In biologia, unità genetica funzionale, che presiede alla formazione di determinate molecole proteiche. Il termine fu introdotto da S. Benzer (1955). È un tratto definito di DNA, comprendente molti siti che possono andare incontro a fenomeni di mutazione e ricombinazione. Fanno parte dello stesso c. le mutazioni che, saggiate in organismi diploidi doppio eterozigoti, in disposizione trans daranno luogo a un fenotipo mutato; le mutazioni apparterranno a c. diversi se, con lo stesso saggio, daranno luogo a un fenotipo normale (o selvatico). Mutazioni in trans appartenenti allo stesso c. impediranno che si sintetizzi una proteina normale, data l’alterazione di entrambi i tratti di DNA. Se appartenenti a c. diversi, sarà possibile per ciascun c. mutato la presenza del corrispondente c. normale in grado di specificare proteine attive.