Cien años de soledad (trad. it. Cent’anni di solitudine) Romanzo (1967) del romanziere colombiano G. García Márquez (1928-2014), che gli valse il premio Nobel per la letteratura (1982).
Approfondimento di Ines Ravasini, da García Márquez, Gabriel (Enciclopedia dei ragazzi)
§ Il capolavoro Nel 1967 García Márquez pubblica il romanzo che lo ha reso famoso: Cent'anni di solitudine. È la storia dell'ascesa e della caduta della città di Macondo, fondata da Ursula e José Arcadio Buendía in una regione di foreste impenetrabili, lontana dal mondo civile. In questo spazio di primitiva innocenza, la stirpe dei Buendía si moltiplica, con personaggi affascinanti come i numerosi Aureliano e José Arcadio, discendenti dei fondatori, o con indimenticabili figure femminili, tra cui la sensuale Amaranta e Remedios la bella. A rompere l'isolamento giunge una tribù di zingari che ha scoperto nella selva la strada per Macondo: essi portano con sé le scoperte straniere, come il ghiaccio o la calamita. Macondo diventa così la metafora dell'America Latina, continente conquistato dagli Europei che vi introdussero la loro civiltà. Dopo gli zingari, altre forze esterne strapperanno Macondo all'innocenza, portando progresso e dolore. La storia di Macondo termina con un diluvio che riporta la città al caos delle origini: la nascita di un bambino con la coda di maiale, frutto di un amore incestuoso, segnerà la fine dei Buendía.
Una storia ricca di avvenimenti prodigiosi, un mondo in cui la realtà si mescola con la fantasia, rendendo possibili soluzioni fantastiche e inverosimili, così da far sembrar naturale che il profumo emanato da Remedios faccia impazzire gli uomini, che Meme Buendía sia sempre seguito da nugoli di farfalle, che le persone possano levitare o essere invisibili, che Macondo sia colpita da un'epidemia di insonnia, invasa da uccelli morti, sommersa dal diluvio per quattro anni. Questa capacità di imporre il meraviglioso come reale è stata definita realismo magico, uno stile peculiare del romanzo latino-americano del secondo Novecento che caratterizza tutta l'opera di García Márquez e trova in questo romanzo la sua espressione più compiuta.