deputato in seguito alla nomina a professore universitario. Rieletto ancora per la IX legislatura nel 1865, non entrò alla Camera perché, dato l'elevato numero di professori universitari eletti, fu compreso nel numero di quelli che vennero sostituiti per sorteggio. La sua attività pubblica si portò allora sul terreno amministrativo: nel 1872 fu eletto consigliere comunale di Bologna e, in un momento alquanto difficile della vita municipale, tra il 1873 e il 1874, fu sindaco.
L'A. era stato nominato professore di diritto pubblico e costituzionale nell'università di Bologna il 22 marzo 1861, e fu incaricato, in seguito, di altri insegnamenti (fra cui quello di diritto internazionale). Dal 1871 al 1874 fu rettore dell'università. Morì a Bologna il 28 luglio 1891.
Di vasta cultura storica, letteraria e giuridica, l'A. fu, insieme con il concittadino conte G. Gozzadini, tra i fondatori della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, e vi esercitò per dieci anni l'ufficio di segretario, succedendo, nel 1881, al Carducci. Ricopri anche la carica di presidente della Commissione araldica romagnola e fu membro del Consiglio superiore degli archivi.
Fra gli scritti principali si ricordano: Di Galeazzo Marescotti de' Calvi da Bologna e della sua cronaca: commentario, Firenze 1875; un saggio su Carlo Pepoli, premesso alle Prose e poesie del Pepoli, Bologna 1881, 2 voll.; Politica e storia. Scritti di C. A.,Bologna 1890.
Bibl.: Discorsi pronunziati a commemorazione del conte professore C. A. raccolti e pubblicati nel primo anniversario della sua morte, Forlì 1892 (ivi è compreso il discorso tenuto, il 27 dic. 1891, da G. Carducci, nella sua qualità di presidente della R. Deputazione di storia patria per le province di Romagna, già pubblicato in Atti e Mem. d. R. Deput. di storia patria per le prov. di Romagna, a. 3, IX [1891], pp. 380-389); necrologio in L'illustrazione Italiana, 9 ag. 1891, p. 87; L. Simeoni, Storia dell'Università di Bologna, II, L'età moderna,Bologna 1940, passim; Diz. del Risorgimento naz., II, p. 35.