Romanziere colombiano (Aracataca, Magdalena, 1928 - Città del Messico 2014). Ha mescolato nella sua opera la dimensione reale e quella fantastica, dando impulso allo stile della narrativa latino-americana definito "realismo magico", di cui Cien años de soledad (1967) rappresenta un manifesto. Nel 1982 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura.
Dopo una serie di esperienze giornalistiche e televisive, pubblicò La hojarasca (1955), analisi di un suicidio attraverso il monologo di tre testimoni che portano alla luce vicende e passioni di tutto un paese nel corso di un secolo. Seguirono El coronel no tiene quien le escriba (1961), Los funerales de la Mamá Grande (1962) e La mala hora (1962), romanzo con intenzioni politiche. La sua opera di maggior successo è Cien años de soledad (1967), nella quale, sullo sfondo di un paese leggendario, Macondo, si intrecciano avvenimenti e fantasticherie, eroismi, crudeltà e solitudine. Ma ciò che più conta nel romanzo è la particolare struttura narrativa in cui la metafora e il mito acquistano valore nel quadro di una nuova visione della realtà. Dopo Relato de un náufrago (1970), il volume di racconti La increíble y triste historia de la cándida Eréndira y de su abuela desalmada (1972) e la raccolta di articoli Cuando era feliz e indocumentado (1974), G. M. è tornato al romanzo con El otoño del patriarca (1975), in cui rievoca, con il suo personale lirismo mitico e con accentuato surrealismo, la figura tragico-grottesca di un dittatore sudamericano. La sua produzione, quasi interamente tradotta in italiano, comprende i romanzi Crónica de una muerte anunciada (1982), El amor en los tiempos del cólera (1985) e El general en su laberinto (1989), riflessione sul potere attraverso la narrazione degli ultimi giorni di vita di S. Bolívar. Del 1992 è, invece, la raccolta di racconti Doce cuentos peregrinos, a metà tra realtà e fantasia; Del amor y otros demonios (1994) indaga, attraverso la storia di una ragazza internata in un convento in quanto ritenuta indemoniata, sull'ineluttabilità e sull'inspiegabilità del sentimento amoroso. Ha poi scritto Vivir para contarla (2002) e Memorias des mis putas tristes (2004), un romanzo che racconta la storia di un vecchio giornalista che, a novant'anni, trascorre una notte con una ragazzina illibata, rimanendone piacevolmente sconvolto al punto da incominciare, quasi, un nuovo percorso di vita. La sua attività pubblicistica è stata parzialmente pubblicata in A ruota libera 1974-1995 (2003). Nel 2012 è stata pubblicata in Italia la raccolta Tutti i racconti, che ricostruisce il percorso letterario dello scrittore a partire dalle prime sperimentazioni giovanili, mentre è del 2021 il delicato testo biografico Gabo y Mercedes: una despedida (trad. it. 2023) scritto dal figlio R. García.